domenica 1 ottobre 2023

O segredo da eterna juventude pode vir das profundezas do mar

 


O ser humano sempre foi fascinado pela ideia de imortalidade. Centenas de teorias foram formuladas na tentativa de compreender o fenômeno do envelhecimento no nível celular e genético. E enquanto estávamos ocupados procurando uma solução para a morte, um ser imortal sempre reinou junto a nós, no profundo azul das águas do nosso planeta, o que pode colocar em dúvida o que se acreditava ser um processo irreversível.

O segredo da eterna juventude

Este segredo, através de um processo que rejuvenesce, não pertence aos humanos, mas sim à Turritopsis dohrniiin, a água-viva imortal, cujo tamanho é de apenas cerca de 4 mm.

Batizada de Turritopsis dohrniiin ou nutricula, é uma das cerca de 4 mil espécies de águas-vivas conhecidas no planeta. Foi descoberta em 1843 pelo zoólogo francês René-Primevère Lesson. Mas só mais recentemente sua capacidade de viver para sempre foi reconhecida.

Depois de milhões de anos de evolução, esse bicho conquistou um poder de regeneração fantástico e não morre de causas naturais - só quando atacado por predadores. Por isso, em tese, pode viver para sempre.

Assim como na adaptação cinematográfica da famosa história de Francis Scott Fitzgerald, onde o tempo não flui normalmente para Benjamin Button - ele nasce jà velho e fica mais jovem ao longo da vida - a água-viva Turritopsis dohrniiin é capaz de fazer algo muito semelhante: retroceder no tempo. Ela pode reverter seu ciclo de vida e se tornar uma “criança” novamente, o que a torna potencialmente e biologicamente imortal.

De acordo com o professor de zoologia Antonio Carlos Marques, do Instituto de Biociências da Universidade de São Paulo (USP), a Turritopsis nutricula é imortal "no sentido de que seus tecidos rejuvenescem e fases de vida regridem, no melhor estilo Benjamin Button".

T. dohrnii é um hidrozoário, classe à qual pertencem todas as águas-vivas. O ciclo de vida dos hidrozoários é diferente do de outros animais; de fato, eles podem existir de duas formas, como água-viva ou como pólipos. Os pólipos têm um pé que os ancora a um substrato, por exemplo uma rocha, e à medida que crescem reproduzem-se por brotamento: a parte tentacular superior se desprende e forma uma éfira, que crescendo, se transformará em uma água-viva. As águas-vivas adultas produzem gametas masculinos e femininos que, quando cruzados, formam um óvulo fertilizado e depois uma plânula, que se fixará em uma rocha e formará um novo pólipo. A peculiaridade do T. dohrnii é que, em vez de morrer após a produção dos gametas, ele volta a ser uma éfira, os tentáculos são reabsorvidos e a partir dele se desenvolve uma nova colônia de pólipos. Ou seja, suas células se reagregam entre si, não para formar uma nova água-viva, mas um novo pólipo, e o ciclo de metamorfose recomeça. Seria praticamente como se ele encarnasse em outro corpo de água-viva.

Esse processo regenerativo, que ocorre em 36 horas, também regenera as células, voltando a ser células embrionárias. “Daí a importância da pesquisa com células-tronco para combater doenças como o Parkinson, que se originam de uma degeneração das células, na qual os interruptores moleculares dentro delas ficam bloqueados. Com base neste modelo regenerativo, podemos acreditar que estes interruptores podem ser reativados”, afirma o biólogo Stefano Piraino, da Universidade de Lecce.

No universo quântico existimos indefinidamente. Capítulo 12

A célula envelhece porque não recebe informação do nosso consciente! Cap. VI

lunedì 25 settembre 2023

Mentalidade voltada à escassez




Mentalidade voltada à escassez:   

Há recursos suficientes para todos! A maioria das pessoas foi treinada para pensar pequeno, ater-se a empregos fixos chatos, monótonos e ...

domenica 24 settembre 2023

Nel nostro DNA ci sono tracce di una specie di ominidi completamente sconosciuta

 


Uomini e ominidi condividono porzioni di Dna. Questo significa che hanno convissuto per anni e che la "convivenza" ha portato a un vantaggio evolutivo.

Uno studio comparso sulla rivista scientifica Nature rivela che il nostro corredo genetico è il frutto dell’incrocio tra esseri umani moderni, Neanderthal, Denisova e a questo mosaico genetico si aggiunge una misteriosa quarta stirpe arcaica completamente sconosciuta, che ha lasciato la propria firma nel DNA degli umani moderni. «Potrebbe trattarsi di qualcosa di simile all’Homo Erectus», ha detto Carles Lalueza Fox, ricercatore di paleogenomica.

Una nuova luce sull’evoluzione umana

Svante Pääbo Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2022 per le sue scoperte sul genoma degli ominidi, è stato il primo a portare la genetica in un campo come la paleontologia, che fino ad allora si era basata sullo studio di fossili o antichissimi manufatti. Grazie alle nuove tecnologie genetiche, Pääbo è stato fra i pionieri dell’estrazione del Dna dai fossili e della sua analisi. Le ricerche che ha coordinato hanno gettato una nuova luce sull’evoluzione umana, fino a rivoluzionarne completamente lo studio. A lui si deve anche l’analisi del Dna dei Neanderthal, che ha rivelato che l’Homo sapiens si è incrociato con i Neanderthal e che alcuni geni di quei cugini dell’uomo sono ancora presenti nel genoma di quasi tutte le popolazioni contemporanee.

È dalle sue ricerche che si deve la scoperta dei Denisovani, anch’essi incrociati con l’Homo sapiens circa 70mila anni fa: il punto di partenza per ricostruirne la storia è stato un frammento di un osso di un dito di circa 40 mila anni, trovato in una grotta dei Monti Altai, contenente Dna eccezionalmente conservato. Sequenziato, i risultati furono incredibili: la sequenza era unica rispetto a tutte quelle conosciute dei Neanderthal e degli esseri umani di oggi.

Cosa rende l’Homo sapiens, diversi o simili agli altri ominidi?

Siamo una specie curiosa e abbiamo sempre avuto un particolare interesse al problema delle nostre origini. Da dove veniamo e che rapporto abbiamo con le specie che ci hanno preceduto? Cosa rende noi, Homo sapiens, diversi o simili rispetto agli altri ominidi che ci hanno preceduto? Grazie alle sue ricerche pionieristiche, Svante Pääbo ha dato una risposta basata sull’evidenza scientifica a queste domande.” (Giorgio Manzi, paleontologo).

Le ricerche di Pääbo hanno evidenziato tra le altre cose che il corredo genetico di specie di ominidi ancestrali, come ad esempio il Neanderthal e il Denisovan, ha contribuito in piccola ma significativa misura all’attuale corredo genetico della nostra specie. Pääbo ha anche scoperto che il trasferimento di geni da questi ominidi ormai estinti è avvenuto circa 70mila anni fa. Confrontando il Dna dell'ominide con quello degli altri esseri umani contemporanei provenienti da diverse parti del mondo, il gruppo di ricerca ha dimostrato che anche tra Homo sapiens e Denisova si è verificato un flusso di geni e come prova ci sono gli attuali abitanti del sud-est asiatico che condividono sino al 6% del genoma di Denisova. Un fatto che ha contribuito a ridisegnare la storia dell'evoluzione dell'Homo sapiens e dei suoi "incontri" con altri ominidi.

Questo antico flusso di geni nel genoma della nostra specie ha una rilevanza medico-biologica attuale; ad esempio, alcuni di questi geni influenzano il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce alle infezioni, come è stato possibile dimostrare anche nel corso della pandemia da COVID-19“. (Francesco Cucca, genetista).

Se oggi sappiamo che una parte del genoma delle persone di origine europea e asiatica, che va dall'1 al 4%, è esclusivo dell'uomo di Neanderthal, lo dobbiamo proprio al neo-Nobel. Homo sapiens e Neanderthal hanno convissuto in gran parte dell'Eurasia per decine di migliaia di anni. Una coesistenza che ha portato ad un "flusso" di particolari geni tra gli ominidi e l'uomo, inteso come lo conosciamo oggi, importanti nella risposta alle infezioni e nell'adattamento a determinate aree geografiche caratterizzate da condizioni "estreme".

