sabato 28 ottobre 2023

La pace universale è possibile?


Kant stese il Progetto per la pace nel 1795 che prospettava l’idea di una società cosmopolita in cui sarebbe regnata una “pace perpetua”: un mondo dove gli umani, in virtù del dono che li distingue dagli animali, la ragione, fossero stati in grado di anteporre una coesistenza pacifica agli interessi, alle violenze, all’avidità dei pochi. Un mondo dove la pace diventasse condizione necessaria perché la stessa ragione potesse sussistere e sopravvivere e continuare a comprendere quello che lui definì “il sublime”, l’infinita piccolezza dell’uomo, la sua superiorità sulla materia non cosciente.

I principi universali che mantengono ordine nell’attività dell’universo fisico sono le leggi di natura, le leggi della fisica, della chimica, della biologia. Queste leggi governano, silenziosamente, il comportamento degli atomi e delle galassie, del nostro respiro e del battito cardiaco. La Legge Naturale, che governa tutta la Natura, è la “Costituzione dell’universo” e amministra tutta la vita: quella delle galassie, del nostro sistema solare e del pianeta terra; certamente anche le nostre vite individuali, i nostri pensieri e le nostre azioni sono amministrati dalla Legge Naturale. Seguendo il principio della minima azione, la Legge Naturale guida la vita verso livelli sempre più alti di evoluzione. La violazione delle leggi della natura, impedisce questo naturale processo evolutivo e provoca stress e sofferenza. Agire in armonia con queste leggi, si ottiene il sostegno della propria natura, il funzionamento della fisiologia rimane equilibrato, la mente è appagata, i pensieri e le azioni mostrano la stessa naturale efficienza dell'attività della natura che realizza ogni cosa con il minimo sforzo ed il massimo rendimento. Tale consapevolezza rende la persona così espansa che i suoi pensieri e il suo comportamento sostengono l'ambiente in modo completamente naturale.

È possibile vivere senza guerra?

Le guerre sono state e sono tutt’ora una componente della storia dell’uomo. É possibile vivere senza? Sarebbe possibile, ma ciò dovrebbe essere affiancato di pari passo con una evoluzione culturale dell’uomo. Con la crescita della tecnica l’uomo ha raffinato le armi per distruggersi a vicenda, ma in tal senso non è cresciuto molto dall’epoca delle caverne. Un tempo le clave, oggi i missili terra-aria. Quello che serve cambiare è ridimensionare il nostro approccio con il mondo, con la tecnica stessa, perché la tecnologia è tutto oggi e toglierle la maschera dell’alienazione che le abbiamo modellato sarebbe un notevole passo avanti.

Il mondo là fuori è cresciuto, e non noi in sé. Sebbene la scienza abbia permesso un progresso conoscitivo dell’uomo nel corso della storia, il nostro modo di porci con gli altri e con il mondo è il medesimo. Il mondo è proiettato davanti ai nostri occhi su di uno schermo, eppure ci comportiamo esattamente come difronte ai graffiti delle caverne della preistoria. Il senso di responsabilità è qualcosa che manca, non solo da parte di chi detiene il controllo della tecnica, ma anche di noi che possediamo nuove forme di conoscenza e comunicazione. È necessario ridiscutere in termini morali il nostro approccio sul mondo.

Siamo ancora l’uomo dell’età della pietra

La pace continuerà ad essere utopia, se non riusciremo a operare un salto di mentalità, in grado di trasportarci in un mondo dove la tecnica è al nostro servizio e non il contrario. Per far ciò servono investimenti su scala planetaria a livello educativo. La pace è possibile se esiste un riconoscimento reciproco, un’accettazione di parte dello stato, che permetta il raggiungimento di un’effettiva condizione migliore. Questa coscienza pacifista è possibile se tutti se ne rendono conto e ciò vuol dire che sono le masse in primis che devono essere educate a questa transazione di mentalità.

“Sei ancora l’uomo dell’età della pietra”, recitava Quasimodo. Il passaggio non dovrebbe essere un abbandono di uno stato per un altro, bensì un avvicinarsi di più all’idea di una sintesi hegeliana: l’uomo cosciente del proprio passato che sa guardare veramente in faccia al futuro e non con una presunzione di stampo futurista.

La speranza è che gli uomini futuri trovino nella condizione di pace terrena non solo un momento favorevole dal punto di vista economico, politico, e sociale, ma soprattutto un istante in cui si possa finalmente ragionare e cogliere appieno la precarietà e la futilità di questa vita.

Finché il termine pace sarà veicolato dai mezzi di comunicazione di massa al solo scopo di mascherare la realtà del mondo, credo che, come affermò Einstein “un tempo, non saremo molto lontani dal combattere la quarta guerra mondiale con i bastoni dei primati.” Davide Marzorati

La Voce de un Nobel

“Noi, come famiglia umana del XXI secolo, di fronte all’aumento delle violenze, dobbiamo ammettere che siamo sulla strada sbagliata e che siamo chiamati a trovare nuovi modi di pensare e di agire in una prospettiva globale. Abbiamo urgente bisogno di spostarci dalla strada della violenza per muoverci verso la strada della non violenza e della costruzione della pace attraverso il disarmo.

La pace è un bellissimo regalo da avere nella vita, e lo sanno bene coloro che hanno conosciuto conflitti violenti, guerre, carestie, malattie, povertà. Credo che la pace sia un diritto fondamentale per ogni individuo, per tutti gli uomini. La guerra è la negazione e la privazione di tutti i diritti umani, della vita, della proprietà, della libertà, e dovrebbe essere abolita.

La pace, sia interiore che esteriore, è possibile e ci sono passi che tutti noi possiamo compiere per raggiungerla. Tuttavia, se non crediamo nella pace, se non abbiamo passione e se non lavoriamo tutti insieme alla sua costruzione, come possiamo realizzare la nostra visione di pace?

L’amore per gli altri e il rispetto per i loro diritti e per la loro dignità di essere umani, indipendentemente da chi sono o da quale sia la loro religione, ci porterà verso un reale cambiamento e metterà in moto le giuste relazioni. Con relazioni sociali costruite sull’uguaglianza, sulla non violenza e sulla fiducia, possiamo lavorare insieme per eliminare le molteplici minacce alla nostra umanità. La scienza, la ragione, la saggezza aprono a nuove possibilità e cambiamenti. Dobbiamo fare tutto il possibile per contribuire a rendere questi progressi alla portata di tutti attraverso l'istruzione e dobbiamo sfruttare le nuove tecnologie digitali per collegare e costruire un mondo di pace.

Mentre la scienza e la ragione ci hanno fornito molte cose buone (in medicina, tecnologia, ecc.), purtroppo hanno anche generato le armi nucleari, la capacità di uccidere con droni armati, ecc. Oggi abbiamo bisogno di investire sulla nostra conoscenza, sulla nostra capacità di avere compassione e di amare per respingere gli schemi mentali di stampo militaristico con cui le nostre culture ci stanno nutrendo ogni giorno attraverso i mass media e la propaganda di guerra.

É importante cambiare molte delle politiche governative, fermare la corsa agli armamenti in tutti i nostri Paesi, e costruire nuove istituzioni e strutture. Credo che sarà una pacifica rivoluzione politico-spirituale ad allontanarci dalla strada della militarizzazione e della guerra, avvicinandoci a un percorso di pace e di non violenza. Credo che tutte le società, le istituzioni e le organizzazioni debbano lavorare insieme e insegnare la via della non violenza come uno stile di vita, come una scienza politica, come un mezzo per portare avanti un cambiamento sociale e politico, ovunque viviamo. Dobbiamo unire le nostre voci per abolire le armi e gli eserciti in tutti i Paesi e dimostrare a tutti coloro che credono che il potere militare sia la forza di controllo sulla storia, che la risoluzione pacifica ai problemi attraverso il disarmo e la non violenza sono la forza di controllo della storia." Premio Nobel - Mairead Maguir

Con l’esperienza di quell’area silenziosa ma infinitamente potente della mente, la totalità del potere organizzativo della natura si ravviva nella nostra consapevolezza, nella nostra vita e nella vita dell’intera nazione. Come risultato, cominciamo ad agire spontaneamente in armonia con la Legge Naturale e a realizzare i nostri desideri con il minimo sforzo, armonizzando le nostre esigenze con quelle dell’intera società.

Questa è la chiave per portare l’invincibilità ad ogni nazione e la pace permanente nel mondo.

Tutto ciò che facciamo sulla Terra, colpisce un'altra parte dell'universo – Capitolo XXV

Il risveglio della coscienza – Capitolo 8


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venerdì 20 ottobre 2023

Os pensamentos são correntes eletromagnéticas que podem atrair bons ou maus resultados!

