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domenica 19 aprile 2020

O Prêmio Nobel Luc Montagnier: o coronavírus foi manipulado e vazado dos laboratórios de Wuhan




"A China nos permita uma inspeção para descobrir a verdade" – Mike Pompeo, Secretário de Estado dos EUA

A teoria perturbadora sobre as origens do coronavírus torna à atualidade. E desta vez, não foi um conspirador qualquer a relançá-la, mas um prêmio Nobel de medicina - Luc Montagnier, premiado pela Academia de Oslo em 2008 como co-descobridor do vírus da Aids.

O coronavírus é o resultado de uma manipulação: afirma o professor Luc Montagnier. Ele afirmou isso em uma longa entrevista aos microfones de um podcast francês especializado em medicina e saúde.

O Covid-19 teria saído acidentalmente de um laboratório chinês em Wuhan, onde a vacina contra a AIDS estava sendo estudada. De acordo com o professor Montagnier, que descobriu o HIV em 2008 como a causa da epidemia de AIDS, o Sars-CoV-2 é um vírus que foi trabalhado no último trimestre de 2019.

Segundo Montagnier, o vírus vazado do laboratório, especializado no estudo de coronavírus, teria ocorrido no último trimestre de 2019, enquanto se tentava usá-lo como vetor do HIV em um teste sobre uma vacina contra a Aids.

“Com meu colega biomatemático Jean-Claude Perez, analisamos cuidadosamente a descrição do genoma desse vírus Rna - explicou o Nobel – sublinhando de não ser o primeiro a seguir essa trilha”.

“Um grupo de pesquisadores indianos fez um estudo que mostra como o genoma completo desse vírus tenha dentro seqüências de outro vírus, precisamente o da AIDS. A equipe indiana depois se retraiu, mas a verdade científica emerge sempre. A sequência do HIV foi inserida no genoma do coronavírus para tentar obter uma vacina.

Pelas afirmações de Montagnier, um cientista muitas vezes contestado por suas posições iconoclasticas, em particular sobre as vacinas, se poderia pensar que suas conclusões sejam relacionadas a uma coincidência e que o coronavírus examinado possa ter sido retirado de um paciente infectado pelo HIV. "Não", responde Montagnier, “para inserir uma sequência de HIV nesse genoma, precisamos de ferramentas moleculares, e isso só pode ser feito em laboratório. Não é possível que seja apenas um vírus transmitido por um morcego, provavelmente veio a partir disso e depois o modificaram.
Portanto, o Prêmio Nobel está convencido de que foi um "acidente industrial" no laboratório de Wuhan. E que "a história do mercado de peixe" seja "uma bela lenda".

“Talvez eles quisessem fazer uma vacina contra a Aids usando um coronavírus como vetor de antígeno. Como um trabalho de aprendizes de bruxos. Porque não devemos esquecer que estamos no mundo da natureza, e que há equilíbrios a serem respeitados.

A tese de Montagnier tem também um aspecto bastante tranquilizador
“A natureza elimina a sequência do genoma do coronavírus.”.
Segundo o cientista, os elementos alterados desse vírus serão eliminados à medida que se propaga: “A natureza não aceita nenhuma manipulação molecular, eliminará essas mudanças não naturais e mesmo se não for feito nada, as coisas tenderão a melhorar, mas infelizmente depois de muitas vítimas ».

Montagnier também acrescentou sua própria solução: "Com a ajuda de ondas interferentes, poderíamos eliminar essas seqüências - explicou ele – e, consequentemente, parar a pandemia. Mas seriam precisos muitos recursos.

Essas teorias não poderiam parecer teóricas da conspiração?
«Não - responde decidido - a conspiração é quem esconde a verdade”. Ele respondeu sem fazer acusações a ninguém, mas esperando que os chineses reconheçam o que, segundo ele, aconteceu no laboratório deles.
"De qualquer forma - ele conclui - acredito que foi o governo de Pequim que escondeu as coisas. Errare humanum est, e não há necessidade de fazer acusações agora ou abrir investigações. A China é um grande país e espero que consiga reconhecer um erro ", concluiu.
“A verdade, de qualquer forma, sempre aparece, cabe ao governo chinês assumir a responsabilidade”

