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venerdì 10 novembre 2023

L’enigma della coscienza: è individuale o condivisa?

 


La coscienza non è una cosa tra le cose, ma è l’orizzonte che contiene ogni cosa” Husserl

La natura della coscienza è uno dei problemi più complessi e dibattuti nella filosofia, nella psicologia e nelle neuroscienze. Al momento, non c'è consenso universale su cosa sia la coscienza o su come emerga. Alcune tradizioni filosofiche e spirituali propongono l'idea di una coscienza condivisa o un campo unificato di coscienza. Secondo questa prospettiva, la coscienza non è limitata all'individuo, ma è qualcosa di più ampio e universale che può connettere le persone o persino tutte le forme di vita. L'Effetto Maharishi, noto anche come Effetto Maharishi di Pace, pur essendo un concetto interessante, rappresenta solo una delle interpretazioni di come la coscienza individuale potrebbe interagire con una dimensione più ampia. La comprensione della coscienza e del suo rapporto con una possibile dimensione collettiva è ancora un campo in evoluzione nella ricerca scientifica e filosofica.

L'Effetto Maharishi si riferisce all'idea che, quando un numero significativo di persone pratica la Meditazione Trascendentale (MT) contemporaneamente, si verifichino effetti positivi a livello collettivo, influenzando l'ambiente circostante e riducendo il livello di stress e conflitto. Questo effetto può diffondersi e contribuire a creare una maggiore armonia sociale, riducendo i tassi di criminalità, migliorando la qualità della vita e contribuendo in generale al benessere della società. Inoltre, queste pratiche meditative, largamente disponibili, forniscono una base sistematica, riproducibile, scientifica per l'esplorazione dei livelli più profondi della mente e della coscienza, e pertanto permettono un paragone dettagliato della struttura della mente umana e le strutture più profonde dell'intelligenza evidenziate in natura.

Lo stato unificato di coscienza

Molti scienziati considerano la coscienza come il prodotto manifesto di processi elettrochimici che avvengono nel nostro cervello. Eppure la coscienza non è semplicemente il risultato di reazioni molecolari e di processi chimici, ma è il nucleo essenziale della natura, è sua essenza, è ciò che i fisici quantistici chiamano Campo Unificato - la teoria che unifica tutte le forze fondamentali presenti in natura, cioè, la forza di interazione debole, la forza di interazione forte, la forza elettromagnetica e la forza di gravità - presuppone l’esistenza di un singolo campo di intelligenza alla base di Tutto: mente e materia, essenza e concretezza. Questo campo è immateriale perché è pura coscienza, energia vibrante che permea il Tutto e che ci mette in rapporto spirituale con ogni cosa presente nell’universo.

Questo stato unificato di coscienza è caratterizzato dal sorgere di un insieme unico di cambiamenti fisiologici e neurofisiologici indicanti profonda integrazione e coerenza del funzionamento cerebrale. La ricerca fisiologica su questo stato iniziò con il lavoro di R.K.Wallace, che evidenziò dall'elettroencefalogramma (EEG), dalla resistenza elettrica cutanea e da altri indicatori metabolici che un quarto stato di coscienza (oltre i tre noti di veglia, sogno e veglia) avrebbe potuto instaurarsi nel corso della pratica della meditazione.

L'esistenza di uno stato di coscienza unificato sottostante e la disponibilità di procedure pratiche sistematiche per investigare questo stato, è stata annunciata da molti ricercatori come una nuova fondazione empirica per una teoria psicologica unificata e la base di una completa scienza della coscienza.

Dove ci troviamo a esistere?