 


Il pensamento é o processo pelo qual podemos absorver o Espírito de Poder e manter o resultado em nossa consciência interior, até se tornar uma parte de nossa consciência comum. O homem que pode mudar a si mesmo, aperfeiçoar-se, recrear-se, apropriar-se do seu ambiente e controlar o seu destino, é o resultado de cada mente, amplamente despertada para o poder da razão na ação construtiva”. Larson.

Os pensamentos geram sentimentos que impulsionam às ações. São correntes magnéticas e têm uma frequência. Quando você pensa, as energias são emitidas para um campo Universal e, magneticamente, podem atrair tudo o que está na mesma frequência. Seja para o bem, seja para o mal. Vibrar em uma alta frequência significa produzir resultados positivos e vice-versa. A frequência do amor, que fica em trono de 528 Hertz é a mais alta. A baixa frequência que é do ódio, rancor, mágoa, tristeza... ficam em torno de 20 Hertz a 100 Hertz. Mudando os sentimentos vai-se mudando também a frequência, como se girássemos o botão de um rádio, procurando sintonizar na estação preferida. A corrente dos nossos pensamentos é, naturalmente, também uma questão de freqüência ou a taxa do ritmo da vibração sonora. Quando a corrente dos nossos pensamentos é bloqueada pela vibração densa e mais lenta de outros pensamentos, a corrente não pode levar à manifestaçao desejada. Estes baixos pensamentos terão o efeito de bloquear e de provocar um curto-circuito na nossa corrente criativa, no nosso poder, concedido por Deus, de manifestar a realidade que escolhermos. Como a corrente elétrica que chega em sua casa, se não for concertada a disfuncionalidade, continuará a dar problemas e sua vida não vai funcionar de modo eficaz. A realidade que experimentamos na nossa vida poderá estar muito longe do pretendido. A razão para isso reside nos pensamentos do medo, da dor, da impotência e culpa, que são muito densos e de vibração inferior. Em síntese, tudo o que você emitir retornará para você.

A Mente Universal responde sempre ao que você estiver prestando atenção

Fazemos escolhas a cada momento de nossas vidas, consciente ou inconscientemente. Escolhendo inconscientemente, corremos o risco de receber tanto o desejável, quanto o indesejável porque tudo o que fazemos ou obtemos em um único dia, é o resultado de nossas escolhas: Vou de carro ou a pé, como hambúrguer ou salada, me visto de rosa ou de azul? Todas essas escolhas, no final, trazem com si um bom ou mau resultado. A Mente ou Campo Universal responde sempre e tenta de dar forma ao que você estiver prestando atenção, que seja positivo ou negativo. Esta mente nunca julga. Ela recebe informações através do poder dos pensamentos, procurando os meios de materializá-los.

A electricidade é uma forma de movimento e seu efeito depende do mecanismo que estão ligados a ela. Deste mecanismo, é que dependerá a obtenção ou não do calor, luz, energia, música ou qualquer outra demonstração maravilhosa de poder com a qual essa energia vital é aproveitada.

Quando o fluxo de corrente elétrica se comporta como deve ser, a eletricidade funciona perfeitamente. Sendo o nosso próprio pensamento, uma forma de corrente eletromagnética, o mesmo deveria valer por aquilo que se manifesta em nossas experiências de vida. Se não houver uma avaria no equipamento, nenhum bloqueio de corrente, então a nossa realidade deve funcionar perfeitamente. O pensamento é a mente em movimento (assim como o vento é ar em movimento), e seu efeito depende inteiramente do mecanismo com o qual está conectado. Aqui, então, está o segredo de todo o poder mental: depende apenas do mecanismo ao qual està conectado.

Através de todas as épocas, as pessoas acreditavam em um poder invisível, com o qual e por meio do qual, todas as coisas foram criadas e são constantemente recriadas. Podemos dar personalidade a este poder e chamá-lo Deus, ou podemos pensar nele como a essência do espírito que permeia todas as coisas, mas em ambos os casos, o efeito é o mesmo.

Existe o grande mundo mental em que vivemos, nos movemos e onde temos o nosso SER, este mundo é onipotente, onisciente e onipresente, que irá responder aos nossos desejos em proporção direta com as nossas intenções e nossa fé; a intenção deve estar em harmonia com a lei de nosso ser, e por isso devem ser criativas e construtivas; a nossa fé deve ser muito forte para gerar um nível de corrente suficiente para levar à manifestação das nossas intenções, ou seja, os resultados serão do tamanho da nossa fé, ela é o interruptor da luz, você deve ter a certeza de que ao apertar o botão, a luz se acenderá, sem nenhuma preocupação de que isso não possa acontecer. Essa é a etiqueta de qualquer teste científico.

Os efeitos produzidos no mundo exterior, são o resultado da ação e reação do individual sobre o universal; este é o processo que chamamos de pensamento e o cérebro é o órgão através do qual este processo se conclui.

O dinheiro representa o fluxo da energia que está por trás dele

Todos nós temos muitas crenças sobre o dinheiro que não têm nada a ver com aquilo que o dinheiro realmente representa.

O dinheiro é simplesmente representante do fluxo da energia que está por trás dele - nada mais, nada menos. Não há nada inerentemente bom ou mau sobre o papel e as moedas que usamos para representar este fluxo.

Você deve aceitar o fato de que é merecedor da abundância da riqueza. A prosperidade em sua vida deve representar o elo da crença de que você a merece. À mercê de crenças totalmente infundadas, aprendemos que o dinheiro não traz benefícios e que a riqueza não leva aos céus mas as boas ações, que apenas poucos são merecedores... Enquanto seres terrenos, é honroso aceitar e desfrutar de todas as riquezas que o Universo propõe à humanidade. Tudo è simplesmente ENERGIA! E como qualquer energia, você pode usá-la, para o beneficio ou não, de si mesmo e dos outros.

Não é a natureza do dinheiro em si que determina a maneira pela qual as pessoas o obtem e o usa. O dinheiro em si não cria condições de abundância ou escassez. O dinheiro não tem controle nem sobre você, nem sobre os outros e não fornece interesses adquiridos. O dinheiro não te faz sofrer pela sua falta. O dinheiro simplesmente responde à entrada de energia da pessoa que ganha e o gasta.

Para ser capaz de parar de ceder o seu poder ao dinheiro, é preciso se destacar e olhar o dinheiro pelo que ele é. Não há nada para julgar em mérito ao dinheiro. Ele, por si só, não causa o bem ou o mal.

Você só pode receber aquilo que dá

A riqueza ou a posição prematuras, não poderão, porém, ser mantidas quando não são obtidas em conformidade com as Leis Naturais. O ser humano, assim como o Universo, há uma plenitude. É, por natureza, “cheio”. Você nao pode acrescentar mais água em um copo cheio, mas pode trocar parte dessa água. Você só pode receber aquilo que dá, Essa troca é necessaria para manter um equilibrio de “entrada” e “saída”. Aqueles que procuram obter, sem dar, descobrirão que a lei da compensação restaura inexorávelmente o exato equilíbrio. Quando você começar a perder, quando pense que algo lhe foi tirado, não reclame nem dê a culpa a ninguém. O motivo é que seu copo está muito cheio ao ponto de não caber mais nada, e o Universo está apenas tirando parte dele para manter o equilibrio.

O fluxo de energia sob forma de corrente elétrica, a partir da perspectiva do dinheiro.

Se você quiser atrair um fluxo maior de dinheiro em sua vida, você precisa fazer alguns ajustes energéticos em seus pensamentos e em seu ser. Nós controlamos o dinheiro, e ele responde às energias que fazemos circular no mundo. Não é o dinheiro que nos deva controlar, mesmo que às vezes possa parecer dessa maneira.

Você pode usar a energia que o dinheiro representa para tornar a sua vida terrena rica e cheia de alegria, ou você pode usar essa energia para se infligir dor e sofrimento. A nova ciência e a física quântica hoje confirma que tudo é energia. Tudo o que conhecemos como realidade criada, na verdade é energia em movimento sob a forma de ondas sonoras que vibram a um determinado nível de freqüência. São os padrões das ondas sonoras que formam a matéria densa e a natureza transparente da terra, tornando-as mais leve do que os planos etéreos e, até as dimensões mais elevadas, onde tudo é um padrão em movimento de luzes e cores. É o ritmo das vibrações ou freqüência das ondas, que determina a natureza de sua manifestação na realidade.

O dinheiro é simplesmente matéria assunto, em si mesmo. É papel ou metal. Não tem um poder próprio, nem tem uma própria força. O seu fluxo é determinado pela corrente eletromagnética do pensamento que lhe está por trás. É o pool coletivo desses pensamentos eletromagnéticos, na consciência planetária, que determina a natureza dos sistemas monetários do mundo. Os pensamentos e os sistemas de crenças que temos em relação ao dinheiro e à abundância, representa as manifestações do nosso alinhamento de frequência sobre este plano. Estes são, de fato, apoiados e reforçados por semelhantes pensamentos e sistemas de crenças da maioria da humanidade.

