lunedì 25 settembre 2023

Mentalidade voltada à escassez




Mentalidade voltada à escassez:   

Há recursos suficientes para todos! A maioria das pessoas foi treinada para pensar pequeno, ater-se a empregos fixos chatos, monótonos e ...

domenica 24 settembre 2023

Nel nostro DNA ci sono tracce di una specie di ominidi completamente sconosciuta

 


Uomini e ominidi condividono porzioni di Dna. Questo significa che hanno convissuto per anni e che la "convivenza" ha portato a un vantaggio evolutivo.

Uno studio comparso sulla rivista scientifica Nature rivela che il nostro corredo genetico è il frutto dell’incrocio tra esseri umani moderni, Neanderthal, Denisova e a questo mosaico genetico si aggiunge una misteriosa quarta stirpe arcaica completamente sconosciuta, che ha lasciato la propria firma nel DNA degli umani moderni. «Potrebbe trattarsi di qualcosa di simile all’Homo Erectus», ha detto Carles Lalueza Fox, ricercatore di paleogenomica.

Una nuova luce sull’evoluzione umana

Svante Pääbo Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2022 per le sue scoperte sul genoma degli ominidi, è stato il primo a portare la genetica in un campo come la paleontologia, che fino ad allora si era basata sullo studio di fossili o antichissimi manufatti. Grazie alle nuove tecnologie genetiche, Pääbo è stato fra i pionieri dell’estrazione del Dna dai fossili e della sua analisi. Le ricerche che ha coordinato hanno gettato una nuova luce sull’evoluzione umana, fino a rivoluzionarne completamente lo studio. A lui si deve anche l’analisi del Dna dei Neanderthal, che ha rivelato che l’Homo sapiens si è incrociato con i Neanderthal e che alcuni geni di quei cugini dell’uomo sono ancora presenti nel genoma di quasi tutte le popolazioni contemporanee.

È dalle sue ricerche che si deve la scoperta dei Denisovani, anch’essi incrociati con l’Homo sapiens circa 70mila anni fa: il punto di partenza per ricostruirne la storia è stato un frammento di un osso di un dito di circa 40 mila anni, trovato in una grotta dei Monti Altai, contenente Dna eccezionalmente conservato. Sequenziato, i risultati furono incredibili: la sequenza era unica rispetto a tutte quelle conosciute dei Neanderthal e degli esseri umani di oggi.

Cosa rende l’Homo sapiens, diversi o simili agli altri ominidi?

Siamo una specie curiosa e abbiamo sempre avuto un particolare interesse al problema delle nostre origini. Da dove veniamo e che rapporto abbiamo con le specie che ci hanno preceduto? Cosa rende noi, Homo sapiens, diversi o simili rispetto agli altri ominidi che ci hanno preceduto? Grazie alle sue ricerche pionieristiche, Svante Pääbo ha dato una risposta basata sull’evidenza scientifica a queste domande.” (Giorgio Manzi, paleontologo).

Le ricerche di Pääbo hanno evidenziato tra le altre cose che il corredo genetico di specie di ominidi ancestrali, come ad esempio il Neanderthal e il Denisovan, ha contribuito in piccola ma significativa misura all’attuale corredo genetico della nostra specie. Pääbo ha anche scoperto che il trasferimento di geni da questi ominidi ormai estinti è avvenuto circa 70mila anni fa. Confrontando il Dna dell'ominide con quello degli altri esseri umani contemporanei provenienti da diverse parti del mondo, il gruppo di ricerca ha dimostrato che anche tra Homo sapiens e Denisova si è verificato un flusso di geni e come prova ci sono gli attuali abitanti del sud-est asiatico che condividono sino al 6% del genoma di Denisova. Un fatto che ha contribuito a ridisegnare la storia dell'evoluzione dell'Homo sapiens e dei suoi "incontri" con altri ominidi.

Questo antico flusso di geni nel genoma della nostra specie ha una rilevanza medico-biologica attuale; ad esempio, alcuni di questi geni influenzano il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce alle infezioni, come è stato possibile dimostrare anche nel corso della pandemia da COVID-19“. (Francesco Cucca, genetista).

Se oggi sappiamo che una parte del genoma delle persone di origine europea e asiatica, che va dall'1 al 4%, è esclusivo dell'uomo di Neanderthal, lo dobbiamo proprio al neo-Nobel. Homo sapiens e Neanderthal hanno convissuto in gran parte dell'Eurasia per decine di migliaia di anni. Una coesistenza che ha portato ad un "flusso" di particolari geni tra gli ominidi e l'uomo, inteso come lo conosciamo oggi, importanti nella risposta alle infezioni e nell'adattamento a determinate aree geografiche caratterizzate da condizioni "estreme".