Essere riusciti a comparare i diversi genomi non è stato solo uno straordinario esercizio per comprendere le nostre origini e la nostra storia. Queste interazioni e scambi di geni ci ha portato a "migliorare", in chiave evolutiva, sempre di più le nostre caratteristiche. Un esempio è rappresentato dalla "versione" denisoviana presente in alcune persone di EPAS1, gene che conferisce un vantaggio nella sopravvivenza ad alta quota e che frequentemente si riscontra nella popolazione del Tibet. Non solo, un altro grande vantaggio del "rimescolamento" del Dna tra i sapiens e gli altri ominidi riguarda i geni HLA, fondamentali nel determinare la risposta immunitaria agli agenti patogeni. Per l'Homo sapiens la sopravvivenza nella sua terra di orgine, il continente africano, era determinata da un particolare espressione dei diversi geni HLA. Probabilmente però, questa variabilità, non sarebbe stata sufficiente al di fuori del continente. L'incontro con altri ominidi e l'acquisizione di nuove caratteristiche potrebbe essere stata fondamentale nel successivo "dominio" del "Sapiens" in tutto il resto del pianeta.

Perché c'è soltanto un tipo di Essere Umano sul pianeta, quando ci sono dozzine di altri mammiferi? Che cosa è cambiato nell'evoluzione degli Umani, perché succedesse questo?

Secondo Kryon: “Siete unici, in senso evolutivo, nei confronti di tutto quello che vedete intorno a voi. Per questa ragione voi avete 23 cromosomi invece che 24, come gli altri primati. Biologicamente è una anomalia. Se osservate da un punto di vista chimico, troverete che c’è una connessione mancante. Non vi siete evoluti da nessuna cosa che potevate trovare sul pianeta: è un grande pezzo mancante nell'evoluzione. Questo è un rompicapo scientifico che rivela che qualcosa accadde per cambiare chi eravate. Può sembrare inverosimile, ma la fusione di porzioni del vostro DNA per creare il 23, fu l'elemento Pleiadiano che entrò e vi diede il loro DNA.”

Attorno all’anno 2000 ci furono articoli scientifici nei quali si diceva che gli antropologi avevano scoperto che circa centomila anni fa accadde qualcosa all’umanità. Si sapeva che esistevano almeno da 12 a 16 tipi diversi di esseri umani, come per tutte le varietà di animali e mammiferi sul pianeta. La natura crea le varietà al fine della sopravvivenza. Esistevano, quindi, molti tipi di umani e poi, improvvisamente, non ci furono più e gli antropologi non capivano il perché. Ricercatori scientifici hanno dimostrato che il genere umano possiede quelli che sembrano essere “geni alieni”, che non sono stati passati alla nostra specie, da qualsiasi antenato dell’uomo conosciuto in un lontano passato, proponendo che l’umanità ha acquisito questi geni in un lontano passato. Questa scoperta sfida il paradigma dell’evoluzione animale, sulla base di geni trasmessi solo attraverso le linee ancestrali dirette.”

Nel nuovo studio, gli scienziati sono stati in grado di confermare fino a diciassette geni precedentemente riportati, che si ritiene siano stati acquisiti dal trasferimento genico orizzontale, mentre l’identificazione di ulteriori 128 “Geni Alieni” non sono stati mai visti in precedenza.

Questo nuovo ritrovamento fossile potrebbe costringere i paleontologi a riscrivere la storia dell’evoluzione umana: l’analisi del Dna rinvenuto nel frammento osseo dimostra infatti l’esistenza di un tipo di ominide sconosciuto e che non avrebbe lasciato discendenza diretta.

L’ultimo antenato comune all’«Uomo di Denisova» e all’attuale Homo sapiens risalirebbe ad un milione di anni fa: il nuovo ominide rappresenterebbe dunque il risultato di una migrazione dall’Africa differente e precedente sia a quella degli antenati dell’Uomo di Neanderthal (avvenuta circa mezzo milione di anni fa) che di quella dell’Homo sapiens (circa 50mila anni fa).

Fino ad oggi si riteneva che le uniche due specie di ominidi presenti sul pianeta 40mila anni fa fossero Homo sapiens e l’Uomo di Nenaderthal, con la possibile aggiunta del piccolo Uomo di Flores, scoperto in Indonesia nel 2003 e i cui resti fossili più recenti risalgono a 13mila anni fa.

«Non ne abbiamo la più pallida idea», ha ammesso Chris Stringer, paleoantropologo presso il Museo di Storia Naturale di Londra, il quali ipotizza che la stirpe potrebbe essere correlata all’Homo Heidelbergensis, una specie che ha lasciato l’Africa circa mezzo milioni di anni fa, generando poi i Neanderthal in Europa.

Lalueza Fox ha detto che la questione del mistero del quarto antenato è ormai un ‘dibattito paleontologico’, e che i risultati offerti dal nuovo studio apre la porta ad una più profonda comprensione della diversità individuale degli antichi antenati umani.

La storia dell'umanità è una farsa. Ecco tutta la verità! - Capitolo XIV

Nei sogni, possiamo migrare verso universi paralleli – Capitolo 19


www.wired.it/article

www.fondazioneveronesi.it/

venerdì 15 settembre 2023

Por que a noite é escura? O paradoxo de Olbers

 


Como é possível que o céu à noite pareça escuro apesar do número infinito de estrelas no universo que deveriam tornar o céu noturno luminoso? Esta é a pergunta que o astrônomo alemão Heinrich Wilhelm Olbers se fez em 1826 e hoje ainda fazem as mentes mais brilhantes da ciência. Não é porque não existe Sol. Nas fotos tiradas pelos astronautas na Lua, e também aqueles que se encontram na Estação Espacial Internacional, o céu aparece preto mesmo durante o dia.

O Paradoxo de Olbers, explicado

De Kepler a Bentley, até Halley, o proprio Olbers e outros cientistas, partiram de uma suposição: “Se o universo é infinito e cheio de estrelas, a sua luz, somada, deveria iluminar grandemente o céu noturno. No entanto, nossa vida diária nos diz outra coisa." Esta afirmação ficou para a história como o paradoxo de Olbers, mas demorou cem anos até que cientistas do calibre de Einstein e Hubble revolucionassem a forma de conceber o universo.

Edwin Hubble foi o primeiro a compreender que o universo se expande e que se originou do que chamamos de Big Bang. A isto Einstein acrescentou a sua teoria da relatividade, observando que não só o universo tem cerca de 15 bilhões de anos, mas que as estrelas estão continuamente a formar-se e que a sua luz chega até nós a uma certa velocidade, que não é infinita.

Existem, portanto, muitas estrelas que ainda não vimos porque a sua luz ainda não nos alcançou. O que não pode, portanto, tornar o céu claro à noite.

A expansão do universo e o efeito redshift

Com o passar dos anos, começou-se a entender que não apenas as galáxias e as estrelas se afastam umas das outras, mas que ocerre o mesmo efeito com o comprimento de onda da luz que ocorre com o som quando uma ambulância passa e ouvimos sua sirene estridente quando ela está próxima, e cada vez mais grave à medida que se afasta. É o chamado efeito Doppler (as ondas de luz mudam para o vermelho ou para o azul dependendo se a fonte está se afastando ou se aproximando de nós, ficando o fenômeno conhecido como "efeito Doppler").

Para a luz, o efeito é o da mudança para o vermelho, chamado redshift. Na prática, à medida que a luz se afasta, ela se torna cada vez menos visível para nós, a ponto de beirar o infravermelho, invisível ao olho humano. Edwin Hubble utilizou este efeito para estudar o redshift de algumas galáxias e daqui derivou a relação que liga a distância das galáxias à sua velocidade de recessão, descobrindo assim a expansão do Universo.

Não vemos um céu iluminado à noite porque simplesmente não conseguimos ver todas as estrelas que o compõem. Só conseguimos observar uma pequena parte dele.

Portanto, depende apenas da nossa atmosfera o fato de termos um céu azul durante o dia.

Revelado o mistério da “flexibilidade” dos discos voadores! -Cap. XVIII

Poderia o universo realmente ser apenas um monte de bits? - Cap. 9

Fonte:www.passioneastronomia.it

martedì 5 settembre 2023

La musica del DNA – le proteine vibrano come corde di violino per comunicare!

 


La vita, dal canto suo, ha una propria sinfonia che un team di scienziati americani è riuscito ad ascoltare. Anche il nostro corpo, al suo interno, produce musica.