Mas você pode, contudo, ter o controle de sua corrente eletromagnética que vai criar a forma em que a energia por trás do dinheiro irá fluir em sua a vida. Se você procurar manter os cabos livres, a energia que é representado pelo dinheiro fluirá dentro e fora, sem problemas e regularmente.

A Lei do Equilibrio do Universo ou lei da Compensação – Cap. 10

Criando Abundancia - Cap. XIII


Fonte: Fonte: A Chave Suprema – C.Haanel

venerdì 13 ottobre 2023

Repensando a velhice: uma verdadeira evolução social

 


Quando se fala em envelhecimento, se pensa logo nos gastos em geral das nações (com os cuidados para idosos), e redução da sua capacidade produtiva (pela suposta menor disposição para o trabalho). Por isso tantos se referem ao fenômeno como uma “bomba-relógio demográfica”.

Joseph Coughlin no seu livro, demonstra que a noção de velhice que temos – mesmo a velhice dourada, devotada ao lazer – rouba das pessoas a partir de certa idade uma parcela de seu propósito, de seu bem-estar emocional. E camufla a maior oportunidade de negócios que as empresas têm para explorar.

Segundo a consultoria Boston Consulting Group, em 2030 as pessoas acima de 55 anos serão responsáveis por 50% do crescimento dos gastos de consumidores desde 2008 nos Estados Unidos. No Japão, serão 67%; na Alemanha, 86%. Basta olhar os estacionamentos dos shopping-centers. Até alguns anos atrás, havia quatro ou cinco vagas para idosos perto dos elevadores. Hoje, na maioria dos shoppings, há dezenas delas.

Vittorino Andreoli, de 83 anos, através de seu livro “Carta a um velho (por um velho)” indicado a quem deseja refletir sobre a própria condição com um olhar diferente.

A palavra velho é mais atribuída aos idosos e tem assumido uma conotação negativa, quase ácida, quando dirigida a uma pessoa. Todas as palavras que querem substituir este termo são máscaras, como se a velhice fosse algo negativo e até perturbador. Então, dizemos senil, idoso, longevo, terceira ou quarta idade, e agora existe também o novo termo fullgevity (do livro de Alessia Canfarini, Fullgevity. A Plenitude é a nova longevidade). Isto significa que ainda existe uma cultura que rejeita a velhice e este é um fato de enorme gravidade, porque pesa sobre os idosos, que se sentem sem sentido, como se fossem um fardo social e os idosos, muitas vezes, se encontram numa situação quase de vergonha, já que não dá nem para dizer que é velho, mesmo que seja um termo que existe em todas as línguas.

A sociedade sempre aponta o idoso como um “não modelo”, ou mesmo uma “geração que errou”... e o significado existencial da velhice é completamente ignorado.

Isso acontece porque esta sociedade desatenta não percebeu que a velhice mudou completamente. “Eu chamo isso de “a nova idade”: é a primeira vez na história da humanidade que existe um número tão grande de idosos que representa uma grande comunidade. 20% da população atual é idosa e em 2050 será de 40%, mesmo porque a taxa de natalidade diminuirá continuamente. A medicina vem avançando muito há pelo menos trinta anos, o que permitiu prolongar a expectativa de vida. Os velhos representam o resultado de uma verdadeira evolução social. Um resultado que, uma vez alcançado, leva a dizer que são um fardo, que limitam os recursos da segurança social para os jovens e assim por diante. Por isso é necessário superar essa atitude de incivilidade que não só quer deixar o velho sozinho, mas quer mesmo abandoná-lo”.

A velhice poderia ser identificada com o fim da atividade laboral, abrindo um mundo a novos estilos de vida e novas necessidades centradas na liberdade alcançada e não tentando identificá-la com a decadência física...

“Não é de tudo correto vincular a velhice à doença. O fato é que xiste a idade existencial. Assim, existe a idade existencial do adulto, da criança e do adolescente. Nestas idades existem doenças, mas não é verdade que os idosos estejam mais doentes do que os outros. Não conhecemos muitas das doenças dos idosos, porque a velhice na história recente foi a idade do Matusalém, das pessoas excepcionais, o caso extremo que não deve ser enfrentado. No Japão, os centenários eram recebidos pelo próprio imperador, era uma homenagem, um presente. Hoje isso já não acontece, porque os centenários tornaram-se demasiado numerosos. Devemos distinguir a condição existencial das patologias. Até a Segunda Guerra Mundial, a idade em que mais morriam era a infância, por doenças infecciosas, porque não existiam antibióticos. É claro que também existem doenças da velhice, mas sabemos muito pouco sobre elas.

Temos muitas dúvidas sobre o Alzheimer, enquanto as doenças comportamentais dos idosos são muito menores que a psicopatologia dos adolescentes. Precisamos reconhecer as habilidades que existem nesta idade. E isso nunca houve antes. Há algumas semanas, em Milão, foi apresentado Odi et amo: ambiguidades perceptivas e pensamento quântico, livro escrito por um físico de 91 anos, Giuseppe Caglioti, que tem prefácio de outro físico galardoado este ano com o Prémio Fermi, Giorgio Benedek, de 87 anos, e o posfácio meu, que tenho 83. Um livro com mais de 250 anos! Até há três ou quatro anos, afirmava-se que as células cerebrais dos idosos não se alteravam, ao contrário de todas as outras idades. O que significava que havia degeneração, ou seja, o cérebro perdia células sem recriá-las. No entanto, foi demonstrado cientificamente, primeiro na Suécia e depois em muitos outros lugares, que os neurónios se multiplicam e, portanto, restauram-se, mesmo em pessoas idosas. Estamos descobrindo uma nova idade, diferente das outras pelas capacidades de poder expressar e pela visão do mundo.

No entanto, a leitura da velhice continua em grande parte a seguir o antigo padrão, de quando os idosos não existiam. Até a Segunda Guerra Mundial, a idade média na Itália era de 47 anos para os homens e 50 anos para as mulheres. Hoje, as mulheres de 50 anos aparecem nas revistas femininas porque têm um corpo atraente, são saudáveis, até a menopausa é considerada uma condição “vantajosa” porque permite uma vida diferente”.

Não se pode negar, porém, que com o avanço da idade, os sonhos, desejos e possibilidades diminuem de dimensão e valor. Existe uma maneira de tentar resistir a esta redução progressiva dos horizontes, até mesmo da esperança?

“Não, não, nós temos tantos desejos. Eles apenas mudam. São emocionais, ligados à vida dos netos, ao bem para com as pessoas que amamos, ao poder ser útil. Nós, idosos, não acreditamos no Eu. Os jovens falam sempre Eu, Eu, Eu…; nós, idosos, falamos sempre Nós. Não suportamos mais esta visão individualista, egoísta e narcisista. O desejo também está ligado ao futuro: quem tem idades diferentes tem desejos diferentes porque tem um futuro mais ou menos distante. E há também um desejo de imaginar, de esperar. Nós esperamos, mas esperar não é passividade, é imaginação, é desejo. É necessário que a sociedade - o que significa as outras fases da vida - consiga perceber que estamos numa condição social que será também a deles (porque espero que todos cheguem à velhice), e descubram que existe um espaço para viver de uma maneira absolutamente diferente. Por exemplo, podemos estar com as crianças e contar as nossas histórias, descrever a nossa experiência não como a de pequenos heróis, mas como uma vida vivida. Porque a história é essa, não o que essas crianças e jovens veem, sempre agarrados ao computador e smartphone, imersos na virtualidade. Deixe-os que descubram que somos seres humanos e que vivemos e não somos histórias que saem de máquinas. Que a velhice é um capítulo extraordinário na vida de um homem e de uma mulher e que temos muitas coisas para fazer e garanto que as faremos. Como velho, percebi a beleza de SER, independentemente de saltar e correr. Continuo descobrindo que a existência é de uma riqueza inimaginável.

Dirijo-me não só aos idosos, mas a todos os outros para dizer: “tomem consciência de que a nossa idade hoje tem possibilidades, capacidades infinitas de fazer sentido”. Não competimos a nível de produção, mas temos mais tempo, o que significa saber esperar, ter paciência. Temos uma visão diferente, não queremos brigas, guerras. É uma idade que nos permitiria agregar valores sociais aos do dinheiro, que hoje é a verdadeira referência. Somos uma riqueza, talvez não económica, mas somos pelo sentido da existência. Imaginem de haver um pouco mais de sabedoria nesse momento, mesmo que não queiramos ser sábios. Falávamos de um homem sábio quando existia um, o grande velho ou o herói. Cometemos nossos erros, temos nossos limites, mas de forma alguma estamos aqui com os olhos abertos para esperar a morte.

Precisamente a morte, um pouco como o convidado de pedra no pensamento de todos os idosos...

