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giovedì 20 gennaio 2022

A vida cura a si mesma: faz isso há milênios

 



A propósito do Covid

A prevenção é sabedoria, mas nem tudo pode ser previsto ou prevenido, há acontecimentos que nos pegam de improviso e nos encontramos despreparados, como vivenciamos no drama social da pandemia de Covid-19 e variantes subsequentes.

Maria Fida Moro, senadora na 10ª Legislatura e jornalista italiana, primeira filha do ex.presidente italiano Aldo Moro, em um de seus esplêndidos discursos sobre a Covid:

“Bem, vocês realmente acreditam que somos todos estúpidos?!

O alerta permanente, por muito tempo, no final obtém o efeito contrário como na famosa peça “Pedro e o Lobo” cuja moral da história é: à força de contar sempre mentiras, você não é mais acreditado mesmo quando diz a verdade.

Enquanto você se apavora a cada boletim, a vida continua mesmo sem você.

A segurança não existe, em qualquer nível ou forma, mas no entanto, é preciso viver, trabalhar, ir à escola, fazer coisas do dia-a-dia, viajar, descansar. Enquanto você se apavora a cada boletim, a vida continua com ou sem você. Existe em você o terror pelas nuances da vida da qual a morte é parte integrante. A vida está sempre em construção e nos coloca à prova constantemente. Pode não haver cura, ou vacina para todos os males, não porque o remédio não exista, mas porque quando se resolve um problema, surge imediatamente um outro porque a vida é movimento e se reconstrói de varias maneiras. A vida cura a si mesma: faz isso há milênios.

Devemos aprender a existir em paz e a conviver com as coisas ruins também. Devemos dar paz uns aos outros caso contrário a nossa, nunca será vida, mas puro terror. Deixe as crianças irem para a escola da maneira que for possível. Deixe que elas - e nós também - respirem oxigênio e não dióxido de carbono.

Lembre-se de que a vida se move em direção à vida e não, como tendemos a pensar, em direção a um esquecimento sombrio.

Em nossa época - chamada civil - falta a cultura da Morte, que é apenas um momento de transição para um extraordinário melhor que nem podemos imaginar, porque estamos limitados pelo jogo de role-playing que estamos vivendo aqui.

Se ao menos nos lembrássemos se tivéssemos um vislumbre da magnificência que nos espera, partiríamos imediatamente.

Pare por um momento para respirar lentamente e olhar ao redor.

A beleza nos fala de amor, alegria e verdade. Alguma vez você deve ter visto um recém-nascido seráfico dormindo, a salvo de tudo, em seu lugar no cosmos.

Nos agitamos demais e, em vez disso, deveríamos desacelerar. A eternidade É. Não vem e vai: é o nosso destino cósmico - ninguém pode tirá-lo de nós - a eternidade sempre foi e será para sempre, está aqui neste preciso momento, estamos juntos com ela em todas as coisas.

Gotas do mar, grãos de areia, altas montanhas, pequenas flores delicadas, galáxias sem confins.

Se nosso destino é o Eterno, o que você quer que um vírus faça conosco que também tem um lugar e uma função na criação?

Estamos aqui com um propósito muito específico, experimentar e escolher, depois de muitas tentativas e erros, o AMOR de onde viemos e que mantém tudo junto.

Nosso destino não é sofrimento nem morte, mas luz brilhante e alegria sem fim.

Não nos permitamos ser trancados em um casulo de números, mas deixemos que a alegria, que é a expressão máxima da própria vida, esteja em todos os lugares e para todos.

Nós, Gaia, Covid, o clima, as doninhas, os gambás e os cristais de rocha, os guerrilheiros, os afro-americanos, os doentes... somos um, e estamos jogando juntos o jogo da vida que nos traz de volta como um rio, curva após curva, para a maravilha iridescente de onde viemos e para a qual todos inevitavelmente retornaremos.” (Maria Fida Moro)

Lockdown– A tendência forçada para se olhar fora da caixa - Cap. 10

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mercoledì 6 maggio 2020

Dopo Covid-10, l’inizio di un cambiamento radicale della società.