Le proteine che regolano i processi alla base della nostra vita oscillano come le corde di un violino

producendo una sinfonia. Le vibrazioni ne modulano i movimenti quando mutano forma per permettere funzioni essenziali come la respirazione e la duplicazione del Dna.

Ogni singola cosa sul pianeta possiede luce e suono!

Utilizzando una nuova tecnica d’imaging, un gruppo di ricercatori coordinato da Andrea Markelz dell’università di Buffalo nello stato di New York è riuscito a osservare e a documentare le vibrazioni del lisozima, una proteina antibatterica presente in molti animali, compreso l'uomo.

Il team ha scoperto che le vibrazioni, che in precedenza si pensava che si smorzassero rapidamente, in realtà persistono nelle molecole come il “suono di una campana“.

“Questi piccoli movimenti – ha detto Markelz – consentono alle proteine di cambiare forma rapidamente in modo che si possano facilmente legare ad altre proteine, un processo che è necessario al nostro corpo per eseguire funzioni biologiche critiche come assorbire ossigeno, riparare altre cellule e replicare il codice genetico”.

Per scoprire i meccanismi vitali - Lo studio apre le porte a un nuovo modo di studiare i processi cellulari fondamentali, quelli che permettono la vita. La tecnica utilizzata potrebbe in futuro essere applicata per documentare come gli inibitori naturali o artificiali bloccano le funzioni vitali che le proteine svolgono. "Possiamo ora cercare di capire i reali meccanismi strutturali alla base di questi processi biologici e come essi vengono controllati". Ha concluso Markelz.

Il DNA Canta!

Già nel 2005, Kryon aveva detto: “Voi mettete la luce, il suono e il colore in comparti separati. Attribuite i colori a determinate cose, le luci ad altre ed i suoni ad altre ancora – senza mai comprendere che ogni singola cosa sul pianeta li possiede tutti e tre! Essi sono integrati come uno solo, e non potete menzionare niente sul pianeta che non li contenga tutti e tre. Tuttavia, voi separate il loro studio.

Oh, potreste guardarli indipendentemente se così scegliete. Ma sarebbe come andare da un’orchestra sinfonica e chiedere di ascoltare un violino, mentre il resto dell’orchestra suona senza che voi la udiate. Perché fareste questo quando il coro e l’orchestra sono così profondi? Perché isolereste un attributo per dire: Bene, studiamo una sola cosa ed ignoriamo tutte le altre. Questo è perché non potete sentire, vedere ed apprezzare le altre. Perché? Perché spesso esse sono invisibili alla vostra percezione. Kryon, ci stai dicendo che le cose comuni possiedono luce? Sì, questo è esattamente ciò che vi sto dicendo. Pensavate che la luce avesse un’energia propria? Avete considerato che potrebbe trattarsi di un effettivo mattone della materia, parte di un processo? Dovete ancora scoprire questo. E quando lo farete, ci sarà un tumulto. E la notizia sarà: Bene, sembra che in effetti noi non comprendiamo veramente la materia, dal momento che scopriamo la luce in ogni sua parte.

Ogni cosa possiede luce, persino in una roccia!

Fate degli esperimenti per vedere se vi sto dicendo la verità. Scoprirete la luce in tutta la materia, anche in una roccia! Oh, può essere sottile, ma c’è. Sfidiamo i scienziati a trovare camere oscure dove poter mettere un oggetto comune. Poi sezionatelo, apritelo se lo desiderate. Con strumenti ultra sensibili alla luce, lasciateli lì per una settimana o un mese... o anche di più. Con una lastra fotografica ad alta sensibilità, raccogliete i fotoni che potrebbero uscire da questa roccia nell’oscurità completa. Vi garantisco che quando li tirerete fuori da quella camera oscura e svilupperete quel film, scoprirete che c’è luce nella roccia! E se desiderate iniziare ad analizzare quella luce, scoprirete una vibrazione che non ha alcun senso: è molto più alta di quello che potevate aspettarvi.

Quella nuova vibrazione è effettivamente un colore! Quando iniziate a parlare di vibrazioni molto elevate voi non pensate ai colori perché non sono nella gamma della vista umana. Oh, ma c’è nella nostra vista, ed è bello. Ogni cosa possiede luce. Ci sono attributi della luce che voi dovete ancora misurare o comprendere, ma ogni vibrazione è un colore ed un suono. Che orchestra! Che suono produce la luce! Vedete, la luce è sempre anche suono, ma voi non lo sentite. Io sì, ed anche voi, quando non siete in un corpo umano.

Molti dubitano di me. Fate attenzione a questo: un giorno la vostra scienza vi dimostrerà che effettivamente il DNA canta! Gli strumenti dimostreranno che il DNA canta (ha le vibrazioni del suono). Vi dico che alcune delle cose di cui sto discutendo in questo momento stanno per essere scoperte. (Kryon nel 2005)

Siamo in grado di modificare le informazioni all'interno delle cellule del nostro corpo – Capitolo VI

Siamo esseri che assorbono la luce – Capitolo 11

giovedì 24 agosto 2023

La biologia quantistica svela antichi misteri della vita

 


Fino a poco tempo fa lo strano mondo dei quanti e la complessità sfuggente della vita sembravano due domini distanti, senza alcun punto di contatto. Ma la «biologia quantistica» – questa nuovissima scienza – inizia a intrecciare le cose, svelando antichi misteri.

Sulla base di recentissimi esperimenti, rigorosi e ripetibili, si stano forse cominciando a capire cosa succede nel profondo delle cellule vivente, e finalmente avviando la comprensione di fenomeni che per secoli erano parsi inspiegabili, proprio attingendo al bizzarro e contro-intuitivo mondo dei quanti.

L’incredibile forza della fotosintesi, ad esempio, sembra dovere la sua inarrivabile efficienza al fatto che, a un certo punto del processo, le particelle subatomiche coinvolte si trovano contemporaneamente in due punti distinti grazie ai fenomeni quantistici.

Anche il funzionamento degli enzimi, la base stessa del nostro essere in vita, deve la sua perfezione quasi miracolosa al fatto che nel corso della reazione chimica alcune particelle sembrano «svanire» da un punto per «materializzarsi» istantaneamente da un’altra parte.

Le strane proprietà del mondo quantistico su esseri viventi

Una nuova analisi di un recente esperimento su batteri fotosintetici suggerisce che i ricercatori potrebbero essere riusciti a porne alcuni in uno stato di entanglement, mostrando per la prima volta l'effetto delle strane proprietà del mondo quantistico su esseri viventi e segnando il passaggio della biologia quantistica da ipotesi teorica a realtà tangibile.

Il mondo quantistico è strano. In teoria, e in una certa misura in pratica, i suoi principi richiedono che una particella possa apparire in due luoghi contemporaneamente - un fenomeno paradossale noto come sovrapposizione - e che due particelle possano diventare "entangled", condividendo informazioni su distanze arbitrariamente grandi attraverso un meccanismo ancora sconosciuto.

L'esempio forse più famoso di stranezza quantistica è il gatto di Schrödinger, un esperimento ideale proposto da Erwin Schrödinger nel 1935. Il fisico austriaco immaginava che un gatto posto in una scatola insieme a una sostanza radioattiva potenzialmente letale potesse, per le strane leggi della meccanica quantistica, esistere in uno stato di sovrapposizione ed essere sia morto che vivo, almeno fino all’apertura della scatola e all’osservazione del suo contenuto.

Questo concetto è stato convalidato sperimentalmente innumerevoli volte su scale quantistiche. Alla scala del nostro mondo macroscopico apparentemente più semplice e di sicuro più intuitivo, tuttavia, le cose cambiano. Nessuno ha mai visto una stella, un pianeta o un gatto in uno stato di sovrapposizione o di entanglement quantistico. Ma fin dalla formulazione iniziale della teoria quantistica, all'inizio del XX secolo, gli scienziati si sono chiesti dove si incrociano esattamente i mondi microscopici e macroscopici. Quanto può essere grande il regno quantistico? E potrebbe essere abbastanza grande perché i suoi aspetti più strani influenzino profondamente e chiaramente gli esseri viventi?

Effetti quantistici nel processo di fotosintesi

Negli ultimi due decenni il campo emergente della biologia quantistica ha cercato di rispondere a queste domande, proponendo ed effettuando su organismi viventi esperimenti che potrebbero essere in grado di sondare i limiti della teoria quantistica. Questi esperimenti hanno già dato risultati allettanti ma non conclusivi.