A esse respeito, o secretário de Estado dos EUA, Mike Pompeo, entrevistado na Fox News, disse que os Estados Unidos estão pressionando a China a fim de permitir que especialistas americanos entrem no laboratório de Wuhan, “de modo que possa determinar com precisão de onde partiu esse vírus ".
Questionado se a China poderia manipular o vírus para fins sinistros, Pompeo respondeu: "É inteiramente legítimo que o mundo faça as perguntas certas".


https://www.iltempo.it/cronache/2020/04/17/news

venerdì 20 marzo 2020

La guerra tra uomini e microbi




La diffusione dell’infezione da coronavirus (SARS- CoV-2) e il verificarsi dei primi decessi associati alla malattia respiratoria COVID-19, stanno evocando nella popolazione globale situazioni e scenari che la gran parte di noi non ha mai vissuto e pensava appartenesse a tempi passati. Nella realtà, si tratta di una nuova tappa e di certo non ultima, dello scontro tra uomo, batteri e virus.

Le epidemie hanno un impatto sulle vicende dei popoli comparabile a quello di rivoluzioni, guerre e crisi economiche. Il loro decorso è influenzato dalle leggi scritte e non scritte su cui si basano le relazioni tra gli uomini, e a loro volta lasciano il segno nella politica, nella società, nella cultura.

In un mondo con uno stile di vita basato sulle interdipendenze, abbiamo davanti agli occhi la dimostrazione dei principi chiave della complessità delle nostre relazioni a livello planetario. Viviamo in città pieno di vita e di risorse tecnologiche ma, all’improvviso, le scopriamo imperfette, incomplete e fragili.

Gli specialisti sono unanime: la “distanza sociale” è l’arma per rallentare la diffusione di questo virus. Per la prima volta nella storia moderna, condividiamo l’approccio unico messo in atto, ovvero quello di prendere le distanze come elemento chiave nel contenimento di una malattia virale, presente contemporaneamente in tutti e cinque i continenti, anche se in misura diversa. Tutti gli altri virus in passato hanno mantenuto una posizione specifica, presentandosi ai nostri occhi come una minaccia lontana come Ebola, Zika e persino H5N1

L’illusione di poter vincere la guerra ai microbi
«Gli storici del futuro forse concluderanno che l’errore più grave commesso nel XX secolo è
stato credere che le malattie infettive stavano per essere eliminate», scrive Frank Snowden.
Si è pensato che l’era delle pestilenze fosse conclusa e che, dopo l’era delle pandemie in ritirata,
saremmo entrati in un’epoca post infettiva, dominata da malattie non contagiose come quelle
legate all’invecchiamento. Possiamo considerarla un’amnesia storica, un peccato di
eurocentrismo o un errore di estrapolazione all’infinito delle tendenze positive del momento. Il
Ddt prometteva di sconfiggere la malaria, che ancora uccide un bambino ogni due minuti.

La paura e il negazionismo possono velocizzare la trasmissione
La sottovalutazione sarebbe un grave errore, ma anche il panico può fare il gioco della Covid-19.
Nel XIV secolo fu la paura a spingere i genovesi a lasciare precipitosamente Caffa, nel tentativo di sfuggire alla peste che in realtà portarono con sé, come è accaduto altre volte nella storia delle epidemie. La paura ha condannato per millenni all’isolamento i malati di lebbra, distruggendone la vita più del batterio stesso, e lo stesso sentimento induce tanti a nascondere le proprie infezioni,
trasmettendole ad altri. Sempre la paura ha spinto le autorità di molti Paesi a sminuire gli
effetti della spagnola, per evitare reazioni incontrollabili da parte di popolazioni già messe alla
prova dalla prima guerra mondiale.

Il timore di congiure ha indotto per anni il governo del Sudafrica a sposare tesi negazioniste
sull’Aids, causando un numero gigantesco di vittime. Sono innumerevoli i casi in cui la paura
degli untori si è sommata a quella del morbo, come nella peste manzoniana, e la ricerca di capri
espiatori ha fatto altre vittime.

