lunedì 23 dicembre 2019

La Pace nel Mondo è Possibile – (se tutti noi insieme lavoriamo alla sua costruzione)




l paese Globale della Pace Mondiale
I principi universali che mantengono ordine nell’attività dell’universo fisico sono le leggi di natura, le leggi della fisica, della chimica, della biologia. Queste leggi governano, silenziosamente, il comportamento degli atomi e delle galassie, del nostro respiro e del battito cardiaco. La Legge Naturale, che governa tutta la Natura, è la “Costituzione dell’universo” e amministra tutta la vita: quella delle galassie, del nostro sistema solare e del pianeta terra; certamente anche le nostre vite individuali, i nostri pensieri e le nostre azioni sono amministrati dalla Legge Naturale. Seguendo il principio della minima azione, la Legge Naturale guida la vita verso livelli sempre più alti di evoluzione.

La violazione delle leggi della natura, impedisce questo naturale processo evolutivo e provoca stress e sofferenza. Agire in armonia con queste leggi, si ottiene il sostegno della propria natura, il funzionamento della fisiologia rimane equilibrato, la mente è appagata, i pensieri e le azioni mostrano la stessa naturale efficienza dell'attività della natura che realizza ogni cosa con il minimo sforzo ed il massimo rendimento. Tale consapevolezza rende la persona così espansa che i suoi pensieri e il suo comportamento sostengono l'ambiente in modo completamente naturale.

Kant stese il Progetto per una pace perpetua nel 1795. L’idea di una società cosmopolita in cui sarebbe regnata una “pace perpetua”: un mondo dove gli umani, in virtù del dono che li distingue dagli animali, la ragione, fossero stati in grado di anteporre una coesistenza pacifica agli interessi, alle violenze, all’avidità dei pochi.
Un mondo dove la pace diventava condizione necessaria perché la stessa ragione potesse sussistere e sopravvivere e continuare a comprendere quello che lui definì “il sublime”, l’infinita piccolezza dell’uomo, la sua superiorità sulla materia non cosciente.

La pace postulata come principio non ha molto senso se al suo interno ammette casi che in realtà rivelano un’essenza utilitaristica. Se si presentasse il caso in cui al posto di uccidere mille persone se ne possono scegliere dieci e spararle, considerando queste come opzioni, il termine pace è di per sé relativo. Violenza genera violenza.

E’ necessario ridiscutere in termini morali il nostro approccio sul mondo.
“Per quanto uno guardi alla storia e, d’altronde, anche al presente, capisce che le guerre sono state e sono tutt’ora una componente della storia dell’uomo. E’ possibile vivere senza?
Sarebbe possibile, ma ciò dovrebbe essere affiancato di pari passo con una evoluzione culturale dell’uomo. Con la crescita della tecnica l’uomo ha raffinato le armi per distruggersi, ma in tal senso non è cresciuto molto dall’epoca delle caverne. Un tempo le clave, oggi i missili terra-aria.
Quello che serve cambiare è ridimensionare il nostro approccio con il mondo, con la tecnica stessa, perché la tecnologia è tutto oggi e toglierle la maschera dell’alienazione che le abbiamo modellato sarebbe un notevole passo avanti.

Il mondo là fuori è cresciuto, e non noi in sé. Sebbene la scienza abbia permesso un progresso conoscitivo dell’uomo nel corso della storia, il nostro modo di porci con gli altri e con il mondo è il medesimo. Il mondo è proiettato davanti ai nostri occhi su di uno schermo, eppure ci comportiamo esattamente come difronte ai graffiti delle caverne della preistoria. Il senso di responsabilità è qualcosa che manca, non solo da parte di chi detiene il controllo della tecnica, ma anche di noi che possediamo nuove forme di conoscenza e comunicazione. E’ necessario ridiscutere in termini morali il nostro approccio sul mondo.

Siamo ancora l’uomo dell’età della pietra
La pace continuerà ad essere utopia, se non riusciremo a operare un salto di mentalità, in grado di trasportarci in un mondo dove la tecnica è al nostro servizio e non il contrario. Per far ciò servono investimenti su scala planetaria a livello educativo. La pace è possibile se esiste un riconoscimento reciproco, un’accettazione di parte dello stato, che permetta il raggiungimento di un’effettiva condizione migliore. Questa coscienza pacifista è possibile se tutti se ne rendono conto e ciò vuol dire che sono le masse in primis che devono essere educate a questa transazione di mentalità.