Essere riusciti a comparare i diversi genomi non è stato solo uno straordinario esercizio per comprendere le nostre origini e la nostra storia. Queste interazioni e scambi di geni ci ha portato a "migliorare", in chiave evolutiva, sempre di più le nostre caratteristiche. Un esempio è rappresentato dalla "versione" denisoviana presente in alcune persone di EPAS1, gene che conferisce un vantaggio nella sopravvivenza ad alta quota e che frequentemente si riscontra nella popolazione del Tibet. Non solo, un altro grande vantaggio del "rimescolamento" del Dna tra i sapiens e gli altri ominidi riguarda i geni HLA, fondamentali nel determinare la risposta immunitaria agli agenti patogeni. Per l'Homo sapiens la sopravvivenza nella sua terra di orgine, il continente africano, era determinata da un particolare espressione dei diversi geni HLA. Probabilmente però, questa variabilità, non sarebbe stata sufficiente al di fuori del continente. L'incontro con altri ominidi e l'acquisizione di nuove caratteristiche potrebbe essere stata fondamentale nel successivo "dominio" del "Sapiens" in tutto il resto del pianeta.

Perché c'è soltanto un tipo di Essere Umano sul pianeta, quando ci sono dozzine di altri mammiferi? Che cosa è cambiato nell'evoluzione degli Umani, perché succedesse questo?

Secondo Kryon: “Siete unici, in senso evolutivo, nei confronti di tutto quello che vedete intorno a voi. Per questa ragione voi avete 23 cromosomi invece che 24, come gli altri primati. Biologicamente è una anomalia. Se osservate da un punto di vista chimico, troverete che c’è una connessione mancante. Non vi siete evoluti da nessuna cosa che potevate trovare sul pianeta: è un grande pezzo mancante nell'evoluzione. Questo è un rompicapo scientifico che rivela che qualcosa accadde per cambiare chi eravate. Può sembrare inverosimile, ma la fusione di porzioni del vostro DNA per creare il 23, fu l'elemento Pleiadiano che entrò e vi diede il loro DNA.”

Attorno all’anno 2000 ci furono articoli scientifici nei quali si diceva che gli antropologi avevano scoperto che circa centomila anni fa accadde qualcosa all’umanità. Si sapeva che esistevano almeno da 12 a 16 tipi diversi di esseri umani, come per tutte le varietà di animali e mammiferi sul pianeta. La natura crea le varietà al fine della sopravvivenza. Esistevano, quindi, molti tipi di umani e poi, improvvisamente, non ci furono più e gli antropologi non capivano il perché. Ricercatori scientifici hanno dimostrato che il genere umano possiede quelli che sembrano essere “geni alieni”, che non sono stati passati alla nostra specie, da qualsiasi antenato dell’uomo conosciuto in un lontano passato, proponendo che l’umanità ha acquisito questi geni in un lontano passato. Questa scoperta sfida il paradigma dell’evoluzione animale, sulla base di geni trasmessi solo attraverso le linee ancestrali dirette.”

Nel nuovo studio, gli scienziati sono stati in grado di confermare fino a diciassette geni precedentemente riportati, che si ritiene siano stati acquisiti dal trasferimento genico orizzontale, mentre l’identificazione di ulteriori 128 “Geni Alieni” non sono stati mai visti in precedenza.

Questo nuovo ritrovamento fossile potrebbe costringere i paleontologi a riscrivere la storia dell’evoluzione umana: l’analisi del Dna rinvenuto nel frammento osseo dimostra infatti l’esistenza di un tipo di ominide sconosciuto e che non avrebbe lasciato discendenza diretta.

L’ultimo antenato comune all’«Uomo di Denisova» e all’attuale Homo sapiens risalirebbe ad un milione di anni fa: il nuovo ominide rappresenterebbe dunque il risultato di una migrazione dall’Africa differente e precedente sia a quella degli antenati dell’Uomo di Neanderthal (avvenuta circa mezzo milione di anni fa) che di quella dell’Homo sapiens (circa 50mila anni fa).

Fino ad oggi si riteneva che le uniche due specie di ominidi presenti sul pianeta 40mila anni fa fossero Homo sapiens e l’Uomo di Nenaderthal, con la possibile aggiunta del piccolo Uomo di Flores, scoperto in Indonesia nel 2003 e i cui resti fossili più recenti risalgono a 13mila anni fa.

