I Cerchi delle fate, noto agli scienziati col nome di fairy circles, è un fenomeno naturale del quale non si conoscono con esattezza le cause, e che è stato definito “uno dei più grandi enigmi e uno dei più sbalorditivi spettacoli della natura.
Per decenni la comunità scientifica si è interrogata sull’origine dello strano fenomeno. Numerose missioni di ricerca hanno cercato una spiegazione all’insolito paesaggio che pare disegnato da un artista invisibile.
Sono aree a forma di cerchio prive di vegetazione ma circondate da un anello di erba del genere Stipagrostis. Possono avere dimensioni molto diverse, dai 3 ai 20 metri di diametro, e generalmente sopravvivono per qualche decina di anni. Alcuni sono sopravvissuti anche per 75 anni.
In Africa i cerchi delle fate si trovano nel deserto del Namib, che dall’Angola arriva fino al Sudafrica, occupando tutta la fascia costiera della Namibia. Sono milioni, e si trovano nella zona che collega le distese aride erbose con quelle propriamente desertiche.
Il
Mistero dei cerchi
Tante teorie sono state elaborate nel tempo per spiegarne l’origine. Non sono mancate speculazioni complottiste, come quelle che hanno parlato di “possibili effetti collaterali di test nucleari segreti”. Qualcuno si è spinto persino ad affermare che quei bizzarri dischi di terra siano opera di alieni sbarcati con le loro navicelle nel bel mezzo del deserto del Namib.
Le popolazioni locali africane tramandano leggende secondo cui i cerchi delle fate sono le impronte delle divinità e degli spiriti, oppure le bolle del respiro di un drago che vive sottoterra. Gli scienziati hanno invece iniziato a studiare i cerchi delle fate negli anni Settanta, ma da allora nessuno è riuscito a formulare una teoria convincente sul perché si formino, sul perché siano circolari e sul perché siano distanziati con regolarità.
Gli scienziati hanno sviluppato molte teorie: c’è chi ha ipotizzato che i cerchi delle fate siano il risultato di una contaminazione causata da materiali radioattivi, o che dipendano dall’avvelenamento del suolo provocato da alcune piante. Altri hanno sostenuto che siano gli struzzi a crearli, smuovendo la terra.
Walter Tschinkel, un biologo americano della Florida State University, ha raccontato che appena li vide disse alla guida locale che era evidente che fossero causati dalle termiti, insetti che vivono in grosse comunità in quelle tipiche strutture verticali di terra molto comuni in Africa. Secondo Tschinkel era probabile che le termiti uccidessero la vegetazione da sottoterra all’interno di quei cerchi, oppure che producessero gas velenosi che impedivano all’erba di crescere.
Secondo Norbert Juergens, un biologo dell’Università di Amburgo, gli insetti mangiano da sottoterra le radici della vegetazione, per fare sì che l’acqua piovana venga invece “immagazzinata” tra i granelli di sabbia del suolo. Juergens ha sostenuto che le termiti seguirebbero delle specie di percorsi circolari nel mangiare le radici – da cui la forma a cerchio – e che il fatto che ci siano molti cerchi a poca distanza tra loro dipende dalla competizione tra diverse colonie di insetti. Quando però Tschinkel tornò in Namibia nel 2007 per analizzare più approfonditamente i cerchi, non trovò traccia di termiti, dopo tre giorni di scavi.
Più recentemente, però, Michael Cramer, un biologo dell’Università di Città del Capo, ha formulato una spiegazione più solida delle altre. Secondo Cramer, che presentò la sua scoperta nel 2013 dopo una ricerca con l’ecologa Nichole Barger, i cerchi delle fate sono il risultato di una particolare organizzazione delle piante per rispondere a una carenza di acqua e di prodotti nutritivi nel suolo. Secondo questa teoria, le piante più resistenti sviluppano radici più profonde che assorbono più acqua della vegetazione circostante: le loro radici, sviluppandosi più in profondità delle altre, ammorbidiscono il terreno permettendo ad altre di crescere nelle immediate vicinanze. In questo modo, però, queste piante “rubano” l’acqua e il nutrimento alle piante più lontane, facendole morire. Al posto di queste piante non nasce più niente, perché il terreno è reso troppo compatto e caldo dalla mancanza di piante. Queste aree circolari vengono quindi usate come riserve d’acqua dalle piante che le circondano: l’acqua che cade al loro interno, non venendo assorbita da nessuna pianta, defluisce verso i bordi, nutrendo quelle che circondano il cerchio.
Secondo Cramer, questo è il motivo per cui i cerchi delle fate si trovano solo nelle zone della Namibia con poca piovosità, e si espandono negli anni di particolare siccità e si restringono in quelli in cui piove di più.
Le nuove ipotesi
Una nuova ipotesi spiega come si formano i cerchi di sabbia circondati da un anello di erba che si trovano in aree molto aride del pianeta, come in Namibia e in Australia
Negli ultimi anni erano due le ipotesi più accreditate: la prima voleva che tali cerchi fossero l'opera di termiti che sistematicamente sgranocchiavano le radici dell'erba là dove ci sono i loro nidi.L'ipotesi era sostenuta dal fatto che per l'80% dei casi i cerchi delle fate della Namibia avevano sotto di essi un gran numero di termiti. A contraddire questa ipotesi però, vi era il fatto che al di sotto dei cerchi australiani non vi sono termiti.
La seconda ipotesi sosteneva invece che la formazione dei cerchi fosse da imputare nelle erbe autoctone, che avrebbero raggiunto livelli sorprendentemente sofisticati di auto-organizzazione in uno degli ambienti più inospitali della Terra.
Ora La rivista Nature ha pubblicato i primi risultati di una ricerca sul campo condotta da un’équipe di ricercatori dell’Università di Princeton guidata dalla biologa Corina Tarnita. Secondo gli scienziati statunitensi, i segni circolari nel deserto sarebbero frutto dalla competizione tra insetti e piante. A “disegnarli” sarebbe infatti l’azione combinata delle colonie di termiti (Psammotermes allocerus), che vivono nel sottosuolo, in competizione con gli arbusti locali che cercano di svilupparsi in superficie
La spiegazione tuttavia soffre ancora di un limite: non riesce a spiegare perché i cerchi delle fate abbiano una forma quasi perfettamente circolare e soprattutto non spiega quelli australiani.
Ma i ricercatori sostengono, infatti, che sono importanti anche le erbe che formano i cerchi. In zone dove vi è scarsità di acqua e umidità alcune erbe sarebbero in grado di sopraffarne altre, mandando le loro lunghe radici sotto la superficie per rubarla ai loro vicini. Questo sistema porta, alla lunga, alla formazione di chiazze di sabbia asciutta. Al loro interno l’umidità potrà concentrarsi, dando modo all’erba che ha preso il sopravvento di avere sufficiente nutrimento per la sopravvivenza.
Sarebbe questa la spiegazione che risolve definitivamente Il mistero dei cerchi delle fate?
I risultati delle osservazioni hanno dimostrato che solo la combinazione delle due ipotesi fornisce le condizioni per la creazione degli strani anelli d’erba: l’interazione tra animali e piante sembra di essere all’origine del fenomeno.
“Noi abbiamo provato a integrare queste due diverse prospettive attraverso modelli di simulazione, e poi abbiamo provato a confermarle raccogliendo dati sul campo».Spiega Tarnita.
In realtà manca ancora un tassello, perché le ricerche si sono basate su dei modelli che hanno funzionato in laboratorio, ora bisognerà trovare conferma nella realtà.
I "cerchi nel grano" è un incentivo a cercare un inquadramento matematico di base dodici! Capitolo XVIII
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