Convivenza difficile fra sospetto e odio
Spesso a essere accusati di diffondere un male sono coloro che appaiono socialmente diversi. Nella peste del Medioevo furono gli ebrei, oggi i sospetti aleggiano sul capo di chiunque abbia origini asiatiche. La guerra tra uomini e microbi va avanti dalla notte dei tempi, eppure a partire dalla metà del secolo scorso c’è stato un periodo in cui l’umanità si è illusa di avere la vittoria in pugno.

I sentimenti anti-cinesi e anti-italiani diffusi a causa del coronavirus avranno reso più difficile la convivenza tra le persone. E chissà quali dinamiche carsiche si saranno innescate nel gigante asiatico a seguito dell’enorme cordone sanitario attorno alla provincia in cui sorge Wuhan, imposto da Pechino con misure coercitive.
«I risultati delle misure di isolamento prese dal XV al XXI secolo sono scoraggianti. I cordoni sanitari attuati contro peste bubbonica, colera ed Ebola hanno sempre fallito: il loro dispiegamento peggiora la diffusione della malattia, amplificando paura, tensioni sociali e contraccolpi economici», sostiene Snowden.

I microbi che credevamo battuti possono riemergere
Per sgominare i batteri sono arrivati gli antibiotici, la cui efficacia oggi è messa a rischio dal
fenomeno della resistenza. I vaccini hanno salvato milioni di vite, ma il vaiolo è l’unica malattia
che sia stata eradicata. I microbi che credevamo battuti possono riemergere, in assenza di
politiche sanitare efficienti anche nelle aree meno fortunate del mondo. E nuove malattie
possono evolvere, emergendo da ospiti animali, proprio come, se suppone, hanno fatto il nuovo coronavirus ed Ebola.

Il commercio di fauna selvatica o la deforestazione possono facilitare il salto di specie
dall’animale all’uomo e la globalizzazione fa fare a vecchi e nuovi germi il giro del mondo.
Il sogno dell’eradicazione totale è inciampato non solo su Darwin ma anche sulle complessità
della storia, quando i finanziamenti per studiare le malattie infettive e contenerle hanno iniziato
a calare per effetto di un disarmo “unilaterale e prematuro”.

Dagli anni 70 a oggi. un nuovo nemico è sempre all’angolo, tra cui Hiv, hantavirus, febbre di Lassa, Marburg, legionella, epatite C, Lyme, Rift Valley fever, Ebola, Nipah, West Nile virus, Sars, Bse, aviaria, Chikungunya, norovirus, Zika.
I patogeni che possono infettarci sono centinaia di migliaia e chissà quante bombe a orologeria stanno ticchettando al ritmo dell’evoluzione. Non solo ci sovrastano numericamente, ma mutano furiosamente e si riproducono molto più velocemente di noi.

Il caso dell’epidemia di Ebola in Congo
Che non vivremo mai in un Eden privo di germi è apparso chiaro dalla fine degli anni 80, con lo
choc generato dalla scoperta dell’Hiv. Poi a ruota una serie di epidemie generate da vecchie
conoscenze come colera e peste, rispettivamente in America Latina e India, ha ribadito il
messaggio. Il colpo finale all’illusione germ-free è stata l’epidemia di Ebola in Congo.

Il coronavirus non è, probabilmente, il nostro peggiore nemico e non sarà certamente l’ultimo. Il
Nobel Joshua Lederberg, lo stesso che ha coniato l’espressione «malattie emergenti e
riemergenti», ha osservato che l’arma migliore contro l’esuberanza microbica è il nostro
ingegno. Ma sarebbe un errore pensare che il potere dell’intelligenza equivalga soltanto alle
scoperte scientifiche, anche le politiche devono essere smart e basate sulle evidenze. Questo
significa collaborazione internazionale, perché il villaggio globale dei microbi non conosce
frontiere. E significa anche uno sforzo strategico per garantire migliori standard di vita a chi
abita lontano da noi: la salute degli altri è anche la nostra salute.

