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“La
linea tra il bene e il male è permeabile. Quasi chiunque può essere
indotto ad attraversarla quando viene spinto da forze situazionali.”
– Prof. P. Zimbardo
Immaginate
di camminare per strada mangiando dei mandarini e, improvvisamente,
vi ritrovate tra le mani un sacco di bucce di cui vorreste disfarvi.
Vi rendete conto che il cestino della spazzatura è lontano e,
automaticamente, guardate per terra. Se vedete che c’è già della
spazzatura, le probabilità che buttiate le bucce per terra
aumentano; però, se sotto ai vostri piedi tutto è pulito,
probabilmente ci penserete dieci volte prima di buttare della
spazzatura fuori dal cestino. (Web)
La
Teoria
delle Finestre
Rotte
- broken
window -
conosciuta
anche come teoria dei vetri rotti, descrive un comportamento sociale
ed
è
quella che sostiene che gli aspetti imperfetti dell’ambiente
generano la sensazione che la legge non esista. Pertanto, in una
situazione nella quale non esistono norme, è più probabile che si
producano atti vandalici. In
sostanza: nelle
aree dove domina
l’incuria, la sporcizia, il disordine, la
criminalità e l’abuso sono più alti. Se sono tollerati piccoli
reati come parcheggio in luogo vietato, superamento del limite di
velocità o passare col semaforo rosso, se questi piccoli “difetti”
o errori non sono puniti, si svilupperanno “difetti maggiori” e
poi i crimini più gravi.
Alla
fine degli anni ’60 lo psicologo sociale Philip
Zimbardo fece
un esperimento: parcheggiò un’automobile senza targa nel Bronx,
a New York, e una simile a Palo
Alto,
in California. Lo psicologo abbandonò entrambe le automobili con il
cofano
aperto.
All’auto
parcheggiata in California non successe praticamente nulla, mentre
l’auto nel degradato Bronx fu saccheggiata.
Successivamente lo psicologo cambiò le condizioni dell’esperimento
a Palo Alto rompendo un finestrino: a quel punto le cose cambiarono e
anche questa auto fu saccheggiata.
La
teoria
delle finestre rotte
è
stata, però, enunciata per la prima volta nel 1982 sulle
pagine di The
Atlantic dal
sociologo James
Q. Wilson e
dal criminologo George
L. Kelling.
Partendo dalla stringente attualità dell’epoca, i due
rispolverarono gli esperimenti di Zimbardo del ’69 e giunsero alla
conclusione che la
polizia non poteva garantire la sicurezza nelle strade se si limitava
a perseguire i crimini, doveva anche fare in modo che fosse la
comunità stessa prevenirli, mantenendo
l’ordine,
al di là dei singoli reati, promuovendo in questo modo meccanismi
di controllo informale che
permetterebbero a una comunità di salvaguardare la propria
sicurezza.
Le
persone tendono ad adeguarsi, tendono a cambiare per uniformarsi.
Estendendo
il concetto ai comportamenti: una persona aggressiva porterà i
"vicini" ad essere aggressivi, una costruttiva stimolerà
gli altri ad esserlo altrettanto.
Se
viene spaccata la finestra di un edificio è probabile che ne verrà
spaccata un’altra. Se le finestre rotte sono due, le probabilità
che se ne aggiunga una terza aumentano. Se la finestra è invece
riparata, il processo di solito si ferma.
La
conclusione finale, dunque,
fu
che la causa non risiede nella povertà, ma nel fatto che il vetro
rotto di un’auto abbandonata trasmette l’idea di disinteresse e
noncuranza che crea un sentimento di mancanza di leggi, di norme e de
regole.
Il vetro rotto porta a pensare che tutto sia ammesso. In tale
situazione, ogni danno subito dalla macchina riafferma e moltiplica
l’idea che il vandalismo diventa incontenibile
Tutto ciò, secondo i due studiosi James Q. Wilson e George L. Kelling, di per sé non avrebbe fatto diminuire il numero dei reati più gravi, ma certamente avrebbe aiutato a ridurne la percezione tra i cittadini.
La vitalità di una città dipende esattamente da questo, dal senso di sicurezza percepito dagli abitanti.
Il disordine crea disordine
Nel 2007 e nel 2008 Kees Keizer e colleghi, all'Università di Groningen, hanno condotto una serie di esperimenti sociali controllati per determinare se l'effetto del disordine esistente (come la presenza di rifiuti o l'imbrattamento da graffiti) avesse aumentato l'incidenza di criminalità aggiuntive come il furto, il degrado o altri comportamenti antisociali.
I ricercatori hanno poi segretamente controllato i vari luoghi urbani osservando se le persone si comportavano in modo diverso quando l'ambiente era stato appositamente reso disordinato. I risultati dello studio hanno corroborato la teoria.
La loro conclusione, pubblicata sulla rivista Science, è che:
«Un esempio di disordine, quale i graffiti o i rifiuti, può indubbiamente incoraggiarne altri, come ad esempio il furto.»
