sabato 22 febbraio 2025

C’è una saggezza interiore nel nostro corpo che SA cosa è necessario per mantenere la salute, senza usare il cervello. Si chiama INNATO

 


Il corpo è molto più consapevole e intelligente di quanto spesso pensiamo, e molte delle nostre percezioni inconsce possono avere una spiegazione biologica.

L'idea dell'Innato trova alcune basi nella scienza, anche se viene spiegata con concetti diversi, come il sistema nervoso autonomo, il microbiota intestinale, la memoria cellulare e la neurocezione.

L'idea di un'intelligenza innata nel corpo è spesso associata a sistemi come la chiropratica, la medicina tradizionale cinese e il pensiero quantistico applicato alla salute.

L’Innato secondo alcune teorie alternative

L’innato è descritto come una saggezza interiore del corpo, una sorta di intelligenza biologica che sa esattamente cosa è necessario per mantenere l'equilibrio e la salute. Questa intelligenza sarebbe più profonda e immediata rispetto alla mente cosciente e avrebbe il compito di monitorare e regolare i processi fisiologici. Quando ci accade un incidente che ci spezza completamente la spina dorsale, i segnali che partono dal cervello non riescono più a raggiungere i muscoli perché il passaggio per questi segnali è interrotto e, quindi, ci resto solo la sedia a rotelle. Tuttavia, il cuore, la digestione, il processo riproduttivo, anche se i segnali inviati dal cervello, dal sistema nervoso centrale, sono interrotti, continuano a funzionare. Per funzionare, il cuore dipende da segnali che provengono dal cervello; ha bisogno d’impulsi elettrici che sono inviati da zone particolari del cervello che creano una sincronia ritmica che fa battere il cuore. Anche se il cervello è scollegato, il cuore mantiene il suo ritmo. Allora, cos’è che mantiene in funzione tutti questi organi dal collo in giù? È l’innato che assume il comando e mantiene il segnale. L’innato è ciò che crea l’emozione. Non sta nel cervello, ma piuttosto in ogni cellula del corpo e in ogni molecola del DNA.

Il cervello percepisce molte cose ed è un eccellente elaboratore. Ma non sa nulla di quel che succede dentro delle nostre cellule o nel nostro corpo emozionale. Non può avvisarci quando qualcosa non funziona bene nell’organismo. Ma l’innato sì. Quando ci capita di sentire un brivido quando dobbiamo prendere una decisione piuttosto che l’altra, quello è un brivido di “conferma” dall’innato! Il cervello può dirci di non toccare la piastra della cucina per quel che è accaduto in passato, ma non ci può inviare brividi di conferma su informazioni che non possiede.

L’Intelligenza Cellulare e la Biologia Quantistica

Studi in biologia cellulare (Bruce Lipton) suggeriscono che le cellule rispondono all'ambiente in modi altamente intelligenti, adattandosi senza bisogno del cervello centrale.
Alcune ricerche in biologia quantistica ipotizzano che il corpo possa elaborare informazioni a livello subatomico, il che potrebbe spiegare fenomeni come l'intuizione.

Caratteristiche dell’Innato:

Autoconsapevolezza biologica: conosce perfettamente lo stato di ogni cellula e organo.
Rilevazione di squilibri: avverte se qualcosa non va nel nostro corpo, a volte prima che la mente cosciente se ne accorga.

Risposte corporee immediate: viene studiato in tecniche come la kinesiologia, dove la forza muscolare può "rispondere" a determinati stimoli rivelando informazioni sullo stato di salute.
Conoscenza oltre il cervello razionale: si dice che abbia accesso a un campo d’informazioni molto più ampio che il cervello cosciente ignora.

Prove scientifiche e neuroscienza

Da una prospettiva scientifica, il concetto di Innato può essere collegato a diversi sistemi biologici e neurologici che regolano il corpo senza il controllo conscio. Anche se la scienza non usa il termine "Innato" nel modo in cui lo fa la spiritualità o la medicina alternativa, esistono strutture e meccanismi che svolgono una funzione simile.

Dal punto di vista della neuroscienza e della biologia, non esiste una parte del corpo che sia più "intelligente" del cervello, ma ci sono sistemi che lavorano indipendentemente dalla coscienza.

Il neuroscienziato Stephen Porges ha sviluppato la Teoria Polivagale, secondo cui il nostro corpo ha un sistema automatico di rilevazione delle minacce (neurocezione) che opera prima che ne siamo consapevoli. Questo spiegherebbe perché a volte “sentiamo” che qualcosa non va prima ancora di capire razionalmente il motivo.

Sistema nervoso autonomo: regola funzioni vitali come battito cardiaco, respirazione e digestione senza bisogno di intervento consapevole.

Microbiota intestinale: L'Intestino come "Secondo Cervello" - Il sistema nervoso enterico ha oltre 500 milioni di neuroni e comunica con il cervello attraverso il nervo vago. Influenza il nostro umore, le emozioni e persino le intuizioni. Molte persone sperimentano "sensazioni viscerali" che anticipano decisioni o eventi.

Intelligenza cellulare: le cellule comunicano tra loro tramite segnali biochimici e ormonali, e possono "sapere" quando è il momento di dividersi, ripararsi o morire.

L'Innato come Saggezza Divina del Corpo

Anche se scientificamente non possiamo dire che esista un'“intelligenza innata” separata dal cervello, è vero che il corpo possiede meccanismi straordinari di autoregolazione e percezione. Tecniche come la kinesiologia e la meditazione aiutano molte persone a connettersi con queste risorse interiori, anche se le spiegazioni scientifiche restano dibattute.

Se guardiamo questo concetto da una prospettiva più spirituale, l'Innato può essere visto come una sorta di coscienza corporea superiore, una saggezza interiore che connette il nostro essere fisico con il nostro Sé più profondo e la nostra energia universale.

Molte tradizioni spirituali e filosofie energetiche parlano di una forma di intelligenza che guida il corpo senza che la mente razionale debba interferire. Questa intelligenza è spesso collegata al flusso energetico universale, alla nostra anima, o alla connessione tra mente, corpo e spirito.

Caratteristiche dell'Innato secondo una visione spirituale:

Connessione con il Sé Superiore – L'Innato è la manifestazione della coscienza divina nel nostro corpo fisico. Alcuni credono che sia una parte della nostra anima che rimane sempre consapevole della nostra missione sulla Terra.

Sapienza interiore e autoguarigione – L'Innato sa sempre cosa è meglio per il nostro equilibrio energetico e fisico. Se impariamo ad ascoltarlo, può guidarci verso la guarigione spontanea.
Linguaggio simbolico del corpo – Quando qualcosa non va, il corpo non comunica solo attraverso il dolore o la malattia, ma anche tramite segnali sottili, brividi, sogni, intuizioni e sensazioni viscerali.
Apertura alle energie universali – In molte tradizioni (come la Medicina Tradizionale Cinese, l'Ayurveda e la guarigione quantica), il corpo è visto come un tempio energetico che riceve informazioni dall’Universo e dall'energia vitale (Prana, Qi, Luce Divina).

Come connettersi con l'Innato?

Se vogliamo attingere alla saggezza dell’Innato, possiamo usare diversi strumenti spirituali:
Meditazione e silenzio interiore per ascoltare le intuizioni del corpo.
Reiki e guarigione energetica per sbloccare eventuali blocchi nel flusso vitale.
Kinesiologia spirituale per "parlare" con l'Innato attraverso test muscolari.
Scrittura intuitiva o channeling per lasciare che il corpo esprima i suoi messaggi.
Rituali di connessione con la natura per riequilibrare l'energia.

Principi fondamentali dell'Olismologia

L’Olismologia è un novo concetto di Medicina Integrata chiamata Disciplina della Sintesi, ovvero lo studio simultaneo dell’insieme. È un approccio olistico alla salute e al benessere che considera l'essere umano nella sua totalità, integrando corpo, mente, emozioni ed energia. Il termine deriva da "olistico", che significa "il tutto", e si basa sul principio che ogni parte del nostro essere è interconnessa e influenzata dalle altre.

L'Olismologia non si concentra solo sul sintomo o sulla malattia, ma cerca di comprendere le cause profonde di uno squilibrio attraverso diverse chiavi di lettura:

Interconnessione tra corpo, mente ed energia – Ogni disturbo fisico potrebbe avere una radice emotiva, energetica o spirituale.

