L’Universo non è cominciato con un sussurro, ma con un botto! O almeno, questo è ciò che ci viene raccontato di solito: l’Universo, e tutto ciò che contiene, hanno cominciato a esistere al momento del Big Bang. Lo spazio, il tempo e tutta la materia e l’energia all’interno iniziarono da un singolo punto, per poi espandersi e raffreddarsi, dando origine nel corso di miliardi di anni ad atomi, stelle, galassie e ammassi di galassie, sparsi lungo i miliardi di anni luce che compongono l’Universo osservabile. È un’immagine bella e convincente, che spiega molto di ciò che vediamo, dalla presente struttura su vasta scala dei duemila miliardi di galassie dell’Universo alla radiazione residua che permea tutto l’esistente. Purtroppo è anche sbagliata e gli scienziati lo sanno da quasi 40 anni.
L’idea
del Big Bang fu elaborata inizialmente negli anni ‘20 e ‘30.
Guardando alle galassie distanti abbiamo scoperto qualcosa di
insolito: più lontano si trovano da noi, più velocemente sembrano
allontanarsi. Secondo le previsioni della Relatività Generale di
Einstein, un Universo statico sarebbe instabile dal punto di vista
gravitazionale: se il tessuto dello spazio-tempo obbedisse a queste
leggi, tutto dovrebbe allontanarsi reciprocamente oppure collassare.
L’osservazione di questa apparente recessione ci ha insegnato che
l’Universo è tuttora in espansione e che, se le cose si
allontanano con il passar del tempo, significa che nel passato remoto
erano più vicine.
Un
Universo in espansione non significa solo che le cose si allontanano
con il passar del tempo, ma anche che la luce esistente nell’Universo
aumenta di lunghezza d’onda se ci spostiamo in avanti nel tempo.
Dato che la lunghezza d’onda determina l’energia (un’onda più
corta implica più energia), ciò significa che l’Universo si
raffredda nel tempo e che pertanto le cose erano più calde in
passato.
Retrocedendo a sufficienza si giunge a un momento in cui
tutto era così caldo che non potevano formarsi neanche gli atomi
neutri. Se questa ricostruzione è corretta, dovremmo vedere un
barlume residuo di radiazione, in tutte le direzioni, che si è
raffreddato a solo qualche grado sopra lo zero assoluto. La scoperta
della Radiazione Cosmica di Fondo nel 1964 da parte di Arno
Penzias e Bob Wilson è stata la straordinaria conferma
del Big Bang.
Forte la tentazione, quindi, di continuare a retrocedere nel tempo, a quando l’Universo era ancora più caldo, più denso e più compatto. Continuando ad andare indietro, si troverà un momento in cui le temperature erano troppo elevate perché si formassero i nuclei atomici: la radiazione era così calda da spezzare qualsiasi legame protone-neutrone; un momento in cui potevano formarsi spontaneamente coppie di materia e antimateria: l’Universo era così energetico da far creare spontaneamente coppie di particelle e antiparticelle; un momento in cui i singoli protoni e neutroni si frammentavano in un plasma di quark e gluoni: temperature e densità erano così elevate che l’Universo era più denso dell’interno di un nucleo atomico.
E infine, un momento in cui densità e temperatura salivano a valori infiniti, dato che tutta la materia e l’energia dell’Universo erano contenuti in un singolo punto: una singolarità.
Questo punto finale assoluto – la singolarità che rappresenta il collasso delle leggi della fisica – viene considerato inoltre l’origine dello spazio e del tempo. Era questa l’idea centrale del Big Bang.
Ovviamente, tutto è stato confermato come vero tranne l’ultimo punto! In laboratorio abbiamo creato dei plasma di quark e gluoni; abbiamo creato coppie di materia-antimateria; abbiamo calcolato quali e quanti elementi leggeri dovrebbero formarsi nelle prime fasi dell’Universo, abbiamo effettuato le misurazioni e riscontrato che coincidono con le previsioni del Big Bang. Muovendoci in avanti, abbiamo misurato le fluttuazioni nella Radiazione Cosmica di Fondo, vedendo in che modo si formano e crescono le strutture dei legami gravitazionali, come stelle e galassie. Ovunque guardiamo troviamo un’eccezionale coincidenza tra teoria e osservazioni. La teoria del Big Bang sembrava vincente.