«Non ne abbiamo la più pallida idea», ha ammesso Chris Stringer, paleoantropologo presso il Museo di Storia Naturale di Londra, il quali ipotizza che la stirpe potrebbe essere correlata all’Homo Heidelbergensis, una specie che ha lasciato l’Africa circa mezzo milioni di anni fa, generando poi i Neanderthal in Europa.

Lalueza Fox ha detto che la questione del mistero del quarto antenato è ormai un ‘dibattito paleontologico’, e che i risultati offerti dal nuovo studio apre la porta ad una più profonda comprensione della diversità individuale degli antichi antenati umani.

La storia dell'umanità è una farsa. Ecco tutta la verità! - Capitolo XIV

Nei sogni, possiamo migrare verso universi paralleli – Capitolo 19


www.wired.it/article

www.fondazioneveronesi.it/

venerdì 15 settembre 2023

Por que a noite é escura? O paradoxo de Olbers

 


Como é possível que o céu à noite pareça escuro apesar do número infinito de estrelas no universo que deveriam tornar o céu noturno luminoso? Esta é a pergunta que o astrônomo alemão Heinrich Wilhelm Olbers se fez em 1826 e hoje ainda fazem as mentes mais brilhantes da ciência. Não é porque não existe Sol. Nas fotos tiradas pelos astronautas na Lua, e também aqueles que se encontram na Estação Espacial Internacional, o céu aparece preto mesmo durante o dia.

O Paradoxo de Olbers, explicado

De Kepler a Bentley, até Halley, o proprio Olbers e outros cientistas, partiram de uma suposição: “Se o universo é infinito e cheio de estrelas, a sua luz, somada, deveria iluminar grandemente o céu noturno. No entanto, nossa vida diária nos diz outra coisa." Esta afirmação ficou para a história como o paradoxo de Olbers, mas demorou cem anos até que cientistas do calibre de Einstein e Hubble revolucionassem a forma de conceber o universo.

Edwin Hubble foi o primeiro a compreender que o universo se expande e que se originou do que chamamos de Big Bang. A isto Einstein acrescentou a sua teoria da relatividade, observando que não só o universo tem cerca de 15 bilhões de anos, mas que as estrelas estão continuamente a formar-se e que a sua luz chega até nós a uma certa velocidade, que não é infinita.

Existem, portanto, muitas estrelas que ainda não vimos porque a sua luz ainda não nos alcançou. O que não pode, portanto, tornar o céu claro à noite.

A expansão do universo e o efeito redshift

Com o passar dos anos, começou-se a entender que não apenas as galáxias e as estrelas se afastam umas das outras, mas que ocerre o mesmo efeito com o comprimento de onda da luz que ocorre com o som quando uma ambulância passa e ouvimos sua sirene estridente quando ela está próxima, e cada vez mais grave à medida que se afasta. É o chamado efeito Doppler (as ondas de luz mudam para o vermelho ou para o azul dependendo se a fonte está se afastando ou se aproximando de nós, ficando o fenômeno conhecido como "efeito Doppler").

Para a luz, o efeito é o da mudança para o vermelho, chamado redshift. Na prática, à medida que a luz se afasta, ela se torna cada vez menos visível para nós, a ponto de beirar o infravermelho, invisível ao olho humano. Edwin Hubble utilizou este efeito para estudar o redshift de algumas galáxias e daqui derivou a relação que liga a distância das galáxias à sua velocidade de recessão, descobrindo assim a expansão do Universo.

Não vemos um céu iluminado à noite porque simplesmente não conseguimos ver todas as estrelas que o compõem. Só conseguimos observar uma pequena parte dele.

Portanto, depende apenas da nossa atmosfera o fato de termos um céu azul durante o dia.

Revelado o mistério da “flexibilidade” dos discos voadores! -Cap. XVIII

Poderia o universo realmente ser apenas um monte de bits? - Cap. 9

Fonte:www.passioneastronomia.it

martedì 5 settembre 2023

La musica del DNA – le proteine vibrano come corde di violino per comunicare!

 


La vita, dal canto suo, ha una propria sinfonia che un team di scienziati americani è riuscito ad ascoltare. Anche il nostro corpo, al suo interno, produce musica.

Le proteine che regolano i processi alla base della nostra vita oscillano come le corde di un violino

producendo una sinfonia. Le vibrazioni ne modulano i movimenti quando mutano forma per permettere funzioni essenziali come la respirazione e la duplicazione del Dna.

Ogni singola cosa sul pianeta possiede luce e suono!