Autoguarigione e intelligenza del corpo – Il corpo ha una propria saggezza innata e, se messo nelle giuste condizioni, può riequilibrarsi e guarire.

Approccio multidisciplinare – L'Olismologia può integrare medicina tradizionale, naturopatia, discipline energetiche, psicologia, alimentazione consapevole e tecniche di rilassamento.
Personalizzazione della cura – Ogni persona è unica e ha un proprio equilibrio specifico da raggiungere, quindi non esistono protocolli standard, ma percorsi individuali.
Ascolto dei segnali del corpo – Il corpo invia messaggi attraverso sintomi, sensazioni ed emozioni. Imparare a interpretarli aiuta a prevenire e risolvere squilibri.

L’Olismologia e l'Innato - L’Olismologia si allinea bene con l'idea dell'Innato, quella saggezza interiore del corpo di cui parlavamo prima. Secondo questa visione, il nostro organismo sa già cosa gli serve per stare bene e comunica attraverso segnali sottili, che possono essere interpretati con le giuste tecniche.

Il Corpo è un Tempio di Conoscenza

L'Innato può essere visto come un ponte tra il mondo materiale e quello spirituale. Ascoltarlo significa riconoscere che il nostro corpo non è solo un meccanismo biologico, ma un'antenna che riceve e trasmette informazioni divine. Se impariamo ad ascoltarlo con consapevolezza, possiamo accedere a una saggezza profonda che ci guida nel nostro percorso di vita.

La cellula invecchia perché non riceve informazione della nostra coscienza! - Capitolo VI

Il valore dell'intuizione – Capitolo 17



sabato 15 febbraio 2025

O Poder da Auto-Sugestão e da Fé na Conquista dos Seus Objetivos

 


Você já parou para pensar como nossos pensamentos e crenças moldam a realidade que vivenciamos? A auto-sugestão e a são ferramentas poderosas que, quando bem aplicadas, podem reprogramar a mente subconsciente e abrir as portas para a conquista dos nossos desejos mais profundos.

O Poder da Auto-Sugestão

A auto-sugestão é uma técnica que consiste em repetir, com convicção, afirmações positivas que direcionam a mente para o que queremos alcançar. Ela se baseia na ideia de que nosso subconsciente não faz distinção entre o que é imaginado e o que é vivido. Ou seja, ao alimentar a mente com imagens e palavras de sucesso, estamos, na verdade, criando um novo roteiro interno que orienta nossas ações e decisões no dia a dia.

A função do subconsciente não é interrogar se aquilo é bom ou ruim para você. As crenças que manifestam os milagres, são aquelas que pertencem à esfera subconsciente, que é sem tempo, espaço, limites, confins ou julgamentos. Sua função é imprimir, na Inteligencia Infinita, a “verdade” que recebeu do consciente, seguindo planos definidos para fazer com que você obtenha aquilo que você deseja.

Imagine sua mente como um jardim. As sementes que você planta – seus pensamentos e crenças – florescerão de acordo com o cuidado e a atenção que você lhes dedica. Ao substituir dúvidas e medos por afirmações de capacidade e realização, você prepara o terreno para que novas oportunidades possam germinar.

Mas não é o desejo que produz os resultados, mas as emoções que esses desejos produzem. Palavras simples, despidas de emoção, não têm influência sobre o subconsciente. Você não obtém resultados apreciáveis enquanto não aprender a alcançar o subconsciente com pensamentos e palavras ditas, que têm de ser emocionalizadas com fé.

A Fé como Combustível

Enquanto a auto-sugestão é a prática de reprogramar o pensamento, a fé atua como o combustível que mantém esse processo vivo. Ter fé não significa simplesmente acreditar em algo sem evidências; trata-se de confiar em si mesmo e no poder de transformar a própria realidade. É essa confiança inabalável que permite que as mensagens positivas penetrem profundamente na mente subconsciente.
A fé dá sentido à auto-sugestão, pois sem ela, nossas afirmações podem se tornar vazias. Quando acreditamos verdadeiramente que nossos desejos são possíveis, o universo – ou melhor, nosso próprio potencial – começa a conspirar a nosso favor. Essa combinação cria um ciclo virtuoso: quanto mais você acredita, mais evidências surgem para reforçar essa crença, impulsionando-o a agir em direção aos seus objetivos.

A Ciência por Trás da Transformação

Estudos em psicologia e neurociência têm mostrado que a mente humana é altamente plástica, ou seja, ela pode ser moldada e reconfigurada com base em nossas experiências e pensamentos. A prática da auto-sugestão ativa áreas do cérebro ligadas à criatividade, motivação e à busca por soluções inovadoras. Essa capacidade de adaptação é justamente o que torna a reprogramação do subconsciente tão eficaz na conquista de metas.

Ao repetirmos afirmações positivas, fortalecemos novas conexões neurais que substituem padrões antigos e limitantes. Essa transformação não ocorre da noite para o dia, mas com consistência e fé, os resultados começam a aparecer, seja no aumento da autoconfiança, na melhoria dos relacionamentos ou na realização de objetivos profissionais e pessoais.

Quando os seus pensamentos positivos se intensificam sob a forma de quadros mentais emotizados, acionam o Princípio Criador Universal e ocorre a geração de energia que em tempo apropriado, vai produzir resultados. Seus quadros mentais emotizados geram energia que se propaga em ondas e vão operar para produzir os resultados que elas representam, perpassando todos os obstáculos, sem considerar tamanho, distância e tempo. Para o Universo, não existe nada difícil. O limite é pré-estabelecido por nossas crenças limitadoras. A natureza tem um ritmo para tudo o que produz.

A repetição de afirmação de ordens para sua mente subconsciente é o único método conhecido de desenvolvimento voluntário da emoção de fé.

Técnicas Práticas para Aplicar no Dia a Dia

Afirmações Diárias: Crie frases no presente que reforcem seus desejos. Por exemplo, “Eu sou capaz de conquistar meus objetivos” ou “Cada dia me aproxima mais da vida que sonho ter”. Repita essas frases todas as manhãs ou antes de dormir.

Visualização Criativa: Reserve alguns minutos do seu dia para fechar os olhos e imaginar, com todos os detalhes, a realização do seu desejo. Visualize as emoções, os cenários e as pessoas que fazem parte desse sucesso.

Meditação e Mindfulness: Essas práticas ajudam a acalmar a mente e a permitir que as mensagens positivas se instalem de forma mais profunda. A meditação cria um espaço interno onde a fé e a auto-sugestão podem se manifestar sem interrupções.

Ambiente Positivo: Cerque-se de pessoas e ambientes que reforcem suas crenças e incentivem seu crescimento. Livros, vídeos, podcasts e conversas inspiradoras podem potencializar o processo de transformação.

Conectando Coração e Mente

A verdadeira magia acontece quando combinamos a mente racional com a força do coração. A auto-sugestão atua na esfera da mente, enquanto a fé reside no nosso íntimo, na crença de que somos merecedores de tudo aquilo que desejamos. Quando esses dois elementos se alinham, o subconsciente deixa de ser um mero espectador e passa a ser um parceiro ativo na construção da realidade.

Ao convencer a mente subconsciente de que seus desejos já são realidade, você se coloca em um estado vibracional que atrai oportunidades, pessoas e circunstâncias favoráveis. Essa é a essência da manifestação: alinhar pensamento, sentimento e ação para criar a vida que você sempre sonhou.

Transformar sonhos em realidade exige mais do que simples desejo; requer uma mudança profunda na forma como pensamos e sentimos. A auto-sugestão, quando combinada com uma fé inabalável, tem o poder de reprogramar a mente subconsciente, abrindo caminhos que, muitas vezes, nem sabíamos que existiam.

Lembre-se: você é o arquiteto da sua própria vida. Ao cultivar pensamentos positivos e acreditar firmemente em seu potencial, você se torna capaz de transformar desafios em oportunidades e desejos em conquistas. Comece hoje mesmo a plantar as sementes da mudança e permita que sua mente subconsciente trabalhe a seu favor na realização dos seus sonhos.

Através dos pensamentos dominantes que permitimos que permaneçam no consciente (sejam pensamentos negativos ou positivos, não importa), o princípio da auto-sugestão alcança, voluntariamente, o subconsciente, influenciando-o com tais pensamentos.