Non sono né i miei pensieri, né le mie emozioni, né le mie percezioni sensoriali, né le mie esperienze. Io non sono il contenuto della mia vita. Sono lo spazio nel quale tutto si produce.” Eckhart Tolle

Prima di chiederci il motivo per cui esistiamo dovremmo chiederci "dove siamo". Dove ci troviamo a esistere? Probabilmente troveremmo il filo conduttore che ci porterebbe ad una soluzione del nostro quesito. L’uomo appartiene alla natura, non può osservarla dal di fuori, poiché ogni atto di osservazione la modifica e la plasma. Eppure ci ostiniamo a ricercare e ad analizzare come ente a sé, come fenomeno oggettivabile, ciò che in verità appartiene non solo a noi esseri umani, ma all’intera realtà.

La coscienza è l’unione tra anima, corpo e mente che insieme formano la nostra totalità. Unione con il resto del creato senza il quale la nostra esistenza non sarebbe possibile. Siamo un Tutto interagente… siamo fusione... siamo...

"Le cose sono unite da legami invisibili: non si può cogliere un fiore senza turbare una stella": Galileo Galilei

La Coscienza secondo Amit Goswami è qualcosa che somiglia molto più a Dio, a un Principio Creatore, o al Campo Quantistico se vogliamo, anche se non ama dare un nome né a Dio né al Campo, perché “nel momento in cui si dà un nome ad esempio a Dio, questo diventa un oggetto, prende una forma. Ma Dio non è un oggetto, e di conseguenza non ha una forma. Piuttosto, come il Campo, anticipa la forma.

La Fisica Quantistica è la fisica delle possibilità. Non semplicemente possibilità materiali, ma anche possibilità di significato, di sentimento, di intuizione.

Scegliamo ogni cosa di cui facciamo esperienza da queste possibilità, quindi la Fisica Quantistica è la via per comprendere che la vita non è altro che una serie di scelte che sono in se stesse il più grande atto di creatività…” Goswami

L'Effetto Maharishi, pur essendo un concetto interessante, rappresenta solo una delle interpretazioni di come la coscienza individuale potrebbe interagire con una dimensione più ampia. La comprensione della coscienza e del suo rapporto con una possibile dimensione collettiva è ancora un campo in evoluzione nella ricerca scientifica e filosofica.

La conclusione è che il campo unificato della pura coscienza auto-interagente e il campo unificato della moderna fisica teorica sono uno e lo stesso. In altre parole, il livello più profondo dell'esperienza umana, la pura coscienza, costituisce l'esperienza diretta soggettiva del campo unificato che attualmente viene esplorato dalla fisica teorica moderna.

L'evidenza sperimentale più concreta per una descrizione più profonda della coscienza, basata sulla teoria dei campi, è l'Effetto di Super-radianza, o Effetto Maharishi, e del programma di MT-Siddhi. Essi sono dimostrazioni consistenti di effetti di campo estesi della coscienza che hanno retto alla prova di molte ripetizioni consecutive su una varietà di scale. L'abbondantissima evidenza sperimentale dell'Effetto Maharishi così fornisce un forte sostegno empirico per l'identità proposta tra la pura coscienza ed il campo unificato.

Abbiamo una connessione nascosta che funziona in modo simile a Internet –Capitolo 12

Un modello di preghiera "perso", e che è quantico! - Capitolo IX

giovedì 2 dicembre 2021

Le nostre emozioni sono prigioni con sbarre invisibili



Il concetto che i nostri pensieri formano la realtà che ci circonda e che con il pensiero attiriamo il nostro destino, dal punto di vista dell'ego, dà luogo a terribili malintesi.




L'atto di pensare positivo, di per sé, non è in grado di cambiare il mondo o di realizzare i sogni, come per magia. Pensare positivo dovrebbe essere una parte essenziale della nostra natura, non uno sforzo inarrestabile.

Sappiamo che attiriamo con i nostri pensieri ciò che ci accade e, quindi, quando decidiamo di pensare positivamente, pensiamo che, automaticamente, tutto andrà bene e potremo trasformare la nostra vita e il mondo. Ma dal punto di vista dell'Essere, abbiamo diversi piani di coscienza, dove non tutto può essere adattato come desidera la nostra mente.