Uno spaesamento che si riaffaccia oggi e coinvolge tutti, questa volta per cause esogene, l’avvento di qualcosa che nessuno poteva immaginare, qualcosa di totalitario e inaspettato come una pandemia. Perché il Covid-19 “ci ha gettati in una fase di choc, la nostra mente si trova senza una mappa per poter prevedere cosa può accadere, cosa succederà e come si potrebbe evolvere la situazione. E tutto questo perché il nostro cervello mai si è trovato nelle condizioni di prevedere la possibilità di un simile evento”. Paolo Baiocchi

La Pineale – lo strumento che potrà restituirci l’equilibrio
Possiamo considerare la ghiandola pineale (o epifisi) il “congegno” più sofisticato che si trova nel nostro corpo. Si tratta di una ghiandola endocrina dalla forma simile ad una pigna ma poco più grande di un chicco di mais e la sua attività è prevalentemente notturna poiché influenzata dalla luce.
Cartesio la definì la “sede dell’anima” nel XVII secolo e da allora gli studi proseguirono nella convinzione che fosse implicata negli equilibri della psiche.
Cartesio sostanzialmente pose l’attenzione sul fatto che questa piccola zona del cervello è l’unica a non avere un duplicato.

Scriveva infatti:
Mi sono convinto che l’anima non può avere in tutto il corpo altra localizzazione all’infuori di questa ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni, perché ho osservato che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie, a quel modo stesso che abbiamo due occhi, due mani, due orecchi, come, infine, sono doppi tutti gli organi dei nostri sensi esterni. Ora, poiché abbiamo d’una cosa, in un certo momento, un solo e semplice pensiero, bisogna di necessità che ci sia qualche luogo in cui le due immagini provenienti dai due occhi, o altre duplici impressioni provenienti dallo stesso oggetto attraverso gli organi duplici degli altri sensi, si possano unificare prima di giungere all’anima, in modo che non le siano rappresentati due oggetti invece di uno: e si può agevolmente concepire che queste immagini, o altre impressioni, si riuniscano in questa ghiandola per mezzo degli spiriti che riempiono le cavità del cervello; non c’è infatti nessun altro luogo del corpo dove esse possano esser così riunite, se la riunione non è avvenuta in questa ghiandola”.

I poteri della Pineale venivano utilizzati dalle civiltà più avanzate
Per la sua complessità, le informazioni messe a disposizione dalla scienza ufficiale, trattano ancora superficialmente questo organo straordinario i cui poteri, nei millenni passati, venivano sapientemente utilizzati dalle civiltà più avanzate. Benefici oggi perduti assieme alla conoscenza di quei popoli.
Non tutte le religioni e le filosofie hanno saputo cogliere il vero simbolismo legato alla ghiandola pineale e ispirarsi a questa antica conoscenza, così come la medicina ortodossa non si è mai preoccupata troppo di effettuare ricerche approfondite.

Situata al centro del nostro cervello, è collegata allo stesso da sofisticate reti neuronali ed è conosciuta soprattutto perché sovrintende e sostiene una moltitudine di funzioni vitali, tra le quali la regolazione del ritmo circadiano sonno-veglia e dell’orologio biologico (crescita, sviluppo, maturazione sessuale). Infatti, l’ormone che secerne primariamente è la melatonina, sostanza nota perché associata, appunto, alla qualità del sonno e, in buona misura, anche al processo di invecchiamento.
Viene chiamata anche il “terzo occhio” poiché, secondo antiche credenze, una volta attivata diviene l’interfaccia con la nostra coscienza conferendo la “vista interiore”, oltre alla capacità di identificarsi con il Principio vitale cosmico e di accedere ad una moltitudine di poteri psichici.

Lo “strumento” in grado di elevare lo stato di coscienza per ristabilire la situazione primordiale.
L’universo manifesto è basato su polarità opposte, sulla dualità. Se c’è il bene c’è anche il male, se c’è la luce c’è anche l’oscurità, se c’è la nascita c’è anche la morte, e via dicendo. Non esiste un elemento che non abbia il suo antagonista. Parimenti, l’universo porta sempre con se la soluzione per neutralizzare eventuali squilibri. Possiamo affermare che l’economia dell’universo sia pari a zero per effetto di queste polarità contrastanti.

L’organismo possiede in se stesso tutti gli elementi adatti a compensare gli squilibri che in esso si verificano, dagli anticorpi, agli ormoni, alle sostanze psicotrope. Così anche la creazione della ghiandola pineale è una conseguenza di questo spirito...

Per il mistico, Dio è uno stato di coscienza, per il religioso è un’entità esterna con degli attributi. Nel primo caso l’uomo che ne fa esperienza può identificarsi con Dio, nel secondo non lo raggiungerà né conoscerà mai, in compenso, però, imparerà a sentirsi una vittima, un indegno. Il misticismo, in tutte le sue espressioni, afferma che Dio alloggia nel sé interiore di ogni uomo ed è possibile realizzarlo riconoscendolo con il giusto atteggiamento mentale, ovvero distaccandosi dai condizionamenti prodotti dall’ego ipertrofico. Ora, se Dio è uno status, una consapevolezza, cosa che può offuscarsi, va da se che uno “strumento” in grado di elevare lo stato di coscienza può essere utile per ristabilire la situazione primordiale.
Ci sono buone ragioni per credere che questo strumento sia la ghiandola pineale. La scoperta degli ormoni pineali e l’analisi approfondita del lobo temporale del cervello documentano l’origine divina dell’uomo e la possibilità di tornare ad essere ciò che è sempre stato (ma che ha dimenticato di essere).