Um criminologista famoso explica bem esse fator: "Na primeira vez que um homem entra em contato com o crime, eles o detestam. Se eles permanecerem em contato com o crime, durante um certo tempo, eles se acostumarão a isto, ao ponto de acharem natural. Se eles permanecerem bastante tempo em contato com o crime, eles, finalmente, o abraçam e ficam totalmente influenciados por ele". Isto equivale dizer que qualquer impulso de pensamento que é passado repetidamente para a mente subconsciente, finalmente, é aceitado por ela que recebe como uma “verdade” e procede traduzindo aquele impulso em seu físico equivalente, através do procedimento mais prático disponível.

Se é verdade que pode-se tornar um criminoso através de associação com o crime, (e este é um fato conhecido), é igualmente verdade que o mesmo criminoso pode desenvolver fé sugerindo voluntariamente à mente subconsciente. Entendendo esta verdade, se compreende porque é essencial estimular a mente com as emoções positivas e desencorajar e eliminar as emoções negativas. Uma mente dominada por emoções positivas, se torna um domicílio favorável para o estado de mente conhecido como fé.

Logo, a Fé é o elemento que transforma a vibração ordinária de pensamento, criado pela mente finita do homem, no espiritual equivalente. Se um homem continua a repetir uma mentira para si, no final, ele aceitará a mentira como verdade. Todo homem é o que é, por causa dos PENSAMENTOS DOMINANTES que ele permite ocupar a própria mente.

A crença limitante vanifica todo pensamento positivo, todo bom propósito, todo sonho ético... por isso, não devemos somente aceitar o conceito de nutrir sempre pensamentos positivos mas procurar desenraizar do nosso cérebro as crenças obsoletas, substituindo-as por novas e eficazes.

Criando Abundância - (Capítulo XIII)

Por que é difícil realizar desejos mais complexos? Cap. 13


Fonte: Napoleon Hill

domenica 9 febbraio 2025

Il Salto Quantico della Coscienza: Aprire gli Occhi a una Realtà più Ampia

 


Viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni, dove il desiderio di comprendere il significato profondo della nostra esistenza diventa sempre più forte. Ma cosa accadrebbe se ci fosse un modo per ampliare la nostra visione della realtà, per percepire ciò che va oltre i limiti della mente ordinaria? Questo è il concetto del salto quantico della coscienza: un passaggio interiore che ci permette di accedere a una comprensione più elevata della vita e del nostro ruolo nell’universo.


Cosa Significa Fare un Salto Quantico della Coscienza?

Il termine "salto quantico" proviene dalla fisica, dove descrive il passaggio istantaneo di un elettrone da un livello energetico a un altro senza attraversare stati intermedi. Applicato alla coscienza, rappresenta un cambiamento improvviso e profondo nella nostra percezione della realtà, un’accelerazione nella nostra evoluzione interiore che ci permette di vedere il mondo con occhi nuovi.

I Segnali di una Coscienza in Espansione

Se ti trovi in un percorso di crescita personale e spirituale, potresti già aver vissuto alcuni segnali di espansione della coscienza, come:

- Una maggiore sensibilità e consapevolezza delle energie intorno a te

- Intuizioni improvvise e profonde che sembrano arrivare dal nulla

- Una connessione più forte con la natura e l’universo

- Un desiderio crescente di trovare il vero scopo della tua vita

- La percezione che la realtà sia più fluida e interconnessa di quanto sembri

Come Facilitare il Salto Quantico della Coscienza

Anche se questi salti avvengono in maniera spontanea, possiamo creare le condizioni ideali per favorire la loro manifestazione. Ecco alcuni strumenti fondamentali:

Meditazione e Presenza – Entrare in uno stato di quiete interiore aiuta a superare i confini della mente razionale e a connettersi con livelli di consapevolezza più elevati.

Espansione delle Convinzioni – Abbandonare le credenze limitanti e aprirsi a nuove prospettive sulla realtà permette alla mente di allinearsi a una visione più ampia.

Ascolto dell’Intuizione – Seguire il proprio sentire profondo spesso conduce a comprensioni che vanno oltre la logica ordinaria.

Contatto con la Natura – La natura aiuta a riconnetterci con l’energia universale e a ritrovare il nostro equilibrio interiore.

Esperienze di Alterazione della Percezione – Tecniche come il respiro consapevole, le pratiche sciamaniche o l’arte visionaria possono ampliare la nostra comprensione della realtà.

Cosa Aspettarsi Dopo un Salto Quantico?

Quando avviene un salto quantico della coscienza, il modo in cui percepiamo il mondo, cambia radicalmente. Ci sentiamo più connessi all’universo, sviluppiamo una comprensione profonda dell’unità di tutte le cose e iniziamo a vivere con maggiore armonia e autenticità.

Non si tratta di qualcosa di irraggiungibile o riservato a pochi eletti, ma di un naturale processo evolutivo dell’anima, a cui tutti possiamo accedere con la giusta intenzione e predisposizione.

Se senti che è arrivato il momento di vedere oltre la realtà ordinaria e di espandere la tua coscienza, allora sei già sulla strada giusta. Il salto quantico è dentro di te: sei pronto a compierlo?

L'ego è l'illusione della separazione . Capitolo 20

La coscienza crea l'illusione di una mente che si dice pensante. - Capitolo XI

venerdì 24 gennaio 2025

A idade madura e a liberdade de pressões sociais

 


A beleza dos 70 anos

O avançar da idade é um mistério que se vai revelando aos poucos, uma viagem que nos leva a um território desconhecido, onde cada passo nos distancia do efêmero e nos aproxima do essencial. Aos 70 anos, a vida não é mais uma corrida em direção ao futuro, mas uma dança íntima com o presente. Existe um ritmo diferente, mais lento e mais consciente, que nos permite vivenciar em primeira mão aquela verdade que ignorávamos quando éramos jovens: a beleza da impermanência.

O paradoxo do tempo

Se há uma lição profunda que a idade nos ensina, é que o tempo é ao mesmo tempo o nosso maior professor e o nosso adversário mais misterioso. Aos 70 anos, percebemos que o tempo não é algo que possamos possuir, mas algo que passa por nós. Cada ruga, cada sinal do corpo, cada memória, é o testemunho silencioso desta verdade. O que antes parecia distante, agora faz parte de nós: o passado torna-se uma presença viva e pulsante, como um rio que cavou sulcos profundos em nosso ser. Mas este paradoxo é também a nossa libertação. Compreendemos que não há nada definitivo na existência e nesta impermanência encontramos uma nova forma de liberdade. A consciência da finitude permite-nos abraçar o infinito que reside no momento, encontrar a plenitude em estar aqui, agora, sem a necessidade de nos projetarmos noutro lugar.

Sabedoria como beleza interior

Ter 70 anos pode parecer uma meta distante ou até temida, mas na realidade representa uma fase da vida extraordinariamente rica em belezas e vantagens. Aos 70 anos, você tem uma compreensão mais profunda da vida, dos relacionamentos e de si mesmo. As dificuldades, os sucessos e os desafios vividos ao longo dos anos forjaram uma sabedoria que não pode ser aprendida nos livros ou na teoria. Isto proporciona uma serenidade interior que transparece no exterior: há menos necessidade de provar aventuras complexas e mais vontade de desfrutar das coisas simples. A beleza da sabedoria é um presente raro que só o tempo pode trazer.

Livre de pressões sociais

Aos 70 anos você encontra uma nova perspectiva sobre as prioridades da vida. Com o passar dos anos, as expectativas sociais e profissionais que tanto pesam na juventude perdem gradualmente a sua importância. Você fica mais livre para ser você mesmo, sem vontade de seguir tendências ou de se conformar às expectativas dos outros. Nessa idade você pode redescobrir paixões, dedicar-se a hobbies esquecidos ou até aprender algo novo, simplesmente pelo prazer de fazer. A vida não é mais uma sucessão de compromissos agitados. Há espaço para reflexão, para prazeres simples como ler um bom livro, passear na natureza ou tomar um café com tranquilidade. Essa calma não é sinônimo de solidão, mas de uma conexão mais profunda com o mundo e consigo mesmo. E isso não tem preço. A idade também traz uma visão mais clara dos relacionamentos. As amizades são mais autênticas, baseadas em anos de partilha e cumplicidade, enquanto a família se torna ainda mais importante. As conversas com filhos e netos tornam-se momentos preciosos e há uma nova alegria em transmitir conhecimentos e histórias à próxima geração.

