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lunedì 9 marzo 2020

Lo spettro di una strage di massa.




Nonostante che accordi internazionali proibiscano la guerra chimica, batteriologica e biologica, sta di fatto che nei laboratori continua la ricerca per lo sviluppo di nuove armi offensive, capaci di alterare gli equilibri naturali” Papa Francesco

I nemici invisibili
“Progettato per essere invisibile, prosegue indisturbato nella missione assassina per cui è stato generato. Uccidono senza esplodere. Non dilaniano, non spargono sangue e soprattutto non si vedono.
La nuova frontiera della guerra è provocare stragi in modo silenzioso. La popolazione colpita non sa da dove arrivi il flagello. Se venga diffuso in modo naturale oppure sia il frutto di una precisa strategia assassina.
Per tanti anni, soprattutto quelli che hanno seguito l’11 settembre 2001, si è parlato del rischio rappresentato dalle armi batteriologiche. Malattie diffuse dolosamente per provocare devastazioni senza mostrare la mano del killer. Peggio della stessa bomba atomica che magari avrà effetti di maggiore durata ma almeno comporta una presa di responsabilità politica a livello internazionale da parte di chi la usa. Provocare vaste epidemie sarebbe un crimine subdolo, meschino e letale.”

La minaccia del rilascio di organismi trattati geneticamente
Gli agenti patogeni vengono gestiti tranquillamente nei laboratori di mezzo mondo.
Qualunque laboratorio attrezzato al trattamento e alla coltura di microorganismi può diventare un luogo dove sviluppare un'arma biologica. Del resto, a differenza delle armi chimiche, sono sufficienti piccole quantità di patogeni per ottenere effetti devastanti.
Tutte queste caratteristiche rendono le armi biologiche un pericolo per l'intera umanità ed è per questo che esiste una convenzione internazionale che ne bandisce sviluppo, produzione e immagazzinamento. Nonostante ciò, non si esclude che la ricerca – in particolar modo di microorganismi geneticamente modificati – stia procedendo di nascosto in laboratori delle superpotenze mondiali e non solo.

La minaccia rivolta all'ambiente del rilascio di organismi trattati geneticamente sembra essere accentrata, in modo forse drammatico, dall'uso delle nuove tecniche genetiche nella progettazione di agenti di una guerra batteriologica. Le conquiste ottenute nelle tecnologie di ingegneria genetica hanno rinnovato l'interesse militare per le armi biologiche e hanno generato una grande preoccupazione riguardo l'accidentale o volontaria liberazione di pericolosi virus, batteri e funghi manipolati geneticamente che potrebbero diffondere un inquinamento genetico in tutto il mondo, creando una mortale pandemia che potrebbe distruggere su vasta scala le piante, gli animali e la vita umana.

La banca dati che si e' sviluppata per l'ingegneria genetica commerciale nel campo dell'agricoltura, dell'allevamento degli animali e della medicina è potenzialmente convertibile nelle sviluppo di una vasta serie di nuovi agenti patogeni che possono attaccare le piante, gli animali e le popolazioni umane. La guerra biologica implica l'uso di organismi viventi per scopi militari. Le armi biologiche possono essere virali, batteriche, basate sui funghi, e sui protozoi.

Uno schiaffo alla sicurezza globale. Siamo preparato per un eventuale attacco chimico?
Virus letali come Ebola; batteri potenti come l'antrace; gas come il Sarin o anche componenti radioattivi come il Polonio. Dopo il ritrovamento dell'arsenale a Bruxelles che comprendeva anche agenti chimici l'allarme per un possibile attacco di natura chimica, batteriologica o radioattiva si è fatto meno evanescente. Siamo preparati anche a gestire situazioni di questo genere?
Lo scorso anno uno scoop firmato da due giornalisti di “Foreign policy”, testata di proprietà del Washington Post, svelò i piani del Califfato di costruire armi biologiche. Diversi file contenuti in un PC strappato agli jihadisti contenevano istruzioni dettagliate su come realizzarle.
Il batterio scelto per scatenare l’Apocalisse era quello della peste bubbonica, da coltivare e sperimentare su cavie da laboratorio (“i primi sintomi si manifestano dopo 24 ore” spiegava il vademecum) e inserire in piccole granate da lanciare “in ambienti chiusi. Come metropolitane, stadi e discoteche”. Si consigliava poi di sfruttare prese “d’aria condizionata” perché “il batterio si espande in pochi minuti e colpisce migliaia di persone”.
Un po’ come quando, nel medioevo, gli eserciti catapultavano i cadaveri degli infetti oltre le mura rivali per fiaccarli con le malattie, a testimonianza di quanto l’efferata crudeltà abbia sempre fatto parte del genere umano.