La pineale è influenzata dai campi elettromagnetici
Migliaia di anni fa, probabilmente all’epoca dell’evoluta civiltà di Atlantide, i poteri supremi dell’uomo subirono un forte ridimensionamento. Responsabili di questo declassamento intellettivo potrebbero essere stati più fattori, molti dei quali ancora poco chiari. Alcune delle ipotesi avanzate sono decisamente ardite e spaziano dagli interventi di ingegneria genetica da parte di razze aliene ostili, all’ibridazione dei superstiti atlantidei con specie contigue ma geneticamente meno evolute.

Grazie al contributo di scienze d’avanguardia come l’epigenetica, che dimostra ampiamente come sia l’interpretazione dell’ambiente a stimolare le caratteristiche del DNA invece che un ferreo e competitivo determinismo genetico, oggi sappiamo che è possibile modificare persino ciò che biologicamente si credeva immutabile o congenito. Questo vale anche per l’invecchiamento e le gravi patologie.

Un’altra teoria afferma infatti che potrebbe essere stato un remoto cataclisma a cambiare in modo significativo le condizioni ambientali del pianeta e di riflesso la funzionalità della ghiandola pineale nelle generazioni successive.
Oggi sappiamo che la ghiandola pineale viene fortemente influenzata dalla quantità di luce e dai campi elettromagnetici e possiamo facilmente dedurre come la vita moderna (telefonini, elettrodomestici, luce artificiale, ecc.) abbia determinato grandi cambiamenti nell’organismo. La fisiologia della pineale potrebbe essersi modificata ulteriormente in rapporto a questi mutamenti ambientali e questa alterazione potrebbe aver contribuito a un più rapido deperimento fisico, così come all’insorgenza di nuove patologie.

Dal punto di vista alimentare, una dieta povera di ferro, calcio, fosforo e triptofano inibiscono il buon funzionamento della pineale così come l’assunzione di farmaci betabloccanti, benzodiazepine, calcio-antagonisti, clonidina, alchool, caffeina, soprattutto nelle ore che precedono il sonno. Uno stile di vita sano, basato sull’attività fisica mattutina, una buona alimentazione, l’assenza di inquinamento e molto sonno, incide positivamente sulle secrezioni di serotonina e melatonina.

L’esperienza dei mistici induce a ritenere che qualunque strada porti alla verità suprema è la benvenuta, sia essa chimica come il soma o naturale come la meditazione, e in effetti entrambe agiscono attraverso gli stessi mediatori chimici cerebrali. Comunque sia, la realizzazione spirituale, non è qualcosa che compare senza seguire un preciso processo fisiologico.

Cogliere questa occasione per elevarsi vibrazionalmente significherà vivere in uno stato di lucida presenza, trasmutare il dolore passato in saggezza per costruire un mondo nuovo con la consapevolezza del proprio sé divino, finalmente padroni e responsabili di quei poteri che ritorneranno così a far parte di noi per il bene di tutti, poiché tutti siamo inevitabilmente UNO.


Fonte: crepanelmuro.blogspot.it

lunedì 27 aprile 2020

Covid-19 - Medo e negacionismo podem acelerar a transmissão




A guerra entre homens e micróbios

A disseminação da infecção por coronavírus (SARS-CoV-2) e a ocorrência das primeiras mortes associadas à doença respiratória por COVID-19 estão evocando situações e cenários na população global que muitos de nós nunca experimentaram, e que pensávamos de pertencer aos tempos passados. Na realidade, é uma nova etapa e, certamente, não a última, do confronto entre homem, bactérias e vírus.

As epidemias têm um impacto nos eventos dos povos comparáveis às revoluções, guerras e crises econômicas. Seu curso é influenciado pelas leis escritas e não escritas, nas quais as relações entre os homens se baseiam e, por sua vez, deixam sua marca na política, sociedade e cultura.

Em um mundo com um estilo de vida baseado na interdependência, temos diante de nossos olhos a demonstração dos princípios-chave da complexidade de nossos relacionamentos em nível planetário. Vivemos em cidades cheias de vida e recursos tecnológicos, mas, de repente, os descobrimos imperfeitos, incompletos e frágeis.