Uma nova relação com o corpo

Embora o envelhecimento traga inevitavelmente mudanças físicas, aprender a conviver com elas é um sinal de grande força interior. Aceitar o seu corpo, com suas rugas e mudanças, é celebrar tudo o que ele passou. O corpo, com a idade, transforma-se num mapa vivo, numa narrativa esculpida pelo passar dos anos. É um mapa de lugares visitados e de batalhas vencidas, mas também de fragilidades aceitas. Na juventude, o corpo era uma máquina para avançar sempre, um objeto a ser moldado de acordo com desejos externos. Agora, aos 70 anos, o corpo torna-se o nosso companheiro mais fiel, um arquivo de experiências e sentimentos. Toda mudança física não é uma perda, mas uma metamorfose. É como uma árvore que perde as folhas no outono, não para se abandonar à morte, mas para se preparar para o renascimento. Há uma beleza inédita na delicadeza da idade, uma beleza única na consciência daquilo que o corpo viveu como o das folhas secas que, no final do seu ciclo, flutuam levemente ao vento.

A profundidade da alma

Se o corpo reflete o tempo que passou, a alma revela a sua profundidade. Aos 70 anos, a alma não é mais um campo de batalha, mas um jardim onde as sementes plantadas nos anos anteriores começam a florescer. Existe uma sabedoria que não se manifesta apenas no conhecimento, mas no silêncio, na escuta. É uma sabedoria que vem da compreensão de que nem todas as perguntas têm respostas, e mesmo assim, está tudo ok. A beleza da maturidade não é a ausência de dúvidas, mas a capacidade de abraçá-las com graça, de fazer as pazes com aquilo que não podemos controlar.

À medida que a idade avança, a alma aprende a observar a vida de uma perspectiva diferente. A pressa dá lugar à contemplação e percebemos que as coisas mais importantes são muitas vezes as mais invisíveis. A ligação com a natureza intensifica-se, como se os nossos sentidos, embora extenuados, estivessem mais sintonizados com o mundo que nos rodeia. O som da chuva, a luz filtrada pelas árvores, o canto de um pássaro: estes pequenos milagres diários tornam-se a nossa verdadeira riqueza. Se tornam espectadores... apenas observadores dos acontecimentos sem a necessidade de fazer parte deles a qualquer custo.

O legado intangível

Um dos reflexos mais poderosos do avanço da idade está ligado à herança. Não se trata mais do que possuímos ou do que construímos, mas do que deixamos no coração dos outros. Aos 70 anos, a ideia de legado ganha uma nova dimensão: não é algo material, mas um fio invisível que conecta nossas experiências e nosso amor à vida das pessoas que tocamos. É o ensinamento silencioso de uma vida vivida com integridade, é o carinho que deixamos na memória de quem nos amou.

Em última análise, o que resta de nós não é uma soma de sucessos, mas a qualidade das relações que cultivamos, o carinho que compartilhamos, os momentos de gentileza que oferecemos sem pedir nada em troca. É a capacidade de estar presente para os outros, de ouvir verdadeiramente, de amar sem condições.

O retorno à origem

Finalmente, há uma verdade ainda mais profunda que emerge com o passar dos anos: a vida é um círculo que se fecha. Se a infância é a idade da inocência, a velhice é a idade da sabedoria que conduz de volta a essa mesma inocência, mas com uma nova consciência. Redescobrimos a simplicidade, voltamos a maravilhar-nos com as pequenas coisas, como uma criança que olha o mundo com novos olhos. É como se a alma, ao final da jornada, se despojasse de todas as superestruturas para retornar à essência, à pureza original.

O verdadeiro espanto, aos 70 anos, não está nos sucessos alcançados, mas na capacidade de se abandonar à vida, de deixar as coisas acontecerem sem forçar. É a consciência de que, apesar de tudo, fazemos parte de algo maior, e que cada passo que demos, cada encontro, cada sorriso, teve um significado, mesmo que por vezes nos tenha escapado.

Aos 70 anos, em suma, estamos mais próximos da verdade que nos escapou quando éramos jovens: a vida, no seu mistério, é perfeita tal como é.

A consciência cria a ilusão de uma mente que se diz pensante.Capítulo XI

A vida é movimento e transformação contínua. Capítulo 14

venerdì 17 gennaio 2025

O jantar japonês antiinflamatório que prolonga a vida

 



O Japão tem o maior número de centenários de qualquer país do mundo. Quarenta e oito em cada 100 mil pessoas no país chegam a um século de idade.

Ichi-jū-san-sai, (一汁三菜), a refeição tradicional japonesa, é considerada por nutricionistas e especialistas em longevidade como a combinação alimentar perfeita, principalmente ao jantar, por diversas razões relacionadas com o equilíbrio nutricional e a variedade, características que contribuem para a saúde geral e a longevidade.

Estudos sobre populações japonesas, como os de Okinawa, mostram uma forte correlação entre a dieta tradicional e a longevidade. O consumo regular de refeições bem equilibradas, como Ichi-jū-san-sai, está associado a taxas mais baixas de doenças crônicas, como doenças cardiovasculares e cancro.

A dieta também é rica em antioxidantes e fibras, que ajudam a prevenir inflamações e promover uma boa saúde intestinal.

Ichi-jū-san-sai promove o controle das porções e a conscientização alimentar, elementos que contribuem para a manutenção de um peso corporal saudável, reduzindo o risco de obesidade e doenças relacionadas. Em particular, os nutricionistas acreditam que uma refeição estruturada segundo o modelo ichi-jū-san-sai é uma excelente opção, principalmente ao jantar, quando manter-se leve é essencial para descansar bem e evitar o ganho de peso indesejado.

Esta abordagem holística à nutrição e preparação de refeições faz do Ichi-jū-san-sai uma combinação ideal para quem procura melhorar a sua saúde e longevidade através de uma alimentação equilibrada e variada.

O Doutor Vicente Mera, especialista em medicina antienvelhecimento, no seu livro Joven a cualquier edad“Jovem em qualquer idade”, fala de um hábito, o hara hachi bu, que consiste em não ingerir mais de 80% do que gostaríamos comer, e isso para ter uma economia calórica saudável, capaz de lidar com imprevistos e momentos de excesso alimentar.

A estrutura da refeição incentiva a variedade e a moderação: nenhum alimento é consumido em excesso e há equilíbrio entre as diferentes categorias de alimentos.

Comer diferentes tipos de alimentos em pequenas porções permite obter uma ampla gama de nutrientes sem sobrecarregar o sistema digestivo.

O que chama a atenção dos especialistas em longevidade é sobretudo a composição básica dessa tradicional refeição japonesa - ichi-jū-sansai. A autora japonesa Akemi Tanaka em seu livro The Power of Chōwa (busca pelo equilíbrio), reflete sobre como alcançar o equilíbrio e a harmonia nas pequenas coisas da vida, e a alimentação é apresentada como um recurso poderoso para atingir esse objetivo. O autor insiste, em particular, na tradição japonesa de “menos é mehor, que inclui, entre outras coisas, o respeito pelos sabores originais dos alimentos e o consumo destes últimos de forma sazonal.

Equilíbrio nutricional

O epítome desta filosofia alimentar é representado, de fato, pelo ichi-jū-san-sai, a refeição típica japonesa, que se traduz em “uma sopa e três acompanhamentos” e consiste em: Ichi-jū (一汁) : uma sopa, muitas vezes à base de arroz ou caldo de legumes.

San-sai (三菜): Três acompanhamentos que geralmente incluem:

Uma fonte de proteína (peixe, tofu, carne magra ou legumes).

Um prato de legumes (cozidos ou crus).

Um prato à base de arroz ou cereais, seguindo, o tsukemono, a versão japonesa dos picles. “A comida Washoku (o termo indica culinária tradicional japonesa) exclui quaisquer ingredientes processados, como alguns tipos de carne ou queijo, e contém muito pouco açúcar”, explica Tanaka. Segundo especialistas, essa dieta é um dos motivos da longevidade característica dos japoneses.