E se fino ad ora questi mezzi sembrano essere rimasti circoscritti solo nei laboratori della morte col passare del tempo è sempre maggiore il rischio che possano essere usati. Questo consentirà ai ricercatori di mettere mano su agenti innocui facendogli produrre tossine oppure di rendere ancora più potenti, e resistenti agli antibiotici, i bacilli già esistenti.

"Il coronavirus è un'arma da guerra biologica creata in un laboratorio di Wuhan e l'Organizzazione mondiale della Sanità ne è già a conoscenza".
Il laboratorio BSL-4 di Wuhan è anche un centro di ricerca dell'Organizzazione mondiale della Sanità e per questo motivo, secondo Francis Boyle, professore di diritto presso l'Università dell'Illinois., la stessa Oms "non poteva non sapere". E' quanto afferma, in un'intervista video rilasciata al sito Geopolitics and Empire.

Il nuovo coronavirus è stato creato in un laboratorio cinese combinando il coronavirus scoperto in una particolare specie di pipistrello cinese con un altro che causa la SARS nei topi.
È quanto emerge da un inquietante studio datato novembre 2015 pubblicato dall’US National Library of Medicine. Nel documento si descrive la creazione di un virus chimerico, composto con il Dna misto di CoV-SARS, trucco che consente agli scienziati di manipolare il virus senza timore di contagio, con lo scopo di esaminare la potenziale minaccia dei coronavirus circolanti e aiutare a prevedere future emergenze sanitarie.

Stando a quanto riferito alla testata americana Washington Times, da un esperto di guerra biologica ed ex medico dell’intelligence militare israeliano, l’epidemia di coronavirus che si sta diffondendo in tutto il mondo ha avuto origine in un laboratorio alle porte di Wuhan collegato al programma di armi biologiche segreto condotto dalla Cina.
Sotto accusa l’Istituto di Virologia di Wuhan, il più avanzato laboratorio di ricerca sui virus mortali in Cina. Alcuni laboratori dell’Istituto sarebbero stati utilizzati probabilmente, in termini di ricerca e sviluppo, in armi biologiche cinesi con doppio scopo civile e militare, ha detto la fonte.
La fonte del Washington Times sostiene la probabilità che i coronavirus studiati all’interno dell’Istituto di virologia di Wuhan siano inclusi nel programma cinese top secret di “bio-warfare” (“guerra biologica”).

Non bisogna escludere a priori la possibilità che il virus sia nato in laboratorio per scopi militari, ma la circolazione delle informazioni potrebbe essere fortemente condizionata dai rapporti conflittuali tra Cina e Stati Uniti.

Quando è scoppiato il virus, infatti, sui siti internet cinesi hanno iniziato a circolare delle voci secondo cui il coronavirus faceva parte di una cospirazione degli USA per diffondere armi biologiche e contaminare i nemici cinesi. Ricordiamo che gli agenti biologici rientrano a tutti gli effetti nella categoria di armi di distruzione di massa.

La Mano (Nascosta) dos EUA
E’ anche noto che il Pentagono gestisce laboratori biologici in tutto il mondo che si trovano ai confini di Russia, Cina e Iran.
Pertanto, almeno non si può escludere che gli Stati Uniti abbiano rilasciato il virus sull’arcinemia cinese al fine di testare il loro virus mortale sugli umani o addirittura semplicemente per voler uccidere un gran numero di persone.

Una tale presunzione di diffusione di virus mortali in Cina e in tutto il mondo è inizialmente una “teoria della cospirazione astrusa” per la stampa occidentale di proprietà degli Stati Uniti, ma non è inverosimile.

Nel 2018, è stato rivelato che gli Stati Uniti gestiscono un programma di armi biologiche in Georgia che è ermeticamente protetto dal mondo esterno e non sotto il controllo di organizzazioni internazionali. Ci sono anche un’altra dozzina di tali laboratori in Ucraina, dove armi biologiche come virus mortali vengono testate sull’uomo come se fossero topi da laboratorio.

In un rapporto classificato del 1948, da parte del Committee on Biological Warfare del Pentagono, il principale punto di forza era che:

Un’arma o una bomba non lascia dubbi sul fatto che si sia verificato un attacco deliberato. Ma se … un’epidemia si abbatte su una città affollata, non c’è modo di sapere se qualcuno ha attaccato, tanto meno chi”, aggiungendo fiduciosamente che “Una parte significativa della popolazione umana all’interno di aree bersaglio selezionate potrebbe essere uccisa o inabilitata” solo con piccole quantità di un agente patogeno.