Alcuni ricercatori hanno mostrato che il processo di fotosintesi - in cui gli organismi producono sostanze nutritizie usando la luce - può comportare alcuni effetti quantistici. Il modo in cui gli uccelli navigano o fiutano gli odori suggerisce che gli effetti quantistici possano verificarsi in modi insoliti all'interno degli esseri viventi. Ma questi studi toccano solo la superficie del mondo quantistico. Finora, nessuno è mai riuscito a indurre un intero organismo vivente - nemmeno un batterio unicellulare - a mostrare effetti quantistici come l'entanglement o la sovrapposizione.

Di conseguenza, un nuovo articolo di un gruppo di ricercatori dell'Università di Oxford sta facendo aggrottare parecchie fronti per le sue affermazioni sulla riuscita di un esperimento di entanglement fra batteri e fotoni, particelle di luce.

Il 'batterio di Schrödinger’

In un esperimento condotto nel 2016 da David Coles e colleghi dell'Università di Sheffield, avevano sequestrato, tra due specchi diverse, centinaia di batteri verdi sulfurei, che sono fotosintetici, per poi ridurre via via la distanza tra gli specchi fino a poche centinaia di nanometri, molto meno della larghezza di un capello umano. Facendo rimbalzare della luce bianca tra gli specchi, i ricercatori speravano che le molecole fotosintetiche all'interno dei batteri si accoppiassero - o interagissero - con la cavità, il che significava essenzialmente che i batteri avrebbero continuato ad assorbire, emettere e riassorbire i fotoni che rimbalzavano. L'esperimento ha avuto successo: fino a sei batteri si sono accoppiati in quel modo. Sostengono però che i batteri non hanno soltanto interagito con la cavità. Nella loro analisi dimostrano che il segno energetico prodotto nell'esperimento potrebbe essere coerente con i sistemi fotosintetici di batteri entangled con la luce all'interno della cavità.

In sostanza, sembra che alcuni fotoni colpissero e mancassero contemporaneamente molecole fotosintetiche all'interno dei batteri, un segno distintivo dell'entanglement. "I nostri modelli mostrano che il fenomeno registrato è la firma di un entanglement tra la luce e certi gradi di libertà all'interno dei batteri", affermano.

Secondo il coautore dello studio Tristan Farrow, anche lui di Oxford, è la prima volta che un simile effetto è stato intravisto in un organismo vivente. "È certamente la chiave per dimostrare che siamo in qualche modo vicini all'idea di 'batterio di Schrödinger'", afferma. E suggerisce un altro potenziale esempio di biologia quantistica in natura: i batteri sulfurei verdi vivono nelle profondità dell'oceano dove la scarsità di luce, fonte di vita, potrebbe addirittura stimolare adattamenti evolutivi quantomeccanici per aumentare la fotosintesi.

Queste controverse affermazioni, tuttavia, vanno prese con molta cautela. In primo luogo, in questo esperimento la prova a favore dell’entanglement è circostanziale, e dipende da come si sceglie di interpretare la luce che attraversa ed esce dai batteri confinati nella cavità.

Gli scienziati riconoscono che i risultati dell'esperimento potrebbero essere spiegati anche da un modello classico privo di effetti quantistici. Peraltro, i fotoni non sono affatto classici: sono quantistici. Eppure, un modello "semi-classico" più realistico che usi le leggi di Newton per i batteri e quelle quantistiche per i fotoni, non riesce a riprodurre il risultato reale che Coles e colleghi hanno osservato nel loro laboratorio, il che suggerisce che gli effetti quantistici fossero in atto sia nella luce che nei batteri. La prova è un po' indiretta, ma penso che sia così solo perché stanno cercando di essere rigorosi ed escludere cose e rivendicare troppo, dice James Wootton, che si occupa di informatica quantistica all'IBM Zurich Research Laboratory.

L'altro caveat: le energie dei batteri e del fotone sono state misurate collettivamente, non in modo indipendente. Questo - secondo Simon Gröblacher della Delft University of Technology, nei Paesi Bassi, che non ha preso parte a questa ricerca - è in qualche modo un limite. "Sembra che stia accadendo qualcosa di quantistico", dice. "Ma… di solito, se si dimostra l'entanglement, bisogna misurare i due sistemi in modo indipendente" per confermare che qualsiasi correlazione quantistica tra essi sia autentica.

Nonostante queste incertezze, per molti esperti il passaggio della biologia quantistica da sogno teorico a realtà tangibile è una questione di “quando”, non di “se”.

Al di fuori dei sistemi biologici, le molecole, considerate in isolamento e collettivamente, hanno già mostrato effetti quantistici in decenni di esperimenti in laboratorio, quindi la ricerca di questi effetti per molecole simili all'interno di un batterio o addirittura del nostro stesso corpo sembrerebbe abbastanza sensata.

Negli esseri umani e in altri grandi organismi multicellulari, tuttavia, simili effetti quantistici molecolari in genere dovrebbero essere insignificanti, ma una loro manifestazione significativa all'interno di batteri, molto più piccoli, non sarebbe una sorpresa troppo sconvolgente. Sono un po' stupito per la sorpresa suscitata da questa scoperta, dice Gröblacher. Ma è ovviamente eccitante se lo si può dimostrare in un sistema biologico reale.

Gröblacher ha progettato un esperimento che potrebbe mettere in uno stato di sovrapposizione un minuscolo animale acquatico, un tardigrado, cosa molto più difficile che creare un entanglement fra i batteri e la luce, dato che i tardigradi hanno dimensioni centinaia di volte maggiori.

Farrow sta cercando modi per migliorare l'esperimento sui batteri; lui e i suoi colleghi sperano di mettere in entanglement due batteri, e non con la luce in modo indipendente. Gli obiettivi a lungo termine sono fondazionali e fondamentali, dice Farrow. Si tratta di capire la natura della realtà e se gli effetti quantistici siano utili alle funzioni biologiche. Alla radice delle cose, tutto è quantistico, aggiunge, alludendo alla questione se gli effetti quantistici abbiano un ruolo nel funzionamento degli esseri viventi.

Potrebbe essere, per esempio, che la selezione naturale abbia trovato il modo di sfruttare naturalmente i fenomeni quantistici, come nel già citato esempio della fotosintesi in batteri delle profondità marine povere di luce. Ma per arrivare a fondo di tutto ciò è necessario cominciare dalle piccole dimensioni.

Le ricerche si sono costantemente orientate verso esperimenti a macrolivello, con un recente esperimento che ha coinvolto, con successo, milioni di atomi. Provare che le molecole che compongono gli esseri viventi mostrano effetti quantistici significativi - anche se per scopi banali - sarebbe un passo successivo fondamentale. Esplorando questo confine fra mondo quantistico e classico, gli scienziati potrebbero avvicinarsi a capire che cosa significa essere macroscopicamente quantistici, se una tale idea fosse vera.

Il vento solare ha proprietà multidimensionali – CapitoloXVIII

La realtà attraverso la meccanica quantistica – Capitolo 16


Fonte: Jonathan O'Callaghan / Scientific American

Bollatiboringhieri

giovedì 10 agosto 2023

Siamo tutti Uno - Collegati da un campo morfogenetico

 


“Siamo parte di una ‘memoria collettiva’ alla quale tutti noi ricorriamo; inconsciamente siamo tutti collegati con ogni altra cosa ed ogni altro essere…” Jung

Il campo morfico, o morfogenetico, è un campo di informazione, una sorta un’unica coscienza collettiva che contiene tutte le indicazione relative a una determinata specie.

È un campo a cui tutti sono collegati e con il quale tutti entrano in relazione (risonanza morfica).

Nella fisica moderna vi sono concetti che si applicano a molte entità non materiali, denominate campi, che, pur non essendo di natura tangibile, sono tuttavia strettamente correlati alla materia.

Si ipotizza quindi che la vera mente potrebbe essere un campo non materiale in grado di produrre mutamenti fisici nella propria realtà.

Anche se apparentemente questa possibilità appare irragionevole e metafisica, in realtà con i nuovi sviluppi della fisica quantistica l'irrazionale ha finito per essere ammesso e le interazioni tra il non materiale e il materiale sono ormai date per scontate. Ciò che viene chiamata mente potrebbe coincidere con un potenziale quantistico situato a un livello energetico più sottile del cervello biologico, e per questo da esso stesso filtrato e limitato.