Esta combinação garante uma ingestão equilibrada de carboidratos, proteínas, gorduras saudáveis, fibras e micronutrientes essenciais, como vitaminas e minerais. “Os vegetais constituem uma parcela significativa da ingestão nutricional, enquanto os picles fornecem à dieta o componente probiótico necessário”, afirma a nutricionista Cristina Barrous. Os picles produzidos naturalmente, com pouco açúcar e pouco sal, são, segundo os especialistas, uma excelente fonte de probióticos, bactérias “boas” que promovem a saúde da microbiota intestinal e melhoram a digestão. Em particular, os picles contêm um elevado número de bifidobactérias, que, entre outras coisas, reduzem a inflamação - são particularmente eficazes nos casos de síndrome do intestino irritável -, reduzem os níveis de colesterol e previnem a obesidade. Tudo isto se traduz num efeito purificador do corpo e, consequentemente, da pele: «O bom funcionamento intestinal promove uma digestão equilibrada e, portanto, a absorção de nutrientes e a manutenção do ritmo intestinal». Isto ajuda a evitar a acumulação de toxinas, com efeito positivo na aparência da pele, que ficará menos suscetível a doenças como acne, eczema e rosácea."

IKIGAI (生 き 甲 斐) – Encontre um sentido existencial – Cap. 18

O DNA “sabe " – foi projetado para alongar a vida! . Cap VI



domenica 29 dicembre 2024

La "chimica della gratitudine" - Riflettendo sull'anno che verrà

 



Mentre l’anno volge al termine, è naturale guardarsi indietro e riflettere su ciò che è stato. Spesso, però, ci troviamo prigionieri di un giudizio severo verso noi stessi, focalizzati su ciò che non siamo riusciti a realizzare, sui progetti lasciati a metà, o sui sogni che sembrano ancora distanti. Ma questo è il momento per fare un respiro profondo e abbandonare l’ansia. Non come un atto di resa, ma come un atto di amore verso noi stessi. Lascia andare l’ansia per ciò che non hai raggiunto e abbraccia la gratitudine per tutto ciò che hai vissuto. La vita non è una lista di cose da fare, ma un continuo movimento, un flusso di esperienze che ci modellano e ci rendono unici.

Ogni anno porta con sé le sue lezioni, e non tutte le lezioni si imparano attraverso il successo. C’è saggezza anche nei passi falsi, nella pazienza che ci viene richiesta quando le cose non vanno secondo i piani. C’è crescita nelle attese e persino negli ostacoli, perché ci aiutano a scoprire una parte più profonda di chi siamo.

Riflettendo sull'anno passato, prova a guardare non solo ciò che non hai fatto, ma tutto ciò che hai affrontato: i momenti difficili che hai superato, i piccoli passi che hai compiuto senza forse nemmeno rendertene conto, i legami che hai rafforzato, o anche semplicemente la tua capacità di essere ancora qui, con la voglia di continuare. Questo è già un risultato straordinario.

La gratitudine sposta il focus verso ciò che hai, non ciò che ti manca. In una società che spesso ci spinge a concentrarci su ciò che non abbiamo raggiunto o ottenuto, la gratitudine ci invita a fare una pausa e a osservare ciò che è già presente nella nostra vita. Questo cambio di prospettiva ci aiuta a liberarci dal desiderio incessante di “di più” e ci permette di riconoscere la bellezza delle cose semplici e delle esperienze quotidiane. Non significa ignorare le difficoltà, ma imparare a vedere anche il positivo nel mezzo delle sfide.

Spesso pensiamo alla felicità come a qualcosa che dipende dal raggiungimento di grandi obiettivi o traguardi. La gratitudine, invece, ci insegna che la felicità si trova nelle piccole cose: un sorriso, un tramonto, una parola gentile, un momento di quiete. Questo cambiamento ci aiuta a vivere nel presente e a godere di ciò che abbiamo, invece di inseguire costantemente qualcosa di esterno.
Lascia andare l'idea che ogni obiettivo debba essere raggiunto entro una scadenza prestabilita. La vita non è una gara, ma un viaggio, e ogni tappa ha il suo valore. Anche i momenti in cui ci fermiamo per riposare, riflettere o semplicemente per respirare sono fondamentali. Ricordare sempre che un seme non sboccia più velocemente se viene forzato. Ha bisogno del suo tempo, della sua luce, della sua acqua. Lo stesso vale per noi.

Invece di concentrarti su ciò che non è andato come previsto, guarda l’anno passato come una pagina piena di vita, con i suoi colori, le sue ombre e le sue luci. E mentre ti prepari ad accogliere l'anno nuovo, fallo con un cuore aperto, non con il peso delle aspettative passate, ma con la leggerezza di chi sa che ogni giorno porta con sé una nuova possibilità.

Augurati di essere gentile con te stesso, di accogliere i tuoi limiti come parte di un percorso più grande e di camminare verso il futuro con fiducia, anche quando la strada non è chiara. Perché, alla fine, ciò che conta davvero non è quanto velocemente arriviamo, ma quanto profondamente viviamo il viaggio.

La "chimica della gratitudine"

La gratitudine è una forza potente che può trasformare profondamente il modo in cui vediamo e percepiamo la nostra vita. Non si tratta solo di un'emozione momentanea, ma di un atteggiamento che, se coltivato, può influenzare il nostro benessere mentale, emotivo e persino fisico.

La "chimica della gratitudine" si riferisce agli effetti che l'atto di provare ed esprimere gratitudine ha sul nostro organismo, in particolare sul nostro cervello e sul sistema nervoso. Quando ci sentiamo grati, vengono attivati specifici processi chimici e neurologici che influenzano il nostro umore, la nostra salute mentale e il benessere generale.

Come funziona la gratitudine a livello chimico nel corpo

Aumento della dopamina

La dopamina è conosciuta come il "neurotrasmettitore della ricompensa" ed è fondamentale per farci sentire motivati e felici. Quando proviamo gratitudine, il cervello rilascia dopamina, generando una sensazione di piacere e soddisfazione. Questo crea un ciclo positivo: più siamo grati, più il nostro cervello si abitua a cercare motivi per esserlo, alimentando così un senso di benessere.

Rilascio di serotonina

La serotonina è un altro neurotrasmettitore cruciale per la regolazione del nostro umore. Gli atti di gratitudine e il riflettere su ciò che apprezziamo nella nostra vita stimolano l'attività dei circuiti cerebrali legati alla produzione di serotonina. Questo aiuta a migliorare il nostro stato d'animo, riducendo l'ansia e la depressione.
Riduzione del cortisolo (ormone dello stress)

Quando pratichiamo la gratitudine, il nostro cervello si allontana dai pensieri negativi o dalle preoccupazioni per il futuro. Concentrarci sugli aspetti positivi della nostra vita aiuta a calmare la mente e a ridurre la tensione. Numerosi studi hanno dimostrato che esprimere gratitudine può abbassare i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, migliorando il nostro equilibrio emotivo. Il cortisolo associato allo stress cronico e, a livelli elevati, può danneggiare il nostro organismo. La pratica regolare della gratitudine è stata collegata a una riduzione significativa dei livelli di cortisolo nel corpo. Questo effetto riduce lo stress e l'ansia, favorendo uno stato di calma e rilassamento.

Aumento dell'ossitocina

L'ossitocina, spesso chiamata "ormone dell'amore" o "ormone del legame", viene rilasciata quando proviamo emozioni positive e interagiamo con gli altri in modo affettuoso o grato. Provare gratitudine, specialmente quando la esprimiamo verso qualcuno, stimola la produzione di ossitocina, rafforzando le relazioni e promuovendo un senso di connessione sociale e fiducia.

Attivazione del sistema di ricompensa del cervello

La gratitudine attiva il sistema limbico del cervello, in particolare le aree associate al sistema di ricompensa, come la corteccia prefrontale e il nucleus accumbens. Questo porta a una sensazione di piacere e benessere, contribuendo a creare una risposta positiva che incentiva ulteriormente il comportamento grato.

Effetti sulla neuroplasticità

La pratica regolare della gratitudine può influenzare positivamente la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni neurali. Quando coltiviamo la gratitudine, insegniamo al nostro cervello a cercare e riconoscere gli aspetti positivi della vita. Questo può contribuire a un cambiamento duraturo nelle nostre abitudini mentali e nella percezione del mondo.

Benefici per il sistema nervoso autonomo

La gratitudine aiuta a bilanciare il sistema nervoso autonomo, riducendo l'attività del sistema nervoso simpatico (associato alla risposta di "lotta o fuga") e aumentando l'attività del sistema nervoso parasimpatico (responsabile del rilassamento e del riposo). Questo effetto contribuisce a migliorare la salute cardiovascolare, la qualità del sonno e la gestione dello stress.