Gli echi del pensiero magico ci spingono in questa direzione illusoria, quando attribuiamo alla mente proprietà che non appartengono a questo piano superficiale di coscienza - il livello di coscienza ordinario o egoico - che corrisponde alla coscienza dell'uomo unidimensionale. A questo livello di coscienza, siamo sostanzialmente identificati con i nostri pensieri ed emozioni, con la nostra storia personale, con i nostri ideali dell'ego, con l'immagine di noi stessi. 

Questa è la realtà delle nostre convinzioni e filtri, in cui abbiamo una consapevolezza limitata della nostra realtà personale e del campo in cui viviamo, ma questo ha poco a che fare con la nostra vera natura.

Molti rimangono delusi quando si sforzano di sviluppare pensieri positivi di vario genere, sperando in grandi traguardi, ma non trovano risposte che convergano alla realizzazione dei propri desideri. Spesso ricevono persino l'esatto contrario. In effetti, il pensiero che nasce dalla prospettiva dell'ego non ha nulla a che fare con la Mente Creativa e l'Unità della Coscienza - che è la capacità della coscienza di collegare sia le diverse parti della nostra esperienza cosciente sia quelle del mondo in cui ci incontriamo, in un'unica realtà.

Quando è l'ego a "desiderare", può creare un effetto boomerang. Anche se pensi in modo positivo, può persino impedire il flusso armonioso degli eventi e la percezione di ciò che sono. Ambiente ed ego fanno parte della Coscienza, attraverso il quale ricamiamo l'esperienza. Credere che la vita possa prendersi cura di noi, se fluiamo con un cuore aperto, è diverso dal creare ad arte pensieri ottimisti in reazione alle nostre paure.

Un pensiero di un desiderio realizzabile, generalmente parte dal comune livello di coscienza, dove è stata costruita la nostra storia. Come si sa, la mente stessa cerca sempre di ripetere le azioni apprese. Ma quando si tratta di entrare in un livello di coscienza in cui la mente non sa come tenere traccia di nuovi risultati, essa si perde e inizia a riprodurre risultati preesistenti che non risponderanno alla totalità del tuo desiderio.

Quando consegniamo decisioni importanti sulla vita a questo livello di coscienza, spesso rischiamo il fallimento. In questo modo la mente deve essere invitata a mettersi da parte e a fare spazio al piano di azione che non le appartiene.

Ma è nella Coscienza Universale, o Pura Coscienza - il livello associato con l'Assoluto, l'Essere Superiore - il campo superiore dell'esistenza, dove realmente avvengono i miracoli, perché la Pura Coscienza è connessa con le dimensioni illimitate dell'Essenza – Dio – dove non c'è senso di separazione. 

Quando siamo in connessione con la Coscienza Universale, non creiamo ciò che pensiamo di volere, secondo il nostro condizionamento, ma ciò che è adeguato e che realmente vogliamo, secondo leggi a noi sconosciute, alle quali il pensiero non può essere accostato perché solo la pura intuizione e il sentiero del cuore e della saggezza-armonia possono raggiungere.


Continuare a leggere: Prigioni Invisibili: Liberati     
                                                                                     


 

mercoledì 13 novembre 2019

L'Apparato Sensoriale e lo stato alterato di coscienza





Lo stato alterato di coscienza si caratterizza per una percezione sempre più fine di sé, un distacco da tutti gli altri eventi e una concentrazione al momento presente. Lo stato conseguente al fumare cannabis, all’assumere LSD o quello postumo di un’esperienza con la pianta dell’oppio, sono solo alcuni fra quelli più annoverati che possono indurre un soggetto a provare sensazioni differenti sino a quel momento mai sentite. Una sorta di viaggio fuori e dentro di sé in grado di consegnare alla persona autrice del viaggio tutto un nuovo vocabolario dell’esistere.

