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domenica 16 luglio 2023

L'avvento di Homo technologicus o l'era post-umano

 



Da sempre il corpo umano è stato modificato da strumenti, protesi e apparati che ne hanno esteso e donato le possibilità d'interazione col mondo, in senso sia conoscitivo sia operativo. A causa di un’innovazione tecnologica autocatalizzante, questa evoluzione e la perpetua trasformazione di questo simbionte, oggi, è molto più rapida di quella biologica. L'evoluzione biologica si sono strettamente intrecciate in un'evoluzione "bioculturale" o "biotecnologica", al cui centro sta Homo technologicus - un ibrido di uomo e macchina, che non è un uomo + tecnologia e non si tratta nemmeno di un uomo con un computer impiantato nel cervello bensì, un’unità evolutiva completamente nuova, composta di materia organica, corporea, con ente mentale, psicologico, sociale e culturale senza precedenti, almeno in questo pianeta.

Tra tecnologia ed esseri umani comincia a instaurarsi una simbiosi per cui uno influenza gli altri e viceversa: la tecnologia che modifica l'individuo (di conseguenza, il suo stato fisico, mentale) e l'individuo che, a sua volta, modifica la tecnologia. Le modificazioni dello stato fisico e mentale, indotte dalla tecnica informatica (oggi) e dalla bioingegneria (domani), provocano una modificazione della specie che se adegua all’ambiente modificato e, a sua volta, questa nuova specie induce ulteriori modificazioni nell’ambiente.

Di solito si tratta di un processo lungo ma ora non è più così. Le novità tecnologiche si alternano a ritmo vertiginoso, la reazione tra gli esseri umani, la cultura e la società è a volte troppo lenta e diventa sempre più difficile controllare il cambiamento.

Non sono temi semplici per un povero sapiens mortale: lo sviluppo tecnologico, la distanza sempre più profonda tra scienza e tecnica, il proliferare incontrollato dell'informazione. Ma sono argomenti importanti su cui bisogna riflettere se si vuole riuscire a capire come sarà il futuro.

Secondo il futurologo Vito Di Bari, “nel futuro – non molto lontano - la chirurgia estetica sarà diventata un fenomeno di massa e, meno del 50% dei nati in questo secolo, conserveranno il proprio corpo totalmente esentato da interventi di chirurgia estetica, dalla nascita alla morte.”

Fitness – un comportamento patologico

Oggi, misuriamo il nostro aspetto confrontandoci con uno stereotipo basato su ideali irrealistici. L’immagine che abbiamo di noi stessi, spesso non è frutto di una visione personale, ma piuttosto di un collage d’immagini che si conforma a standard esteriori di bellezza. Per molte di noi ci sono voluti anni per riuscire ad allontanarsi del nostro falso “sé”.

L’industria culturale riverbera su spot e riviste il mito di una magrezza estrema imponendo un fisico efebico stonante con la bocca a cannotto e le tette a pallone. Questo mito, per altro ridicolo, si radica nelle menti dei giovani (e non solo) facendo sì che la dieta diventi un’ossessione e le sessioni in palestra, o la semplice pratica di uno sport, se trasformi in un comportamento patologico.

Chi è più bello guadagna di più

L’influenza dei miti da copertina e il risalto che si dà a diete di grido “made in Usa”, fanno del “body design” (nuova cultura del corpo modificato), un vero e proprio fattore socializzante.

Ecco, quindi, il passe-partout per il successo nella vita: essere bello a ogni costo. Più ti assomigli a un’Agelina Jolie o un Brad Pitt, più successo in carriera ti aspetta.

La chirurgia estetica verrà percepita come un investimento per avere un maggior successo nelle relazioni umane e nella carriera professionale”.

Oggi, chi è più bello guadagna il 5% in più rispetto alla media, il che vuol dire che, chi è brutto guadagna 5% meno di chi è bello? Niente affatto. Se sei brutto, caro anatroccolo, puoi scommettere che guadagnerai 9% in meno, conferma una ricerca fatta dagli economisti americani Kristie Engemann e Michael Owyan della Federal Reserve.

Recente sondaggio dell’Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, indica che l’80% degli americani, considera l’aspetto fisico un fattore determinante per fare carriera e pensa che, per rimediare questa “temibile” falla nel proprio curriculum, ci voglia soltanto un bisturi.

L’Ela (Employment Law Alliance) dichiara, infatti, che un lavoratore americano su sei ha denunciato di avere subito discriminazioni per colpa dell’aspetto fisico non “idoneo”, tali quali: chili di troppo, acne, bassa statura.