Effetti sul sistema immunitario

Gli stati emotivi positivi, come quelli indotti dalla gratitudine, sono stati associati a una maggiore produzione di cellule immunitarie, come le cellule killer naturali (NK), e a una riduzione dei marcatori di infiammazione. La gratitudine, quindi, non solo migliora il nostro stato mentale, ma rafforza anche il nostro sistema immunitario.

Quando proviamo gratitudine, il nostro corpo e il nostro cervello lavorano insieme per creare un equilibrio positivo tra ormoni e neurotrasmettitori. Il risultato è una sensazione di benessere, connessione e resilienza. Coltivare la gratitudine non è solo una pratica emotiva, ma un vero e proprio intervento biologico che migliora la qualità della vita a livello fisico, mentale e relazionale.

La gratitudine è, quindi, un "esercizio chimico naturale" per il cervello, che ci permette di sperimentare il meglio del nostro potenziale emotivo e biologico.

Quando coltiviamo la gratitudine, impariamo a vedere anche le difficoltà come opportunità di crescita. Non significa negare il dolore o la sofferenza, ma sviluppare la capacità di trovare un senso anche nei momenti più difficili. Questa prospettiva ci rende più resilienti, permettendoci di affrontare le sfide con maggiore forza e speranza.

La gratitudine non è un modo per ignorare ciò che manca o le difficoltà, ma un mezzo per bilanciare la nostra percezione della vita, rendendola più ricca, significativa e soddisfacente. È un promemoria costante che, nonostante tutto, c'è sempre qualcosa di cui essere grati. E, coltivando questa consapevolezza, possiamo cambiare profondamente il nostro modo di vedere il mondo e noi stessi.

La felicità non è solo emozione – Capitolo 18

Il Potere dell’invisibile – Capitolo II

domenica 22 dicembre 2024

Reconheça os perigos do consumismo compulsivo

 


Vivemos em uma era onde as redes sociais ditam tendências, criam padrões e, muitas vezes, definem o que significa “ter sucesso”. A ostentação tornou-se uma linguagem universal. Carros luxuosos, roupas de marca, viagens para destinos paradisíacos: tudo é exibido como um troféu, um símbolo de status que valida quem somos aos olhos do mundo.

Comprar coisas que não precisamos é um comportamento complexo, enraizado em fatores emocionais, sociais e culturais. Para compreender profundamente as razões por trás disso, precisamos explorar os mecanismos psicológicos e as influências externas que levam a essa prática. Duas motivações principais se destacam: a busca por uma felicidade ilusória e o desejo de aumentar a autoestima. Embora estejam conectadas, cada uma tem nuances próprias.

Buscar uma felicidade ilusória

Muitas vezes somos condicionados a associar a posse de bens materiais com a felicidade. Essa ideia é reforçada por estratégias de marketing que vendem não apenas produtos, mas também promessas de uma vida mais plena, confortável e desejável. Quando compramos algo, muitas vezes não estamos adquirindo o objeto em si, mas o sentimento que acreditamos que ele trará: alegria, contentamento ou satisfação.

No entanto, essa felicidade é efêmera. O conceito de "hedonia" (prazer momentâneo) ajuda a explicar esse fenômeno. Após a compra, sentimos um pico de prazer devido à novidade ou à ideia de conquista. Porém, com o tempo, o entusiasmo se dissipa, deixando espaço para a insatisfação e o desejo por algo novo. Esse ciclo é chamado de adaptação hedônica, onde continuamente buscamos novas experiências para tentar manter o nível de felicidade, mas nunca o atingimos de forma duradoura. A busca pela felicidade através do consumo é, portanto, ilusória porque ignora o fato de que a satisfação emocional vem de fontes mais profundas e menos tangíveis, como relacionamentos significativos, propósito de vida e autorrealização.

Aumentar a autoestima

Outra razão central para compras desnecessárias é o desejo de elevar ou proteger a autoestima. Nossas decisões de consumo estão intimamente ligadas à nossa identidade: o que vestimos, usamos ou possuímos muitas vezes serve como uma extensão de quem acreditamos ser ou queremos aparentar ser.

Aqui, entram conceitos como:

Validação social: Adquirir produtos que são admirados ou desejados por outros pode fazer com que nos sintamos mais incluídos ou respeitados. Por exemplo, roupas de marca ou dispositivos tecnológicos de ponta são frequentemente vistos como símbolos de status.
Autopercepção: Compramos itens que reforçam a imagem que temos (ou queremos ter) de nós mesmos. Por exemplo, alguém que se vê como moderno e sofisticado pode investir em acessórios de design ou decoração minimalista.

Por trás dessas escolhas está uma tentativa de suprir inseguranças. Quando acreditamos que não somos suficientes por quem somos, tentamos compensar por meio de objetos que simbolizam sucesso, beleza ou exclusividade. Assim, o ato de comprar torna-se um mecanismo de defesa emocional, usado para esconder vulnerabilidades e projetar uma imagem idealizada ao mundo.

O elo entre felicidade ilusória e autoestima

As duas motivações não são mutuamente exclusivas. Na realidade, elas se entrelaçam. Buscamos produtos que acreditamos nos farão mais felizes porque, em muitos casos, acreditamos que seremos mais valorizados – por nós mesmos e pelos outros – ao possuí-los. Isso cria um ciclo onde o consumo é alimentado por uma combinação de:

Ansiedade sobre como somos percebidos.

Uma crença equivocada de que a felicidade pode ser comprada.
A necessidade de nos sentirmos no controle em um mundo caótico.
Essa dinâmica é exacerbada pela sociedade do consumo, que reforça a ideia de que “ser” está diretamente relacionado a “ter”.

Como romper esse elo?

Reconhecer gatilhos emocionais: Pergunte-se: "Estou comprando porque realmente preciso ou porque quero preencher um vazio emocional?" Identificar os gatilhos – tédio, tristeza, insegurança – é o primeiro passo para romper o padrão.

Redefinir felicidade e sucesso: Reflita sobre o que realmente traz alegria à sua vida. São experiências, pessoas ou momentos – e não objetos – que geralmente proporcionam uma felicidade mais duradoura.

Cultivar autoestima interna: Trabalhe para valorizar quem você é, independentemente do que possui. Terapia, práticas de autocuidado e gratidão são ferramentas eficazes nesse processo.
Adotar um consumo consciente: Avalie suas compras com critérios de necessidade e significado. Um bom exercício é esperar 24 horas antes de adquirir algo impulsivamente. No fim, compramos coisas que não precisamos porque somos seres humanos vulneráveis a influências externas e às nossas próprias emoções. Porém, ao compreender as raízes desse comportamento, podemos desenvolver uma relação mais saudável com o consumo e nos libertar da busca incessante por algo que o dinheiro, no fundo, não pode comprar: uma vida plena e autêntica.

Mas qual o custo real dessa necessidade de mostrar e consumir?

A ostentação incentiva um ciclo de consumismo descontrolado, alimentado pela comparação constante. Quando nos deparamos com influenciadores e amigos compartilhando suas conquistas materiais, surge a sensação de que precisamos acompanhar esse ritmo, mesmo que isso nos leve a decisões financeiras imprudentes. A compulsão por compras torna-se, então, uma válvula de escape para preencher um vazio interno, mascarar inseguranças ou buscar uma aprovação social ilusória.

O problema se agrava quando as condições financeiras não acompanham os desejos. Muitas vezes, adquirimos o que não podemos pagar, utilizando cartões de crédito ou empréstimos que geram uma bola de neve de dívidas. O prazer momentâneo da compra logo dá lugar à angústia de contas acumuladas, perpetuando um ciclo de insatisfação e ansiedade.

Esse comportamento reflete algo mais profundo: a falsa promessa de que consumir nos torna mais felizes ou completos. A ostentação prega que o valor de uma pessoa está ligado ao que ela possui, e não ao que ela é. No entanto, essa lógica é enganosa. Nenhum objeto material pode suprir necessidades emocionais ou substituir relações autênticas e experiências significativas.

Como sair desse ciclo?

Pratique o autoconhecimento: Questione os motivos por trás das suas compras. Você realmente precisa daquele item ou está buscando aceitação e validação?
Adote um consumo consciente: Antes de comprar, reflita sobre o impacto financeiro e ambiental. Pergunte-se se aquilo realmente agregará valor à sua vida.

