La fisica
quantistica ci fa sapere che ci sono infinite possibilità. La
probabilità che qualcosa avvenga è strettamente legata all’atto
di osservazione che diventa coerente con ciò che prevediamo di
vedere. Quando osserviamo e “scegliamo” uno specifico risultato,
tutte le altre possibilità diventano incoerenti rispetto a ciò che
vediamo e si auto-escludono. Siamo noi a determinare ciò che si
verificherà e sperimenteremo nella nostra vita sulla base del nostro
punto di osservazione.
Perché se
osserviamo un vaso di fiori, non riusciamo a modificarlo? Perché le
leggi della fisica quantistica perdono di valore, superata una certa
dimensione: i teorici lo chiamano “problema della decoerenza”, e
in sostanza altro non è che la constatazione che i sistemi
macroscopici che sperimentiamo quotidianamente non seguono le stesse
regole dei sistemi microscopici, o meglio ancora, sub-atomica.
Il
gatto di Schrödinger
Una rara occasione
di coerenza quantistica su scala macroscopica è stata fatta con il
famoso paradosso del gatto di Schrödinger, dimostrando che un
"gatto quantistico" può essere simultaneamente vivo e
morto e anche in due luoghi contemporaneamente.
La storia è nota:
un gatto è chiuso dentro una scatola, in compagnia di una fiala di
veleno collegata a un martelletto, il quale a sua volta è collegato
a un contatore geiger che misura il decadimento di un atomo
radioattivo. Se l’atomo radioattivo decade, il contatore geiger lo
scopre e invia un segnale al martelletto il quale rompe la fiala di
veleno che ucciderà il gatto. Se l’atomo non decade, il gatto sarà
vivo e vegeto.
Se applichiamo le
leggi della fisica quantistica a questo scenario, in teoria, finché
un osservatore esterno non apre la scatola, il gatto sarà
contemporaneamente vivo e morto. Questo perché l’atomo radioattivo
resterà in uno stato indeterminato, descritto, appunto, dalla
funzione d’onda, che collassa solo allorquando l’osservatore
effettua l’osservazione.
Possibile che,
all’interno di quella scatola, il gatto sia contemporaneamente vivo
e morto? No, per questo lo chiamano “paradosso”. Ed è per questo
che la fisica quantistica non si applica al mondo macroscopico.
Ma se prendete
questo esempio e lo applicate a una scala sub-atomica, potete stare
certi che le cose andranno proprio come le aveva descritte Erwin
Schrödinger, uno dei maestri della fisica quantistica.
Che rumore fa un
albero che cade nella foresta, se non c’è nessuno in ascolto?
Il gruppo, guidato
da Matthew Pusey, ha dimostrato che la funzione d’onda è qualcosa
di reale e tangibile: l’elettrone esiste davvero in un’infinita
di punti lungo la sua orbita, come tante infinite realtà diverse,
che vengono ridotte a un’unica realtà solo quando l’osservatore
porta l’elettrone a collassare in quel punto esatto.
La grande
rivoluzione della fisica quantistica sta, quindi, tutta in questa
frase: se il mondo sub-atomico vive in una realtà indeterminata
finché non c’è un osservatore esterno che la fa collassare in uno
stato determinato, allora, potremmo fantasticare sostenendo che
l’intero universo vivrebbe in uno stato di indeterminazione
quantistica se non ci fossero osservatori intelligenti che lo
osservano. Il che, detto in parole povere, vuol dire che, se non ci
fossimo, l’universo non sarebbe quello che è.
“Che rumore può
avere un albero che cade nella foresta, se non c’è nessuno in
ascolto?”
Tuttavia, anche noi
siamo composti da particelle con un comportamento ondulatorio.
Il fatto che la luce
sia un’onda di energia se non la osserviamo, o una particella di
materia fisica se invece la osserviamo, significa che dipende da noi
scegliere se osservare e focalizzarci su una particella o meno.
Quando iniziamo a
guardare il mondo da molti più punti di vista che vanno oltre le
credenze limitanti, iniziano a manifestarsi nuovi eventi, situazioni
e sincronismi.