Sei ancora l’uomo dell’età della pietra, recitava Quasimodo.
Il passaggio che io intendo non è un abbandono di uno stato per un altro, bensì si avvicina di più all’idea di una sintesi hegeliana: l’uomo cosciente del proprio passato che sa guardare veramente in faccia al futuro e non con una presunzione di stampo futurista.
La speranza è che gli uomini futuri trovino nella condizione di pace terrena non solo un momento favorevole dal punto di vista economico, politico, e sociale, ma soprattutto un istante in cui si possa finalmente ragionare e cogliere appieno la precarietà e la futilità di questa vita.

Finchè il termine pace sarà veicolato dai mezzi di comunicazione di massa al solo scopo di mascherare la realtà del mondo, credo che, come affermò Einstein un tempo, non saremo molto lontani dal combattere la quarta guerra mondiale con i bastoni dei primati.” Davide Marzorati

La Voce de un Nobel
Noi, come famiglia umana del XXI secolo, di fronte all’aumento delle violenze, dobbiamo ammettere che siamo sulla strada sbagliata e che siamo chiamati a trovare nuovi modi di pensare e di agire in una prospettiva globale. Abbiamo urgente bisogno di spostarci dalla strada della violenza per muoverci verso la strada della non violenza e della costruzione della pace attraverso il disarmo.
La pace è un bellissimo regalo da avere nella vita, e lo sanno bene coloro che hanno conosciuto conflitti violenti, guerre, carestie, malattie, povertà. Credo che la pace sia un diritto fondamentale per ogni individuo, per tutti gli uomini. La guerra è la negazione e la privazione di tutti i diritti umani, della vita, della proprietà, della libertà, e dovrebbe essere abolita. La pace, sia interiore che esteriore, è possibile e ci sono passi che tutti noi possiamo compiere per raggiungerla. Tuttavia, se non crediamo nella pace, se non abbiamo passione e se non lavoriamo tutti insieme alla sua costruzione, come possiamo realizzare la nostra visione di pace?

L’amore per gli altri e il rispetto per i loro diritti e per la loro dignità di essere umani, indipendentemente da chi sono o da quale sia la loro religione, ci porterà verso un reale cambiamento e metterà in moto le giuste relazioni. Con relazioni sociali costruite sull’uguaglianza, sulla non violenza e sulla fiducia, possiamo lavorare insieme per eliminare le molteplici minacce alla nostra umanità.

La scienza, la ragione, la saggezza aprono a nuove possibilità e cambiamenti. Dobbiamo fare tutto il possibile per contribuire a rendere questi progressi alla portata di tutti attraverso l'istruzione e dobbiamo sfruttare le nuove tecnologie digitali per collegare e costruire un mondo di pace.

Veniamo tutti i giorni culturalmente condizionati ad accettare la violenza come uno stile di vita e c’è sempre la sensazione che l’umanità stia correndo grandi rischi. Ma la violenza inizia nella nostra mente e se vogliamo cambiare, allora è da lì che dobbiamo cominciare a cambiare.

Mentre la scienza e la ragione ci hanno fornito molte cose buone (in medicina, tecnologia, ecc.), purtroppo hanno anche generato le armi nucleari, la capacità di uccidere con droni armati, ecc. Oggi abbiamo bisogno di investire sulla nostra conoscenza, sulla nostra capacità di avere compassione e di amare per respingere gli schemi mentali di stampo militaristico con cui le nostre culture ci stanno nutrendo ogni giorno attraverso i mass media e la propaganda di guerra.

E’ importante cambiare molte delle politiche governative, fermare la corsa agli armamenti in tutti i nostri Paesi, e costruire nuove istituzioni e strutture. Credo che sarà una pacifica rivoluzione politico-spirituale ad allontanarci dalla strada della militarizzazione e della guerra, avvicinandoci a un percorso di pace e di non violenza.
Credo che tutte le società, le istituzioni e le organizzazioni debbano lavorare insieme e insegnare la via della non violenza come uno stile di vita, come una scienza politica, come un mezzo per portare avanti un cambiamento sociale e politico, ovunque viviamo.