Valorize o que você já tem: A gratidão pelo que possuímos é uma forma poderosa de combater o desejo incessante por mais.

Desconecte-se do comparativo social: Lembre-se de que o que vemos nas redes sociais nem sempre reflete a realidade. Muitas vezes, a ostentação é apenas uma fachada.
Reconhecer os perigos do consumismo desenfreado é o primeiro passo para uma relação mais saudável com o dinheiro e com nós mesmos. Afinal, não é o que possuímos que nos define, mas as escolhas que fazemos e o impacto que deixamos no mundo. Buscar felicidade na simplicidade e em valores que vão além do material é um ato revolucionário em tempos de ostentação.

A Felicidade não é apenas emoção – Cap. 18

A Mudança mais rápida da Consciência - Cap XXV








domenica 15 dicembre 2024

Somos escravos do consenso social?

 


Embora a realidade possa parecer facilmente compreensível, a maior parte da sua percepção vem do consenso. Compreender o que as pessoas querem dizer quando usam o termo “realidade” pode ser muito esclarecedor.

A realidade é um lugar misterioso. Todos vivemos dentro dele, mas não temos ideia do que seja.

O termo “realidade consensual” é usado para se referir à experiência linear e acordada que a maioria dos seres humanos parece compartilhar. Mas será que realmente compartilhamos isso? E quão real é esta realidade consensual?

O que significa realidade consensual?

Realidade física

Primeiro, o significado original do termo refere-se ao mundo tal como ele é em si. Refere-se ao conjunto de crenças, valores, normas, e interpretações compartilhadas por um grupo ou sociedade, que as pessoas aceitam como verdade ou como "real". É aquilo que realmente existe, independentemente da experiência. A maioria de nós presume que existe um mundo além da mente, mas também aceitamos que cada mente vivencia esse mundo de maneira um pouco diferente das outras. Como decidimos quais propriedades do mundo realmente existem e quais são subjetivas e dependentes da mente? É uma construção social formada por meio da interação, linguagem e acordos implícitos ou explícitos sobre como interpretar o mundo.

Realidade social

Recentemente, foi proposta uma abordagem sociológica da realidade consensual. Isto pressupõe que existam realidades sociais acordadas nas quais existimos e que através do consenso alcançamos “verdades” que são amplamente compreendidas pelas pessoas. Ao obter um consenso, podemos fazer inferências sobre a verdadeira natureza da realidade de uma forma independente da mente.

Um exemplo seria a comparação entre religião e ciência. Há algumas centenas de anos, na Europa, era geralmente aceito que Deus criou o universo e que um código moral feito por Deus era uma verdade universal. Hoje muitas pessoas tendem a ter uma visão de mundo mais científica aceitando que não se deve necessariamente separar religião e ciência e que as supostas verdades mudam.

Ambas podem ser pensadas como realidades sociais formadas por consenso ou acordo geral. Nestes casos, podemos assumir que nenhuma propriedade do mundo tal como é muda quando a sociedade muda a sua visão sobre o mundo. No entanto, a realidade prática em que os humanos vivem pode mudar radicalmente. Assim, em relação à sociedade, a realidade consensual refere-se a normas, ideologias, sistemas de crenças e comportamentos acordados. Estes podem mudar e não se referem necessariamente a qualquer realidade verdadeira. Na verdade, diferentes realidades socialmente construídas podem coexistir, tanto em todo o mundo como dentro de nações, cidades ou pequenos grupos sociais.

O que é subjetividade?

Muitas vezes pensa-se que a realidade se refere a algo objetivo, no sentido de algo que é verdadeiro em si mesmo e não depende de ser visto de uma determinada maneira. Em contraste com isso está a subjetividade, que indica que a realidade depende da mente que a vivencia, ou melhor, é uma mente que vivencia algo.

A abordagem materialista da realidade consensual

Os materialistas acreditam que o mundo é real e imanente. Eles podem acreditar que a mente influencia a forma como vemos o mundo, mas também geralmente assumem que o mundo físico tal como o experienciamos é uma representação fiel da verdadeira realidade. Isto torna-se ainda mais verdadeiro se considerarmos as evidências provenientes de medições científicas e matemáticas.

Simplificando, os materialistas acreditam que a realidade consensual é a realidade objetiva, no que se refere ao mundo material. No mínimo, um materialista acreditará que a realidade objetiva poderia ser potencialmente determinada através do consenso científico, mesmo que não acredite que já seja atualmente conhecida.

A abordagem idealista da realidade consensual

Em contraste, os idealistas argumentam que o mundo é um produto da mente. Alguns idealistas dirão que existe uma realidade externa e objetiva, mas que não podemos conhecê-la. Outros podem até negar. Esses idealistas sustentam que o universo cognoscível é puramente um fenômeno mental.

A abordagem idealista diz que não podemos conhecer o mundo como ele é em si. Tudo o que podemos saber e chegar a um consenso são as nossas experiências. Para o idealista, é provável que cada indivíduo experimente a sua própria realidade específica. Embora esta realidade possa ser semelhante à de outras, será profundamente diferente em alguns aspectos.

Mesmo que exista uma realidade externa e objetiva, esta é intrinsecamente incognoscível para nós. Uma vez que cada um de nós vive a sua própria realidade, como podemos realmente especular sobre como seria uma realidade objetiva? Não é sequer possível conceber um mundo que não seja experienciado, pois ainda teria cor, som e todas as outras propriedades de um mundo que é experienciado. Assim, os idealistas diriam que cada pessoa vive na sua própria realidade individual, mesmo que esta seja de alguma forma moldada por uma realidade externa.

As duas visões podem coexistir?

Até certo ponto, é possível manter ambas as visões da realidade. A maioria das pessoas provavelmente fará isso espontaneamente. Podemos assumir que podemos especular sobre a verdadeira natureza da realidade e que podemos explorá-la utilizando a matemática e o método científico, mas também reconhecendo que cada um de nós pode ter uma experiência subjetiva e individual desta realidade.

A principal diferença é se uma pessoa acredita ou não que podemos realmente conhecer uma realidade externa. Do ponto de vista sociológico, o conceito de realidade consensual tem grandes implicações. Falando em fatos, isso se resume a direitos e moralidade.

Matar é errado. A desigualdade é ruim. As pessoas deveriam ser capazes de amar quem elas queiram. Para muitas pessoas, estas são crenças firmes que formam a sua concepção global de como a sociedade deve ser estruturada. Além disso, as pessoas presumirão que estas são verdades absolutas, em vez de simplesmente crenças subjetivas. Mas isso é verdade? Não são apenas um consenso sujeito a mudanças?

Há 100 anos, a desigualdade era considerada totalmente justa. As pessoas estavam então objetivamente erradas ou simplesmente viviam numa realidade consensual diferente? E o que dizer das pessoas que hoje acreditam de forma diferente: estão objetivamente erradas?

Responder a essas perguntas é incrivelmente difícil. No entanto, vale a pena destacar o quão poderoso é realmente o consenso social. Pode causar revoluções, mudar gerações inteiras e, em última análise, mudar o mundo. Mas, para a maioria de nós, em que se baseiam essas crenças, além do simples consenso? E só porque há consenso em relação a algumas crenças, que valor isso tem? Afinal, o consenso pode mudar facilmente.

O que as drogas podem nos dizer sobre a natureza da realidade?

Não é segredo que as drogas psicotrópicas, especialmente os psicodélicos como os cogumelos mágicos, o cacto mescalina, o LSD e o DMT, mudam a nossa percepção da realidade. Mas o que isso pode significar?

Quando tomamos uma droga, certas substâncias químicas no nosso cérebro mudam e o mundo parece diferente, por vezes irreconhecível. Se a forma como percebemos o mundo é simplesmente uma questão de relações entre neurotransmissores, então o que isso significa para a realidade consensual cotidiana? Deveríamos presumir que a realidade que vivenciamos quando sóbrios é mais verdadeira do que a realidade que vivenciamos com as drogas? Como sabemos se uma das duas realidades que percebemos corresponda mais à realidade externa do que a outra?

