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martedì 1 novembre 2022

Cos’è la realtà Interdimensionale?

 



La vera causa del rialzo delle temperature globali potrebbe essere dovuta all'aumento della frequenza vibrazionale del campo energetico planetario che sta aumentando in maniera esponenziale.

La variazione del flusso magnetico sul pianeta Terra rappresenta un effetto diretto su ognuno di noi perché il magnetismo terrestre parla al nostro DNA. Con queste modificazioni, non stiamo per caso cominciando a vedere le ombre di un qualcosa che non abbiamo mai visto prima, forse fuori dalla nostra realtà dimensionale, qualcosa che va ben oltre ciò che appare nella nostra 4D?

Lo spazio invisibile è pieno zeppo di informazioni!

Nella fisica, il micro e il macro hanno molte cose in comune. Anche nella biologia c’è un ordine che segue quello dell’Universo più grande. Nello spazio invisibile tra i protoni al centro dell’atomo e la nube elettronica, in proporzione, è ben lontana. É uno spazio pieno zeppo di informazioni! É pieno zeppo di fisica! C’è materia che non siamo in grado di vedere; potremmo chiamarne una parte “materia spirituale”. La nostra consapevolezza interdimensionale deve ancora manifestarsi. Noi continuiamo a guardare le cose in modo lineare nella nostra realtà quadri-dimensionale. Così quando diamo un’occhiata alla matematica nel centro dell’atomo, vediamo solamente ciò che le quattro dimensioni ci diranno esserci. Non vediamo quello che c’è in realtà.

Lo spazio invisibile – Kryon - “Gli scienziati, osservando l’Universo, cominciano a comprender che manca qualcosa nelle misurazioni dell’energia di “tutto quello che dovrebbe esserci là” per il moto e il campo di esistenza. Allora, Cosa manca e perché non si riesce a vederlo?

La materia oscura sarebbe materia che non si riesce a vedere, ma che deve esistere per far equilibrare l’equazione dell’energia. Gli scienziati non hanno ancora parlato di interdimensionalità, ma lo faranno. Devono farlo, perché l’armonia della matematica mostrerà probabilmente loro, molto chiaramente, che forse quello che succede nell’Universo sta nell’interdimensionalità. Ciò che manca nei loro calcoli sull’energia è la realtà della materia interdimensionale.”

La scienza comincerà a cercare le dimensioni mancanti per spiegare l’energia mancante! É questione di tempo. É l’azione di attrazione-repulsione, all’interno dei cambiamenti di dimensione, che fanno fare al vostro Universo quello che fa, e che vi mostrano quello che fa. Molto di quanto continuate ad osservare sono tracce di questa cosa, ma non sono interpretate nel modo giusto. Nelle quattro dimensioni, la vostra fisica è molto logica, ma quando fate un passo fuori dalle 4D e diventate interdimensionali, tutte quelle logiche leggi di fisica cambiano. Ve lo abbiamo già detto, andando sufficientemente nel piccolo, anche le leggi fondamentali della fisica cambiano. La cosa cambia anche quando si raggiungono grandi dimensioni. E cambia anche per la struttura del tempo. La velocità della luce è variabile! La realtà è, infatti, che essa è diversa nell’Universo ovunque, a secondo delle caratteristiche d’interdimensionalità del punto in cui viene misurata. Ci sono molte velocità della luce ed essa dipende da dove vi trovate e da cosa state osservando.

Con strumenti più moderni di astronomia, come l’invenzione della lente quantica, sarà possibile cambiare le ragioni sottostanti ciò che vedete. Cercate i principi delle aree multidimensionali nello spazio e anche i postulati della luce che cambia la sua velocità da un luogo all’altro, secondo la formula di realtà circoscritte, specialmente riguardo la struttura temporale. Questo comincerà a spiegare anche perché non c’è stato nessun big bang ma, invece, un “grande dispiegamento”. Vi chiedo: quando delle cose invisibili diventano visibili, significa che prima di essere viste non esistevano? Pensateci.

La scienza ha postulato che quando viaggiate quasi alla velocità della luce, il vostro tempo cambia. Allora ragionate al contrario: cosa accade, invece, alla velocità della luce quando modificate il vostro tempo? Funziona in entrambi i sensi, ed il magnetismo e la gravità giocano un ruolo nella modificazione del tempo.