Os especialistas são unânimes: a "distância social" é a arma para retardar a propagação deste vírus. Pela primeira vez na história moderna, compartilhamos a abordagem única implementada, ou seja, a de tomarmos a distância como um elemento-chave na contenção de uma doença viral, presente simultaneamente nos cinco continentes, embora com uma difusão diferente.
Todos os outros vírus no passado, mantiveram uma posição específica, apresentando-se a nós como uma ameaça distante como Ebola, Zika e até H5N1.

A ilusão de poder vencer a guerra contra micróbios
"Os historiadores do futuro talvez concluirão que o maior erro cometido no século XX foi
acreditar que as doenças infecciosas estavam prestes a ser eliminadas ", escreve Frank Snowden - Historiador americano de epidemias e medicina e professor da Universidade de Yale.
Pensava-se que a era das pestilências havia terminado e que, após a era das pandemias em retirada,
teríamos entrado em uma era pós-infecciosa, dominada por doenças não contagiosas, como as
relacionadas ao envelhecimento.
Podemos considerar uma amnésia histórica, um pecado de eurocentrismo ou um erro de extrapolar infinitamente as tendências positivas do momento. O DDT prometeu derrotar a malária, que ainda mata uma criança a cada dois minutos.

Medo e negacionismo podem acelerar a transmissão
Subestimar seria um erro grave, mas o pânico também pode fazer o jogo do Covid-19.
No século XIV, foi o medo que levou os genoveses a deixar Caffa precipitadamente, numa tentativa de escapar da praga que, na realidade, eles realmente trouxeram consigo, como aconteceu em outros momentos da história das epidemias. O medo condenou os doentes de hanseníase (lepra) ao isolamento por milênios, destruindo a vida deles mais do que a própria bactéria, e o mesmo sentimento leva muitos a esconder suas infecções, passando, dessa forma, para os outros.
O medo ainda pressionou as autoridades de muitos países a diminuir os efeitos da espanhola, para evitar reações incontroláveis ​​pelas populações já submetidas à duras provas por causa da primeira guerra mundial.

O medo de conspirações levou, por anos, o governo sul-africano a se casar com teses negacionistas
sobre a AIDS, causando um grande número de vítimas. Existem inúmeros casos em que o medo
dos Untores - aqueles que durante a praga de Milão em 1630 eram suspeitos de espalhar a infecção ungindo pessoas e coisas com unguentos venenosos, desencadeando frequentemente a ira popular contra eles e iniciadas também perseguições judiciais - foi adicionado ao medo da doença, como na praga de Manzonian, e à busca de cabras expiatórias que fez assim outras vítimas.

Coexistência difícil entre suspeita e ódio
Geralmente, aqueles que parecem socialmente diferentes são frequentemente acusados ​​de espalhar um mal. Na praga da Idade Média foram os judeus, hoje as suspeitas pairam sobre a cabeça de qualquer pessoa de origem asiática. A guerra entre homens e micróbios vem ocorrendo desde o início dos tempos, no entanto, a partir dos meados do século passado houve um período em que a humanidade se iludiu em ter a vitória na mão.

Os sentimentos anti-chineses e anti-italianos espalhados por causa do coronavírus, dificultou a convivência entre as pessoas em várias partes do mundo. E quem sabe que dinâmica cárstica deve ter sido desencadeada no gigante asiático, após o enorme cordão sanitário em torno da província onde fica Wuhan, imposto por Pequim, com medidas coercitivas.

«Os resultados das medidas de isolamento tomadas entre os séculos XV e XXI são desencorajantes. Os cordões clínicos implementados contra a peste bubônica, a cólera e o Ebola sempre falharam: sua implantação agrava a disseminação da doença, ampliando o medo, as tensões sociais e as repercussões econômicas ", afirma Snowden.

Os micróbios que pensávamos derrotados, podem ressurgir
Antibióticos chegaram para derrotar as bactérias, cuja eficácia agora está em risco pelo
fenômeno de resistência. Vacinas salvaram milhões de vidas, mas a varíola é a única doença
que foi erradicado. Os micróbios que acreditávamos derrotados podem ressurgir na ausência de
políticas de saúde eficientes, mesmo nas áreas menos favorecidas do mundo. E novas doenças
podem evoluir, emergindo de hospedeiros animais, assim como, se supõe, aconteceu com o novo coronavírus e o Ebola.

O comércio de animais silvestres ou o desmatamento podem facilitar o salto de espécies
do animal ao homem e a globalização faz com que novos e antigos germes viajem pelo mundo.
O sonho de erradicação total tropeçou não só em Darwin, mas também nas complexidades
da história, quando o financiamento para estudar e conter doenças infecciosas começou a
cair como resultado de um "desarmamento unilateral e prematuro".