Il fisico Henry Margenau ipotizza la Mente Universale come l'esistenza di un'unica grande mente collettiva che si manifesta individualmente tramite ogni essere umano, comprendendo una buona parte di caratteristiche comuni e alcune peculiarità individuali.

“La sua conoscenza comprende non solo l'intero presente ma anche tutti gli eventi passati. Più o meno come il nostro pensiero può esplorare l'intero spazio e giungere a conoscerlo, così la Mente Universale può viaggiare avanti e indietro attraverso il tempo a volontà”.

L’ipotesi morfogenetica

Sulla base delle ricerche di Douglas Mac Dougall, dell’università di Harvard, Rupert Sheldrake ha sostenuto l’ipotesi di forze immateriali le quali sarebbero generatrici della forma in seno alla materia. L’ipotesi morfogenetica, provata scientificamente nel 1998, presuppone l’esistenza di una ‘memoria collettiva’ diffusa in tutto l’universo, indipendente dal supporto cerebrale e tale, quindi, da sopravvivere alla morte.

Per questa loro natura, i campi di risonanza morfica, portatori di memoria, sono retti da leggi che si sottraggono allo spazio-tempo, richiamando piuttosto quelle dell’affinità e delle corrispondenze: “tra organismi esiste un misterioso collegamento di tipo telepatico, oltre la dimensione spazio-temporale”. I campi possiedono una memoria intrinseca (individuale + collettiva), si basano su ciò che è accaduto in precedenza e sono portatori di abitudini e caratteri ereditari.

Sheldrake ritiene anche che i campi morfici di ciascun individuo sono in collegamento con quelli di tutti gli altri individui. Ogni pensiero è energia e come tale viene ancorato in questi campi elettromagnetici di memorizzazione. Così avviene anche per qualsiasi “azione” o “avvenimento”. Ciò significa che in essi si trova ancorato e memorizzato tutto il sapere dell’umanità fin dalle origini e che caratterizzano ed influenzano tutte le forme fisiche e persino il nostro comportamento. Le cose che impariamo, pensiamo e diciamo, influenzano anche gli altri per mezzo della risonanza morfica.

Le più recenti scoperte della biologia, sembrano convalidare l’ipotesi di un meccanismo per cui energie “ordinatrici” ancora sconosciute operano sulla materia organica, organizzandola e promuovendo gradualmente in essa la coscienza.

Siamo tutti Uno - Essere consapevoli che tutto è uno e che anche noi siamo uno con il tutto, non è in effetti un concetto facile da digerire.

Ogni cellula vibra di una luce propria, ognuno ha un destino da compiere, ma questo non potrà mai essere separato completamente dal resto del creato. Perché tutti facciamo parte della stessa e unica Energia e Vibrazione.

Il senso della nostra universalità è indebolito dalle limitazioni fisiche

Qual è quindi il motivo per cui ogni essere umano si sente così individuale e localizzato nel proprio corpo, avvertendo un profondo senso di limitazione allo spazio e al tempo presente? Henry Margenau afferma che il senso della nostra universalità è indebolito dalle limitazioni fisiche del corpo, dalle costrizioni organiche del cervello.

Una delle limitazioni più angosciose è il nostro modo rigido di percepire il tempo. Margenau usa la metafora di «fessura di tempo» per enfatizzare la nostra capacità di vedere solo una fetta piccolissima dell'intero panorama del tempo. Così come possiamo vedere soltanto una banda ristretta dell'intero spettro elettromagnetico che chiamiamo «luce», analogamente possiamo percepire solo un esiguo frammento del tempo, che chiamiamo «l'adesso».

Questa limitazione nella coscienza della totalità del tempo contribuisce al nostro senso di essere intrappolati e alla deriva nel tempo, di essere limitati a un solo arco di vita e di sentirci disperatamente mortali, destinati alla morte.

Un'altra grave limitazione che c‘impedisce di usare le nostre menti in senso universale e non localistico è ciò che Margenau chiama il «muro personale».

Il muro personale «produce il senso prevalente d'isolamento individuale e ci dà un'identità oltre che un ego». Il peggiore dei suoi possibili effetti è quello di creare un senso d'isolamento e di solitudine, che può essere totalmente oppressivo e morboso, perfino mortale.

Eppure, queste limitazioni non sembrerebbero assolute, ed è probabile che molte persone nell'intero corso della storia, come i mistici, siano riuscite a superarle.

L'abbattimento totale dei muro personale e l'allargamento all'infinito della fessura di tempo possono permettere a una persona di fondersi con l'Uno. Margenau descrive le sensazioni che tale fusione potrebbe suscitare: "Ciò che intendo dire è che il sé conscio tornerà alla sua origine presunta, cioè la Mente Universale, e da ciò sembra derivare che, come parte di Dio, il sé conscio ha la facoltà di rivisitare tutti gli aspetti della sua esperienza terrena, e forse anche la possibilità di dimenticarli e di consegnarsi all'oblio (o addirittura all'estinzione). Ma il pensiero cruciale, l'attesa di una riunione con Dio, contiene già una qualche consolazione, e la speranza, anzi, la promessa della morte come esperienza unica".

Il Nostro Potere Perduto - Capitolo IX

Un campo dove abitano i pensieri – Capitolo 9


Fonte:

fisicaquantistica.it/

scienzaeconoscenza.it/

performancetrading.it

venerdì 4 agosto 2023

Il segreto dei SuperAgers, gli 80enni con “super memoria”

 



Una delle conseguenze più evidenti e devastanti della vecchiaia è il declino delle facoltà cognitive. Il corpo umano, e con esso il cervello, cambia nel corso degli anni. Nel tempo, il nostro cervello "inizia a perdere consistenza" perché la sua attività inizia a rallentare e i ricordi diventano meno affidabili. Questa è semplicemente una conseguenza dell'invecchiamento ed è normale.

C'è però un gruppo di persone over 60 che non segue questa regola e che sembra non invecchiare mai, almeno dal punto di vista cerebrale, dove il cervello sembra non risentire del passare del tempo: anzi , le sue capacità cognitive rimangono simili a quelle dei ventenni.

Gli scienziati, dopo aver condotto diverse ricerche in materia, hanno definiti “SuperAgers” agli over80 che sfoggia performance mnemoniche, una funzione cognitiva paragonabile a quella di un individuo di mezza età. Questo sarebbe dovuto a un gruppo di neuroni più sani e più grandi presenti in una precisa area del cervello determinante per il funzionamento della memoria.

Le prime ricerche che hanno permesso di individuare questo gruppo di anziani sono state condotte alla Northwestern University, uno degli atenei più prestigiosi degli Stati Uniti. I partecipanti, reclutati all’interno della comunità, erano adulti di 80 anni o più, con le funzioni cognitive intatte.

Gli esperimenti hanno dimostrato la presenza di una migliore memoria e velocità di reazione agli stimoli mentali rispetto alla persona media di questa età.

La nuova rilevazione della Northwestern University di Chicago ha evidenziato che i SuperAgers perdono volume cerebrale più lentamente rispetto ai loro coetanei. Per questo potrebbero essere più protetti dal morbo di Alzheimer e dalle altre forme di demenza che colpiscono gli anziani.

È stato dimostrato, attraverso la risonanza magnetica, che all’interno del gruppo degli over 80 la corteccia rimane più spessa e diminuisce più lentamente rispetto agli altri anziani. Normalmente, infatti, a partire dai 50-60 anni gli adulti perdono il 2,24% del volume cerebrale all’anno, mentre i SuperAgers solo l’1,06%.

Questa scoperta integra un altro studio secondo cui il cervello dei SuperAgers ha molti più neuroni von Economo, un tipo di cellula cerebrale che potrebbe dare vantaggi intuitivi e una comunicazione più rapida fra ragionamento ed emozioni, altro fattore chiave per avere buona memoria.