Eu odeio a morte. Gostaria de ter sempre um minuto para acrescentar, porque gostaria de fazer algo de útil. Talvez passar um pouco mais com pessoas às quais nunca dediquei tanto tempo antes. Nesta idade em que estamos próximos da morte, descobrimos que ela faz parte da existência. Não é contra a existência, precisamente porque é um acontecimento de todas as existências. Aquele que está mais próximo de nós, que, justamente por termos consciência de que a vida vai continuar a prolongar-se mas que é finita, temos mais vontade de viver e de mudar a imagem que nos faz considerá-la um fardo. Existem doenças, mas quanto mais soubermos sobre elas, menos sofreremos com elas. Um pouco como uma úlcera. Você se lembra quantas úlceras havia? Fizemos uma cirurgia, depois descobrimos que era uma infecção e que alguns medicamentos bastavam para resolvê-la. Temos habilidades que não devem ser subestimadas mesmo que tenhamos menos força. Para nós, o amor não está apenas relacionado aos órgãos, é à pessoa inteira. O nosso é o último capítulo de um livro: você tem que chegar no profundo, e normalmente, se for uma boa história, o último capítulo é o melhor.

A solidão típica da velhice deve tornar-se uma oportunidade para refletir sobre si mesmo, sobre o próprio passado, para adquirir uma nova consciência de si mesmo e do mundo que nos rodeia, que está em constante mudança, porque a própria vida é um devir do qual não podemos nos sentir excluídos. A solidão só pode tornar-se um enriquecimento se não se tornar uma prisão onde nos confinamos em busca de conforto e tranquilidade. Assim a passagem dos anos já não jovens pode ter o ritmo e a cadência de um passeio nos bosques, nas planícies, nas montanhas, nas colinas, vagando em busca da mudança de cor das folhas em tons cheios de sol. E no tempo dessa peregrinação, o pensamento e o sentimento do outono da vida ganham forma e substância, não como fonte de tristeza pela despedida iminente, mas como o reaparecimento do desejo de continuar vivendo de uma forma diferente, inspirado por seus flashes.

A célula envelhece porque não recebe informação do nosso consciente! - Cap. VI

A Vida é Movimento e contínua transformação – Cap. 14


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domenica 1 ottobre 2023

O segredo da eterna juventude pode vir das profundezas do mar

 


O ser humano sempre foi fascinado pela ideia de imortalidade. Centenas de teorias foram formuladas na tentativa de compreender o fenômeno do envelhecimento no nível celular e genético. E enquanto estávamos ocupados procurando uma solução para a morte, um ser imortal sempre reinou junto a nós, no profundo azul das águas do nosso planeta, o que pode colocar em dúvida o que se acreditava ser um processo irreversível.

O segredo da eterna juventude

Este segredo, através de um processo que rejuvenesce, não pertence aos humanos, mas sim à Turritopsis dohrniiin, a água-viva imortal, cujo tamanho é de apenas cerca de 4 mm.

Batizada de Turritopsis dohrniiin ou nutricula, é uma das cerca de 4 mil espécies de águas-vivas conhecidas no planeta. Foi descoberta em 1843 pelo zoólogo francês René-Primevère Lesson. Mas só mais recentemente sua capacidade de viver para sempre foi reconhecida.

Depois de milhões de anos de evolução, esse bicho conquistou um poder de regeneração fantástico e não morre de causas naturais - só quando atacado por predadores. Por isso, em tese, pode viver para sempre.

Assim como na adaptação cinematográfica da famosa história de Francis Scott Fitzgerald, onde o tempo não flui normalmente para Benjamin Button - ele nasce jà velho e fica mais jovem ao longo da vida - a água-viva Turritopsis dohrniiin é capaz de fazer algo muito semelhante: retroceder no tempo. Ela pode reverter seu ciclo de vida e se tornar uma “criança” novamente, o que a torna potencialmente e biologicamente imortal.

De acordo com o professor de zoologia Antonio Carlos Marques, do Instituto de Biociências da Universidade de São Paulo (USP), a Turritopsis nutricula é imortal "no sentido de que seus tecidos rejuvenescem e fases de vida regridem, no melhor estilo Benjamin Button".

T. dohrnii é um hidrozoário, classe à qual pertencem todas as águas-vivas. O ciclo de vida dos hidrozoários é diferente do de outros animais; de fato, eles podem existir de duas formas, como água-viva ou como pólipos. Os pólipos têm um pé que os ancora a um substrato, por exemplo uma rocha, e à medida que crescem reproduzem-se por brotamento: a parte tentacular superior se desprende e forma uma éfira, que crescendo, se transformará em uma água-viva. As águas-vivas adultas produzem gametas masculinos e femininos que, quando cruzados, formam um óvulo fertilizado e depois uma plânula, que se fixará em uma rocha e formará um novo pólipo. A peculiaridade do T. dohrnii é que, em vez de morrer após a produção dos gametas, ele volta a ser uma éfira, os tentáculos são reabsorvidos e a partir dele se desenvolve uma nova colônia de pólipos. Ou seja, suas células se reagregam entre si, não para formar uma nova água-viva, mas um novo pólipo, e o ciclo de metamorfose recomeça. Seria praticamente como se ele encarnasse em outro corpo de água-viva.

Esse processo regenerativo, que ocorre em 36 horas, também regenera as células, voltando a ser células embrionárias. “Daí a importância da pesquisa com células-tronco para combater doenças como o Parkinson, que se originam de uma degeneração das células, na qual os interruptores moleculares dentro delas ficam bloqueados. Com base neste modelo regenerativo, podemos acreditar que estes interruptores podem ser reativados”, afirma o biólogo Stefano Piraino, da Universidade de Lecce.

No universo quântico existimos indefinidamente. Capítulo 12

A célula envelhece porque não recebe informação do nosso consciente! Cap. VI

lunedì 25 settembre 2023

Mentalidade voltada à escassez




Mentalidade voltada à escassez:   

Há recursos suficientes para todos! A maioria das pessoas foi treinada para pensar pequeno, ater-se a empregos fixos chatos, monótonos e ...

domenica 24 settembre 2023

Nel nostro DNA ci sono tracce di una specie di ominidi completamente sconosciuta

 


Uomini e ominidi condividono porzioni di Dna. Questo significa che hanno convissuto per anni e che la "convivenza" ha portato a un vantaggio evolutivo.

Uno studio comparso sulla rivista scientifica Nature rivela che il nostro corredo genetico è il frutto dell’incrocio tra esseri umani moderni, Neanderthal, Denisova e a questo mosaico genetico si aggiunge una misteriosa quarta stirpe arcaica completamente sconosciuta, che ha lasciato la propria firma nel DNA degli umani moderni. «Potrebbe trattarsi di qualcosa di simile all’Homo Erectus», ha detto Carles Lalueza Fox, ricercatore di paleogenomica.

Una nuova luce sull’evoluzione umana

Svante Pääbo Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2022 per le sue scoperte sul genoma degli ominidi, è stato il primo a portare la genetica in un campo come la paleontologia, che fino ad allora si era basata sullo studio di fossili o antichissimi manufatti. Grazie alle nuove tecnologie genetiche, Pääbo è stato fra i pionieri dell’estrazione del Dna dai fossili e della sua analisi. Le ricerche che ha coordinato hanno gettato una nuova luce sull’evoluzione umana, fino a rivoluzionarne completamente lo studio. A lui si deve anche l’analisi del Dna dei Neanderthal, che ha rivelato che l’Homo sapiens si è incrociato con i Neanderthal e che alcuni geni di quei cugini dell’uomo sono ancora presenti nel genoma di quasi tutte le popolazioni contemporanee.

È dalle sue ricerche che si deve la scoperta dei Denisovani, anch’essi incrociati con l’Homo sapiens circa 70mila anni fa: il punto di partenza per ricostruirne la storia è stato un frammento di un osso di un dito di circa 40 mila anni, trovato in una grotta dei Monti Altai, contenente Dna eccezionalmente conservato. Sequenziato, i risultati furono incredibili: la sequenza era unica rispetto a tutte quelle conosciute dei Neanderthal e degli esseri umani di oggi.

Cosa rende l’Homo sapiens, diversi o simili agli altri ominidi?

Siamo una specie curiosa e abbiamo sempre avuto un particolare interesse al problema delle nostre origini. Da dove veniamo e che rapporto abbiamo con le specie che ci hanno preceduto? Cosa rende noi, Homo sapiens, diversi o simili rispetto agli altri ominidi che ci hanno preceduto? Grazie alle sue ricerche pionieristiche, Svante Pääbo ha dato una risposta basata sull’evidenza scientifica a queste domande.” (Giorgio Manzi, paleontologo).