Dos anos 70 até hoje. um novo inimigo está sempre na esquina, incluindo HIV, hantavírus, febre de Lassa, Marburg, legionella, hepatite C, Lyme, febre do Rift Valley, Ebola, Nipah, vírus do Nilo Ocidental, Sars, Bse, aviária, Chikungunya, norovírus, Zika.
Os patógenos que podem nos infectar são centenas de milhares e quem sabe quantas bombas-relógio estão batendo ao ritmo da evolução. Eles não apenas nos dominam numericamente, mas também mudam furiosamente e se reproduzem muito mais rápido do que nós.

O caso da epidemia de ebola no Congo
Que nunca viveremos em um Éden privo de germes ficou claro a partir do final dos anos 80, com o choque gerado pela descoberta do HIV. Depois, uma série de epidemias geradas pelas velhas conhecidas como cólera e peste, respectivamente na América Latina e na Índia, reiteraram a
mensagem. O golpe final para a ilusão germ-free foi a epidemia de Ebola no Congo.

O coronavírus provavelmente não é nosso pior inimigo e certamente não será o último.
O Nobel Joshua Lederberg, o mesmo que cunhou a expressão "doenças emergentes e
re-emergentes", observou que a melhor arma contra a exuberância microbiana é a nossa
engenhosidade. Mas seria um erro pensar que o poder da inteligência é equivalente apenas a
descobertas científicas, mesmo as políticas devem ser smarts e baseadas em evidências. Isto
significa colaboração internacional, porque a aldeia global dos micróbios não conhece
fronteiras. Significa também um esforço estratégico para garantir melhores padrões de vida para aqueles que moram longe de nós: a saúde dos outros também é a nossa saúde.

Todos somos cidadãos diligentes e patriotas, confiamos na ciência, apesar dos epidemiologistas também navegarem a tato, e ficamos em casa. Mas nos iludimos de que, quando o Covid-19 for derrotado, retornaremos à vida normal. Não vai ser assim

Meses de lockdown são cansativos. Vamos deixá-los passar, cientes dos danos estruturais que causarão. Mas tenho a ideia de que o vírus corona nos mudará para sempre, econômica e socialmente, como não coneguiu o terrorismo político, o choque do petróleo, o islamismo radical, a crise financeira. Acredito que o corona marcará nosso tempo, como a espanhola, a poliomielite ou a guerra que temperaram as gerações anteriores.

Dificilmente voltaremos aos shoppings, à praça, em aviões, sem as precauções desses dias. Mudaremos hábitos, consumo e produção. A vida após o Covid, quando renascerá, não será a mesma de antes. Será outra época. O começo de uma nova era.



Fonte:

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https://www.beppegrillo.it/


mercoledì 8 aprile 2020

A crise coronavirus passará, mas o mundo não será mais o mesmo




Na era do coronavírus, todos os aspectos de nossa vida parecem estar passando por uma profunda revisão.
O Covid-19 será o detonador de uma enorme mudança evolutiva e, quando tiver passado, não seremos mais os mesmos; o mundo nunca mais será o mesmo ...

"A inquietante velocidade com que nossas vidas mudaram, compromete nossa capacidade de aceitar que a saída desta crise não será tão rápida quanto sua entrada" F. Costa

Portanto, não faz sentido nos iludirmos de que o stop ao qual estamos submetidos será de curto prazo.
Qualquer programa importante que tenhamos na gaveta durante esse período (casamento, filhos, viagens, mudança de emprego etc.) terá que ser repensado.

Um distúrbio inesperado. A sociedade acostumada à luta darwiniana do mercado, que garante a sobrevivência e o domínio dos mais fortes, despojada de proteção, brutalmente exposta a choques frequentemente apreciados pelas classes dominantes para disciplinar a cidadania, agora explode definitivamente no ar, devido a uma epidemia, o que mostra a fraqueza do sistema.

A crise passará, mas o mundo não será mais o mesmo, assim como 11 de setembro, a humanidade será mudada. O Coronavírus - mudará a nossa maneira de pensar ”, mudará nossos hábitos de trabalho e de vida.
No entanto, devemos nos colocar na perspectiva de um novo estilo de vida e de novas formas de consumo que envolverão inúmeros setores: provavelmente teremos que nos acostumar a tomar mais cuidado nos metrôs e bares lotados, desconfiar das discotecas e hotéis não padronizados, nos próximos anos.
Cinemas, salões de chá e shopping centers. poderão instalar poltronas espaçadas a pelo menos um metro de distância, por tempo indeterminado, bancos onde só pode sentar uma pessoa de cada vez e assim por diante.

A economia do confinamento
Gordon Lichfield, diretor da Technology Review, faz referência ao surgimento de uma "economia fechada", de uma economia "confinada", ou seja, ligada a tudo que é on demand, que pode ser encomendado de casa, solicitado e usado on-line. Já em ascensão antes do coronavírus, essa shut-in economy será beneficiada pela mudança inevitável de nossa maneira de viver nas cidades, pela onda muito longa do pânico pós-corona e está destinada a permanecer.