Dobbiamo unire le nostre voci per abolire le armi e gli eserciti in tutti i Paesi e dimostrare a tutti coloro che credono che il potere militare sia la forza di controllo sulla storia, che la risoluzione pacifica ai problemi attraverso il disarmo e la non violenza sono la forza di controllo della storia."
Premio Nobel - Mairead Maguir

Con l’esperienza di quell’area silenziosa ma infinitamente potente della mente, la totalità del potere organizzativo della natura si ravviva nella nostra consapevolezza, nella nostra vita e nella vita dell’intera nazione. Come risultato, cominciamo ad agire spontaneamente in armonia con la Legge Naturale e a realizzare i nostri desideri con il minimo sforzo, armonizzando le nostre esigenze con quelle dell’intera società.
Questa è la chiave per portare l’invincibilità ad ogni nazione e la pace permanente nel mondo.


https://www.peacelink.it/

lunedì 16 dicembre 2019

Saber pedir desculpas pode ser tão difícil quanto poderoso.




O grande problema do orgulho é a polaridade.
O orgulhoso acredita que para um estar certo, o outro tem que estar errado. Ou que abraçar o que o outro diz, é “se rebaixar”. Essas percepções limitadas trazem separação e desacordo, que é o inverso do princípio universal de harmonia. Paz, alegria, amor, felicidade, construtivismo só existem com harmonia e acordo. Logo, o orgulho é um obstáculo para a concretização de relacionamentos sólidos.

A principal causa do orgulho é o medo. O medo de estar errado, o medo de falhar, o medo de errar. Reconhecer de haver errado e admitir isso, parece corresponder à diminuição de nós mesmos; parece perder poder, perder uma imagem positiva de nós mesmos em relação aos outros ...
A pessoa tem medo de não ser aquilo que quer mostrar fora. Ou quer se autoafirmar dentro por achar que é o melhor caminho. Assim, se infla em orgulho para se defender dos ataques externos e não deixar os sentimentos internos virem à tona. Joga-se a culpa em quem está fora quando algo dá errado e toma-se todos os méritos para si quando algo dá certo.

Por que é tão difícil pedir desculpas?
A maior parte de nós, geralmente acredita que estamos certos, quando somos contestados. Essa é uma das causas do porquê seja tão difícil pedir desculpas?
Partimos sempre da suposição de que o que fazemos é correto, enquanto o que os outros fazem é frequentemente errado. Ou seja, os seres humanos acham muito difícil admitir seus erros, porque, geralmente, cada um de nós está sinceramente convencido de não ter cometido nenhum erro!

O orgulho ferido nos joga para outras emoções mais densas, como vergonha, culpa, apatia, tristeza ou raiva. Pois sua base de segurança está focada em terrenos arenosos, como conquistas externas, ideologias e ideais (eu estou certo). Quando um desses aspectos cai por terra, a realidade surge e traz a sensação de grande sofrimento pelo autojulgamento e auto recriminação (eu estou errado).
O gesto de pedir desculpas é complicado por várias razões e, por várias outras razões, é necessário e virtuoso.
Reconhecer que estamos errados é como ir contra a corrente, seria como ter que subir a corrente do nosso pensamento, que naturalmente flui em uma única direção, a de estarmos convencidos de haver dito e feito a coisa certa.

O antídoto para o orgulho é a gratidão
A gratidão nos protege do aspecto de superioridade e de agente causador do sucesso. Passamos a nos enxergar como uma peça da engrenagem e não a própria engrenagem.
Agradecer significa “deixar a graça descer”. Entender que aquilo que temos e fazemos é um reflexo do que somos. Que nos foi permitido exercer um governo, uma responsabilidade temporária sobre aqueles bens materiais, funções sociais, cargos ou pessoas. Até mesmo sobre o nosso corpo físico, emocional e mental.

O orgulho enxerga a causa que traz a ilusão de que conquistamos por nosso mérito exclusivo. A gratidão enxerga o contexto que permite a sincronicidade para que as coisas aconteçam perfeitamente como tinham que ser.

Quem se desculpa, demonstra ter boa auto-estima; aqueles com baixa auto-estima são aqueles que acham mais difícil se desculpar. Pedir desculpas significa mudar, e mudar sempre é difícil porque implica mudar a ideia que temos do mundo, especialmente a ideia que temos de nós mesmos, porque estamos apegados demais à nossa visão do mundo, dos outros e de nós mesmos. É ter que sair da nossa zona de conforto, e nem sempre é fácil.

Pedir desculpas pode ser tão difícil quanto poderoso.
Sorry / Is all that you can’t say / Years gone by and still / Words don’t come easily / Like sorry like sorry”
(“Desculpe. É tudo o que você não pode dizer”), canta o músico afro-americano Tracy Chapman em uma música inesquecível do final dos anos 80. Re-escutá-la pode ser uma boa ideia, porque sugere, de uma maneira simples e poderosa, como o ato de dizer "me desculpe" possa ser tão difícil quanto poderoso. Mas pedir desculpas não é suficiente: devemos fazê-lo bem e com sinceridade.