Nel cervello degli ottantenni che ricordano tutto ci sono poi tre volte meno «grovigli neurofibrillari di proteina tau», una definizione complicata che identifica formazioni anormali di proteine responsabili dell'invecchiamento cognitivo. Molte delle conclusioni alle quali sono arrivati gli scienziati fanno pensare che SuperAger si nasca e non si diventi, e che le caratteristiche che ritardano il deterioramento del cervello siano scritte nel dna che ereditiamo alla nascita. Ma non è del tutto vero. Sono determinanti anche lo stile di vita e la volontà di continuare a essere attivi, socialmente, fisicamente e intellettualmente, anche nella terza età. Il cervello si spegne se smettiamo di usarlo, ma se lo teniamo allenato ogni giorno anche solo con un libro, un cruciverba e una telefonata agli amici, continuerà a funzionare come fanno quasi sempre le cose di cui si ha avuto cura.

Invecchiamo perché ci crediamo! - Capitolo VIII

I segreti della ghiandola pineale – Capitolo 12

martedì 25 luglio 2023

Efeito Multidimensional do conhecimento

 


Há muito que ainda não foi revelado na física do universo. A ciência reconhece que ainda não sabe tudo, e através de experimentos profundos, os resultados obtidos são completamente incompreensiveis. Existe ainda um grande preconceito oculto em muitas áreas, especialmente na ciência. Muitos agora começam ver a realidade de uma verdade revelada, mas não desejam aceitar. Em vez disso, preferem permanecer com o que lhes foi dito, mesmo que seja inadequado ou incompleto, porque assim lhes ensinaram, logo, é assim que as coisas funcionam em nossa cultura. Isso inclui o que você aprende com a família, na escola, na universidade, na sua igreja etc. Fazer o contrário seria quase uma traição àqueles que fizeram o possível para ensinar-lhes essa verdade. No entanto, se você encontrar provas de que algumas dessas coisas são muito diferentes do que você aprendeu, geralmente há uma confusão de lógica e até mesmo uma disfunção.

Kryon - “Entre esses cenários estão as leis de Newton e Kepler. Essas regras gravitacionais dessas fontes funcionaram por décadas em algumas das ciências mais desenvolvidas do planeta, como a exploração espacial. Estas fórmulas permitiram à humanidade munir o planeta com sondas, pousar em outros planetas e até mesmo pousar em asteroides! Essa é a validação absoluta de Newton e Kepler, e as fórmulas são comprovadas, gravadas na pedra, nunca mudam... e funcionam.

Aí vem um cientista com a notícia: “Tenho evidências de uma nova lei que seria muito diferente do que Newton disse.” Qual você acha que seria a reação da ciência? "Uau, diga-me mais?" Não. O mais provável seria que eles lhe batessem porta com força e dissessem: "O que sabemos funciona bem, então não nos incomode com mais nada."

Esse é o cenário exato que aconteceu na década de 70 com a astrônoma Vera Rubin. Sua descoberta foi chamada de "um problema" porque suas descobertas de medição galáctica de dez anos não seguiram as leis da gravidade conhecidas, conforme descritas por Newton e Kepler. Portanto, em vez de aprimorar essas leis estabelecidas, os cientistas disseram que obviamente deveria haver mais gravidade que as afetavam. Então, eles acenaram “a Matéria Escura” para fazer as coisas se encaixarem. O pensamento de que talvez devessem alterar essas leis sagradas não lhes ocorreu.

Mais tarde, Rubin se opôs e não aceitou de forma alguma a matéria escura. Ela acreditava ter descoberto uma nova teoria da "atração gravitacional em grandes distâncias". Então, em uma área, eles estão dizendo: "Diga-me mais porque não temos as respostas" e, em outra área, eles estão dizendo: "Não toque no que aprendemos." Isso é clássico e comum. O que você aprende na escola, com o físico, o médico, é então o que você conhece na vida como "o jeito das coisas" e nada pode mudar isso.

Conselhos aos Cientistas

Meu conselho é que, as leis que você aprendeu, as coisas que você sabe, considere-as como a ciência básica de sua realidade. Quando certas outras coisas são reveladas e parecem mudar essas ideias, entenda que elas não negam o que você aprendeu. Em vez disso, elas as aprimoram e tornam as leis maiores e mais completas. Novas descobertas tornarão os entendimentos atuais mais profundos e elegantes do que eram.

No caso de Rubin, e se as leis de Newton e Kepler fossem apenas as básicas? E se elas fossem simplesmente o padrão? E se essas leis básicas mudassem com a consciência dimensional? E se, ao estudar o Universo, você descobrisse que poderia fazer algo que pudesse realmente alterar essas leis? Você então se oporia como faz agora? Físico, você alteraria a massa se pudesse, mudando assim as leis que você aprendeu em torno dela?

A maioria de vocês diria: "É claro que não faríamos objeções. É ciência. MAS... não se pode alterar a massa.” Sério? Quem lhe disse isso? E se a própria massa fosse simplesmente um padrão e fosse alterável? Há descobertas a serem feitas que levarão o que é conhecido agora de Newton e Kepler para a próxima etapa usando energias multidimensionais. Isso resultaria em manter o que você aprendeu, mas, em seguida, aprimorá-lo para se relacionar com uma realidade maior do que você sabia que existia. Você pode pensar que isso seria muito empolgante para a ciência, mas os preconceitos inconscientes impedem que um planeta inteiro de físicos se desvie do que aprenderam.

As rochas estão vivas

É disso que quero falar com vocês agora. O que você não está completo. Há mais de trinta anos eu apresentei algo que tem sido meu mantra para você desde então: Você vive em uma energia que sente seja real, mas não é. É uma fração do que realmente existe. “Realidade” para mim é definida como: O estado de coisas que realmente existem em uma forma completa. Isso inclui todas as dimensões que existem, incluindo atributos dessas dimensões que você ainda não vê ou conhece. Inclui todos os atributos invisíveis, mas percebidos, de tudo ao seu redor. Inclui todas as dimensões que constituem toda a matéria, em todos os lugares. Seu mundo é colorido, mas você atualmente o está vendo em preto e branco.

Eu dei uma declaração há algum tempo que recebeu muitas "resistências" [críticas] de muitas pessoas. Eu disse: “As rochas são vivas. Elementais vivem dentro delas, na própria Gaia, no sistema de rede que envolve o planeta, também. Tudo tem uma consciência real que lhe conhece, e você a chama de Mãe Natureza. As rochas estão vivas.” Muitos ficaram decepcionados com essa afirmação, pois não seguia a realidade deles. “Bem, agora você foi longe demais, Kryon. As rochas não estão vivas. Obviamente, nós as testamos e não há nada lá.” Você vê o preconceito aí? Claro que elas não estão vivas se você as testar com uma tecnologia que só pode revelar atributos da 4D (quarta dimensão). Isso é tudo que você tem; isso é tudo o que você sabe. Você pode testar vários tons de cor com um kit de teste em preto e branco? Na verdade, você faz isso o tempo todo! Então, você anuncia com orgulho os resultados de seus testes em preto e branco e diz: "Não, não pode ser isso ou aquilo por causa das evidências científicas atuais.”

Imagine um cientista da década de 50 que vem à sua cidade hoje, testando a área para transmissões de TV. Ele irá anunciar com orgulho: “Não há transmissões de TV em sua área, e apenas algumas de rádio. O ar está limpo de quase todas as transmissões.” Na realidade, ele não pode detectar todos os sinais de localização de celular, Bluetooth, Wi-Fi, drone, satélite e GPS, etc. Ele também não sabe que, na sua cultura, a TV não é mais transmitida da mesma forma que conhecia. Você está percebendo o quadro? Sua verificação da realidade é tendenciosa e você está testando cores com um kit em preto e branco e nem sabe disso. Você não pode ver o que ainda não descobriu. Então, quando isto começar a acontecer, o que você faz? Este é o ponto crucial dos novos debates na ciência. O teste do seu preconceito está aqui. Sua ciência dominante saberá em breve que há coisas além do que eles esperavam.

Aqui está um exemplo de como a humanidade é tendenciosa: Há apenas duzentos anos, coisas que se mostrariam multidimensionais eram rotuladas como bruxaria. Então, naquela época, você encontrou uma realidade que não se alinhava com suas crenças e a tornou ruim. Isso ainda está com você, por falar nisso. Não direi muito mais sobre isso, mas é parte do que está por vir: Quanto mais essa energia divina aprimorada começa a se mostrar, mais medo será desenvolvido por aqueles que não têm idéia de como é o amor de Deus. Os mestres da antiguidade fizeram coisas incríveis. Mas se alguém hoje fizer qualquer uma dessas coisas, isso é considerado maligno e descartado como ciência real. Prepare-se para realmente ver a prova de sua própria magnificência. Em que mundo você vive! A revelação da quimica.