L’Universo come lo conoscete è incollato all’interno e all’esterno di un tubo toroidale. Voi guardate fuori e vedete l’Universo secondo una forma che si adatta alla vostra aspettativa della realtà. Non vedete le curve, poiché si presume che la luce viaggi in linea retta. Non lo fa... non lo ha mai fatto. In un paradigma interdimensionale, potreste osservare come la luce proveniente da un oggetto vi viene incontro con un percorso contorto e circonvoluto, ma all’interno della vostra realtà 4D, giurereste che va “dritta sparata” verso l’oggetto, perchè questo è quello che vi aspettate di vedere. La verità si trova entro un ambito di realtà estranea a ciò che vi aspettate o che avete sperimentato, così è arduo descrivervela.

L’Universo, fuori della logica

Una striscia di Mobius è un nastro ma tagliato e reincollato dopo avergli fatto fare una mezza torsione. Questo crea una situazione interessante. Se considerate il nastro come una strada, potete viaggiare su questo nastro e camminare e camminare, e probabilmente camminare sopra quelle che erano entrambe le superfici, sia quella esterna che interna del nastro.

Ora, quello che sto per dirvi non è per nulla logico. Nulla ha senso nelle 4D. Avete mai sentito parlare di un toroide di Mobius? Bene, è esattamente la caratteristica del toroide interdimensionale che è il vostro Universo. La fisica multidimensionale è diversa dalla vostra fisica 4D. Permette porte e vie fuori dal vostro pensiero lineare, e sembra permettere agli oggetti (e alla luce) di essere in due posti allo stesso tempo. Non lo sono, ma quando si elimina il tempo lineare, vi sembra così.

Voi siete abituati alla linearità e ad elementi intorno a voi che si comportano in un certo modo ogni giorno. Nella 4D, non potete avere della materia che passa attraverso la materia. Non potete avere cose unite ad altre cose che “passano attraverso se stesse”.

La vostra realtà contiene due aspetti che sono fortemente interdimensionali. Entrambe violano le leggi della fisica 4D, solo perchè non sapete ancora quali sono le vere leggi. Questi due sono la gravità e il magnetismo. Non è forse vero che la gravità passa attraverso ogni cosa? Non sembra essere importante ciò che avete, o quale sia l’elemento, la gravità vince sempre [influenza l’oggetto], se lo avete notato. La gravità è una forza interdimensionale che si relaziona al tempo e alla forma dell’Universo stesso. É davvero molto correlata al toroide. Passa attraverso ogni cosa, quasi come se la vostra dimensione fosse per essa invisibile.

Il magnetismo, per certi versi, fa la stessa cosa. Nella vostra realtà, il magnetismo è alla base di tutte le vostre trasmissioni. Trasmettete su una frequenza magnetica modulata, ed essa passa attraverso edifici, mura, e la maggior parte degli oggetti, ed arriva diretta in casa vostra. Se avete un ricevitore, potete manifestare nella vostra realtà ciò che essa contiene. É una cosa interdimensionale, questo magnetismo... proprio come la gravità.

Magnetismo e gravità

La forma dell’Universo è posta all’interno e all’esterno di un toroide, ma questi sono collegati in un modo che non riuscite a visualizzare nella vostra mente quadri-dimensionale. Voi pensate al vostro Universo come avente le medesime caratteristiche della gravità e del magnetismo, che sembrano in grado di permeare quasi tutto. Con questo in mente, le parti ed i pezzi potrebbero somigliare alla sedia che – chissà come - finisce sul fondo della catasta, anche quando viene messa in cima per ultima. Passa attraverso le altre perché ci sono delle leggi di fisica interdimensionale che richiedono che trovi la sua vera collocazione universale in base a cose diverse rispetto a quelle che pensate esserci nella linearità 4D.

Nell’Universo multidimensionale, quello che appare essere un viaggio di 100 milioni di anni luce lineari, non lo è. In realtà può essere la porta accanto… o nel tuo cortile.