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giovedì 19 aprile 2007

Siamo vulnerabili a un attacco di armi biologiche



“Maggio di 2005. Larry Barris comunica il numero della sua carta di credito intestata falsa e acquista per posta, dalla “American Type Culture Colletion di Rockville, una società di forniture biomedica del Mary land, tre fiale contenenti “Yersina pestis”, il bacillo che causa la peste.
I bacilli sono stati modificati geneticamente per renderli estremamente letali, progettati perché siano resistenti a più di 30 antibiotici e alle normali terapie antisettiche.

Giugno di 2005. Terroristi infiltrati nei grandi centri commerciali, scuole e parchi di divertimenti, disseminano segretamente il batterio della peste contagiando gran parte degli sprovveduti cittadini americani.

Dopo una settimana, i medici diagnosticano la malattia in 50 persone. Si esegue una rigorosa terapia antibiotica ma questi pazienti non danno segno di miglioramento. Nei giorni che seguono, il contagio si espande. Si diffonde un panico collettivo. Scoppiano polemiche e tumulti ovunque. Il sistema sanitario va in “tilt”.

Gli stati chiudono le frontiere. L’economia da forte segno di debolezza. Ad un mese dalla disseminazione del batterio, la malattia si è diffusa in ben 25 stati americani e in 15 altre nazioni. Generalizza il caos mondiale. I normali programmi televisivi sono stati sospesi per trasmettere in diretta le notizie provenienti da ogni angolo del globo. A quel punto, 50.000 persone sono state contagiate e sono quasi 5.000 i morti. Gli esperti calcolano che nel giro di tre settimane, il numero salirà a ben due milioni, metà di loro morirà.

Contemporaneamente, altri gruppi terroristici presero di mira i bovini, iniettando agenti patogeni negli alimenti. Cani e gatti che tutt’a un tratto impazziscono costringendo i loro padroni ad abbatterli per paura che siano infettati dal virus della rabbia.
Tonnellate di pesci cercano di raggiungere la terraferma e li muoiono avvelenati da una sostanza ancora non identificata.
Cresce la paura di un attacco terroristico nucleare, e gli americani cercano di sconfiggerla con le pastiche antiradiazioni.

E’ settembre. Iniziano i periodi scolastici. In fila, centinaia di mamme tengono stretta la mano dei loro bambini, e danno l’ennesima occhiata nel foglio illustrativo consegnato all’entrata: in caso di contaminazione, ingerire immediatamente una pastiglia di potassio iodato; nel caso si sentisse suonare la sirena, evacuare l’area senza panico, soltanto dalle uscite di sicurezza.

ATTENZIONE: i genitori sono pregati di munirsi del contatore “Geyger giallo” che identifica gli oggetti radioattivi e del “kit anti-effetto “The day after”, disponibili nei centri autorizzati. Verificare se portano il bollino giallo consentito dai “Centers for Disease Control and Prevention”.

Per le strade, gli eserciti, perfettamente addestrati per combattere fisicamente, si ritrovano perfettamente incapaci di combattere i nemici, creature che non hanno una consistenza solida e che sfidano tutte le leggi naturali.
L’unica cosa palese in quel momento è che, in quella guerra, non ci sarà un vincitore.

Sudavano entrambi, nonostante il freddo, sentendo una stretta nelle viscere. I loro occhi si sono incontrati. Il generale Bill Stwart sospirò profondamente, scaricando le tensioni:
“Okay ispettore Jo-Beverly. Missione riuscita”.
L’ispettore strinse la mano del generale. I fremiti che percorrevano il suo corpo passarono dalla mano in quella del generale, attraverso il sudore dei loro palmi: “Okay, generale Stwart. Missione riuscita.

Questo è soltanto lo spettro di uno scenario spaventoso, un’esercitazione con l’aiuto di un computer per cercare di simulare quello che potrebbe succedere se avvenisse un attacco del genere; è una forma drammatica per dimostrare come siamo vulnerabili ad un attacco di armi biologiche per parte dei terroristi che per coltivare un arsenale biologico hanno bisogno di poco: 1,10 euro per uccidere gli abitanti in un’area di un chilometro quadrato.
E’ anche, una terrificante realtà della possibilità per quanto riguarda l’uso bellico degli agenti patogeni per parte delle potenti nazioni.
Fortunatamente è soltanto una simulazione ma, forse, prossima a verificarsi…!