Le ricerche di Pääbo hanno evidenziato tra le altre cose che il corredo genetico di specie di ominidi ancestrali, come ad esempio il Neanderthal e il Denisovan, ha contribuito in piccola ma significativa misura all’attuale corredo genetico della nostra specie. Pääbo ha anche scoperto che il trasferimento di geni da questi ominidi ormai estinti è avvenuto circa 70mila anni fa. Confrontando il Dna dell'ominide con quello degli altri esseri umani contemporanei provenienti da diverse parti del mondo, il gruppo di ricerca ha dimostrato che anche tra Homo sapiens e Denisova si è verificato un flusso di geni e come prova ci sono gli attuali abitanti del sud-est asiatico che condividono sino al 6% del genoma di Denisova. Un fatto che ha contribuito a ridisegnare la storia dell'evoluzione dell'Homo sapiens e dei suoi "incontri" con altri ominidi.

Questo antico flusso di geni nel genoma della nostra specie ha una rilevanza medico-biologica attuale; ad esempio, alcuni di questi geni influenzano il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce alle infezioni, come è stato possibile dimostrare anche nel corso della pandemia da COVID-19“. (Francesco Cucca, genetista).

Se oggi sappiamo che una parte del genoma delle persone di origine europea e asiatica, che va dall'1 al 4%, è esclusivo dell'uomo di Neanderthal, lo dobbiamo proprio al neo-Nobel. Homo sapiens e Neanderthal hanno convissuto in gran parte dell'Eurasia per decine di migliaia di anni. Una coesistenza che ha portato ad un "flusso" di particolari geni tra gli ominidi e l'uomo, inteso come lo conosciamo oggi, importanti nella risposta alle infezioni e nell'adattamento a determinate aree geografiche caratterizzate da condizioni "estreme".

Essere riusciti a comparare i diversi genomi non è stato solo uno straordinario esercizio per comprendere le nostre origini e la nostra storia. Queste interazioni e scambi di geni ci ha portato a "migliorare", in chiave evolutiva, sempre di più le nostre caratteristiche. Un esempio è rappresentato dalla "versione" denisoviana presente in alcune persone di EPAS1, gene che conferisce un vantaggio nella sopravvivenza ad alta quota e che frequentemente si riscontra nella popolazione del Tibet. Non solo, un altro grande vantaggio del "rimescolamento" del Dna tra i sapiens e gli altri ominidi riguarda i geni HLA, fondamentali nel determinare la risposta immunitaria agli agenti patogeni. Per l'Homo sapiens la sopravvivenza nella sua terra di orgine, il continente africano, era determinata da un particolare espressione dei diversi geni HLA. Probabilmente però, questa variabilità, non sarebbe stata sufficiente al di fuori del continente. L'incontro con altri ominidi e l'acquisizione di nuove caratteristiche potrebbe essere stata fondamentale nel successivo "dominio" del "Sapiens" in tutto il resto del pianeta.

Perché c'è soltanto un tipo di Essere Umano sul pianeta, quando ci sono dozzine di altri mammiferi? Che cosa è cambiato nell'evoluzione degli Umani, perché succedesse questo?

Secondo Kryon: “Siete unici, in senso evolutivo, nei confronti di tutto quello che vedete intorno a voi. Per questa ragione voi avete 23 cromosomi invece che 24, come gli altri primati. Biologicamente è una anomalia. Se osservate da un punto di vista chimico, troverete che c’è una connessione mancante. Non vi siete evoluti da nessuna cosa che potevate trovare sul pianeta: è un grande pezzo mancante nell'evoluzione. Questo è un rompicapo scientifico che rivela che qualcosa accadde per cambiare chi eravate. Può sembrare inverosimile, ma la fusione di porzioni del vostro DNA per creare il 23, fu l'elemento Pleiadiano che entrò e vi diede il loro DNA.”

Attorno all’anno 2000 ci furono articoli scientifici nei quali si diceva che gli antropologi avevano scoperto che circa centomila anni fa accadde qualcosa all’umanità. Si sapeva che esistevano almeno da 12 a 16 tipi diversi di esseri umani, come per tutte le varietà di animali e mammiferi sul pianeta. La natura crea le varietà al fine della sopravvivenza. Esistevano, quindi, molti tipi di umani e poi, improvvisamente, non ci furono più e gli antropologi non capivano il perché. Ricercatori scientifici hanno dimostrato che il genere umano possiede quelli che sembrano essere “geni alieni”, che non sono stati passati alla nostra specie, da qualsiasi antenato dell’uomo conosciuto in un lontano passato, proponendo che l’umanità ha acquisito questi geni in un lontano passato. Questa scoperta sfida il paradigma dell’evoluzione animale, sulla base di geni trasmessi solo attraverso le linee ancestrali dirette.”

Nel nuovo studio, gli scienziati sono stati in grado di confermare fino a diciassette geni precedentemente riportati, che si ritiene siano stati acquisiti dal trasferimento genico orizzontale, mentre l’identificazione di ulteriori 128 “Geni Alieni” non sono stati mai visti in precedenza.

Questo nuovo ritrovamento fossile potrebbe costringere i paleontologi a riscrivere la storia dell’evoluzione umana: l’analisi del Dna rinvenuto nel frammento osseo dimostra infatti l’esistenza di un tipo di ominide sconosciuto e che non avrebbe lasciato discendenza diretta.

L’ultimo antenato comune all’«Uomo di Denisova» e all’attuale Homo sapiens risalirebbe ad un milione di anni fa: il nuovo ominide rappresenterebbe dunque il risultato di una migrazione dall’Africa differente e precedente sia a quella degli antenati dell’Uomo di Neanderthal (avvenuta circa mezzo milione di anni fa) che di quella dell’Homo sapiens (circa 50mila anni fa).

Fino ad oggi si riteneva che le uniche due specie di ominidi presenti sul pianeta 40mila anni fa fossero Homo sapiens e l’Uomo di Nenaderthal, con la possibile aggiunta del piccolo Uomo di Flores, scoperto in Indonesia nel 2003 e i cui resti fossili più recenti risalgono a 13mila anni fa.

«Non ne abbiamo la più pallida idea», ha ammesso Chris Stringer, paleoantropologo presso il Museo di Storia Naturale di Londra, il quali ipotizza che la stirpe potrebbe essere correlata all’Homo Heidelbergensis, una specie che ha lasciato l’Africa circa mezzo milioni di anni fa, generando poi i Neanderthal in Europa.

Lalueza Fox ha detto che la questione del mistero del quarto antenato è ormai un ‘dibattito paleontologico’, e che i risultati offerti dal nuovo studio apre la porta ad una più profonda comprensione della diversità individuale degli antichi antenati umani.

La storia dell'umanità è una farsa. Ecco tutta la verità! - Capitolo XIV

Nei sogni, possiamo migrare verso universi paralleli – Capitolo 19


www.wired.it/article

www.fondazioneveronesi.it/

venerdì 15 settembre 2023

Por que a noite é escura? O paradoxo de Olbers

 


Como é possível que o céu à noite pareça escuro apesar do número infinito de estrelas no universo que deveriam tornar o céu noturno luminoso? Esta é a pergunta que o astrônomo alemão Heinrich Wilhelm Olbers se fez em 1826 e hoje ainda fazem as mentes mais brilhantes da ciência. Não é porque não existe Sol. Nas fotos tiradas pelos astronautas na Lua, e também aqueles que se encontram na Estação Espacial Internacional, o céu aparece preto mesmo durante o dia.

O Paradoxo de Olbers, explicado

De Kepler a Bentley, até Halley, o proprio Olbers e outros cientistas, partiram de uma suposição: “Se o universo é infinito e cheio de estrelas, a sua luz, somada, deveria iluminar grandemente o céu noturno. No entanto, nossa vida diária nos diz outra coisa." Esta afirmação ficou para a história como o paradoxo de Olbers, mas demorou cem anos até que cientistas do calibre de Einstein e Hubble revolucionassem a forma de conceber o universo.

Edwin Hubble foi o primeiro a compreender que o universo se expande e que se originou do que chamamos de Big Bang. A isto Einstein acrescentou a sua teoria da relatividade, observando que não só o universo tem cerca de 15 bilhões de anos, mas que as estrelas estão continuamente a formar-se e que a sua luz chega até nós a uma certa velocidade, que não é infinita.

Existem, portanto, muitas estrelas que ainda não vimos porque a sua luz ainda não nos alcançou. O que não pode, portanto, tornar o céu claro à noite.

A expansão do universo e o efeito redshift

Com o passar dos anos, começou-se a entender que não apenas as galáxias e as estrelas se afastam umas das outras, mas que ocerre o mesmo efeito com o comprimento de onda da luz que ocorre com o som quando uma ambulância passa e ouvimos sua sirene estridente quando ela está próxima, e cada vez mais grave à medida que se afasta. É o chamado efeito Doppler (as ondas de luz mudam para o vermelho ou para o azul dependendo se a fonte está se afastando ou se aproximando de nós, ficando o fenômeno conhecido como "efeito Doppler").