Siamo tutti diligenti cittadini e patrioti, ci affidiamo alla scienza, malgrado anche gli epidemiologi navighino a vista, e restiamo a casa. Ma ci illudiamo che quando il Covid-19 sarà sconfitto, si tornerà alla vita normale. Non sarà così

Due settimane di lockdown sono faticose ma anche poche, ammesso che saranno soltanto due, e tra l’altro in alcune parti del paese sarebbero comunque quattro. Le faremo passare, consapevoli dei danni strutturali che causeranno. Ma ho come l’idea che il virus corona ci cambierà per sempre, economicamente e socialmente, come non è riuscito al terrorismo politico, allo shock petrolifero, all’islamismo radicale, alla crisi finanziaria. Credo che il corona segnerà il nostro tempo come la spagnola o la poliomielite o la guerra hanno temprato le generazioni precedenti.

Difficilmente torneremo nei centri commerciali, in piazza, in aereo senza le precauzioni di questi giorni. Cambieremo le abitudini, i consumi e la produzione. La vita dopo il Covid, quando rinascerà, non sarà la solita vita di prima senza il virus. Sarà un’altra epoca. L’inizio di una nuova era.



Fonte:
www-corriere-it.cdn.ampproject.org/v/s
https://www.beppegrillo.it/cambiare-il-nostro-stile-di-vita-per-uscire-dalla-crisi-del-coronavirus/











sabato 18 dicembre 2010

Macché Tacchino! A Natale, mangiamo il Terzo Polo

 Berlusconi: Perché i (terzo) polo ha attraversato la (mia) strada? Qui non siamo mica nel G20! Esigo una fine per questa storia. Brunetta: E quale sarebbe, Presidente? 

Berlusconi: Una nanotecnologia per uccidere il virus dei Poli. Ronchi: Ma cosa sta dicendo presidente? L’influenza aviaria è già da un po’ che è stata sradicata… Non capisco! Berlusconi – Sono tutti irresponsabili. E' necessario mantenere la stabilità, in questa condizione, continuo a lavorare nell'interesse del Paese. La Russa: Che sarebbe…! 