A Harvard Business Review descreve vários tipos de desculpas ineficazes:
-Existem as desculpas formais, vazias de qualquer sentimento autêntico. Apenas palavras ditas de maneira reticente e apressada, sem envolvimento substancial. Elas são inúteis.
-Há também desculpas excessivas, repetidas e irritantes, que colocam o ferido e seus sentimentos de remorso no centro do relacionamento e, paradoxalmente, forçam a pessoa ferida a confortar quem lhe causou o dano.
-Há, ainda, as desculpas incompletas. Dizer apenas “me desculpe” pelo que aconteceu, significa não reconhecer o proprio papel (e a propria responsabilidade) do que aconteceu e não se comprometer em evitar que uma situação semelhante aconteça novamente no futuro. Fácil demais...

-E há as desculpas negadas: “ei, não é minha culpa!”
Pelo menos são sinceras porque é o ego que fala e se recusa a admitir qualquer culpa. Esse tipo de desculpas não é apenas ineficaz, mas contraproducente pois aumenta o dano infligido e prejudica definitivamente a possibilidade de salvar o relacionamento.

Admitir os seus erros é sinal de autoconhecimento e maturidade
Quando você se recusa a pedir desculpas,você está tentando gerenciar suas emoções. A recusa está ligada à preservação da autoestima e, portanto, a um comportamento defensivo por parte de quem erra. Se pressupõe, portanto, de adquirir na recusa, poder e controle que se traduzem em sentimentos de autovalorização. Um pedido de desculpa pode ser encarado como algo ameaçador, uma incapacidade, afetando diretamente a autoconfiança e a autoestima.
Em vez disso, abrir-se aos outros, admitir o próprio erro e se desculpar diante de quem se sentiu ofendido, é extremamente terapêutico e fortalecedor. Damos ao erro um valor negativo, mas é importante compreender que ele pode levar ao aprendizado. É preciso lidar com os erros de forma mais leve, sem tanto auto cobrança"
Se desculpar envolve um amadurecimento e para isso é preciso revisar nossas atitudes e entender que reconhecer um erro não significa saber menos ou ser uma pessoa errada mas, ao contrário, demonstra empatia e preocupação com os sentimentos do próximo, ganho de inteligência emocional e auto-responsabilidade, aprendizados sobre a vida nas diferentes situações.

“Ao contrário do que a sociedade nos apresenta, não devemos nos menosprezar por errar em algum momento. Todos erramos em atitudes e palavras em fases da vida, afinal, somos seres em construção. Portanto, compreender que errar faz parte da vida e assumir esses erros é importante para amadurecermos como pessoa", ensina a psicóloga Gabriela Bandeira.

Mais do que "dar o braço a torcer", assumir que estamos errados é aprender a lidar com a avalanche de sentimentos que o orgulho pode nos causar, dentre eles a vergonha e a sensação de inferioridade perante o outro. Além disso, quando reconhecemos os nossos erros e nos desculpamos por eles, conhecemos melhor as emoções e as reações à elas, o que gera autoconhecimento e demonstra maturidade: "Isso nos faz crescer e fortalecer como pessoas e, consequentemente, faz com que consigamos construir relações mais verdadeiras com o outro", finaliza Gabriela


https://dilei.it/psicologia/
https://www.queroevoluir.com.br/

venerdì 6 dicembre 2019

Profecia auto-realizadora - Aquilo que emitimos retorna a nós.




Todos nós estamos interconectados em um nível energético, é a lei da física, é a lei da natureza que governa o Universo.

A Profecia auto-realizadora ou self-fulfilling prophecy explica a influência que uma visão do futuro tem sobre os acontecimentos que esse mesmo futuro trará. Ou seja, quando imaginamos – desejamos, ou tememos – um acontecimento futuro, nos organizamos muitas vezes de forma inconsciente, para que ele se torne realidade. No bem ou no mal.
“A profecia auto-realizável é, no início, uma definição falsa da situação, que suscita um novo comportamento e assim faz com que a concepção originalmente falsa se torne verdadeira”.