Ci saranno, però, delle novità: entro qualche anno, arriveranno le nuove discipline scientifiche per plasmare ogni corpo umano del pianeta, la biomeccatronica – la scienza che utilizza discipline diverse come: biologia, robotica, microelettronica, informatica, per bio- ibridizzare la specie umana. Grazie all’ingegneria genetica, si potrà comandare la crescita muscolare – ad esempio – attraverso il gene “Igf1” e scolpire un corpo mozzafiato, senza alcuno sforzo. E senza bisturi.)

Pertanto, si vogliamo, saremmo, tutti degli JoliePitt e per di più, technologicus.

Niente più concorsi di bellezza, noiosi come Miss Italia, niente veline, letterine e via dicendo.

Alla fine… non solo la legge sarà uguale per tutti ma pure la bellezza!

Così, si aprono molti altri scenari con sapore di surreale.

Si sa già che in tempo breve, potremo avere, per esempio, una realtà virtuale su scala totale, nella quale i nanorobot saranno in grado di interrompere i segnali provenienti dai nostri sensi e sostituire con altri. (Così, andare in bagno, per molti non sarà più un problema: basta chiedere al nostro nanorobot di sostituire l’odore sgradevole per quello di lavanda o fiori del bosco – così per dire!)

Quindi, il cervello verrebbe davvero a trovarsi in un ambiente virtuale con le condizioni tanto convincenti quanto quelle dell’ambiente reale.

Così, dopo il 2040, forse, scatenerà un grande dibattito filosofico attorno alla questione dell’Homo technologicus. se si tratti di simulazioni molto convincenti di entità coscienti, o se siano coscienti davvero o ancora, se ci siano differenze tra le due cose. Chi vivrà vedrà!

Una nuova tecnologia ci può trasportare da una parte all'altra del pianeta in pochi secondi? - Capitolo XXII

L'universo potrebbe davvero essere solo un mucchio di bit? - Capitolo 9


Fonte: Homo Technologicus di Giuseppe Longo



lunedì 4 ottobre 2021

Da homo-sapiens a homo-technologicus

 



L'Homo-technologicus è un ibrido di uomo e macchina, che non è un uomo + tecnologia e non si tratta nemmeno di un uomo con un computer impiantato nel cervello bensì, un’unità evolutiva completamente nuova, composta di materia organica, corporea, con ente mentale, psicologico, sociale e culturale senza precedenti, almeno in questo pianeta.

Tra tecnologia ed esseri umani comincia a instaurarsi una simbiosi per cui uno influenza gli altri e viceversa: la tecnologia che modifica l'individuo (di conseguenza, il suo stato fisico, mentale) e l'individuo che, a sua volta, modifica la tecnologia. Le modificazioni dello stato fisico e mentale, indotte dalla tecnica informatica (oggi) e dalla bioingegneria (domani), provocano una modificazione della specie che se adegua all’ambiente modificato e, a sua volta, questa nuova specie induce ulteriori modificazioni nell’ambiente.

Di solito si tratta di un processo lungo ma ora non è più così. Le novità tecnologiche si alternano a ritmo vertiginoso, la reazione tra gli esseri umani, la cultura e la società è a volte troppo lenta e diventa sempre più difficile controllare il cambiamento.

Non sono temi semplici per un povero sapiens mortale: lo sviluppo tecnologico, la distanza sempre più profonda tra scienza e tecnica, il proliferare incontrollato dell'informazione. Ma sono argomenti importanti su cui bisogna riflettere se si vuole riuscire a capire come sarà il futuro.

Il futurologo Vito Di Bari, nel suo libro “Il futuro che già c’è (ma ancora non lo sappiamo)” ci introduce, di forma affascinante, in questo ancora misterioso universo futuristico, cercando di inserire la tecnologia nella più ampia prospettiva della cultura umana e dell’epistemologia – la filosofia della scienza.

Nel futuro – non molto lontano - la chirurgia estetica sarà diventata un fenomeno di massa e, meno del 50% dei nati in questo secolo, conserveranno il proprio corpo totalmente esentato da interventi di chirurgia estetica, dalla nascita alla morte.” Questa è una delle 70 previsioni sul futuro che cambieranno il nostro modo di fare le cose, relazionarci con gli altri, di divertirci e do lavorare.

Fitness – un comportamento patologico

Oggi, misuriamo il nostro aspetto confrontandoci con uno stereotipo basato su ideali irrealistici. L’immagine che abbiamo di noi stessi, spesso non è frutto di una visione personale, ma piuttosto di un collage d’immagini che si conforma a standard esteriori di bellezza. Per molte di noi ci sono voluti anni per riuscire ad allontanarsi del nostro falso “sé”.