Há anos, médicos e pesquisadores começaram a olhar para o DNA de forma diferente. Entenda, a física e a biologia não têm sido realmente algo que o seu planeta estuda juntos. Elas são vistas como disciplinas separadas. Nas faculdades, hoje, você vê os prédios onde estuda os protocolos, e eles são separados. As ciências da terra são separadas da física, separadas da biologia, etc. No entanto, há uma mudança ocorrendo: Está começando a haver uma aliança entre a física e a medicina.

Você já ouviu falar de um biólogo quântico? Este é agora um campo de estudo... e este é o grande problema. A biologia tem um componente multidimensional. Há anos, há mais de trinta anos, isto foi mostrado. A luz é vista como multidimensional, e é por isso que pode estar em dois lugares ao mesmo tempo. Alguns experimentos com luz e DNA começam a revelar que a molécula de DNA reage à luz de maneira diferente de outras matérias. Alguns postularam que qualquer coisa que seja abertamente multidimensional (como a luz) será então atraída por uma outra coisa multidimensional... entre no estudo da Biologia Quântica.

Entendam, o DNA tem um componente multidimensional! Quantos médicos especialistas hoje, e aqueles que ensinariam, dariam a você esta informação? Quantos professores e médicos diriam: “Fale mais, porque é isto o que estávamos esperando”? Na Medicina, até hoje, o padrão é em preto e branco. Por mais complicada e primitiva que você possa pensar que sua biologia é, ela é simplesmente o padrão. Olhe a medicina alopática: inocula-se uma certa química e algo reage! Então, a fim de curar doenças, se inventa uma substância química que estimule a química do corpo da maneira propositada. Infelizmente, a “inoculação” nem sempre é isolado da doença, e os efeitos colaterais são sempre um problema. Não é um bom sistema, mas é o principal, até agora.

Se você começar a entender o conceito de multidimensionalidade de sua biologia, perceberá que certas energias também podem afetar doenças, inatas e a inteligência geral do corpo. Nos últimos vinte anos, novos estudos também revelaram que a consciência deve ser considerada "energia". Portanto, deveria se deduzir que a consciência pode ser também, uma modalidade de cura... uma grande modalidade.

Há quanto tempo a homeopatia existe? A homeopatia, em geral, foi rejeitada pela Associação Médica Americana como algo que "não funciona". (JAMA - outubro de 2009) O relatório diz que não pode funcionar. Basicamente, o relatório diz que os testes mostraram que uma tintura em um remédio homeopático tem poucas partes por milhão para criar qualquer reação química que possa curar. Portanto, toda a indústria médica a descartou. No entanto, por incrível que pareça, por centenas de anos, e em toda a história europeia, funcionou! Como pode ser isso? Funciona porque carrega simplesmente um sinal energético do remédio o suficiente para informar às porções multidimensionais de sua biologia o que fazer. Seu DNA o reconhece, até mesmo o sistema sanguíneo. Mas não existe reação química.

O processo inato do seu corpo é um processo multidimensional que pode ser testado pelos músculos e reagirá com a energia da consciência. Todas essas coisas estão lentamente começando a ser vistas, usadas, comprovadas e testadas.

Homens e mulheres da ciência, estejam abertos para coisas que vocês não esperam. Há mais aqui do que vocês imaginam. Não se apeguem ao que lhes foi ensinado no passado como a verdade derradeira e absoluta de tudo para sempre. Pois aquilo para o que vocês foram treinados não será apagado, anulado ou considerado ruim. Em vez disso, tudo o que vocês sabem será visto simplesmente como os blocos de construção elementares de muito mais! Estejam abertos para ‘o resto da história’. E então, poderão ver surgir uma ciência nova e mais completa...

Os ovnis utilizam objetos sem massa para entrar na nossa gravidade ! - Cap. XVIII

Quem disse que não se pode ir além dos 5 sentidos? - Cap. 8

domenica 16 luglio 2023

L'avvento di Homo technologicus o l'era post-umano

 



Da sempre il corpo umano è stato modificato da strumenti, protesi e apparati che ne hanno esteso e donato le possibilità d'interazione col mondo, in senso sia conoscitivo sia operativo. A causa di un’innovazione tecnologica autocatalizzante, questa evoluzione e la perpetua trasformazione di questo simbionte, oggi, è molto più rapida di quella biologica. L'evoluzione biologica si sono strettamente intrecciate in un'evoluzione "bioculturale" o "biotecnologica", al cui centro sta Homo technologicus - un ibrido di uomo e macchina, che non è un uomo + tecnologia e non si tratta nemmeno di un uomo con un computer impiantato nel cervello bensì, un’unità evolutiva completamente nuova, composta di materia organica, corporea, con ente mentale, psicologico, sociale e culturale senza precedenti, almeno in questo pianeta.

Tra tecnologia ed esseri umani comincia a instaurarsi una simbiosi per cui uno influenza gli altri e viceversa: la tecnologia che modifica l'individuo (di conseguenza, il suo stato fisico, mentale) e l'individuo che, a sua volta, modifica la tecnologia. Le modificazioni dello stato fisico e mentale, indotte dalla tecnica informatica (oggi) e dalla bioingegneria (domani), provocano una modificazione della specie che se adegua all’ambiente modificato e, a sua volta, questa nuova specie induce ulteriori modificazioni nell’ambiente.

Di solito si tratta di un processo lungo ma ora non è più così. Le novità tecnologiche si alternano a ritmo vertiginoso, la reazione tra gli esseri umani, la cultura e la società è a volte troppo lenta e diventa sempre più difficile controllare il cambiamento.

Non sono temi semplici per un povero sapiens mortale: lo sviluppo tecnologico, la distanza sempre più profonda tra scienza e tecnica, il proliferare incontrollato dell'informazione. Ma sono argomenti importanti su cui bisogna riflettere se si vuole riuscire a capire come sarà il futuro.

Secondo il futurologo Vito Di Bari, “nel futuro – non molto lontano - la chirurgia estetica sarà diventata un fenomeno di massa e, meno del 50% dei nati in questo secolo, conserveranno il proprio corpo totalmente esentato da interventi di chirurgia estetica, dalla nascita alla morte.”

Fitness – un comportamento patologico

Oggi, misuriamo il nostro aspetto confrontandoci con uno stereotipo basato su ideali irrealistici. L’immagine che abbiamo di noi stessi, spesso non è frutto di una visione personale, ma piuttosto di un collage d’immagini che si conforma a standard esteriori di bellezza. Per molte di noi ci sono voluti anni per riuscire ad allontanarsi del nostro falso “sé”.

L’industria culturale riverbera su spot e riviste il mito di una magrezza estrema imponendo un fisico efebico stonante con la bocca a cannotto e le tette a pallone. Questo mito, per altro ridicolo, si radica nelle menti dei giovani (e non solo) facendo sì che la dieta diventi un’ossessione e le sessioni in palestra, o la semplice pratica di uno sport, se trasformi in un comportamento patologico.

Chi è più bello guadagna di più

L’influenza dei miti da copertina e il risalto che si dà a diete di grido “made in Usa”, fanno del “body design” (nuova cultura del corpo modificato), un vero e proprio fattore socializzante.

Ecco, quindi, il passe-partout per il successo nella vita: essere bello a ogni costo. Più ti assomigli a un’Agelina Jolie o un Brad Pitt, più successo in carriera ti aspetta.

La chirurgia estetica verrà percepita come un investimento per avere un maggior successo nelle relazioni umane e nella carriera professionale”.

Oggi, chi è più bello guadagna il 5% in più rispetto alla media, il che vuol dire che, chi è brutto guadagna 5% meno di chi è bello? Niente affatto. Se sei brutto, caro anatroccolo, puoi scommettere che guadagnerai 9% in meno, conferma una ricerca fatta dagli economisti americani Kristie Engemann e Michael Owyan della Federal Reserve.

Recente sondaggio dell’Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, indica che l’80% degli americani, considera l’aspetto fisico un fattore determinante per fare carriera e pensa che, per rimediare questa “temibile” falla nel proprio curriculum, ci voglia soltanto un bisturi.

L’Ela (Employment Law Alliance) dichiara, infatti, che un lavoratore americano su sei ha denunciato di avere subito discriminazioni per colpa dell’aspetto fisico non “idoneo”, tali quali: chili di troppo, acne, bassa statura.

