“Nonostante
che accordi internazionali proibiscano la guerra chimica,
batteriologica e biologica, sta di fatto che nei laboratori continua
la ricerca per lo sviluppo di nuove armi offensive, capaci di
alterare gli equilibri naturali” Papa Francesco
I nemici
invisibili
“Progettato per
essere invisibile, prosegue indisturbato nella missione assassina per
cui è stato generato. Uccidono senza esplodere. Non dilaniano, non
spargono sangue e soprattutto non si vedono.
La nuova frontiera
della guerra è provocare stragi in modo silenzioso. La popolazione
colpita non sa da dove arrivi il flagello. Se venga diffuso in modo
naturale oppure sia il frutto di una precisa strategia assassina.
Per tanti anni,
soprattutto quelli che hanno seguito l’11 settembre 2001, si è
parlato del rischio rappresentato dalle armi batteriologiche.
Malattie diffuse dolosamente per provocare devastazioni senza
mostrare la mano del killer. Peggio della stessa bomba atomica che
magari avrà effetti di maggiore durata ma almeno comporta una presa
di responsabilità politica a livello internazionale da parte di chi
la usa. Provocare vaste epidemie sarebbe un crimine subdolo, meschino
e letale.”
La
minaccia del rilascio di organismi trattati geneticamente
Gli agenti patogeni
vengono gestiti tranquillamente nei laboratori di mezzo
mondo.
Qualunque laboratorio attrezzato al trattamento e alla
coltura di microorganismi può diventare un luogo dove sviluppare
un'arma biologica. Del resto, a differenza delle armi chimiche, sono
sufficienti piccole quantità di patogeni per ottenere effetti
devastanti.
Tutte queste caratteristiche rendono le armi
biologiche un pericolo per l'intera umanità ed è per questo che
esiste una convenzione internazionale che ne bandisce sviluppo,
produzione e immagazzinamento. Nonostante ciò, non si esclude che
la ricerca – in particolar modo di microorganismi geneticamente
modificati – stia procedendo di nascosto in laboratori delle
superpotenze mondiali e non solo.
La minaccia rivolta
all'ambiente del rilascio di organismi trattati geneticamente sembra
essere accentrata, in modo forse drammatico, dall'uso delle nuove
tecniche genetiche nella progettazione di agenti di una guerra
batteriologica. Le conquiste ottenute nelle tecnologie di ingegneria
genetica hanno rinnovato l'interesse militare per le armi biologiche
e hanno generato una grande preoccupazione riguardo l'accidentale o
volontaria liberazione di pericolosi virus, batteri e funghi
manipolati geneticamente che potrebbero diffondere un inquinamento
genetico in tutto il mondo, creando una mortale pandemia che potrebbe
distruggere su vasta scala le piante, gli animali e la vita umana.
La banca dati che si
e' sviluppata per l'ingegneria genetica commerciale nel campo
dell'agricoltura, dell'allevamento degli animali e della medicina è
potenzialmente convertibile nelle sviluppo di una vasta serie di
nuovi agenti patogeni che possono attaccare le piante, gli animali e
le popolazioni umane. La guerra biologica implica l'uso di organismi
viventi per scopi militari. Le armi biologiche possono essere virali,
batteriche, basate sui funghi, e sui protozoi.
Uno
schiaffo alla sicurezza globale. Siamo
preparato per un eventuale attacco chimico?
Virus letali come
Ebola; batteri potenti come l'antrace; gas come il Sarin o anche
componenti radioattivi come il Polonio. Dopo il ritrovamento
dell'arsenale a Bruxelles che comprendeva anche agenti chimici
l'allarme per un possibile attacco di natura chimica, batteriologica
o radioattiva si è fatto meno evanescente. Siamo preparati anche a
gestire situazioni di questo genere?
Lo scorso anno uno
scoop firmato da due giornalisti di “Foreign policy”,
testata di proprietà del Washington Post, svelò i piani del
Califfato di costruire armi biologiche. Diversi file contenuti in un
PC strappato agli jihadisti contenevano istruzioni dettagliate
su come realizzarle.
Il batterio scelto
per scatenare l’Apocalisse era quello della peste bubbonica, da
coltivare e sperimentare su cavie da laboratorio (“i primi sintomi
si manifestano dopo 24 ore” spiegava il vademecum) e inserire in
piccole granate da lanciare “in ambienti chiusi. Come
metropolitane, stadi e discoteche”. Si consigliava poi di sfruttare
prese “d’aria condizionata” perché “il batterio si espande
in pochi minuti e colpisce migliaia di persone”.
Un po’ come
quando, nel medioevo, gli eserciti catapultavano i cadaveri degli
infetti oltre le mura rivali per fiaccarli con le malattie, a
testimonianza di quanto l’efferata crudeltà abbia sempre fatto
parte del genere umano.