La forma dell’Universo è anche curva in modo tale che c’è un modo prevedibile e matematico di passare la “parete” (proprio come fa la gravità), che vi permette di saltare sulle altre parti delle superfici interne ed esterne. L’Universo è un tira/spingi di assestamenti di energia. Crea costantemente se stesso. Non si distrugge mai ma, piuttosto semplicemente, si muove tra le dimensioni secondo una disposizione in cui il tempo, il magnetismo e la gravità richiedono che esso riequilibri se stesso. Ci sono facilitazioni all’interno dell’Universo per togliere e aggiungere materia. Intere galassie sembrano sparire e ritornare (visto da un paradigma ad una dimensione). Lo spostamento dimensionale è quindi il motore del vostro Universo e di tutto quello che al momento vedete nelle vostre 4D. É responsabile di quello che percepite essere l’inizio del vostro Universo, benché non abbia nulla a che fare con un bang. Quelli che chiamate buchi neri, che sono presenti nel centro di ogni galassia, fanno parte del motore dello spostamento dimensionale. Sono i portali che aprono le pareti della calza tubolare. Vi abbiamo anche già detto che al centro di ogni galassia ci sono almeno due buchi neri. Sono sempre in coppia, uno tira e l’altro spinge. Solamente uno, comunque, è per voi evidente. L’altro appartiene all’altro lato della parete ed è nascosto. Comunque, lo vedrete presto. Lo spostamento dimensionale è anche il motore del Reticolo Cosmico.” Kryon

Il cambiamento dimensionale cambia la nostra realtà – Capitolo I


Il mondo che sembra così reale, potrebbe essere un sogno – Capitolo 19


domenica 31 luglio 2022

Il mondo che sembra così reale, potrebbe essere un sogno?

 


“Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?". (Morfeo, Matrix)

Generalmente, tutto ciò che non è sotto la nostra percezione diretta semplicemente non esiste. Pertanto, di conseguenza, ha bisogno di materializzarsi, quando necessario, nel momento esatto in cui lo percepiamo.

Il filosofo svedese Nick Bostrom, dell'Università di Oxford, ha firmato un documento dal titolo “Are you living in a Computer Simulation?” (Stai vivendo in una simulazione al computer??), pubblicato su “Philosphical Quarterly” in cui recupera l’antica idea che la realtà in cui viviamo possa essere una specie di illusione o di un sogno collettivo.

Oltre a Platone - e di molti altri antichi riferimenti - in una conferenza del 2016 Elon Musk è tornato sull'argomento affermando che la probabilità che siamo in una simulazione è di una su un miliardo. Tuttavia, questa possibilità minima esiste.

Consideriamo questa piccola eventualità di vivere all'interno di un sogno. Se di notte sogni di essere su un'isola, quando ti sveglierai non continuerai a crederci, che quella bellissima isola esista ancora da qualche parte. Essa, semplicemente scompare. Era solo un'immagine nella tua mente che, apparentemente, hai ricreato mentre lo ritenevi necessario. Allo stesso modo possiamo considerare che, questo mondo che ci sembra così reale, può anche essere solo un'immagine nella nostra mente. Non potrebbe il sogno, forse, essere più reale di quella che chiamiamo la realtà della vita?

Freud riteneva che la funzione dei sogni fosse quella di soddisfare i nostri desideri, e forse non si sbagliava. Uno degli esempi più noti di sogni che si sono manifestati nella realtà è stato quello di Elias Howe che, mentre lavorava al progetto della macchina da cucire nel 1845, ebbe un incubo in cui alcuni cannibali lo trafissero con le loro lance: notò che queste avevano un foro vicino alla punta acuminata e applicò questa idea al suo invento.

Si dice che anche il chimico Friedrich Kekulé sognò un serpente che si mordeva la coda e, svegliandosi, si rese conto che la molecola del benzene era esagonale. Paul McCartney dei Beatles, invece, è stato ispirato da un sogno per la sua hit "Yesterday".

Larry Page, co-fondatore di Alphabet, ha affermato che l'idea di un motore di ricerca e le sue risorse sono nate da un sogno vivido. Ne ha parlato con il suo migliore amico, Sergey Brin, e insieme hanno creato Backrub, il precursore di Google.

Durante un incubo, l'autrice Mary Wollstonecraft Shelley ha visto la scena in cui lo scienziato pazzo ha creato uno zombi. La mattina dopo si mise al lavoro, scrivendo un capolavoro della letteratura horror, “Frankenstein”.

Tuttavia, queste sono solo alcune delle tante risposte alla domanda: Perché sogniamo? Qual è il ruolo dei sogni?