Gli stati alterati di coscienza come la meditazione, i fenomeni ipnotici, la concentrazione possono costituire inoltre formidabili strumenti per affrontare il dolore, oppure stimoli e situazioni problematiche proprie dell’ambiente esterno o delle dinamiche personali e intrapsichiche. In questo senso, gli stati alterati di coscienza possono avere un grande potenziale ai fini della sopravvivenza, dello sviluppo psichico nell’individuo e del progresso culturale. Essi potrebbero rappresentare la maniera attraverso cui realizzare un uso più pieno ed efficace del sistema nervoso centrale. Considerato in questa prospettiva, l’impulso a sperimentare stati psicologici alterati in particolare periodi transitori di distacco dalla coscienza razionale e centrata sull’io, oppure forme diverse di percezione della realtà e della stessa mente, acquista una sua logica e, curioso a dirsi, una sua razionalità.

È possibile entrare in uno stato di alterazione mentale senza ricorso a sostanze stupefacenti?
Esistono differenti modalità per immergersi nel profondo mare degli stati alterati di coscienza. Sin dall’antichità è volere degli uomini di esplorare e indagare i recessi della propria cosmologia interiore. Perché se esiste un universo che possiamo osservare guardando al di là dei nostri occhi, altrettanto ne esiste uno presente dentro di noi. Fosse mai, tra l’altro, che separare queste due dimensioni sia cosa possibile e giusta.
Al di là delle speculazioni e delle indagini, l’esplorazione del nostro Io più intimo e profondo sembra proprio essere connesso con l’utilizzo di sostanze psicoattive in grado di offrirci risposte, o forse meglio, nuove domande, circa la nostra esistenza umana.

Respiro Lento
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa ha indagato il legame tra respiro e coscienza, due mondi apparentemente lontani, ma incredibilmente vicini, come già testimoniato dalle tecniche del respiro lento meditativo che possono arrivare a provocare veri e propri stati alterati di coscienza.
Una considerevole mole di studi ha messo in evidenza come la meditazione abbia la capacità di modificare l’attività cerebrale. Grazie all’EEG sappiamo che porta a un incremento dell’attività theta (4-8 Hz) in molte regioni cerebrali.

Negli ultimi anni la meditazione si sta diramando sempre di più anche in occidente, i suoi potenti effetti sulla mente e sul corpo sono stati riconosciuti dalla comunità scientifica e gli studi a riguardo hanno subito un notevole incremento.
C’è un elemento di grande interesse che caratterizza le pratiche meditative: il controllo volontario del respiro. Le tecniche di respirazione lenta vengono impiegate in maniera versatile, nel caso della meditazione queste tecniche provocano dei veri e propri stati alterati di coscienza.

Deprivazione Sensoriale
Il Dr. John Lilly, psicoanalista e neuroscienziato già negli anni 50, aveva indirizzato la sua ricerca pioneristica verso gli stati alterati di coscienza, inventando quella che ad oggi è definita Vasca di Deprivazione Sensoriale, una tecnologia in grado di trasportare l’uomo verso lidi altrettanto stupefacenti.
Il concetto era semplice: se stacchiamo la spina ai nostri sensi, qualche altro organo di percezione, pur nascosto sino ad ora, inizierà a darci percezione della realtà, circostante o interna che sia. John Lilly ha intuito che, una volta sottaciuti i 5 sensi qualcosa si sarebbe risvegliato.
La vasca, che poneva il soggetto in posizione orizzontale e in una condizione di galleggiamento, era satura di sale solfato e di magnesio, e mantenuta costantemente a temperatura corporea al fine di eliminare il senso del tatto. Il corpo del soggetto si sarebbe così trovato a galleggiare in un liquido isotermico. Per eliminare poi gli altri sensi, il buio e l’assenza di rumori divenivano gli ulteriori accorgimenti necessari.
A questo punto la persona presente nella vasca, sarebbe stata privata di vista, gusto, olfatto, udito e tatto. Dall’esperienza non solo si capì che il cervello non smetteva di funzionare ma che, al contrario, l’assenza di stimoli lo aveva indotto a uno stato simil-onirico in cui a tratti si manifestavano allucinazioni di svariata natura. Una sensazione di perdita dei confini del corpo associata a una serie di allucinazioni, se così le si può definire, in grado di proiettare il soggetto all’interno dei suoi più intimi spazi esistenziali.
L’effetto più rilevato dall’uso di tale vasche è quello di modifica dell’attività elettrica del cervello. Dopo un periodo, il cervello passa dalle onde Beta a quelle Theta, tipiche del sonno, senza però la perdita di coscienza tipica di quest’ultimo. Il cervello, a questo punto, libero dagli stimoli esterni distraenti, può essere in grado di veicolare le risorse verso un unico obiettivo, aumentando il livello di concentrazione necessario a risolvere problemi di particolare complessità.