  Berlusconi: Combattere il virus F5C2R, e l’unico modo è usare la nanotecnologia, cosi avremmo la capacità di osservare, misurare e manipolare tutte le cospirazioni all’interno del farabutto terzo polo, su scala atomica e molecolare. Non avranno scampo. Ho bisogno di Bonaiuti. La Russa: Non è F5C2R, Presidente, se chiama virus H5N2. Berlusconi: Ma non capite? Sto parlando del virus del terzo polo (FCR) Fini-Casini-Rutelli. Il terzo polo è una malattia infettiva contagiosa, altamente diffusiva. Bisogna sradicarla, prima che diventi una peste aviaria. De Benedetti: Sembra che loro combuttano per far cadere il governo. In caso di crisi di governo, tra la possibilità di un governo tecnico o di andare alle elezioni, non ha dubbio, "elezioni". Cosa ne dite Presidente? Berlusconi: Dico, Liberiamoci dei Poli… ovverosia, il terzo polo dei «falliti». Se si andrà a elezioni, loro dovranno fare un pateracchio. Il Terzo Polo è un’armata Brancaleone formata da tanti galli nel pollaio. Lo dico io! Lo strano e turbato evolversi del discorso fobico del Presidente non sfuggi certo al gruppo terzo polo che inizia a avanzare pronostici, zampillando una serie di congetture. Rutelli: E’ fisicamente e politicamente debole e adesso, sembra che è fuori testa. Fini: Colpa delle feste selvagge. E’ depresso, fa tardi la sera, non riposa. Sembra che Berlusconi ha preso il morbo da alectorofobia. Confida Rutelli a Pisanu, il mancato candidato del Terzo Polo alla presidenza del Consiglio. Pisanu: Lo penso anche io. "Non è larga” ma è sempre un’alectorofobia. L'idea fa venire "i brividi", a Paolo Bonaiuti - portavoce del presidente Berlusconi – che aveva già il sospetto: Stati zitti, razza di avvoltoi… o meglio, di pollame! Il presidente sta' solo barzellettando! Ignazio La Russa: E’ vero! Qualcuno vorrebbe che fosse lui a togliere i poli… hummm…. dico… le castagne dal fuoco ma non sarà così. E’ intrigo politico di opposizione! Forze istituzionali stanno cercando di far cadere il Premier. Bocchino: Lui è affetto di qualche malattia psicosomatica o di strane fobie, come la paura dei poli. La prima reazione di questa fobia è generalmente un senso di estraneità alla vicenda, come se la cosa non potesse mai aver nulla a che fare con la nostra vita privata. Invece, la sua vita privata ha provocato la crisi di governo… Brutti: Altroché alectorofobia. Lui invece ha la dismorfofobia. Fa finta di essere il dongiovanni per nascondere la vera fobia, la paura del proprio corpo o a una parte di esso, visto come inaccettabile o inguardabile! Franceschini: Lei parla del parrucchino… o… cosa…? Gelmini: Di cosa state parlando, non ho mai sentito tanta stupidaggine. Alectorofobia! Dismorfofobia! La sinistra sta inventando un elemento linguistico costituito da un morfema, privo di qualsiasi fondamento. State tutti cercando di emettere un elemento basilare della comunicazione verbale, così, la parola assume in questa il ruolo di unità minima di trasmissione dei concetti e come tale se torna anche definita monade logica, sebbene siano state mosse obiezioni a questa visione atomistica, soprattutto per effetto dei numerosi esperimenti di manipolazione verbale prodotti particolarmente dalla sinistra o in usi strumentali speciali della comunicazione. Siete manipolatori linguistici, confondendo un atteggiamento ingenuo del Premier con fobie o malattie psicosomatiche. Pazzi siete voi! Bocchino: Ministro, se Lei ancora non lo sa, l’alectorofobia è una paura persistente, anormale e ingiustificata delle galline e dei poli. Il terzo polo non vuole correre il rischio di finire nella pentola del centro destra per essere cotto! Fini: Appunto! Questa fobia, infatti, è ristretta alle galline e polli vivi, però delle volte può estendersi alle uova o ai poli già cotti. Sansonetti: Abbiamo paura perché questa fobia fa credere che i poli non siano benigni, bensì cospirativi e disposti ad attaccare. Ma il terzo polo non è così. Vendola: Ebbene, vi dico la verità insopportabile de questa maledetta fobia. E’ la fobia del mangiabambini al Palazzo Chigi. Adesso me né approfitto e dico la mia. L’Italia ha paura di me. Un’Italia troppo cattolica, bigotta e “moderata”, in sintesi fifona, per avere un presidente del consiglio dal passato comunista e dal dichiarato presente omosessuale. La paura se trasforma in fobia, sì signori. La fobia, che vorrebbe proteggere il principio di piacere opponendosi al godimento gay, sorge come contrappunto al principio di piacere, è l’ombra del godimento che si affaccia in un punto indecidibile. La Russa: Ma qui siamo diventati tutti cretini? Cosa sta succedendo? Di Pietro: Sei tu il cretino. Impara le fobie freudiane per capire bene le cose, fascista! Berlusconi è affetto del mal di poli e tu non capisce un cavolo. Si tratta del tema della macchia, del punto cieco, irrappresentabile. E’ il vicolo cieco in cui il fantasma del godimento intrappola l’Io. E’ un godimento arcaico che eccede le capacità di assimilazione dell’Io, compreso quell’Io gay. Al punto che la crisi fobica mette in crisi l’immagine del corpo governativo. Dunque, tra la scotomizzazione e il dare a mostrare, sarebbe questa una tematica da ripercorrere nell’ambito della storia del pollame, dato che la prospettiva, il punto di fuga, il gioco infinito tra visibile e invisibile, la dialettica tra il rappresentabile e irrappresentabile, e infine la presenza, o meglio la questione dell’oggetto, della sua materialità e concretezza, cioè il terzo polo, così come della sua estetica, sono temi centrali della produzione e della rappresentazione fantasiosa mentale. Tu non capisce nulla di policoltura! Bossi: Si identifica forse con l'epitelioma contagioso che colpisce anche i Franceschini, Polito, Sansonetti, Brutti, Villonefagiani, colombi, quaglie, canarini e Bocchino? Berlusconi: Per me BASTA! Sto pensando di prendermi una bella vacanza e di abbandonare tutti, così voglio vedere cosa faranno senza di me. Adesso basta! Me ne vado all’estero fare due chiacchiere con Putin.

giovedì 19 aprile 2007

Siamo vulnerabili a un attacco di armi biologiche



“Maggio di 2005. Larry Barris comunica il numero della sua carta di credito intestata falsa e acquista per posta, dalla “American Type Culture Colletion di Rockville, una società di forniture biomedica del Mary land, tre fiale contenenti “Yersina pestis”, il bacillo che causa la peste.
I bacilli sono stati modificati geneticamente per renderli estremamente letali, progettati perché siano resistenti a più di 30 antibiotici e alle normali terapie antisettiche.