"O coronavírus será, em certos aspectos, como as inundações do Nilo, que na época dos antigos egípcios destruíram tudo e deixaram o solo mais fértil", explica Matteo Bertini, diretor de Mediashopping (Mediaset). "A epidemia está forçando a sociedade a adotar novas ferramentas", que todos nós receberemos em herança após a emergência. "

Foi necessária uma emergência tão repentina como a do Coronavírus para trazer à mesa das empresas e gerentes de RH um tema cada vez mais central na organização do trabalho do futuro, uma ferramenta que - diante dessas crises - imediatamente se apresentou como a grande ferramenta para resolver a paralisia potencial que a maneira tradicional e a organização do trabalho poderiam provocar nas empresas

Começando pelo smart working – ou homework - , uma modalidade de trabalho que milhares de trabalhadores estão adotando nas últimas semanas, concretizando o que até recentemente parecia impossível. "A emergência forçou as empresas a se equiparem rapidamente com as ferramentas necessárias e as pessoas estão começando a entender".

Um catalisador para a Economia
O efeito final poderá ser positivo”, observa Bertini. "Se perceberá que não há apenas uma maneira de trabalhar: as empresas entenderão, as estruturas de TI terão se adaptado e com o comércio eletrônico - as pessoas poderão usar esse acelerador, que é uma ferramenta de desenvolvimento para economia ".

"Essa atividade experimentará um maior desenvolvimento mesmo após a epidemia, porque entrou na mente das pessoas: o coronavírus nos deixará ferramentas digitais e físicas, mas, acima de tudo, mudará a maneira como pensamos".

A maneira como trabalhamos, nos movemos, compramos alimentos ou mantemos relacionamentos, parece ter sofrido uma mudança acentuada de rumo. Drenados pela normalidade dos gestos diários e pela fisicalidade natural do encontro, todo hábito e toda ação parecem ter que esperar uma batida digital para permanecer em vida.

A reunião que não pode mais estar entre as paredes do escritório e que é distribuída, mediada à distância. "Vejo você no Skype." É o imperativo. Ou a visita do médico que é substituída por um telefonema ou, se você tiver mais sorte, por uma sessão de telemedicina.

Assim, hoje a tecnologia tornou-se repentinamente uma necessidade indispensável.
As regras de comunicação, necessidades, gestão do tempo e até a ordem das prioridades são, então, redesenhadas por novas arquiteturas tecnológicas, sociais e, acima de tudo, mentais. E, nesse contexto, uma área específica de atenção está envolvida ou talvez mais sobrecarregada que as outras: a escola. Uma escola que, de um local físico para chegar, se torna na era da distância imposta, um conjunto de tecnologias de aprendizado a serem recriadas na sala de estar ou na cozinha da casa. Um espaço íntimo e individual, não mais coletivo, por natureza, que deve ser construído do zero: uma tarefa árdua para professores, pais, avós e alunos, despreparados para a ideia de que o que era ontem uma oportunidade distante - o uso da tecnologia – hoje tornou-se repentinamente uma necessidade improrrogável.
E é assim que centenas de escolas na Itália estão se organizando para atender a essa nova necessidade e milhares de professores estão tomando medidas para se treinar e transformar - de boa ou má vontade - a idéia de escola que eles conhecem em algo profundamente diferente.

A verdade é que, como qualquer tecnologia - seja a roda, a escrita ou a bússola - também a de um computador ou tablet, aplicada de maneira estável para o ensino a distância nas escolas, pode mudar radicalmente a maneira como administramos o tempo, as relações entre os professores e estudantes, as distâncias, os percursos de aprendizagem e as metodologias de ensino.

Hoje, a responsabilidade de como esse caminho evolverá dependerá de cada um de nós - alunos, professores, pais ou instituições - em decidir, quando esse momento de dificuldade terminar, se engatar uma marcha à ré ou se aproveitar da marcha engrenada para colocar as habilidades em uso e recursos com maior eficácia e inovação do que no passado.

Qualquer que seja a escolha, basicamente, todos sabemos: a revolução mental começou.

O novo pacto formativo que professores e alunos estão escrevendo hoje em dia, mudará radicalmente as regras futuras do jogo. É apenas uma questão de tempo.

Que esta crise possa, também, finalmente forçar os países ocidentais, e em particular os Estados Unidos e o Brasil, a corrigir as injustiças que tornam grande parte de sua população particularmente exposta a desastres como o de Covid-19.