Para a luz, o efeito é o da mudança para o vermelho, chamado redshift. Na prática, à medida que a luz se afasta, ela se torna cada vez menos visível para nós, a ponto de beirar o infravermelho, invisível ao olho humano. Edwin Hubble utilizou este efeito para estudar o redshift de algumas galáxias e daqui derivou a relação que liga a distância das galáxias à sua velocidade de recessão, descobrindo assim a expansão do Universo.

Não vemos um céu iluminado à noite porque simplesmente não conseguimos ver todas as estrelas que o compõem. Só conseguimos observar uma pequena parte dele.

Portanto, depende apenas da nossa atmosfera o fato de termos um céu azul durante o dia.

Revelado o mistério da “flexibilidade” dos discos voadores! -Cap. XVIII

Poderia o universo realmente ser apenas um monte de bits? - Cap. 9

Fonte:www.passioneastronomia.it

martedì 5 settembre 2023

La musica del DNA – le proteine vibrano come corde di violino per comunicare!

 


La vita, dal canto suo, ha una propria sinfonia che un team di scienziati americani è riuscito ad ascoltare. Anche il nostro corpo, al suo interno, produce musica.

Le proteine che regolano i processi alla base della nostra vita oscillano come le corde di un violino

producendo una sinfonia. Le vibrazioni ne modulano i movimenti quando mutano forma per permettere funzioni essenziali come la respirazione e la duplicazione del Dna.

Ogni singola cosa sul pianeta possiede luce e suono!

Utilizzando una nuova tecnica d’imaging, un gruppo di ricercatori coordinato da Andrea Markelz dell’università di Buffalo nello stato di New York è riuscito a osservare e a documentare le vibrazioni del lisozima, una proteina antibatterica presente in molti animali, compreso l'uomo.

Il team ha scoperto che le vibrazioni, che in precedenza si pensava che si smorzassero rapidamente, in realtà persistono nelle molecole come il “suono di una campana“.

“Questi piccoli movimenti – ha detto Markelz – consentono alle proteine di cambiare forma rapidamente in modo che si possano facilmente legare ad altre proteine, un processo che è necessario al nostro corpo per eseguire funzioni biologiche critiche come assorbire ossigeno, riparare altre cellule e replicare il codice genetico”.

Per scoprire i meccanismi vitali - Lo studio apre le porte a un nuovo modo di studiare i processi cellulari fondamentali, quelli che permettono la vita. La tecnica utilizzata potrebbe in futuro essere applicata per documentare come gli inibitori naturali o artificiali bloccano le funzioni vitali che le proteine svolgono. "Possiamo ora cercare di capire i reali meccanismi strutturali alla base di questi processi biologici e come essi vengono controllati". Ha concluso Markelz.

Il DNA Canta!

Già nel 2005, Kryon aveva detto: “Voi mettete la luce, il suono e il colore in comparti separati. Attribuite i colori a determinate cose, le luci ad altre ed i suoni ad altre ancora – senza mai comprendere che ogni singola cosa sul pianeta li possiede tutti e tre! Essi sono integrati come uno solo, e non potete menzionare niente sul pianeta che non li contenga tutti e tre. Tuttavia, voi separate il loro studio.

Oh, potreste guardarli indipendentemente se così scegliete. Ma sarebbe come andare da un’orchestra sinfonica e chiedere di ascoltare un violino, mentre il resto dell’orchestra suona senza che voi la udiate. Perché fareste questo quando il coro e l’orchestra sono così profondi? Perché isolereste un attributo per dire: Bene, studiamo una sola cosa ed ignoriamo tutte le altre. Questo è perché non potete sentire, vedere ed apprezzare le altre. Perché? Perché spesso esse sono invisibili alla vostra percezione. Kryon, ci stai dicendo che le cose comuni possiedono luce? Sì, questo è esattamente ciò che vi sto dicendo. Pensavate che la luce avesse un’energia propria? Avete considerato che potrebbe trattarsi di un effettivo mattone della materia, parte di un processo? Dovete ancora scoprire questo. E quando lo farete, ci sarà un tumulto. E la notizia sarà: Bene, sembra che in effetti noi non comprendiamo veramente la materia, dal momento che scopriamo la luce in ogni sua parte.

Ogni cosa possiede luce, persino in una roccia!

Fate degli esperimenti per vedere se vi sto dicendo la verità. Scoprirete la luce in tutta la materia, anche in una roccia! Oh, può essere sottile, ma c’è. Sfidiamo i scienziati a trovare camere oscure dove poter mettere un oggetto comune. Poi sezionatelo, apritelo se lo desiderate. Con strumenti ultra sensibili alla luce, lasciateli lì per una settimana o un mese... o anche di più. Con una lastra fotografica ad alta sensibilità, raccogliete i fotoni che potrebbero uscire da questa roccia nell’oscurità completa. Vi garantisco che quando li tirerete fuori da quella camera oscura e svilupperete quel film, scoprirete che c’è luce nella roccia! E se desiderate iniziare ad analizzare quella luce, scoprirete una vibrazione che non ha alcun senso: è molto più alta di quello che potevate aspettarvi.

Quella nuova vibrazione è effettivamente un colore! Quando iniziate a parlare di vibrazioni molto elevate voi non pensate ai colori perché non sono nella gamma della vista umana. Oh, ma c’è nella nostra vista, ed è bello. Ogni cosa possiede luce. Ci sono attributi della luce che voi dovete ancora misurare o comprendere, ma ogni vibrazione è un colore ed un suono. Che orchestra! Che suono produce la luce! Vedete, la luce è sempre anche suono, ma voi non lo sentite. Io sì, ed anche voi, quando non siete in un corpo umano.

Molti dubitano di me. Fate attenzione a questo: un giorno la vostra scienza vi dimostrerà che effettivamente il DNA canta! Gli strumenti dimostreranno che il DNA canta (ha le vibrazioni del suono). Vi dico che alcune delle cose di cui sto discutendo in questo momento stanno per essere scoperte. (Kryon nel 2005)

Siamo in grado di modificare le informazioni all'interno delle cellule del nostro corpo – Capitolo VI

Siamo esseri che assorbono la luce – Capitolo 11

giovedì 24 agosto 2023

La biologia quantistica svela antichi misteri della vita

 


Fino a poco tempo fa lo strano mondo dei quanti e la complessità sfuggente della vita sembravano due domini distanti, senza alcun punto di contatto. Ma la «biologia quantistica» – questa nuovissima scienza – inizia a intrecciare le cose, svelando antichi misteri.

Sulla base di recentissimi esperimenti, rigorosi e ripetibili, si stano forse cominciando a capire cosa succede nel profondo delle cellule vivente, e finalmente avviando la comprensione di fenomeni che per secoli erano parsi inspiegabili, proprio attingendo al bizzarro e contro-intuitivo mondo dei quanti.

L’incredibile forza della fotosintesi, ad esempio, sembra dovere la sua inarrivabile efficienza al fatto che, a un certo punto del processo, le particelle subatomiche coinvolte si trovano contemporaneamente in due punti distinti grazie ai fenomeni quantistici.

Anche il funzionamento degli enzimi, la base stessa del nostro essere in vita, deve la sua perfezione quasi miracolosa al fatto che nel corso della reazione chimica alcune particelle sembrano «svanire» da un punto per «materializzarsi» istantaneamente da un’altra parte.

Le strane proprietà del mondo quantistico su esseri viventi

Una nuova analisi di un recente esperimento su batteri fotosintetici suggerisce che i ricercatori potrebbero essere riusciti a porne alcuni in uno stato di entanglement, mostrando per la prima volta l'effetto delle strane proprietà del mondo quantistico su esseri viventi e segnando il passaggio della biologia quantistica da ipotesi teorica a realtà tangibile.

Il mondo quantistico è strano. In teoria, e in una certa misura in pratica, i suoi principi richiedono che una particella possa apparire in due luoghi contemporaneamente - un fenomeno paradossale noto come sovrapposizione - e che due particelle possano diventare "entangled", condividendo informazioni su distanze arbitrariamente grandi attraverso un meccanismo ancora sconosciuto.

L'esempio forse più famoso di stranezza quantistica è il gatto di Schrödinger, un esperimento ideale proposto da Erwin Schrödinger nel 1935. Il fisico austriaco immaginava che un gatto posto in una scatola insieme a una sostanza radioattiva potenzialmente letale potesse, per le strane leggi della meccanica quantistica, esistere in uno stato di sovrapposizione ed essere sia morto che vivo, almeno fino all’apertura della scatola e all’osservazione del suo contenuto.