Solo perché
crediamo che qualcosa sia possibile, ci apriamo a quella possibilità
nella nostra vita
Ma come può essere
che semplicemente osservando un’onda la si trasformi in particella?
John von Neumann,
giunse alla conclusione che l’unica spiegazione possibile fosse la
presenza di una variabile nascosta e che quel fattore x fosse la
coscienza umana!
In pratica, il
motivo per cui un fotone o l’elettrone interferisca con se stesso
sarebbe che la nostra coscienza provocherebbe il collasso della
funzione d’onda, e ciò produrrebbe la differenza tra la percezione
della particella e dell’onda.
Se partiamo dal
presupposto che gli esseri umani sono composti di fotoni, l’atto
stesso di osservare provoca il collasso della funzione d’onda e
cambia la struttura concreta della composizione del corpo. Quindi,
fondamentalmente il nostro universo è un artefatto. In sostanza la
coscienza è il fattore x che viene trascurato in tutti quanti gli
esperimenti, ma che spiega la maggior parte degli effetti osservabili
in fisica quantistica. L’onda probabilistica è basata sul nostro
modello di coscienza. Ciò significa che se espandiamo il modello
della nostra realtà personale, i risultati cambiano e in modo
esponenziale.
La nostra
osservazione o misurazione provoca il collasso della funzione d’onda.
Cambiare il modo in
cui percepiamo la realtà, trasforma l’oggetto della nostra
osservazione, che a sua volta provoca l’immediata trasformazione
del risultato finale!
Ogni volta che
osserviamo il mondo subatomico, lo alteriamo. Se la luce farà la sua
comparsa come particella o continuerà la sua esistenza come onda
dipende dalla nostra scelta. Se non ti focalizzi sull’entità
subatomica, è solo un’onda che fluttua liberamente, ma se ti
concentri su di essa e la osservi, si solidifica in una particella di
materia fisica. Poiché ogni atomo di questo mondo è fatto di entità
subatomiche che si comportano in questo modo, tutto questo ha una
profonda implicazioni nella nostra vita.
Proprio come per le
particelle di luce, qualsiasi cosa a cui presti attenzione accade.
Se acquisti una
certa marca di macchina, improvvisamente comincerai a vedere molte
altre auto di quella marca sulla strada.
È lo stesso
fenomeno. Ciò su cui ti focalizzi è ciò che appare. Forse penserai
che se non avessi comprato l’auto nuova, non noteresti tante altre
auto come la tua. Ma la verità è che senza la tua attenzione le
auto come la tua non sarebbero là! Sei tu a manifestare quella
possibilità quantistica! Si tratta solo di assumersi la
responsabilità e di riconoscere ciò che hai scelto.
Ne deriva qualcosa
di entusiasmante e incoraggiante: puoi cambiare ciò che scegli di
osservare e, facendolo, puoi cambiare ciò che accade. È l’atto
stesso di osservare, del focalizzarsi che crea il risultato, sia esso
una particella di luce o un’automobile.
Questo implica che
il nostro mondo, ossia la nostra realtà fisica non appare se non la
osserviamo. Quindi, per cambiare la tua vita bisogna accettare che la
scelta di ciò che osservi è una tua responsabilità.
Ciò significa che
l’universo è plasmabile e si manifesta nel modo in cui lo vediamo.
Abbiamo reso manifesto il nostro universo, lo abbiamo fatto sempre,
solo che non ne eravamo consapevoli.
Ciò su cui una
persona si focalizza, osservando, prestando attenzione, è ciò che
apparirà nella sua vita, nel suo mondo.
Noi stiamo
osservando le entità subatomiche che rendono solide le onde di
energia per diventare la materia del nostro mondo. Questo significa
che le cose che desideriamo possono manifestarsi, ogni volta che
cambiamo il nostro punto di osservazione. Per manifestare grandi
cambiamenti è sufficiente iniziare a osservare il mondo
focalizzandoci su quello che desideriamo. Se poi, all’osservazione
segue l’azione consapevole, gli effetti diventano sempre più
evidenti e visibili a tutti.
Come noi creiamo la nostra realtà – Capitolo X
Fonte:
http://www.essereilcambiamento.it