O desafio futuro será definir regras e sistemas de controle que equilibrem a proteção da vida humana e o respeito à sua dignidade. Esse é o desafio que todos nós teremos que enfrentar, enquanto tentamos nos adaptar ao novo mundo.



Fonte:
https://www.ilblogdellestelle.it/2020/03/perche-il-coronavirus-cambiera-per-sempre-la-scuola-che-conosciamo.html
https://www.financialounge.com/azienda/financialounge/news/crisi-coronavirus-digitale/?refresh_CE
https://forbes.it/2020/03/20/come-sara-vita-lavoro-economia-dopo-il-coronavirus/

venerdì 20 marzo 2020

La guerra tra uomini e microbi




La diffusione dell’infezione da coronavirus (SARS- CoV-2) e il verificarsi dei primi decessi associati alla malattia respiratoria COVID-19, stanno evocando nella popolazione globale situazioni e scenari che la gran parte di noi non ha mai vissuto e pensava appartenesse a tempi passati. Nella realtà, si tratta di una nuova tappa e di certo non ultima, dello scontro tra uomo, batteri e virus.

Le epidemie hanno un impatto sulle vicende dei popoli comparabile a quello di rivoluzioni, guerre e crisi economiche. Il loro decorso è influenzato dalle leggi scritte e non scritte su cui si basano le relazioni tra gli uomini, e a loro volta lasciano il segno nella politica, nella società, nella cultura.

In un mondo con uno stile di vita basato sulle interdipendenze, abbiamo davanti agli occhi la dimostrazione dei principi chiave della complessità delle nostre relazioni a livello planetario. Viviamo in città pieno di vita e di risorse tecnologiche ma, all’improvviso, le scopriamo imperfette, incomplete e fragili.

Gli specialisti sono unanime: la “distanza sociale” è l’arma per rallentare la diffusione di questo virus. Per la prima volta nella storia moderna, condividiamo l’approccio unico messo in atto, ovvero quello di prendere le distanze come elemento chiave nel contenimento di una malattia virale, presente contemporaneamente in tutti e cinque i continenti, anche se in misura diversa. Tutti gli altri virus in passato hanno mantenuto una posizione specifica, presentandosi ai nostri occhi come una minaccia lontana come Ebola, Zika e persino H5N1

L’illusione di poter vincere la guerra ai microbi
«Gli storici del futuro forse concluderanno che l’errore più grave commesso nel XX secolo è
stato credere che le malattie infettive stavano per essere eliminate», scrive Frank Snowden.
Si è pensato che l’era delle pestilenze fosse conclusa e che, dopo l’era delle pandemie in ritirata,
saremmo entrati in un’epoca post infettiva, dominata da malattie non contagiose come quelle
legate all’invecchiamento. Possiamo considerarla un’amnesia storica, un peccato di
eurocentrismo o un errore di estrapolazione all’infinito delle tendenze positive del momento. Il
Ddt prometteva di sconfiggere la malaria, che ancora uccide un bambino ogni due minuti.

La paura e il negazionismo possono velocizzare la trasmissione
La sottovalutazione sarebbe un grave errore, ma anche il panico può fare il gioco della Covid-19.
Nel XIV secolo fu la paura a spingere i genovesi a lasciare precipitosamente Caffa, nel tentativo di sfuggire alla peste che in realtà portarono con sé, come è accaduto altre volte nella storia delle epidemie. La paura ha condannato per millenni all’isolamento i malati di lebbra, distruggendone la vita più del batterio stesso, e lo stesso sentimento induce tanti a nascondere le proprie infezioni,
trasmettendole ad altri. Sempre la paura ha spinto le autorità di molti Paesi a sminuire gli
effetti della spagnola, per evitare reazioni incontrollabili da parte di popolazioni già messe alla
prova dalla prima guerra mondiale.

Il timore di congiure ha indotto per anni il governo del Sudafrica a sposare tesi negazioniste
sull’Aids, causando un numero gigantesco di vittime. Sono innumerevoli i casi in cui la paura
degli untori si è sommata a quella del morbo, come nella peste manzoniana, e la ricerca di capri
espiatori ha fatto altre vittime.

Convivenza difficile fra sospetto e odio
Spesso a essere accusati di diffondere un male sono coloro che appaiono socialmente diversi. Nella peste del Medioevo furono gli ebrei, oggi i sospetti aleggiano sul capo di chiunque abbia origini asiatiche. La guerra tra uomini e microbi va avanti dalla notte dei tempi, eppure a partire dalla metà del secolo scorso c’è stato un periodo in cui l’umanità si è illusa di avere la vittoria in pugno.