Tranne, però, che in alcuni aspetti. Tre cose specifiche che ci si aspetterebbe dal Big Bang non sono successe. Vediamole nel dettaglio.
L’Universo non presenta diverse temperature in differenti direzioni, anche se un’area vasta miliardi di anni luce verso un’unica direzione non avrebbe mai avuto tempo (a partire dal Big Bang) di interagire o scambiare informazioni con un’area estesa per miliardi di anni luce nella direzione opposta.
L’Universo non possiede una curvatura spaziale misurabile che sia diversa da zero, anche se un Universo perfettamente piatto spazialmente richiede un equilibrio perfetto tra l’iniziale espansione e la densità di materia e radiazione.
L’Universo non presenta alcun residuo dell’esistenza di energia ultra-elevata risalente ai primi tempi della sua esistenza, anche se le temperature create da tali residui avrebbero dovuto manifestarsi in un Universo arbitrariamente caldo.
Considerando questi problemi, i teorici hanno cominciato a pensare alle alternative a una singolarità per il Big Bang e a cosa potrebbe ricreare quello stato caldo, denso, in espansione e raffreddamento, evitando tali problemi. Nel dicembre del 1979, Alan Guth trovò una soluzione.
Invece di uno stato arbitrariamente caldo e denso, l’Universo potrebbe avere avuto inizio da uno stato in cui non erano presenti affatto materia, radiazione, antimateria, neutrini e particelle. Tutta l’energia presente nell’Universo sarebbe invece racchiusa nel tessuto dello spazio stesso: una forma di energia del vuoto, che fa espandere l’Universo a una velocità esponenziale. In questo stato cosmico le fluttuazioni quantiche esistono comunque quindi, con l’espandersi dello spazio si sarebbero espanse in tutto l’Universo, creando regioni con densità energetiche leggermente superiori o leggermente inferiori alla media. E infine, quando questa fase dell’Universo – il periodo dell’inflazione – giunse al termine, tale energia sarebbe stata convertita in materia e radiazione, creando quello stato caldo e denso sinonimo del Big Bang.
Quest’idea fu ritenuta attraente ma fantasiosa. C’era comunque un modo per metterla alla prova. Si trattava di misurare le fluttuazioni nel bagliore residuo del Big Bang e di vedere se esibivano un andamento coerente con le previsioni dell’inflazione. Inoltre tali fluttuazioni avrebbero dovuto essere abbastanza piccole perché l’Universo non potesse mai raggiungere le temperature necessarie per creare residui ad alta energia e molto più piccole delle temperature e densità in cui lo spazio e il tempo emergerebbero da una singolarità. Dagli anni ‘90 a oggi abbiamo misurato tali fluttuazioni riscontrando proprio quanto previsto.
La conclusione è ineludibile: il Big Bang è accaduto di sicuro, ma non lo si può far risalire fino a uno stato arbitrariamente caldo e denso. Invece, il primissimo Universo attraversò un periodo in cui tutta l’energia che sarebbe finita nella materia e nella radiazione presenti oggi era racchiusa nel tessuto dello spazio stesso. Tale periodo, detto Inflazione Cosmica, giunse a una fine e diede luogo al Big Bang, ma non creò mai uno stato arbitrariamente caldo e denso, né creò una singolarità. Quello che successe prima dell’Inflazione – o se l’Inflazione fosse eterna nel passato – è ancora un punto di domanda, ma una cosa è certa: il Big Bang non è stato l’inizio dell’Universo!
Il Big Bang non è mai esistito, anzi, è ancora in atto, in questo esatto momento – Capitolo XVIII
Fonte: Ethan Siegel - Forbes 2017
Fonte: Ethan Siegel - Forbes 2017