Esistono decine di tecniche capaci di alterare la nostra coscienza
A esempio, la Respirazione Olotropica sviluppata dal Dr Stanislav Grof e da sua moglie, Christina. Grof, è tanto misteriosa quanto interessante. Si tratta di una pratica spirituale e terapeutica in grado di portarci a un livello di consapevolezza e a uno stato alterato della coscienza simili a quelli che si raggiungono durante una terapia assistita con sostanze psichedeliche, ma senza ricorrere alle droghe. Per questo, sono in molti ad utilizzare questa tecnica per far riaffiorare in superficie problemi del passato e affrontarli da una prospettiva di stato alterato. È una pratica talmente potente che qualcuno l'ha definita come una "meditazione di forza industriale".

Respirazione collegata alla meditazione
La respirazione lenta, direttamente collegata alla meditazione, è anch’essa in grado di elicitare notevoli modificazioni: quando su modelli animali hanno stimolato l’epitelio olfattivo con ritmi lenti è stata ritrovata la stessa frequenza a livello corticale. Negli animali il ritmo della respirazione riesce a sintonizzare l’attività di scarica di neuroni lontani dalla corteccia olfattiva. Questi pattern straordinari non sono osservabili nel caso di respirazione con la bocca e nel caso della tracheotomia.
Una visione fin troppo semplicistica ha portato all’errore di considerare i neuroni olfattivi semplicemente come rilevatori di odori, oggi possiamo affermare che le loro capacità vanno ben oltre, questi neuroni se stimolati riescono addirittura a rispondere a stimoli di natura meccanica.

L’accoppiamento respirazione-attività neurale può modulare lo stato di coscienza
Un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa, partendo dagli studi sulla meditazione, si sono focalizzati non tanto sulle tecniche meditative che hanno la respirazione lenta solo come effetto secondario, ma sono andati a indagare i correlati della respirazione lenta. Il loro lavoro nasce dall’ipotesi che l’accoppiamento respirazione-attività neurale sia in grado di modulare il comportamento e lo stato di coscienza nell’uomo.

Quello che hanno fatto è stato ricreare una condizione simil-meditativa: per simulare la respirazione lenta della meditazione, hanno utilizzato un’apposita cannula nasale per stimolare periodicamente (8 secondi di stimolazione e 12 secondi senza stimolazione) l’epitelio olfattivo attraverso aria compressa inodore ad una frequenza di 0,05 Hz per 15 minuti. Questa frequenza specifica non è frutto del caso, ma è stata scelta in quanto replica le frequenze lente della respirazione nelle pratiche meditative.
Per l’indagine sperimentale sono stati scelti 12 soggetti sani, ognuno ha preso parte a due sessioni diverse: una sperimentale che prevedeva la stimolazione nasale (“nasal stimulation”, NS) e una di controllo in cui la stimolazione era assente (“controllo session”, CS). Le due sessioni si sono svolte a una settimana l’una dall’altra e in entrambi i casi i soggetti sono stati monitorati con l’EEG, successivamente i ricercatori hanno confrontato i dati raccolti ottenuti nelle due diverse fasi dell’esperimento.