I media riverbera su spot e riviste il mito di una magrezza estrema imponendo un fisico efebico stonante con la bocca a cannotto e le tette a pallone. Questo mito, per altro ridicolo, si radica nelle menti dei giovani (e non solo) facendo sì che la dieta diventi un’ossessione e le sessioni in palestra, o la semplice pratica di uno sport, se trasformi in un comportamento patologico.

Chi è più bello guadagna di più

L’influenza dei miti da copertina e il risalto che si dà a diete di grido “made in Usa”, fanno del “body design” (nuova cultura del corpo modificato), un vero e proprio fattore socializzante.

Ecco, quindi, il passe-partout per il successo nella vita: essere bello a ogni costo. Più ti assomigli a un’Agelina Jolie o un Brad Pitt, più successo in carriera ti aspetta.

La chirurgia estetica verrà percepita come un investimento per avere un maggior successo nelle relazioni umane e nella carriera professionale”.

Oggi, chi è più bello guadagna il 5% in più rispetto alla media, il che vuol dire che, chi è brutto guadagna 5% meno di chi è bello? Niente affatto. Se sei brutto, caro anatroccolo, puoi scommettere che guadagnerai 9% in meno, conferma una ricerca fatta dagli economisti americani Kristie Engemann e Michael Owyan della Federal Reserve.

Recente sondaggio dell’Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery, indica che l’80% degli americani, considera l’aspetto fisico un fattore determinante per fare carriera e pensa che, per rimediare questa “temibile” falla nel proprio curriculum, ci voglia soltanto un bisturi.

L’Ela (Employment Law Alliance) dichiara, infatti, che 1 lavoratore americano su 6 ha denunciato di avere subito discriminazioni per colpa dell’aspetto fisico non “idoneo”, tali quali: chili di troppo, acne, bassa statura.

Ci saranno, però, delle novità: entro qualche anno, arriveranno le nuove discipline scientifiche per plasmare ogni corpo umano del pianeta, la biomeccatronica – la scienza che utilizza discipline diverse come: biologia, robotica, microelettronica, informatica, per bio- ibridizzare la specie umana. Grazie all’ingegneria genetica, si potrà comandare la crescita muscolare – ad esempio – attraverso il gene “Igf1” e scolpire un corpo mozzafiato, senza alcuno sforzo. E senza bisturi.)

Pertanto, si vogliamo, saremmo, tutti degli JoliePitt e per di più, technologicus.

Niente più concorsi di bellezza, noiosi come Miss Italia, niente veline, letterine e via dicendo.

Alla fine… non solo la legge sarà uguale per tutti ma pure la bellezza!

Infine… una vera Par condicio!

Una nuova tecnologia ci può trasportare da una parte all'altra del pianeta in pochi secondi? - Capitolo XXII


Fonte: Homo Technologicus di Giuseppe Longo

Il Futuro che c’è già – Vito Di Bari

giovedì 7 novembre 2019

Lil Miquela - L’influencer da 1,5 milioni di follower ma senza anima!




La storia ci insegna che ci sono rivoluzioni che sconvolgono il mondo e il ruolo dell’uomo sul pianeta, rivoluzioni che cambiano i paesaggi e modificano usi e costumi degli abitanti della Terra. La celebre ‘rivoluzione industriale’ partita dall’Inghilterra sul finire del XVIII secolo, fu il primo vero e proprio scossone dell’era moderna. Fu un cambiamento radicale che trasformò completamente il mondo intero.

L’industria 4.0 travolgerà il mondo: Machine Learning, Big Data, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, Robot, Digitale, una rivoluzione epocale per cui, probabilmente, non abbiamo un buon libretto d’istruzioni.

Diversi studi hanno confermato che addirittura metà dei lavoratori mondiali, svolgono attività soggette a possibili introduzioni di automazioni e, d’accordo il dato ufficiale, il 47% degli occupati saranno ‘sostituibili’.
Un aspetto fondamentale per fronteggiare questa serie di enormi cambiamenti è, senza dubbi, la necessità di riprogrammare la società per essere preparata a ciò che accadrà e aumentare la nostra prontezza di riflessi di fronte a queste grandi scosse, partendo dall’istruzione, dall’educazione, dalla programmazione

Tempi difficili per le influencer
Lil Miquela è apparentemente una influencer che conta oltre 1,5 milioni di follower al suo profilo Instagram ufficiale, dove si vedono le classiche foto e i soliti product placement presenti sul social network di proprietà di Facebook.