La verità è che il sogno è ancora un grande mistero e né le centinaia di pagine de “L'interpretazione dei sogni”, (Freud), né i numerosi studi che sono stati completati sui sogni, sono stati in grado di rispondere in modo soddisfacente alle domande su di essi. Ogni notte facciamo in media dai 6 ai 10 sogni. Pochi secondi o minuti dopo il risveglio, questi sogni vengono spesso dimenticati. Considerando l'enorme quantità di tempo che trascorriamo in uno stato onirico, il fatto che questa funzione non sia stata ancora compresa è sconcertante. Ma è quasi certo che quel terzo della nostra vita che trascorriamo dormendo non può essere tempo perso.

Deirdre Barret, psicologa dell'Università di Harvard, afferma che "tutte le funzioni degli esseri viventi si evolvono con un unico scopo: generare qualcosa di utile". L'obiettivo della ricercatrice è dimostrare che i sogni non sono un semplice sottoprodotto dello stato REM, tipico del sonno profondo, ma il risultato di una lunga storia evolutiva, che ha dotato gli esseri viventi di questa facoltà per uno scopo preciso.

Nei sogni, possiamo migrare verso universi paralleli – Capitolo 19

domenica 9 febbraio 2020

l Mistero Della Coscienza – Che Cos'è la Realtà?



«Tutti gli eventi sono fenomeni nella coscienza. Al di là di ciò che vediamo come realtà immanente esiste una realtà trascendente; alla fine tutta la realtà è racchiusa nella coscienza. La divisione della realtà tra trascendenza ed immanenza è un epifenomeno dell’esperienza»
Dr. Amit Goswami

In ambito filosofico e scientifico si dibatte da tempo su un possibile significato condiviso del termine coscienza, ma questo obiettivo comune rappresenta tutt’ora una meta impossibile. La coscienza non può definirsi, ma solo descriversi…

Il significato che il  termine Coscienza ha nella filosofia moderna e contemporanea è quello di un rapporto dell’anima con se stessa, di una relazione intrinseca all’uomo “interiore” o “spirituale”, per il quale egli può conoscersi in modo immediato e perciò giudicarsi in modo sicuro e infallibile.

In psicologia la coscienza, ovvero la consapevolezza degli eventi mentali, non è facile da definire. Due delle sue funzioni sono evidenti: la coscienza tiene sotto controllo l’individuo e l’ambiente e controlla i pensieri, i comportamenti, i ricordi, sensazioni, vissuti ancestrali, unione e dissoluzione del proprio esserci, presenza che si concretizza nell’attimo in cui noi poniamo l’attenzione sulla consapevolezza di trovarci qui, in questo determinato momento, nell’ hic et nunc delle cose. 

“La coscienza non è una cosa tra le cose, ma è l’orizzonte che contiene ogni cosa” affermava Husserl.

La coscienza è l’unione tra anima, corpo e mente che insieme formano la nostra totalità. Unione con il resto del creato senza il quale la nostra esistenza non sarebbe possibile. Siamo un Tutto interagente… siamo fusione... siamo...

Siamo Tutti UNO con il Tutto 
L’uomo appartiene alla natura, non può osservarla dal di fuori, poiché ogni atto di osservazione la modifica e la plasma. Eppure ci ostiniamo a ricercare e ad analizzare come ente a sé, come fenomeno oggettivabile, ciò che in verità appartiene non solo a noi esseri umani, ma all’intera realtà.
Non a caso, oggigiorno, il lavoro di ricerca sullo spettro della coscienza viene attuato partendo da ciò che è dimostrabile empiricamente e procede dal presupposto che la mente cosciente sia il risultato dell’attività biologica dei neuroni celebrali.  La ragione di questo sta nel fatto che molti scienziati considerano la coscienza come il prodotto manifesto di processi elettrochimici che avvengono nel nostro cervello.

Eppure la coscienza non è semplicemente il risultato di reazioni molecolari e di processi chimici, ma è il nucleo essenziale della natura, è sua essenza, è ciò che i fisici quantistici chiamano Campo Unificato - la teoria che unifica tutte le forze fondamentali presenti in natura, cioè, la forza di interazione debole, la forza di interazione forte, la forza elettromagnetica e la forza di gravità - presuppone l’esistenza di un singolo campo di intelligenza alla base di Tutto: mente e materia, essenza e concretezza. Questo campo è immateriale perché è pura coscienza, energia vibrante che permea il Tutto e che ci mette in rapporto spirituale con ogni cosa presente nell’universo.   