E se fino ad ora
questi mezzi sembrano essere rimasti circoscritti solo nei laboratori
della morte col passare del tempo è sempre maggiore il rischio che
possano essere usati. Questo consentirà ai ricercatori di mettere
mano su agenti innocui facendogli produrre tossine oppure di rendere
ancora più potenti, e resistenti agli antibiotici, i bacilli già
esistenti.
"Il
coronavirus è un'arma da guerra biologica creata in un laboratorio
di Wuhan e l'Organizzazione mondiale della Sanità ne è già a
conoscenza".
Il laboratorio BSL-4
di Wuhan è anche un centro di ricerca dell'Organizzazione mondiale
della Sanità e per questo motivo, secondo Francis Boyle, professore
di diritto presso l'Università dell'Illinois., la stessa Oms "non
poteva non sapere". E' quanto afferma, in un'intervista
video rilasciata al sito Geopolitics and Empire.
Il nuovo
coronavirus è stato creato in un laboratorio cinese combinando il
coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese
con un altro che causa la SARS nei topi.
È quanto emerge da
un inquietante studio datato novembre 2015 pubblicato dall’US
National Library of Medicine. Nel documento si descrive la
creazione di un virus chimerico, composto con il Dna misto di
CoV-SARS, trucco che consente agli scienziati di manipolare il virus
senza timore di contagio, con lo scopo di esaminare la potenziale
minaccia dei coronavirus circolanti e aiutare a prevedere future
emergenze sanitarie.
Stando a quanto
riferito alla testata americana Washington Times, da
un esperto di guerra biologica ed ex medico dell’intelligence
militare israeliano, l’epidemia di coronavirus che si sta
diffondendo in tutto il mondo ha avuto origine in un laboratorio alle
porte di Wuhan collegato al programma di armi biologiche segreto
condotto dalla Cina.
Sotto
accusa l’Istituto di Virologia di Wuhan, il più avanzato
laboratorio di ricerca sui virus mortali in Cina. Alcuni
laboratori dell’Istituto sarebbero stati utilizzati probabilmente,
in termini di ricerca e sviluppo, in armi biologiche cinesi con
doppio scopo civile e militare,
ha detto la fonte.
La
fonte del Washington Times
sostiene la probabilità che i coronavirus studiati all’interno
dell’Istituto di virologia di Wuhan siano inclusi nel programma
cinese top secret di “bio-warfare” (“guerra biologica”).
Non
bisogna escludere a priori la possibilità che il virus sia nato in
laboratorio per scopi militari, ma la circolazione delle informazioni
potrebbe essere fortemente condizionata dai rapporti conflittuali tra
Cina e Stati Uniti.
Quando
è scoppiato il virus, infatti, sui siti internet cinesi hanno
iniziato a circolare delle voci secondo cui il coronavirus faceva
parte di una cospirazione degli USA per diffondere armi biologiche e
contaminare i nemici cinesi. Ricordiamo che gli agenti biologici
rientrano a tutti gli effetti nella categoria di armi di distruzione
di massa.
La
Mano (Nascosta) dos EUA
E’
anche noto che il Pentagono gestisce laboratori biologici in tutto il
mondo che si trovano ai confini di Russia, Cina e Iran.
Pertanto,
almeno non si può escludere che gli Stati Uniti abbiano rilasciato
il virus sull’arcinemia cinese al fine di testare il loro virus
mortale sugli umani o addirittura semplicemente per voler uccidere un
gran numero di persone.
Una
tale presunzione di diffusione di virus mortali in Cina e in tutto il
mondo è inizialmente una “teoria della cospirazione astrusa” per
la stampa occidentale di proprietà degli Stati Uniti, ma non è
inverosimile.
Nel
2018, è stato rivelato che gli Stati Uniti gestiscono un programma
di armi biologiche in Georgia che è ermeticamente protetto dal mondo
esterno e non sotto il controllo di organizzazioni internazionali. Ci
sono anche un’altra dozzina di tali laboratori in Ucraina, dove
armi biologiche come virus mortali vengono testate sull’uomo come
se fossero topi da laboratorio.
In un rapporto
classificato del 1948, da parte del Committee on Biological Warfare
del Pentagono, il principale punto di forza era che:
“Un’arma o
una bomba non lascia dubbi sul fatto che si sia verificato un attacco
deliberato. Ma se … un’epidemia si abbatte su una città
affollata, non c’è modo di sapere se qualcuno ha attaccato, tanto
meno chi”, aggiungendo fiduciosamente che “Una parte
significativa della popolazione umana all’interno di aree bersaglio
selezionate potrebbe essere uccisa o inabilitata” solo con
piccole quantità di un agente patogeno.
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