Giugno di 2005. Terroristi infiltrati nei grandi centri commerciali, scuole e parchi di divertimenti, disseminano segretamente il batterio della peste contagiando gran parte degli sprovveduti cittadini americani.

Dopo una settimana, i medici diagnosticano la malattia in 50 persone. Si esegue una rigorosa terapia antibiotica ma questi pazienti non danno segno di miglioramento. Nei giorni che seguono, il contagio si espande. Si diffonde un panico collettivo. Scoppiano polemiche e tumulti ovunque. Il sistema sanitario va in “tilt”.

Gli stati chiudono le frontiere. L’economia da forte segno di debolezza. Ad un mese dalla disseminazione del batterio, la malattia si è diffusa in ben 25 stati americani e in 15 altre nazioni. Generalizza il caos mondiale. I normali programmi televisivi sono stati sospesi per trasmettere in diretta le notizie provenienti da ogni angolo del globo. A quel punto, 50.000 persone sono state contagiate e sono quasi 5.000 i morti. Gli esperti calcolano che nel giro di tre settimane, il numero salirà a ben due milioni, metà di loro morirà.

Contemporaneamente, altri gruppi terroristici presero di mira i bovini, iniettando agenti patogeni negli alimenti. Cani e gatti che tutt’a un tratto impazziscono costringendo i loro padroni ad abbatterli per paura che siano infettati dal virus della rabbia.
Tonnellate di pesci cercano di raggiungere la terraferma e li muoiono avvelenati da una sostanza ancora non identificata.
Cresce la paura di un attacco terroristico nucleare, e gli americani cercano di sconfiggerla con le pastiche antiradiazioni.

E’ settembre. Iniziano i periodi scolastici. In fila, centinaia di mamme tengono stretta la mano dei loro bambini, e danno l’ennesima occhiata nel foglio illustrativo consegnato all’entrata: in caso di contaminazione, ingerire immediatamente una pastiglia di potassio iodato; nel caso si sentisse suonare la sirena, evacuare l’area senza panico, soltanto dalle uscite di sicurezza.

ATTENZIONE: i genitori sono pregati di munirsi del contatore “Geyger giallo” che identifica gli oggetti radioattivi e del “kit anti-effetto “The day after”, disponibili nei centri autorizzati. Verificare se portano il bollino giallo consentito dai “Centers for Disease Control and Prevention”.

Per le strade, gli eserciti, perfettamente addestrati per combattere fisicamente, si ritrovano perfettamente incapaci di combattere i nemici, creature che non hanno una consistenza solida e che sfidano tutte le leggi naturali.
L’unica cosa palese in quel momento è che, in quella guerra, non ci sarà un vincitore.

Sudavano entrambi, nonostante il freddo, sentendo una stretta nelle viscere. I loro occhi si sono incontrati. Il generale Bill Stwart sospirò profondamente, scaricando le tensioni:
“Okay ispettore Jo-Beverly. Missione riuscita”.
L’ispettore strinse la mano del generale. I fremiti che percorrevano il suo corpo passarono dalla mano in quella del generale, attraverso il sudore dei loro palmi: “Okay, generale Stwart. Missione riuscita.

Questo è soltanto lo spettro di uno scenario spaventoso, un’esercitazione con l’aiuto di un computer per cercare di simulare quello che potrebbe succedere se avvenisse un attacco del genere; è una forma drammatica per dimostrare come siamo vulnerabili ad un attacco di armi biologiche per parte dei terroristi che per coltivare un arsenale biologico hanno bisogno di poco: 1,10 euro per uccidere gli abitanti in un’area di un chilometro quadrato.
E’ anche, una terrificante realtà della possibilità per quanto riguarda l’uso bellico degli agenti patogeni per parte delle potenti nazioni.
Fortunatamente è soltanto una simulazione ma, forse, prossima a verificarsi…!