I sentimenti anti-cinesi e anti-italiani diffusi a causa del coronavirus avranno reso più difficile la convivenza tra le persone. E chissà quali dinamiche carsiche si saranno innescate nel gigante asiatico a seguito dell’enorme cordone sanitario attorno alla provincia in cui sorge Wuhan, imposto da Pechino con misure coercitive.
«I risultati delle misure di isolamento prese dal XV al XXI secolo sono scoraggianti. I cordoni sanitari attuati contro peste bubbonica, colera ed Ebola hanno sempre fallito: il loro dispiegamento peggiora la diffusione della malattia, amplificando paura, tensioni sociali e contraccolpi economici», sostiene Snowden.

I microbi che credevamo battuti possono riemergere
Per sgominare i batteri sono arrivati gli antibiotici, la cui efficacia oggi è messa a rischio dal
fenomeno della resistenza. I vaccini hanno salvato milioni di vite, ma il vaiolo è l’unica malattia
che sia stata eradicata. I microbi che credevamo battuti possono riemergere, in assenza di
politiche sanitare efficienti anche nelle aree meno fortunate del mondo. E nuove malattie
possono evolvere, emergendo da ospiti animali, proprio come, se suppone, hanno fatto il nuovo coronavirus ed Ebola.

Il commercio di fauna selvatica o la deforestazione possono facilitare il salto di specie
dall’animale all’uomo e la globalizzazione fa fare a vecchi e nuovi germi il giro del mondo.
Il sogno dell’eradicazione totale è inciampato non solo su Darwin ma anche sulle complessità
della storia, quando i finanziamenti per studiare le malattie infettive e contenerle hanno iniziato
a calare per effetto di un disarmo “unilaterale e prematuro”.

Dagli anni 70 a oggi. un nuovo nemico è sempre all’angolo, tra cui Hiv, hantavirus, febbre di Lassa, Marburg, legionella, epatite C, Lyme, Rift Valley fever, Ebola, Nipah, West Nile virus, Sars, Bse, aviaria, Chikungunya, norovirus, Zika.
I patogeni che possono infettarci sono centinaia di migliaia e chissà quante bombe a orologeria stanno ticchettando al ritmo dell’evoluzione. Non solo ci sovrastano numericamente, ma mutano furiosamente e si riproducono molto più velocemente di noi.

Il caso dell’epidemia di Ebola in Congo
Che non vivremo mai in un Eden privo di germi è apparso chiaro dalla fine degli anni 80, con lo
choc generato dalla scoperta dell’Hiv. Poi a ruota una serie di epidemie generate da vecchie
conoscenze come colera e peste, rispettivamente in America Latina e India, ha ribadito il
messaggio. Il colpo finale all’illusione germ-free è stata l’epidemia di Ebola in Congo.

Il coronavirus non è, probabilmente, il nostro peggiore nemico e non sarà certamente l’ultimo. Il
Nobel Joshua Lederberg, lo stesso che ha coniato l’espressione «malattie emergenti e
riemergenti», ha osservato che l’arma migliore contro l’esuberanza microbica è il nostro
ingegno. Ma sarebbe un errore pensare che il potere dell’intelligenza equivalga soltanto alle
scoperte scientifiche, anche le politiche devono essere smart e basate sulle evidenze. Questo
significa collaborazione internazionale, perché il villaggio globale dei microbi non conosce
frontiere. E significa anche uno sforzo strategico per garantire migliori standard di vita a chi
abita lontano da noi: la salute degli altri è anche la nostra salute.

Siamo tutti diligenti cittadini e patrioti, ci affidiamo alla scienza, malgrado anche gli epidemiologi navighino a vista, e restiamo a casa. Ma ci illudiamo che quando il Covid-19 sarà sconfitto, si tornerà alla vita normale. Non sarà così

Due settimane di lockdown sono faticose ma anche poche, ammesso che saranno soltanto due, e tra l’altro in alcune parti del paese sarebbero comunque quattro. Le faremo passare, consapevoli dei danni strutturali che causeranno. Ma ho come l’idea che il virus corona ci cambierà per sempre, economicamente e socialmente, come non è riuscito al terrorismo politico, allo shock petrolifero, all’islamismo radicale, alla crisi finanziaria. Credo che il corona segnerà il nostro tempo come la spagnola o la poliomielite o la guerra hanno temprato le generazioni precedenti.

Difficilmente torneremo nei centri commerciali, in piazza, in aereo senza le precauzioni di questi giorni. Cambieremo le abitudini, i consumi e la produzione. La vita dopo il Covid, quando rinascerà, non sarà la solita vita di prima senza il virus. Sarà un’altra epoca. L’inizio di una nuova era.



Fonte:
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https://www.beppegrillo.it/cambiare-il-nostro-stile-di-vita-per-uscire-dalla-crisi-del-coronavirus/