“L’UNO si ritrova nei molti, e i molti sono infinite sfaccettature dell’UNO.” F. Schelling
Il punto essenziale è che per tutto il creato esiste una unica fonte energetica.
Con la scoperta del campo unificato, il cosiddetto campo della superstringa, siamo in grado di comprendere che la vita è fondamentalmente ‘Uno’. Alla base della diversità della vita c’è ‘unità’.

“Ad un livello molto profondo la materia e la coscienza sono completamente inseparabili e interconnesse, proprio come in un videogame, il giocatore e lo schermo sono uniti dalla partecipazione in un processo comune. In questa visione, la mente e la materia sono due aspetti di un unico tutto e non sono più separabili di quanto non lo siano la forma e il contenuto. A livelli molto profondi la coscienza dell’umanità è una. Questa è una certezza virtuale perché anche nel vuoto la materia è una, e se noi non vediamo questo, è perché siamo ciechi di fronte a questa realtà…” 

“Tutta la materia origina ed esiste solo in virtù di una forza, che porta la particella di un atomo allo stato vibrazionale, e che tiene assieme questo piccolissimo sistema solare dell’atomo. Dobbiamo assumere, dietro a questa forza, l’esistenza di una mente cosciente e intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia.” Max Planck

La coscienza non si esaurisce a livello dell’interno, se così fosse rimarremmo chiusi e non ci potrebbe essere via di comunicazione con l’esterno sensibile. Al contrario le nostre vibrazioni interne, date dal simbiotico rapporto delle nostre componenti vitali, si espandono oltre noi stessi accordandosi con l’esterno, con l’esistenza stessa.

La Coscienza è energia non locale e il suo campo d’azione non va concepito entro i confini del nostro corpo ma al contrario, in modo esteso all’infinito. È energia che parla di noi e che ci dice del mondo e di come  questo  in  ogni  attimo  del  nostro esistere ci apre le porte verso infinite  possibilità  di  essere. Abbiamo un potere immenso… siamo parte di un’unica grande Coscienza Divina, di un soffio di pura intelligenza che anima noi e tutta la realtà, di un campo unificato che unisce tutti i fenomeni dell’universo, materiali e spirituali, un campo di cui noi facciamo parte integrante e che ci collega ad ogni altro essere e fenomeno dell’universo, dal più piccolo al più grande. Siamo parte di un unico fluire esistenziale…di quel Principio assoluto…di quell’UNO che è con l’altro

“La sola possibilità è di accettare l'esperienza immediata che la coscienza è un singolare di cui non si conosce plurale; che esiste una sola cosa, e ciò che sembra una pluralità non è altro che una serie di aspetti differenti della stessa cosa, prodotta da un'illusione.”
E. Schrödinger

La Realtà esiste? Un vero rompicapo!
La Coscienza Unica, immergendosi nello spazio e nel tempo, apparentemente si suddivide e si frammenta dando origine così alla molteplicità delle forme che riempiono l’Universo. Questa frammentazione è solo apparente perché l’Assoluto resta comunque indiviso, solo la sua manifestazione è percepita come molteplice. Si creano "due mondi a partire da uno"!
Per vedere la Realtà così com’è bisognerebbe abbandonare tutte le costruzioni logiche.

La Pura Coscienza è quindi l'intima natura del Divino; al livello più alto (Coscienza Assoluta) rappresenta uno stato di pura Essenza dove non esistono differenze e dove non esiste neppure la manifestazione di una realtà sensoriale. La realtà che possiamo percepire attraverso i sensi inizia ad esistere solo quando questa Coscienza Assoluta viene velata e le differenze - che sono solo apparenti – si manifestano. 

“C’è una sola Anima nell’universo. Una Coscienza capace di far venire alla luce una realtà e toglierla dalla manifestazione. Se hai questa esperienza è perché ti sei identificato o stai lavorando per riconoscere questo tipo specifico di consapevolezza o ne fai parte. Non è che tu abbia una mente e il signor Jones un’altra e la signora Smith un’altra ancora, ma tu, Jones e Smith siete una mente sola. Il riconoscere che sei una sola mente – mentre può apparire spirituale, bello – dal punto di visto quantico puoi darne una prova logica. Questo accendersi e spegnersi della realtà è una parte molto importante: indica che la mente o questa Mente unica fa parte del mondo fisico. La realtà non è solo il mondo fisico, è la relazione della mente con il mondo fisico che ci procura la percezione della realtà. 