As profecias auto realizadoras são percepções criadas e compartilhadas por uma pessoa ou um grupo a respeito de alguém, ou de uma situação, gerando expectativas sobre seu padrão de respostas. Dentro desse contexto a pessoa passa a se ver de tal forma e começa a corresponder a essa expectativa, tornando real a crença inicial. Isso ocorre porque ao acreditar em determinada ideia, as pessoas passam a se comportar de acordo com ela, provocando um direcionamento da situação para a concretização de tal concepção. Esse processo não é consciente e sofre muita influência do meio, além de estar presente em todos os contextos sociais, escolas, religião, famílias etc.” A. Badaró, psicóloga.

Aquilo que emitimos retorna a nós
Toda substância, todo corpo e todo ser vibra em sua própria frequência e essa vibração será extremamente amplificada quando estimulada por uma frequência ressonante semelhante ou compatível. A ressonância com as forças da “vida”, as forças da bondade, as forças da gratidão, as forças do amor, irá amplificar essas ressonâncias e fortalecer tremendamente nosso corpo. A ressonância pelo ego através das forças de medo, raiva, frustração e resistência (ao que “é”) também amplificará grandemente esses distúrbios em nosso corpo.

A ciência diz que ao nível subatômico, a matéria aparentemente sólida não existe como tal, o que existe é um gigantesco campo quântico de energia onde todos se relacionam com o todo. Logo, a aparente separação do mundo físico não existe, do ponto de vista científico. Neste campo quântico em que existimos, atraímos para nós as pessoas, coisas e fatos que estejam na mesma faixa vibratória que nós. Aquilo que emitimos retorna a nós.

Há inúmeras realidades, e você escolhe a realidade e/ou as realidades que você deseja vivenciar ao calibrar sua consciência na frequência da assinatura dessa realidade.
Alguém que sofre pelo medo do abandono, geralmente é abandonado e atrai para a sua vida exatamente o que não quer.

Todos nós, com base em experiências anteriores e no que nos ensinaram, carregamos conosco uma bagagem de crenças tão bem estabelecidas, de modo a influenciar todos os nossos comportamentos subsequentes.
Somos convictos, acreditamos realmente nisso, e isso acontece porque essa bagagem foi a única referência que tívemos por anos, e às vezes por toda a vida. Assim, naturalmente não percebemos e não sabemos fazer outra coisa. E dessa forma, acabamos repetindo infinitamente o que conhecemos, muitas vezes nos causando grandes dificuldades.

Se trata de uma espécie de crédito não reclamado ao qual tentamos retornar, mas, infelizmente, em um modo disfuncional, continuando a perpetuar a dor e nunca alcançando a solução do dilema.
Às vezes esses comportamentos são repetidos tantas vezes que acabam se tornando parte nossa. Nós os incorporamos como parte de nossa identidade. Um vestido costurado em nosso corpo por outras pessoas, que usamos e continuamos a carregar conosco por toda a vida.
E fazemos isso, perpetuando atitudes e comportamentos que inevitavelmente nos levam a obter a mesma conclusão conhecida.

Freqüentemente, fazemos isso sem nos dar conta, mas somos nós mesmos, com nossa maneira de ler o mundo, com nossa cegueira auto-induzida, e com nossas ações, a fazer com que os resultados dolorosos possam se repetir.
Uma pessoa que acredita de valer muito pouco – ou nada -, provavelmente continuará a escolher relacionamentos prejudiciais, que confirmarão seu baixo valor; pessoas muito pouco disponíveis e muito pouco dispostas a realmente entrar em um relacionamento amigável ou amoroso.
Também neste caso, é a própria pessoa que contribui para essa conclusão, resignando-se e não dando a si mesma o valor merecido.

Circuitos Disfuncionais.
Uma pessoa convicta do fato de que para ela nunca haverá nada de bom, infelizmente, é muito provável que ela acabará fazendo escolhas ou se comportando de maneira disfuncional, o que realmente a levará a ter pouco.

Alguém que recebeu pouco cuidado e, portanto, cresceu sentindo-se quase invisível, provavelmente, por sua vez, tenderá a ter pouco amor próprio, e, consequentemente, escolher parceiros que não estão muito disponíveis que poderão só confirmar sua percepção de invisibilidade e o círculo se fechará de maneira disfuncional.
O aspecto fundamental é reconhecer que temos nossa parcela de responsabilidades. E entender isso é realmente um ponto focal para encontrar qualquer solução.

Na realidade, não podemos usar esquemas aprendidos como álibi, a fim de continuar na mesma situação, mas devemos assumir a responsabilidade por nossa felicidade e nossa mudança.