La metro di New York, negli anni ’80, era il posto più pericoloso della città. Prendendo come esempio la teoria delle finestre rotte, si cominciarono a sistemare gli elementi che davano un senso di noncuranza alla stazione metro. Si pulì la stazione, vennero eliminati i graffiti, ci si assicurò che i passeggeri fossero muniti di biglietto e si cercò di tenere a bada i furti. Il risultato fu che la metro si trasformò in un luogo sicuro.
Dati i risultati ottenuti, a New York venne promossa una politica di “tolleranza zero”. Per questo vennero proibite tutte le trasgressioni della legge e delle norme di convivenza, e si investì sulla pulizia e sull’ordine delle comunità. Nuovamente, i risultati furono positivi, cosa che comportò una notevole riduzione dell’indice di criminalità della città.
La confusione che generano le norme non chiare comportano la rottura dei vetri, che portano alla stessa situazione creatasi con l’esperimento della macchina. Questo si verifica nelle organizzazioni in cui la flessibilità finisce per trasformarsi in lassitudine. Se nessuno ripara il vetro rotto della finestra di un edificio, presto anche le altre finestre faranno la medesima fine. Se una comunità mostra evidenti sintomi di degrado e nessuno se ne occupa, probabilmente questa culminerà in un covo di delinquenza.
Le piccole mancanze possono trasformarsi in grandi trasgressioni che portano al caos. Questo non accade solo per quanto riguarda elementi materiali. Ne è un chiaro esempio la corruzione. Se vengono continuamente consentite piccole trasgressioni, le persone le metteranno in pratica sempre di più. Stabilire norme precise e chiarire, inoltre, quali sono le eccezioni può essere la soluzione, sempre che non arrivi troppo tardi.
Ogni persona è pienamente responsabile del proprio universo! -Capitolo X
Tutto ciò, secondo i due studiosi James Q. Wilson e George L. Kelling, di per sé non avrebbe fatto diminuire il numero dei reati più gravi, ma certamente avrebbe aiutato a ridurne la percezione tra i cittadini.
La vitalità di una città dipende esattamente da questo, dal senso di sicurezza percepito dagli abitanti.
Il disordine crea disordine
Nel 2007 e nel 2008 Kees Keizer e colleghi, all'Università di Groningen, hanno condotto una serie di esperimenti sociali controllati per determinare se l'effetto del disordine esistente (come la presenza di rifiuti o l'imbrattamento da graffiti) avesse aumentato l'incidenza di criminalità aggiuntive come il furto, il degrado o altri comportamenti antisociali.
I ricercatori hanno poi segretamente controllato i vari luoghi urbani osservando se le persone si comportavano in modo diverso quando l'ambiente era stato appositamente reso disordinato. I risultati dello studio hanno corroborato la teoria.
La loro conclusione, pubblicata sulla rivista Science, è che:
«Un esempio di disordine, quale i graffiti o i rifiuti, può indubbiamente incoraggiarne altri, come ad esempio il furto.»
La metro di New York, negli anni ’80, era il posto più pericoloso della città. Prendendo come esempio la teoria delle finestre rotte, si cominciarono a sistemare gli elementi che davano un senso di noncuranza alla stazione metro. Si pulì la stazione, vennero eliminati i graffiti, ci si assicurò che i passeggeri fossero muniti di biglietto e si cercò di tenere a bada i furti. Il risultato fu che la metro si trasformò in un luogo sicuro.
Dati i risultati ottenuti, a New York venne promossa una politica di “tolleranza zero”. Per questo vennero proibite tutte le trasgressioni della legge e delle norme di convivenza, e si investì sulla pulizia e sull’ordine delle comunità. Nuovamente, i risultati furono positivi, cosa che comportò una notevole riduzione dell’indice di criminalità della città.
La confusione che generano le norme non chiare comportano la rottura dei vetri, che portano alla stessa situazione creatasi con l’esperimento della macchina. Questo si verifica nelle organizzazioni in cui la flessibilità finisce per trasformarsi in lassitudine. Se nessuno ripara il vetro rotto della finestra di un edificio, presto anche le altre finestre faranno la medesima fine. Se una comunità mostra evidenti sintomi di degrado e nessuno se ne occupa, probabilmente questa culminerà in un covo di delinquenza.
Le piccole mancanze possono trasformarsi in grandi trasgressioni che portano al caos. Questo non accade solo per quanto riguarda elementi materiali. Ne è un chiaro esempio la corruzione. Se vengono continuamente consentite piccole trasgressioni, le persone le metteranno in pratica sempre di più. Stabilire norme precise e chiarire, inoltre, quali sono le eccezioni può essere la soluzione, sempre che non arrivi troppo tardi.
Ogni persona è pienamente responsabile del proprio universo! -Capitolo X
Fonte:
http://www.rivelazioni.com/