Non c’è realtà senza la percezione di quella realtà. Quello che potrebbe essere la realtà senza quella percezione della realtà è inconoscibile. Non sappiamo che cosa sia. Possiamo solo assumere che è quello che è, quando non l’osserviamo – una supposizione densa di problemi. 

Vi è un antico problema filosofico di questo tipo: sono in una stanza e osservo un giardino da una finestra. Decido di lasciare la stanza, vado in quella attigua, chiudo la finestra, creando il buio completo. Risultato: cosa accade al giardino? La risposta è: se fossi la sola coscienza che è mai esistita ora ed in futuro, il giardino sparisce all’istante in cui vado nella stanza buia. La gente lo trova incomprensibile. Allora la questione è la seguente: supponiamo che vi sia un’altra persona che continua a guardare e a vedere il giardino ed io sono nella stanza buia, che cosa mi dice questo? In fondo ci dice che una parte di te vede la luce e una parte di te osserva il buio. Ma tu stesso non sei né nel buio né nella luce completamente. Sei una sola coscienza in quello che sembra diviso in due parti, ma è pur una sola coscienza. Anche se sembra essere in due posti diversi, non lo è. Se supponi che vi è una coscienza separata o menti separate nel mondo, sei in un paradosso, poiché dal tuo punto di vista, se sei una mente sola, se guardi il mondo, lo esamini e cerchi di capire come funziona, concludi scientificamente che la fisica quantica governa queste leggi operative. 
Esiste da piu’ di 100 anni e le sue leggi funzionano universalmente. Quello che preannuncia riguardo al mondo non è come il mondo sembra apparire. Preannuncia strani accavallamenti di realtà, realtà parallele e oggetti che esistono in due luoghi allo stesso tempo e questo tipo di cose. 

Allora ti domandi: com’è che gli oggetti non appaiono in due posti diversi allo stesso tempo, il mondo sembra coincidere ed appare unico? Secondo la fisica quantica questi paradossi sono spesso risolti: ossia quando ha luogo un’osservazione tutto quanto cade insieme in una realtà singola e non multipla. Questo è quanto fa la mente.”
Fred Alan Wolf


Fonte:
Carmen Di Muro
https://www.scienzaeconoscenza.it/
http://www.vivolibero.org/
https://www.scienzenoetiche.it/

martedì 19 marzo 2019

La nostra realtà è una costruzione del cervello




La complessa relazione tra osservabile, processo di misura e osservatore è stata a lungo oggetto di dibattito nella comunità scientifica e ha dato luogo, nella storia, a diverse interpretazioni – la prima delle quali, e la più famosa, è stata la cosiddetta interpretazione di Copenaghen, formulata a metà degli anni cinquanta a partire dai lavori di Niels Bohr e Werner Heisenberg.

Secondo l’interpretazione di Copenaghen, domande come “dov’è una particella quantistica prima di misurarne la posizione” sono prive di senso, in quanto, per l’appunto, la posizione di una particella non è determinata finché non la si misura, e anzi, il processo di misura concorre a determinarla. Oggi un nuovo studio, pubblicato in pre-print su ArXiv, condotto da un’équipe di scienziati della Heriot-Watt University a Edinburgo, si è aggiunto alla lista di esperimenti specificamente progettati per chiarire il ruolo dell’osservatore nel processo di misura e in particolare il suo rapporto con la realtà. Si tratta della versione reale di un esperimento ideale proposto per la prima volta da Časlav Brukner, fisico teorico dell’università di Vienna.

“Prendete un pallone. Da calcio, da basket, da pallamano; non importa. Sparatelo con un cannone e riprendete la scena con telecamere ad altissima definizione. Ora riesaminate il video al computer e se siete stati abbastanza accurati, riuscirete senza dubbio a portare a termine il processo di misura in modo più che soddisfacente, con ottima approssimazione, con quelli previsti dalle equazioni dei modelli teorici che descrivono il moto del pallone. E potete star certi che il pallone, con o senza telecamere, avrebbe percorso esattamente la stessa traiettoria con le medesime caratteristiche. In altre parole, ai sistemi macroscopici poco importa chi li sta osservando, e come lo sta facendo. O ancora, riprendendo un motto spicciolo da libro di filosofia dell’autogrill, “un albero che cade nella foresta fa rumore eccome, anche se non c’è nessuno ad ascoltarlo”.