Quello che emerge assume un’importanza enorme: unicamente nella fase post NS è stato registrato un aumento delle frequenze theta e delta nella corteccia orbitofrontale.
Un altro aspetto importante che emerge dallo studio riguarda la direzione del flusso delle informazioni: nella condizione post stimolazione il flusso ha subito un’inversione rispetto alla condizione pre-stimolazione per la frequenza theta. Nella veglia la direzione del flusso delle informazioni è postero-anteriore, invece sia nel sonno REM che nel sonno NREM la direzione è antero-posteriore. Le due sessioni a livello elettrofisiologico sono diverse tra di loro, i dati EEG indicano che accade sicuramente qualcosa nei soggetti.
L’esperienza soggettiva vissuta da ogni singolo partecipante è stato utilizzato il Phenomenology of Consciousness Inventory (PCI). Questo strumento ha permesso di associare ai dati EEG il vissuto esperienziale dei partecipanti durante la stimolazione: queste persone hanno riportato di sentirsi come in uno stato alterato di coscienza, hanno percepito il tempo in maniera diversa e hanno notato un aumento dell’attenzione rivolta all’interno.

Le sensazioni che emergono sono le stesse che provano coloro che praticano la meditazione, chi pratica determinate tecniche riesce a vivere uno stato alterato di coscienza e riesce anche focalizzarsi maggiormente su ciò che accade all’interno e non all’esterno. L’esperienza vissuta dai partecipanti allo studio si associa perfettamente con quanto registrato dall’EEG.

Ad oggi il tema della coscienza è tanto intrigante quanto complicato, la respirazione potrebbe essere un varco per far luce su questo mondo così difficile da comprendere. Questo lavoro è sorprendente perché permette di andare oltre il ruolo classico a cui siamo abituati della respirazione, inoltre, ci consente di capire quanto la sola respirazione sia in grado di aiutarci nell’arduo compito di comprendere e alzare il livello della coscienza. A ben vedere, anche l’aumento della propria coscienza è uno stato alterato della coscienza ordinaria








martedì 29 gennaio 2019

Siamo l’obiettivo diretto di un universo appositamente calibrato per favorire la vita




La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza”(Albert Einstein).

Un astrofisico di Harvard ricorda che c’è una ragione per guardare in alto. E consolarsi.

Gli astrofisici hanno un messaggio consolante per l’umanità: “Siete più importanti di quanto pensiate”

Tutte le osservazioni condotte finora… propongono un’idea comune: l’umanità non è affatto mediocre”. Sembra che potremmo addirittura avere uno scopo cosmico. Siamo dunque grati per gli straordinari doni della vita e della consapevolezza che abbiamo di noi, e riconosciamo l’avvincente dimostrazione che l’umanità e il pianeta in cui abita, la Terra, sono un qualcosa di raro e cosmicamente prezioso. E dovremmo agire di conseguenza”, ha scritto recentemente Howard A. Smith in un editoriale sul Washington Post. “

Smith è docente al Dipartimento di Astronomia della Harvard University e astrofisico al Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. Il pendolo cosmologico, scrive, è oscillato dalla visione della Terra come centro dell’universo e degli umani come esseri “speciali” fino al ritenerci “cosmicamente insignificanti”, in seguito alla rivoluzione copernicana, per poi tornare a convenire sul ruolo unico che abbiamo nell’universo.

"Oggi, la distruzione del pianeta a cui stiamo assistendo evidenzia in tutta la sua drammaticità, gli aspetti della morte. La cancellazione del cielo in molte metropoli del mondo, dovuta all'inquinamento ambientale -e non solo - è il simbolo concreto della morte. Una società che cancella il cielo è votata all'estinzione."