Ci saranno, però, delle novità: entro qualche anno, arriveranno le nuove discipline scientifiche per plasmare ogni corpo umano del pianeta, la biomeccatronica – la scienza che utilizza discipline diverse come: biologia, robotica, microelettronica, informatica, per bio- ibridizzare la specie umana. Grazie all’ingegneria genetica, si potrà comandare la crescita muscolare – ad esempio – attraverso il gene “Igf1” e scolpire un corpo mozzafiato, senza alcuno sforzo. E senza bisturi.)

Pertanto, si vogliamo, saremmo, tutti degli JoliePitt e per di più, technologicus.

Niente più concorsi di bellezza, noiosi come Miss Italia, niente veline, letterine e via dicendo.

Alla fine… non solo la legge sarà uguale per tutti ma pure la bellezza!

Così, si aprono molti altri scenari con sapore di surreale.

Si sa già che in tempo breve, potremo avere, per esempio, una realtà virtuale su scala totale, nella quale i nanorobot saranno in grado di interrompere i segnali provenienti dai nostri sensi e sostituire con altri. (Così, andare in bagno, per molti non sarà più un problema: basta chiedere al nostro nanorobot di sostituire l’odore sgradevole per quello di lavanda o fiori del bosco – così per dire!)

Quindi, il cervello verrebbe davvero a trovarsi in un ambiente virtuale con le condizioni tanto convincenti quanto quelle dell’ambiente reale.

Così, dopo il 2040, forse, scatenerà un grande dibattito filosofico attorno alla questione dell’Homo technologicus. se si tratti di simulazioni molto convincenti di entità coscienti, o se siano coscienti davvero o ancora, se ci siano differenze tra le due cose. Chi vivrà vedrà!

Una nuova tecnologia ci può trasportare da una parte all'altra del pianeta in pochi secondi? - Capitolo XXII

L'universo potrebbe davvero essere solo un mucchio di bit? - Capitolo 9


Fonte: Homo Technologicus di Giuseppe Longo



martedì 11 luglio 2023

Como o pensamento pode influenciar a nossa biologia?

 


Por meio de nossos pensamentos e emoções, criamos realidades materiais que já existem de forma vibracional no campo quântico. Somos, portanto, capazes de tornar perceptível aos nossos sentidos (no mundo material) aquilo sobre o qual repousa nossa observação (mundo imaterial).

Muitas pessoas buscam a liberdade pessoal devorando consciente e diligentemente um livro após outro de self-help (ou auto-ajuda), para depois descobrir de se sentir ainda mais desanimado e sem risorsas. As grandes ideias no papel, frequentemente não se concretizam na vida. O problema está ligado ao fato de que, mesmo que o conteúdo do livro seja lido e compreendido pela mente consciente, as informações raramente se integram nos programas de controle do comportamento pré-existentes no subconsciente, ou lhes modificam.

Se durante anos sentimos raiva e frustração, reclamamos e observamos tudo o que não funciona e o que não queremos, hoje nos encontramos em modalidade de piloto automático no nível subconsciente e todos os dias reproduziremos automaticamente os mesmos pensamentos e emoções, e todos os dias viveremos a mesma realidade material.

Podemos modificar a nossa biologia

Sabemos que o mundo material influencia o pensamento, mas como nosso pensamento é capaz de influenciar a realidade material?

“A neurociência demonsta que quando o pensamento é combinado com uma intensidade emocional alta e constante, somos capazes de produzir mudanças quantificáveis no mundo físico objetivo. Isso acontece graças à combinação de duas forças, a força elétrica do pensamento e a força magnética das emoções. A oscilação eletromagnética dessas forças é uma linguagem muito poderosa para a criação de nossa realidade material.” (Dr. Joe Dispenza)

Nós somos as únicas criaturas do planeta que podem modificar a própria biologia através dos pensamentos, sentimentos e intenções. As nossas células estão constantemente espionando os nossos pensamentos e sendo modificadas por eles. Quando nos apaixonamos, pensamentos positivos percorrem o nosso corpo e fortalecem nosso sistema imunológico. Por outro lado, pensamentos sombrios e sentimentos depressivos podem nos deixar vulneráveis a doenças.

centenas de estudos mostraram que nada possui mais poder no corpo do que as crenças da mente. Esta é a visão de mundo quântica, que nos ensina que todos somos parte de um campo infinito de inteligência, a fonte dos nossos pensamentos, mente, corpo e tudo o mais no universo.

Segundo Bruce Lipton: “os cientistas sabem que os genes não controlam a vida, mas a maior parte da imprensa ainda informa ao povo o contrário. As pessoas atribuem inicialmente suas deficiências e doenças a disfunções genéticas. As crenças sobre os genes levam-nas a se ver como “vítimas” da hereditariedade. Os biólogos convencionais ainda consideram que o núcleo da célula – a parte que contém os genes - “controla” a vida, uma ideia que enfatiza os genes como o fator primário desse controle.

Já a nova biologia conclui que a membrana celular (a “pele” da célula) é a estrutura que primariamente “controla” o comportamento e a genética de um organismo. A membrana contém os interruptores moleculares que regulam as funções de uma célula em resposta a sinais do ambiente. Para exemplificar: um interruptor de luz pode ser usado para ligá-la ou desligá-la.

O interruptor “controla” a luz? Não, já que ele é controlado pela pessoa que o aciona. Um interruptor de membrana é análogo a um interruptor de luz quando liga ou desliga uma função celular, ou a leitura de um gene – mas ele é, de fato, ativado por um sinal do ambiente.

Pela medicina convencional, os “mecanismos” físicos que controlam a biologia se baseiam na mecânica newtoniana, a qual enfatiza o reino material (átomos e moléculas). Já a nova biologia considera que os mecanismos da célula são controlados pela mecânica quântica. Ela se concentra no papel das forças de energia invisíveis que formam, coletivamente, campos integrados e interdependentes. Para a mecânica quântica, as forças invisíveis em movimento nos campos são os fatores fundamentais que modelam a matéria.

Os cientistas também reconhecem que as moléculas do corpo são controladas por freqüências de energia vibracional, de forma que a luz, o som e outras energias eletromagnéticas influenciam profundamente todas as funções da vida. Entre as forças energéticas que controlam a vida estão os campos eletromagnéticos gerados pela mente.

Na biologia convencional, a ação da mente não é incorporada à compreensão da vida. Por isso, é uma surpresa a medicina reconhecer que o efeito placebo responde por pelo menos um terço das curas médicas, incluindo cirurgias. Ele ocorre quando alguém sara devido à sua crença de que um remédio ou procedimento médico vai curá-lo, mesmo se o medicamento for uma pílula de açúcar ou o procedimento for uma impostura. A nova biologia ressalta o papel da mente como o fator primordial a influenciar a saúde. Nessa realidade, uma vez que controlamos nossos pensamentos, tornamo-nos mestres de nossa vida, e não vítimas dos genes.

Em 1988, uma pesquisa revelou que, quando estressados, os organismos têm mecanismos de adaptação molecular para selecionar genes e alterar seu código genético. Ou seja, eles podem mudar sua genética em resposta a experiências ambientais. Outros estudos mostram que a biosfera (todos os animais e plantas) é uma gigantesca comunidade integrada que se baseia em uma cooperação das espécies. A natureza não se importa com indivíduos numa espécie, mas com o que a espécie como um todo está fazendo para o ambiente.

Segundo a nova biologia, a evolução:

1) não é um acidente; 2) baseia-se em cooperação.

Uma teoria mais recente sobre o tema ressaltaria a natureza da harmonia e da comunidade como uma força motriz por trás da evolução.

Pensamentos positivos funcionam quando a meta desejada é apoiada pelas intenções da mente consciente e pelos programas da mente subconsciente.

O primeiro passo imensamente libertador consiste em entender realmente que cada um de nós, independentemente de quão espiritualmente avançados nos imaginamos, age através de comportamentos de sombra amplamente invisíveis. Quando entendemos até que ponto nosso comportamento é inconscientemente controlado pelas crenças dos outros, cada um de nós pode legitimamente ser libertado das correntes...

A célula envelhece porque não recebe informação do nosso consciente!" CapítuloVI

O Pensamento cria. Mas atenção a não cair no engodo da ilusão –Cap. 15


Fonte: Bruce Lipton e Steve Bhaerman - Evoluzione Spontanea