Nós, com nossas escolhas ou não escolhas, com nossas ações ou não ações, contribuímos muito para a manutenção de certos circuitos disfuncionais. E entender a extensão de nossa responsabilidade é realmente necessário.

Tudo isso não acontece por puro acaso, e nem sempre é culpa dos outros, nós escolhemos e agimos também para que tudo isso possa ser repetido. E enquanto estivermos convencidos do contrário, podemos resolver muito pouco.
As convicções que certamente não são muito úteis hoje, devem ser revistas e abordadas, entendidas e colocadas em discussão, se quisermos alcançar resultados diferentes. Mesmo que não seja fácil no começo.
Mas, sem dúvida, é possível e este é o caminho para melhorar. O outro seria continuar repetindo e confirmando os mesmos resultados, com toda a dor que inevitavelmente se seguirá.
Não somos apenas uma folha já escrita mas podemos tentar reescrevê-la a qualquer momento. E se realmente queremos, podemos mudar muitas coisas.

Lei da Ressonância
A ciência e a física quântica mostraram que alguns componentes das células do nosso corpo entram em comunicação também interespacial com as células de outras pessoas, especialmente se estiverem envolvidas em um relacionamento interpessoal conosco, como se fossem transmissores e receptores de ondas.
Se suas palavras ou ações não corresponderem aos seus pensamentos ou sentimentos, as outras pessoas percebem como desconcertantes ou dissonantes.
Se seus pensamentos, sentimentos, palavras e ações estão em sintonia, os outros lhe percebem como uma pessoa autêntica e sincera, que inspira estima e confiança.

Não é importante o que você diz ou o que pensa, são seus sentimentos reais, seus pensamentos profundos e inconscientes, suas vibrações a atrair o que se apresenta em sua vida.
Se você se diz. há tempo. que deseja um relacionamento emocional satisfatório e que te realize, mas na vida real não é assim, ou talvez ainda não tenha encontrado a pessoa certa, é porque, no fundo de sua parte inconsciente, você realmente não o deseja e, portanto, seus sentimentos são diferentes dos seus desejos e emitem uma vibração não correspondente ao que você pensa e diz desejar.

Talvez você esteja sendo freiado por medos, devido a experiências passadas ou, talvez, tenha crescido em um clima que não seja exatamente amoroso e, portanto, tenha aprendido que precisa se defender do amor ou que é perigoso se deixar levar.
Se houver esses pensamentos inconscientes dentro de você, essa será a vibração que você envia ao Universo, independentemente do que você diz ou pensa acreditar que deseja.

Matriz e crença que criam profecias auto-realizáveis ​​na área afetiva.
Uma mulher que se relaciona sempre com homens casados, mas gostaria de conhecer uma pessoa livre. Seu forte medo de encontrar apenas pessoas já comprometidas a leva a cumprir sua profecia.

A sua crença limitante que gera a profecia auto-realizável é: "Me bato sempre com homens comprometidos" ou: "Não existem mais homens livres" ou ainda: "Os homens buscam apenas amantes ou só querem “ficar".
Provavelmente, no nível subconsciente, existe uma matriz que leva essa mulher a se sentir negligenciada e é importante trabalhar na matriz e em sua crença inconsciente para transformar sua visão da realidade. Essa pessoa precisa reconhecer que existem homens livres ou solteiros que estão esperando alguém como ela para amar, e acreditar profundamente nisso.

A força de nossos pensamentos não se limita a atrair para nós o que pensamos ou atrair o que tememos ou não queremos.
Quando o foco é particularmente forte e carregado de emoções, essa energia atrai a experiência e também pode afetar o comportamento das pessoas ao nosso redor que se comportam exatamente como esperamos e talvez até o fazem inconscientemente.

Nossos pensamentos, quando fortes, podem afetar o comportamento de outras pessoas, porque todos atraímos para nossa vida o que esperamos, em um nível profundo.

Aprendemos a tratar os outros como gostaríamos que fossem, e não como pensamos que sejam.
Pensar que uma pessoa seja de uma certa maneira e se comporte como tal é apenas uma nossa crença, e mesmo as provas que pensamos de ter, são apenas nossas crenças filtradas e selecionadas por nós, inconscientemente, para confirmar nossa crença.

Seu parceiro ou sua parceira, ou pelo menos uma pessoa querida próxima a você, se comporta em relação a você como você teme ou pense que irá se comportar, e você aceita tudo isso como realidade, mas é a fatia da realidade pessoal e que você mesma atraiu e que se manifestou na sua vida.


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