Ora, rimpicciolite il pallone fino a farlo diventare un oggetto quantistico (un elettrone, un fotone; non importa) e ripetete l’esperimento con un mini-cannone e una mini-telecamera. Vi accorgerete che non riuscirete più a concludere la misura come prima. Perché la vostra mini-telecamera perturberà irrimediabilmente la traiettoria del mini-pallone, diventando di fatto parte integrante e attiva dell’esperimento

È uno dei capisaldi più sottili e controintuitivi della meccanica quantistica, di quelli che mettevano a disagio perfino Albert Einstein: il processo di misura – e con esso l’osservatore che la compie – non è in alcun modo scindibile dall’oggetto misurato. Di più: il processo di misura è addirittura distruttivo, nel senso che perturba irrimediabilmente e irreparabilmente l’osservabile. “Un albero (quantistico) che cade nella foresta fa un rumore diverso a seconda di chi lo ascolta e di come lo ascolta”.

La realtà, una creazione della nostra mente
È possibile vedere, udire, odorare, esperire qualcosa che non esiste nella realtà oggettiva, ma che è unicamente il frutto della nostra mente?
È possibile vedere cose che non ci sono, udire cose che non esistono, odorare profumi che paiono scaturiti da un misterioso altrove; insomma: è possibile, ed è razionalmente ammissibile, fare esperienza di immagini, suoni, odori, relativi a oggetti che non sono presenti, che non esistono se non nella coscienza dell’io soggettivo, ma che restano invisibili e sconosciuti agli altri?

Sappiamo che casi del genere si verificano, e anche abbastanza frequentemente; e sappiamo che sono stati descritti non solo da persone assolutamente comuni, ma anche da eminenti studiosi: filosofi, psicologi, scienziati;
Santa Giovanna D’Arco udiva le “voci”: ma nessun altro le udiva. Da dove venivano? Secondo i suoi giudici, a Rouen, venivano dal demonio: e tale argomento fu rivolto contro lei, contribuendo alla sua condanna per stregoneria.

Ora, la domanda che ci poniamo non è se possano darsi delle realtà oggettive che solo alcuni esseri umani, in particolari circostanze, sono in grado di percepire: domanda alla quale la risposta non può essere che affermativa, se non altro per analogia con quanto osservato in presenza di animali che vedono, odono, odorano cose che gli umani non percepiscono affatto, ma che poi si rivelano perfettamente vere. Il nostro cane salta giù dalla sedia (dalla quale, peraltro, non si può vedere attraverso le finestre), si agita e scodinzola quando l’automobile di un amico si sta ancora avvicinando, giù in strada, e prima che sia giunta davanti alla casa, che si sia fermata, e che l’amico ne sia disceso. Si tratta di una esperienza comunissima, quasi banale per coloro i quali vivono con un animale domestico, specialmente con un cane. Allo steso modo, è noto che gli animali, e non solo quelli domestici, ma anche e soprattutto quelli selvatici, sentono l’avvicinarsi di un terremoto, di una inondazione e di altri simili catastrofi naturali, entrano in agitazione, e questo molte ore prima che l’evento disastroso si verifichi.

Ma la domanda é: sarebbe possibile che le esperienze relative a cose che non ci sono, siano da collegarsi non già con il manifestarsi di eventi che solo alcuni esseri viventi percepiscono, ma con una realtà interiore che è propria di ciascuno, e che filtra, per così dire, la realtà esterna, la modifica, la ricrea e, alla fine, la rende percepibile in maniera radicalmente diversa da come era in origine?
È possibile che la realtà in se stessa, la cosa in sé kantiana, sia per noi inconoscibile, del tutto misteriosa, mentre quella che conosciamo e che esperiamo ogni giorno, ogni minuto, è un’altra cosa, ovvero una perenne creazione della nostra mente, della nostra coscienza, la quale, se pure nasce da un “noumeno” a noi precluso, procede poi per vie sue proprie, al punto che è impossibile dire se si tratti di una modificazione della realtà o di una realtà a sé stante, di tante realtà quanti sono gli atti della conoscenza: il vedere, l’udire, l’odorare, eccetera, da parte di tanti soggetti diversi quante sono le creature viventi e quanti sono gli eventi della loro vita psichica?