Miquela ha anche pubblicato delle canzoni come "Not Mine", Money”, “You Sould Be Alone”, che su YouTube conta oltre 800.000 visualizzazioni ed è arrivata nella top 10 nella classifica dei singoli virali di Spotify.


Lei piace alle ragazze che si ispirano ai suoi look e ascoltano le sue canzoni che amano.
Miquela è così tanto finta da sembrare quasi vera. Seu vero nome è Miquela Sousa, meglio nota online come @lilmiquela, vive a Los Angeles, ha molti amici nel mondo della musica, ama l'arte contemporanea, la moda e i viaggi, difende i diritti dei Sioux contro l'oleodotto in North Dakota. Ha una passione per gli smalti colorati, per le battute ciniche e per George Michael.

Miquela rappresenta brand come Diesel e Moncler ed è stata protagonista anche della Milano Fashion Week 2018 dove ha promosso Prada.
Pubblica costantemente foto di se stessa vestita con abiti di Chanel, Supreme, Proenza Schouler, Vans e molti altri marchi. I suoi post, simili a quelli di moltissime altre modelle sui social, raccolgono decine di migliaia di like,

La spallina del top poggia sulle scapole come se fossero vere, le dita dallo smalto griffato sono reali. I suoi autoscatti sembrano quelli di una ragazza normale con raffinati e dettagliati ritocchi in computer grafica. D'altronde la sua vita è quella, una it girl dell'era social, tutto - dalle frasi che accompagnano le immagini alle foto ricordo dei famosi scomparsi - parla la lingua del contemporaneo.

Ma chi è Lil Miquela?
C'erano diverse teorie su da dove proveniva - alcune scommettevano che fosse una "trovata di marketing del The Sims" (una serie di videogiochi di simulazione della vita reale), mentre altri credevano che fosse un "terribile esperimento sociale".
Finché il mistero è stato rivelato: Lil Miquela era una Internet Girl creata digitalmente. E a quanto pare questo fatto non importa per i suoi migliaia di follower.

Mas como Miquela è stata creata?
Lil Miquela, è un progetto creato a tavolino e realizzato interamente in computer grafica. Non esiste alcuna ragazza o robot, viene prima scattata la foto di sfondo e poi aggiunta l'influencer.
Il team dietro al progetto ha ricreato quella che ritiene essere la perfetta "Internet Girl", che sostiene tutte le campagne legate alla difesa delle donne e simili e scatta foto che possono interessare alle persone che navigano su Instagram. I risultati parlano chiaro: Miquela è riuscita ad ottenere una partnership con la nota ditta Ugg, finendo sui cartelloni pubblicitari da Londra al Giappone.

Ciò che si ipotizza è che l'influencer digitale sia stato creata dal team di una misteriosa startup di Los Angeles di nome Brud, che si definisce "un gruppo di risolutori di problemi nella robotica, nell'intelligenza artificiale e nel suo utilizzo per le aziende dei media".

Nel 2018, il reporter della BBC Damian Fowler ha richiesto un'intervista a Miquela, che ha accettato rispondendo: "Penso che sia fantastico!"

Secondo Fowler, l'intervista è stata condotta via e-mail con l'agente pubblicitario e l’agente di Miquela - e uno di loro ha lavorato presso Brud.

Fowler le fece delle domande strategiche per far sì che lei potesse ammettere il suo status "virtuale".

"Come hai creato la tua identità?" Chiese.
"Probabilmente, proprio come te. Sto imparando, modellandomi in base all'ambiente e a ciò che mi circonda. Sono innamorato della musica e dell'arte, imparo tanto su Los Angeles ogni giorno", ha risposto Miquela.

La seconda domanda era:
"Cosa ne pensi delle celebrità virtuali?"
"Penso che la maggior parte delle celebrità della cultura pop siano virtuali. È scoraggiante vedere come la disinformazione e meme deformano la nostra democrazia, ma penso che dimostri il potere del virtuale", ha detto.
Secondo Fowler, "Miquela, o chiunque stesse parlando, non avrebbe rivelato nulla, ma questo attento evitamento non sembra importare ai suoi seguaci".
In effetti, Miquela è solo un esempio della crescente industria di celebrità virtuali che sembra rappresentare sempre più il futuro della pubblicità, della moda e del commercio.

Anche se l’intelligenza artificiale ha dei margini di azione sconfinati, la creatività e l’emozione umana, non potranno mai essere coniate né riprodotte, per cui saranno queste le leve fondamentali della crescita. Dunque, ciò che gli inglesi hanno definito ‘re-skilling’ dovrà essere il presupposto necessario per prepararci alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale.

Fonte:
Wall Street Journal
https://www.business.it/robot