"La conoscenza ci fa capire che noi siamo parte del mondo, e che il rispetto di tutti gli esseri viventi e del mondo coincide con il rispetto di noi stessi e della vita. Il danno fatto agli altri e all'ambiente coincide con il danno che noi ci procuriamo. Noi apparteniamo al mondo. Dobbiamo riacquistare questo senso di appartenenza per ampliare la nostra coscienza e ridare senso alla nostra esistenza, sconfiggendo così la morte." (L’Universo è un sogno)

In un numero infinito di universi, viviamo proprio in quello che ha i valori adeguati.
L’esempio più estremo è la creazione del Big Bang: persino un cambiamento infinitesimale al valore esplosivo della sua espansione pregiudicherebbe l’esistenza della vita. Le ricorrenti risposte degli scienziati offrono una soluzione speculativa: in un numero infinito di universi noi stiamo vivendo proprio in quello che ha i valori adeguati. Ma filosofi moderni come Thomas Nagel e fisici quantistici all’avanguardia come John Wheeler sostengono invece che gli esseri intelligenti debbano in qualche modo avere uno scopo per e in questo cosmo così curiosamente ordinati.

Secondo Smith le opinioni di alcuni scienziati famosi – come Stephen Hawking, che una volta ha detto “il genere umano non è che una schiuma chimica su un pianeta di modeste dimensioni” – sono inutilmente pessimiste. Le stelle ci raccontano una storia diversa, ed è incoraggiante.

Il cosiddetto fine-tuning, è la constatazione -grazie alla scienza moderna- che le costanti fondamentali della natura appaiono appositamente e finemente calibrate in modo che nell’Universo venisse alla luce la vita umana autocosciente, cioè noi.

E’ una sensazione che porta molti fisici, astronomi e matematici ad interrogarsi nuovamente sulla “specialità” della Terra, rispetto al resto dell’Universo conosciuto, su un’origine voluta da una Intelligenza rispetto al caos, alle fortuite coincidenze, alla “schiuma chimica” di Hawking.

Siamo davvero cosmicamente speciali
«Cerchiamo di riflettere su una benedizione, un dono dell’astronomia moderna: come vediamo noi stessi. Uno sguardo obiettivo alle scoperte più drammatiche dell’astronomia suggerisce che sembriamo essere davvero cosmicamente speciali, forse addirittura unici, almeno per quanto siamo in grado di conoscere. L’universo, lungi dall’essere una raccolta di incidenti casuali, sembra essere stupendamente perfetto e messo a punto per favorire la vita. I punti di forza delle quattro forze che operano nell’universo -gravità, elettromagnetismo e le interazioni nucleari forti e deboli-, per esempio, hanno valori significativamente adatti per la vita, tanto che se avessero avuto una piccola percentuale diversa, noi non saremmo qui. L’esempio più estremo è il Big bang: anche un cambiamento infinitesimale del valore di tale esplosione avrebbe precluso la vita».
Alan Smith

Siamo l’obiettivo diretto di un universo appositamente calibrato”.
Nessuno mette in dubbio tale constatazione, tuttavia alcuni studiosi tentano nuovamente di sminuire la nostra importanza dicendo che siamo semplicemente parte di un Multiverso, all’interno del quale vi sono senz’altro migliaia di altri pianeti e di esseri intelligenti. Lo ha accennato lo stesso astrofisico statunitense:

L'autoCoscienza dell'UniVerso e' la proprietà intrinseca che Egli possiede di generare al suo interno una qualche forma di vita intelligente, in grado di effettuare osservazioni. In sostanza, questa proprieta' esprime quelle che e' stata definita come la "formulazione forte" del Princìpio Antropico. Questo principio e' sempre piu' considerato come l'unica spiegazione possibile in relazione agli "strani numeri dell'UniVerso" o coincidenze cosmologiche.

In sintesi, le costanti di natura hanno certi valori raffinatissimi, non casuali, proprio perche' solo tali valori avrebbero consentito la formazione della vita intelligente. By Ferdinando Catalano.


Fonte: https://www.uccronline.it/
http://www.mednat.org/