Ebbene noi riteniamo che non solo ciò sia possibile, ma che sia la condizione normale del nostro rapporto con la cosiddetta realtà esterna: e i casi-limite, come quello narrato da Carl Gustav Jung, mentre egli era in visita ai monumenti tardo-antichi di Ravenna, nel 1934, ci offrono una spiegazione più convincente, perché maggiormente esplicita, della universalità del soggettivismo conoscitivo. Jung si recò da Alinari per comprare le fotografie dei mosaici, vista precedentemente nella visita a Ravenna, che rappresentava Cristo che tendeva la mano a Pietro, mentre questi stava per affogare nelle onde. “Ho conservato un chiarissimo ricordo del mosaico di Pietro che affoga, e ancora oggi posso vederne ogni dettaglio: l’azzurro del mare, le singole tessere del mosaico, i cartigli con le parole che escono dalle bocche di Pietro e di Cristo, e che tentai di decifrare. Appena lasciato il battistero mi recai subito da Alinari per comprare le fotografie dei mosaici, ma non potei trovare. Il tempo stringeva – si trattava solo di una breve visita – e così rimandai l’acquisto a più tardi: pensavo di poter ordinare le riproduzioni da Zurigo. Quando ero di nuovo in patria, chiesi a un mio conoscente che andava a Ravenna di procurarmi le riproduzioni, Naturalmente non poté trovarle, perché poté constatare che i mosaici che io avevo descritto non esistevano!”

Di questo strano episodio, che lo colpì moltissimo, Jung tenta di dare una spiegazione razionale basata sui meccanismi dell’inconscio. Secondo lui, l’”anima” è una personificazione dell’inconscio, impregnata di storia e preistoria, e rappresenta tutta la vita del passato che è ancora viva nell’individuo. Nel confronto con la propria “anima”, Jung racconta di essere stato vicino a perdersi, ad annegare, come stava accadendo a San Pietro allorché questi aveva tentato di raggiungere Gesù camminando sulle acque; ma ne era uscito indenne e l’integrazione dei contenuti inconsci lo aveva aiutato a ricostituire l’equilibrio della propria personalità. Egli conclude affermando che non si può descrivere ciò che accade allorché la coscienza si integra con l’inconscio, lo si può solo esperire; e che dopo l‘esperienza di Ravenna, egli si persuase che un fatto interno alla coscienza può apparire esterno ad essa, e viceversa.

Allora, domandiamoci: che cosa vediamo, quando crediamo di vedere? Che cosa udiamo, quando crediamo di udire, e poi constatiamo che avevamo visto e udito cose che non esistono nella “realtà”? Ci sembra che esperienze come quella descritta da Jung, e da tanti altri, si prestino semmai a una chiave di lettura più radicale, più conforme alle teorie di George Berkeley: noi non vediamo e non udiamo le cose che sono “fuori” di noi, ma quelle che sono “dentro” di noi: perché sono TUTTE dentro di noi. Quello che è fuori, è fuori; e noi non potremmo saperne nulla. Quello che percepiamo, lo percepiamo perché avviene nella nostra mente, viene elaborato dalla nostra coscienza.
Non vogliamo con ciò negare che esista una base oggettiva del nostro conoscere, perché, se così fosse, vivremmo in un perenne manicomio, in cui non esisterebbe alcun dialogo possibile con i nostri simili. Neghiamo soltanto che tale base determini la nostra esperienza. Quello che sono le cose in se stesse, noi non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Eppure c’è una maniera per giungere alla realtà delle cose in se stesse; ma si tratta, appunto, di una via extra-razionale (e sovra-razionale): l’esperienza mistica dell’unione con l’essere. Noi siamo parte dell’essere, e quello che riguarda noi, nasce dall’essere. Il nostro errore è quello di crederci separati, di essere delle realtà indipendenti: ma è un errore della mente. Per superare tale errore, bisogna lasciar andare i meccanismi della mente, le sue certezze, le sue operazioni. Quando ci lasciamo portare dalla corrente dell’essere, le barriere cadono e la realtà ci si presenta quel è veramente: un tutto unico, di cui noi siamo parte. Non ci sono più un prima e un dopo, un tempo e uno spazio, un dentro e un fuori: tutto è contemporaneamente vivo e presente.

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=47065