Questo concetto è stato convalidato sperimentalmente innumerevoli volte su scale quantistiche. Alla scala del nostro mondo macroscopico apparentemente più semplice e di sicuro più intuitivo, tuttavia, le cose cambiano. Nessuno ha mai visto una stella, un pianeta o un gatto in uno stato di sovrapposizione o di entanglement quantistico. Ma fin dalla formulazione iniziale della teoria quantistica, all'inizio del XX secolo, gli scienziati si sono chiesti dove si incrociano esattamente i mondi microscopici e macroscopici. Quanto può essere grande il regno quantistico? E potrebbe essere abbastanza grande perché i suoi aspetti più strani influenzino profondamente e chiaramente gli esseri viventi?

Effetti quantistici nel processo di fotosintesi

Negli ultimi due decenni il campo emergente della biologia quantistica ha cercato di rispondere a queste domande, proponendo ed effettuando su organismi viventi esperimenti che potrebbero essere in grado di sondare i limiti della teoria quantistica. Questi esperimenti hanno già dato risultati allettanti ma non conclusivi.

Alcuni ricercatori hanno mostrato che il processo di fotosintesi - in cui gli organismi producono sostanze nutritizie usando la luce - può comportare alcuni effetti quantistici. Il modo in cui gli uccelli navigano o fiutano gli odori suggerisce che gli effetti quantistici possano verificarsi in modi insoliti all'interno degli esseri viventi. Ma questi studi toccano solo la superficie del mondo quantistico. Finora, nessuno è mai riuscito a indurre un intero organismo vivente - nemmeno un batterio unicellulare - a mostrare effetti quantistici come l'entanglement o la sovrapposizione.

Di conseguenza, un nuovo articolo di un gruppo di ricercatori dell'Università di Oxford sta facendo aggrottare parecchie fronti per le sue affermazioni sulla riuscita di un esperimento di entanglement fra batteri e fotoni, particelle di luce.

Il 'batterio di Schrödinger’

In un esperimento condotto nel 2016 da David Coles e colleghi dell'Università di Sheffield, avevano sequestrato, tra due specchi diverse, centinaia di batteri verdi sulfurei, che sono fotosintetici, per poi ridurre via via la distanza tra gli specchi fino a poche centinaia di nanometri, molto meno della larghezza di un capello umano. Facendo rimbalzare della luce bianca tra gli specchi, i ricercatori speravano che le molecole fotosintetiche all'interno dei batteri si accoppiassero - o interagissero - con la cavità, il che significava essenzialmente che i batteri avrebbero continuato ad assorbire, emettere e riassorbire i fotoni che rimbalzavano. L'esperimento ha avuto successo: fino a sei batteri si sono accoppiati in quel modo. Sostengono però che i batteri non hanno soltanto interagito con la cavità. Nella loro analisi dimostrano che il segno energetico prodotto nell'esperimento potrebbe essere coerente con i sistemi fotosintetici di batteri entangled con la luce all'interno della cavità.

In sostanza, sembra che alcuni fotoni colpissero e mancassero contemporaneamente molecole fotosintetiche all'interno dei batteri, un segno distintivo dell'entanglement. "I nostri modelli mostrano che il fenomeno registrato è la firma di un entanglement tra la luce e certi gradi di libertà all'interno dei batteri", affermano.

Secondo il coautore dello studio Tristan Farrow, anche lui di Oxford, è la prima volta che un simile effetto è stato intravisto in un organismo vivente. "È certamente la chiave per dimostrare che siamo in qualche modo vicini all'idea di 'batterio di Schrödinger'", afferma. E suggerisce un altro potenziale esempio di biologia quantistica in natura: i batteri sulfurei verdi vivono nelle profondità dell'oceano dove la scarsità di luce, fonte di vita, potrebbe addirittura stimolare adattamenti evolutivi quantomeccanici per aumentare la fotosintesi.

Queste controverse affermazioni, tuttavia, vanno prese con molta cautela. In primo luogo, in questo esperimento la prova a favore dell’entanglement è circostanziale, e dipende da come si sceglie di interpretare la luce che attraversa ed esce dai batteri confinati nella cavità.

Gli scienziati riconoscono che i risultati dell'esperimento potrebbero essere spiegati anche da un modello classico privo di effetti quantistici. Peraltro, i fotoni non sono affatto classici: sono quantistici. Eppure, un modello "semi-classico" più realistico che usi le leggi di Newton per i batteri e quelle quantistiche per i fotoni, non riesce a riprodurre il risultato reale che Coles e colleghi hanno osservato nel loro laboratorio, il che suggerisce che gli effetti quantistici fossero in atto sia nella luce che nei batteri. La prova è un po' indiretta, ma penso che sia così solo perché stanno cercando di essere rigorosi ed escludere cose e rivendicare troppo, dice James Wootton, che si occupa di informatica quantistica all'IBM Zurich Research Laboratory.

L'altro caveat: le energie dei batteri e del fotone sono state misurate collettivamente, non in modo indipendente. Questo - secondo Simon Gröblacher della Delft University of Technology, nei Paesi Bassi, che non ha preso parte a questa ricerca - è in qualche modo un limite. "Sembra che stia accadendo qualcosa di quantistico", dice. "Ma… di solito, se si dimostra l'entanglement, bisogna misurare i due sistemi in modo indipendente" per confermare che qualsiasi correlazione quantistica tra essi sia autentica.

Nonostante queste incertezze, per molti esperti il passaggio della biologia quantistica da sogno teorico a realtà tangibile è una questione di “quando”, non di “se”.

Al di fuori dei sistemi biologici, le molecole, considerate in isolamento e collettivamente, hanno già mostrato effetti quantistici in decenni di esperimenti in laboratorio, quindi la ricerca di questi effetti per molecole simili all'interno di un batterio o addirittura del nostro stesso corpo sembrerebbe abbastanza sensata.

Negli esseri umani e in altri grandi organismi multicellulari, tuttavia, simili effetti quantistici molecolari in genere dovrebbero essere insignificanti, ma una loro manifestazione significativa all'interno di batteri, molto più piccoli, non sarebbe una sorpresa troppo sconvolgente. Sono un po' stupito per la sorpresa suscitata da questa scoperta, dice Gröblacher. Ma è ovviamente eccitante se lo si può dimostrare in un sistema biologico reale.

Gröblacher ha progettato un esperimento che potrebbe mettere in uno stato di sovrapposizione un minuscolo animale acquatico, un tardigrado, cosa molto più difficile che creare un entanglement fra i batteri e la luce, dato che i tardigradi hanno dimensioni centinaia di volte maggiori.

Farrow sta cercando modi per migliorare l'esperimento sui batteri; lui e i suoi colleghi sperano di mettere in entanglement due batteri, e non con la luce in modo indipendente. Gli obiettivi a lungo termine sono fondazionali e fondamentali, dice Farrow. Si tratta di capire la natura della realtà e se gli effetti quantistici siano utili alle funzioni biologiche. Alla radice delle cose, tutto è quantistico, aggiunge, alludendo alla questione se gli effetti quantistici abbiano un ruolo nel funzionamento degli esseri viventi.

Potrebbe essere, per esempio, che la selezione naturale abbia trovato il modo di sfruttare naturalmente i fenomeni quantistici, come nel già citato esempio della fotosintesi in batteri delle profondità marine povere di luce. Ma per arrivare a fondo di tutto ciò è necessario cominciare dalle piccole dimensioni.

Le ricerche si sono costantemente orientate verso esperimenti a macrolivello, con un recente esperimento che ha coinvolto, con successo, milioni di atomi. Provare che le molecole che compongono gli esseri viventi mostrano effetti quantistici significativi - anche se per scopi banali - sarebbe un passo successivo fondamentale. Esplorando questo confine fra mondo quantistico e classico, gli scienziati potrebbero avvicinarsi a capire che cosa significa essere macroscopicamente quantistici, se una tale idea fosse vera.

Il vento solare ha proprietà multidimensionali – CapitoloXVIII

La realtà attraverso la meccanica quantistica – Capitolo 16


Fonte: Jonathan O'Callaghan / Scientific American

Bollatiboringhieri

giovedì 10 agosto 2023

Siamo tutti Uno - Collegati da un campo morfogenetico

 


“Siamo parte di una ‘memoria collettiva’ alla quale tutti noi ricorriamo; inconsciamente siamo tutti collegati con ogni altra cosa ed ogni altro essere…” Jung

Il campo morfico, o morfogenetico, è un campo di informazione, una sorta un’unica coscienza collettiva che contiene tutte le indicazione relative a una determinata specie.

È un campo a cui tutti sono collegati e con il quale tutti entrano in relazione (risonanza morfica).

Nella fisica moderna vi sono concetti che si applicano a molte entità non materiali, denominate campi, che, pur non essendo di natura tangibile, sono tuttavia strettamente correlati alla materia.

Si ipotizza quindi che la vera mente potrebbe essere un campo non materiale in grado di produrre mutamenti fisici nella propria realtà.