Utilizzando una nuova tecnica d’imaging, un gruppo di ricercatori coordinato da Andrea Markelz dell’università di Buffalo nello stato di New York è riuscito a osservare e a documentare le vibrazioni del lisozima, una proteina antibatterica presente in molti animali, compreso l'uomo.

Il team ha scoperto che le vibrazioni, che in precedenza si pensava che si smorzassero rapidamente, in realtà persistono nelle molecole come il “suono di una campana“.

“Questi piccoli movimenti – ha detto Markelz – consentono alle proteine di cambiare forma rapidamente in modo che si possano facilmente legare ad altre proteine, un processo che è necessario al nostro corpo per eseguire funzioni biologiche critiche come assorbire ossigeno, riparare altre cellule e replicare il codice genetico”.

Per scoprire i meccanismi vitali - Lo studio apre le porte a un nuovo modo di studiare i processi cellulari fondamentali, quelli che permettono la vita. La tecnica utilizzata potrebbe in futuro essere applicata per documentare come gli inibitori naturali o artificiali bloccano le funzioni vitali che le proteine svolgono. "Possiamo ora cercare di capire i reali meccanismi strutturali alla base di questi processi biologici e come essi vengono controllati". Ha concluso Markelz.

Il DNA Canta!

Già nel 2005, Kryon aveva detto: “Voi mettete la luce, il suono e il colore in comparti separati. Attribuite i colori a determinate cose, le luci ad altre ed i suoni ad altre ancora – senza mai comprendere che ogni singola cosa sul pianeta li possiede tutti e tre! Essi sono integrati come uno solo, e non potete menzionare niente sul pianeta che non li contenga tutti e tre. Tuttavia, voi separate il loro studio.

Oh, potreste guardarli indipendentemente se così scegliete. Ma sarebbe come andare da un’orchestra sinfonica e chiedere di ascoltare un violino, mentre il resto dell’orchestra suona senza che voi la udiate. Perché fareste questo quando il coro e l’orchestra sono così profondi? Perché isolereste un attributo per dire: Bene, studiamo una sola cosa ed ignoriamo tutte le altre. Questo è perché non potete sentire, vedere ed apprezzare le altre. Perché? Perché spesso esse sono invisibili alla vostra percezione. Kryon, ci stai dicendo che le cose comuni possiedono luce? Sì, questo è esattamente ciò che vi sto dicendo. Pensavate che la luce avesse un’energia propria? Avete considerato che potrebbe trattarsi di un effettivo mattone della materia, parte di un processo? Dovete ancora scoprire questo. E quando lo farete, ci sarà un tumulto. E la notizia sarà: Bene, sembra che in effetti noi non comprendiamo veramente la materia, dal momento che scopriamo la luce in ogni sua parte.

Ogni cosa possiede luce, persino in una roccia!

Fate degli esperimenti per vedere se vi sto dicendo la verità. Scoprirete la luce in tutta la materia, anche in una roccia! Oh, può essere sottile, ma c’è. Sfidiamo i scienziati a trovare camere oscure dove poter mettere un oggetto comune. Poi sezionatelo, apritelo se lo desiderate. Con strumenti ultra sensibili alla luce, lasciateli lì per una settimana o un mese... o anche di più. Con una lastra fotografica ad alta sensibilità, raccogliete i fotoni che potrebbero uscire da questa roccia nell’oscurità completa. Vi garantisco che quando li tirerete fuori da quella camera oscura e svilupperete quel film, scoprirete che c’è luce nella roccia! E se desiderate iniziare ad analizzare quella luce, scoprirete una vibrazione che non ha alcun senso: è molto più alta di quello che potevate aspettarvi.

Quella nuova vibrazione è effettivamente un colore! Quando iniziate a parlare di vibrazioni molto elevate voi non pensate ai colori perché non sono nella gamma della vista umana. Oh, ma c’è nella nostra vista, ed è bello. Ogni cosa possiede luce. Ci sono attributi della luce che voi dovete ancora misurare o comprendere, ma ogni vibrazione è un colore ed un suono. Che orchestra! Che suono produce la luce! Vedete, la luce è sempre anche suono, ma voi non lo sentite. Io sì, ed anche voi, quando non siete in un corpo umano.

Molti dubitano di me. Fate attenzione a questo: un giorno la vostra scienza vi dimostrerà che effettivamente il DNA canta! Gli strumenti dimostreranno che il DNA canta (ha le vibrazioni del suono). Vi dico che alcune delle cose di cui sto discutendo in questo momento stanno per essere scoperte. (Kryon nel 2005)

Siamo in grado di modificare le informazioni all'interno delle cellule del nostro corpo – Capitolo VI

Siamo esseri che assorbono la luce – Capitolo 11