Anche se apparentemente questa possibilità appare irragionevole e metafisica, in realtà con i nuovi sviluppi della fisica quantistica l'irrazionale ha finito per essere ammesso e le interazioni tra il non materiale e il materiale sono ormai date per scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe coincidere con un potenziale quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello biologico, e per questo da esso stesso filtrato e limitato.

Il fisico Henry Margenau ipotizza la Mente Universale come l'esistenza di un'unica grande mente collettiva che si manifesta individualmente tramite ogni essere umano, comprendendo una buona parte di caratteristiche comuni e alcune peculiarità individuali.

“La sua conoscenza comprende non solo l'intero presente ma anche tutti gli eventi passati. Più o meno come il nostro pensiero può esplorare l'intero spazio e giungere a conoscerlo, così la Mente Universale può viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volontà”.

L’ipotesi morfogenetica

Sulla base delle ricerche di Douglas Mac Dougall, dell’università di Harvard, Rupert Sheldrake ha sostenuto l’ipotesi di forze immateriali le quali sarebbero generatrici della forma in seno alla materia. L’ipotesi morfogenetica, provata scientificamente nel 1998, presuppone l’esistenza di una ‘memoria collettiva’ diffusa in tutto l’universo, indipendente dal supporto cerebrale e tale, quindi, da sopravvivere alla morte.

Per questa loro natura, i campi di risonanza morfica, portatori di memoria, sono retti da leggi che si sottraggono allo spazio-tempo, richiamando piuttosto quelle dell’affinità e delle corrispondenze: “tra organismi esiste un misterioso collegamento di tipo telepatico, oltre la dimensione spazio-temporale”. I campi possiedono una memoria intrinseca (individuale + collettiva), si basano su ciò che è accaduto in precedenza e sono portatori di abitudini e caratteri ereditari.

Sheldrake ritiene anche che i campi morfici di ciascun individuo sono in collegamento con quelli di tutti gli altri individui. Ogni pensiero è energia e come tale viene ancorato in questi campi elettromagnetici di memorizzazione. Così avviene anche per qualsiasi “azione” o “avvenimento”. Ciò significa che in essi si trova ancorato e memorizzato tutto il sapere dell’umanità fin dalle origini e che caratterizzano ed influenzano tutte le forme fisiche e persino il nostro comportamento. Le cose che impariamo, pensiamo e diciamo, influenzano anche gli altri per mezzo della risonanza morfica.

Le più recenti scoperte della biologia, sembrano convalidare l’ipotesi di un meccanismo per cui energie “ordinatrici” ancora sconosciute operano sulla materia organica, organizzandola e promuovendo gradualmente in essa la coscienza.

Siamo tutti Uno - Essere consapevoli che tutto è uno e che anche noi siamo uno con il tutto, non è in effetti un concetto facile da digerire.

Ogni cellula vibra di una luce propria, ognuno ha un destino da compiere, ma questo non potrà mai essere separato completamente dal resto del creato. Perché tutti facciamo parte della stessa e unica Energia e Vibrazione.

Il senso della nostra universalità è indebolito dalle limitazioni fisiche

Qual è quindi il motivo per cui ogni essere umano si sente così individuale e localizzato nel proprio corpo, avvertendo un profondo senso di limitazione allo spazio e al tempo presente? Henry Margenau afferma che il senso della nostra universalità è indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo, dalle costrizioni organiche del cervello.

Una delle limitazioni più angosciose è il nostro modo rigido di percepire il tempo. Margenau usa la metafora di «fessura di tempo» per enfatizzare la nostra capacità di vedere solo una fetta piccolissima dell'intero panorama del tempo. Così come possiamo vedere soltanto una banda ristretta dell'intero spettro elettromagnetico che chiamiamo «luce», analogamente possiamo percepire solo un esiguo frammento del tempo, che chiamiamo «l'adesso».

Questa limitazione nella coscienza della totalità del tempo contribuisce al nostro senso di essere intrappolati e alla deriva nel tempo, di essere limitati a un solo arco di vita e di sentirci disperatamente mortali, destinati alla morte.

Un'altra grave limitazione che c‘impedisce di usare le nostre menti in senso universale e non localistico è ciò che Margenau chiama il «muro personale».

Il muro personale «produce il senso prevalente d'isolamento individuale e ci dà un'identità oltre che un ego». Il peggiore dei suoi possibili effetti è quello di creare un senso d'isolamento e di solitudine, che può essere totalmente oppressivo e morboso, perfino mortale.

Eppure, queste limitazioni non sembrerebbero assolute, ed è probabile che molte persone nell'intero corso della storia, come i mistici, siano riuscite a superarle.

L'abbattimento totale dei muro personale e l'allargamento all'infinito della fessura di tempo possono permettere a una persona di fondersi con l'Uno. Margenau descrive le sensazioni che tale fusione potrebbe suscitare: "Ciò che intendo dire è che il sé conscio tornerà alla sua origine presunta, cioè la Mente Universale, e da ciò sembra derivare che, come parte di Dio, il sé conscio ha la facoltà di rivisitare tutti gli aspetti della sua esperienza terrena, e forse anche la possibilità di dimenticarli e di consegnarsi all'oblio (o addirittura all'estinzione). Ma il pensiero cruciale, l'attesa di una riunione con Dio, contiene già una qualche consolazione, e la speranza, anzi, la promessa della morte come esperienza unica".

Il Nostro Potere Perduto - Capitolo IX

Un campo dove abitano i pensieri – Capitolo 9


Fonte:

fisicaquantistica.it/

scienzaeconoscenza.it/

performancetrading.it

venerdì 4 agosto 2023

Il segreto dei SuperAgers, gli 80enni con “super memoria”

 



Una delle conseguenze più evidenti e devastanti della vecchiaia è il declino delle facoltà cognitive. Il corpo umano, e con esso il cervello, cambia nel corso degli anni. Nel tempo, il nostro cervello "inizia a perdere consistenza" perché la sua attività inizia a rallentare e i ricordi diventano meno affidabili. Questa è semplicemente una conseguenza dell'invecchiamento ed è normale.

C'è però un gruppo di persone over 60 che non segue questa regola e che sembra non invecchiare mai, almeno dal punto di vista cerebrale, dove il cervello sembra non risentire del passare del tempo: anzi , le sue capacità cognitive rimangono simili a quelle dei ventenni.

Gli scienziati, dopo aver condotto diverse ricerche in materia, hanno definiti “SuperAgers” agli over80 che sfoggia performance mnemoniche, una funzione cognitiva paragonabile a quella di un individuo di mezza età. Questo sarebbe dovuto a un gruppo di neuroni più sani e più grandi presenti in una precisa area del cervello determinante per il funzionamento della memoria.

Le prime ricerche che hanno permesso di individuare questo gruppo di anziani sono state condotte alla Northwestern University, uno degli atenei più prestigiosi degli Stati Uniti. I partecipanti, reclutati all’interno della comunità, erano adulti di 80 anni o più, con le funzioni cognitive intatte.

Gli esperimenti hanno dimostrato la presenza di una migliore memoria e velocità di reazione agli stimoli mentali rispetto alla persona media di questa età.

La nuova rilevazione della Northwestern University di Chicago ha evidenziato che i SuperAgers perdono volume cerebrale più lentamente rispetto ai loro coetanei. Per questo potrebbero essere più protetti dal morbo di Alzheimer e dalle altre forme di demenza che colpiscono gli anziani.

È stato dimostrato, attraverso la risonanza magnetica, che all’interno del gruppo degli over 80 la corteccia rimane più spessa e diminuisce più lentamente rispetto agli altri anziani. Normalmente, infatti, a partire dai 50-60 anni gli adulti perdono il 2,24% del volume cerebrale all’anno, mentre i SuperAgers solo l’1,06%.

Questa scoperta integra un altro studio secondo cui il cervello dei SuperAgers ha molti più neuroni von Economo, un tipo di cellula cerebrale che potrebbe dare vantaggi intuitivi e una comunicazione più rapida fra ragionamento ed emozioni, altro fattore chiave per avere buona memoria.

Nel cervello degli ottantenni che ricordano tutto ci sono poi tre volte meno «grovigli neurofibrillari di proteina tau», una definizione complicata che identifica formazioni anormali di proteine responsabili dell'invecchiamento cognitivo. Molte delle conclusioni alle quali sono arrivati gli scienziati fanno pensare che SuperAger si nasca e non si diventi, e che le caratteristiche che ritardano il deterioramento del cervello siano scritte nel dna che ereditiamo alla nascita. Ma non è del tutto vero. Sono determinanti anche lo stile di vita e la volontà di continuare a essere attivi, socialmente, fisicamente e intellettualmente, anche nella terza età. Il cervello si spegne se smettiamo di usarlo, ma se lo teniamo allenato ogni giorno anche solo con un libro, un cruciverba e una telefonata agli amici, continuerà a funzionare come fanno quasi sempre le cose di cui si ha avuto cura.

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