Isto se resume ao debate materialismo versus idealismo. Um materialista diria que as drogas não alteram as características da verdadeira realidade e provavelmente afirmaria que os nossos cérebros sóbrios evoluíram para perceber a realidade com bastante clareza. Em vez disso, argumentariam que as realidades que vivenciamos sob a influência de drogas estão longe da única realidade verdadeira que vivenciamos quando sóbrios.

Em vez disso, um idealista argumentaria que ambas as realidades são igualmente verdadeiras e falsas. Visto que tudo o que vivenciamos são realidades subjetivas, então a verdade da experiência reside na própria experiência, e não em como ela se relaciona com uma realidade objetiva e incognoscível.

A realidade está bem diante dos nossos olhos, ao alcance dos nossos ouvidos e fácil de tocar. No entanto, é de alguma forma totalmente evasiva!

O que é então a realidade? Como podemos defini-la? Quantas realidades existem? Está tudo em nossa cabeça?

Todas essas são questões enormes, com muitas respostas profundas e incertas. Embora não seja claro se a realidade do consenso corresponda à realidade objetiva, podemos estar certos de que o acordo sobre a natureza do mundo em que vivemos tem certamente aplicações práticas.

Dito isto, é fundamental compreender que as realidades sociais em que vivemos são construções e não realidades objetivas. Saber disso nos dá o poder de distingui-las e influenciá-las. Não poder vê-las significa que podemos nos tornar escravos delas.

A realidade de consenso é essencial para a coesão social, mas também pode limitar a exploração da "verdadeira realidade". Questioná-la exige coragem, abertura e um esforço consciente para compreender o mundo de maneira mais ampla e menos condicionada pelas influências sociais.

A realidade é de natureza holográfica. Logo, não existe. Cap. XI

Omundo que parece tão real, poderia ser um sonho? Cap. 19

Fonte: zamnesia.io/it


sabato 30 novembre 2024

Inteligência Emocional: O Pilar do Sucesso e dos Relacionamentos

 


A inteligência emocional (IE) é mais do que uma habilidade; é uma arte que envolve entender, gerir e aproveitar as emoções em benefício tanto nosso quanto dos outros. Enquanto o quociente intelectual (QI) mede a capacidade de resolver problemas lógicos, a IE avalia nossa competência em navegar pelo intrincado mar das emoções humanas. Este conceito, popularizado pelo psicólogo Daniel Goleman, tem um impacto profundo no sucesso pessoal e profissional, além de ser um elemento essencial para construir e sustentar relacionamentos saudáveis.

O Que é Inteligência Emocional?

A inteligência emocional pode ser dividida em cinco pilares fundamentais:

Autoconhecimento Emocional: Saber identificar e compreender suas próprias emoções. Reconhecer quando está triste, irritado ou ansioso, e entender o porquê.
Controle Emocional: A habilidade de gerenciar suas emoções, evitando reações impulsivas e lidando com frustrações de maneira saudável.

Motivação: A capacidade de se automotivar e perseguir objetivos, mesmo diante de desafios emocionais.
Empatia: A sensibilidade para entender as emoções alheias, colocando-se no lugar do outro.
Habilidades Sociais: Usar a consciência emocional para construir conexões, resolver conflitos e liderar de forma eficaz. Esses componentes formam a base de como interagimos conosco mesmos e com o mundo ao nosso redor.

Como Usar a Inteligência Emocional para o Sucesso?

A IE permite criar um espaço mental entre o estímulo e a resposta. Por exemplo, em um ambiente de trabalho desafiador, uma pessoa emocionalmente inteligente consegue pausar, analisar a situação e responder com clareza em vez de reagir impulsivamente. Quando emoções descontroladas dominam, as decisões podem se tornar precipitadas ou enviesadas. A Prática de atenção plena, como Meditação e Mindfulness, pode ajudar a desenvolver consciência emocional e a reduzir reações impulsivas.

Automotivação para Superar Obstáculos

A capacidade de permanecer motivado mesmo em tempos difíceis é uma característica central da IE. Em vez de se deixar abater por contratempos, pessoas emocionalmente inteligentes reformulam o fracasso como aprendizado. Essa mentalidade resiliente é crucial para atingir metas de longo prazo.

Comunicação Eficaz

A IE é essencial para se comunicar de maneira clara e empática. Quando você entende suas próprias emoções, consegue expressá-las de forma mais eficaz, minimizando mal-entendidos. Além disso, compreender os sentimentos dos outros permite adaptar a sua mensagem para que ela ressoe melhor com o interlocutor.

Liderança Inspiradora

Um líder emocionalmente inteligente inspira confiança e engajamento. Ele sabe como motivar sua equipe, resolver conflitos com diplomacia e criar um ambiente onde as pessoas se sintam valorizadas. Sabe dar e receber feedback de maneira construtiva, sem defesas ou ataques pessoais.

Treinando a Mente para Superar as Emoções: Um Guia para a Força Interior

A mente humana é como um músculo: quanto mais a treinamos, mais forte ela se torna. No entanto, quando as emoções entram em cena, elas frequentemente desafiam nossa capacidade de pensar com clareza e agir de forma racional. Apesar de serem uma parte natural e essencial de quem somos, as emoções podem, às vezes, nos dominar. Treinar a mente para ser mais forte que as emoções não significa suprimir ou ignorá-las, mas aprender a gerenciá-las de maneira que elas trabalhem a nosso favor, e não contra nós.

O primeiro passo para fortalecer sua mente é conhecer suas emoções. Isso envolve autoconhecimento e mindfulness. Tire um momento para identificar como você se sente e por que está se sentindo assim. Por exemplo, ao perceber que está com raiva, pergunte-se: "O que desencadeou essa emoção?" Essa reflexão ajuda a criar um espaço entre o sentimento e a reação, permitindo que você tenha controle sobre como responder.

Pratique a Respiração Consciente

Quando uma emoção forte surge, o corpo reage. Seu coração pode acelerar, sua respiração pode ficar superficial. Nesse momento, a prática da respiração consciente pode ser uma ferramenta poderosa. Inspire profundamente pelo nariz, segure o ar por alguns segundos e expire lentamente pela boca. Esse simples ato ajuda a acalmar o sistema nervoso e oferece uma pausa para sua mente recobrar a clareza.

Desenvolva a Resiliência Mental

A resiliência mental é a capacidade de permanecer firme diante das adversidades. Para cultivá-la, exponha-se a pequenos desafios intencionais no dia a dia. Enfrentar desconfortos menores, como terminar uma tarefa difícil ou adiar uma recompensa imediata, fortalece a disciplina e a capacidade de resistir a impulsos emocionais.

Reframe suas Emoções

Treinar a mente para superar emoções também envolve mudar sua perspectiva. Em vez de ver emoções intensas como inimigas, encare-as como mensagens. A ansiedade, por exemplo, pode ser um sinal de que algo importante exige sua atenção. O reframe não elimina a emoção, mas dá a ela um propósito construtivo, ajudando você a agir de forma mais equilibrada.

Crie um Espaço para Decidir

As emoções fortes frequentemente pedem respostas rápidas. No entanto, grande parte da força mental reside na habilidade de pausar antes de agir. Sempre que sentir um impulso emocional, lembre-se da regra dos 10 segundos: conte até dez antes de reagir. Esse breve intervalo permite que a mente analise a situação, evitando ações precipitadas.

Fortaleça Sua Mente com Hábitos Positivos

Exercícios físicos, meditação, leitura e manter um diário são atividades que treinam sua mente e corpo para lidar melhor com as emoções. Elas criam um ambiente interno mais equilibrado e dão a você ferramentas para enfrentar momentos de turbulência emocional com mais serenidade.

Aceite e Liberte-se

Por fim, lembre-se de que as emoções não são permanentes. Assim como vêm, elas passam. Aceitar isso pode reduzir sua intensidade e evitar que você fique preso a sentimentos negativos. Em vez de lutar contra a tristeza ou a raiva, permita-se senti-las, mas não se apegue a elas.

Treinar a mente para ser mais forte que as emoções não é um processo de dominação, mas de harmonia. É aprender a ouvir suas emoções sem se deixar consumir por elas. Essa prática requer paciência e consistência, mas os resultados podem transformar sua vida, proporcionando mais clareza, equilíbrio e, acima de tudo, liberdade emocional.

Um Equilíbrio entre Emoção e Razão

A inteligência emocional não é sobre reprimir sentimentos ou ser “frio” e calculista. Pelo contrário, é sobre abraçar a complexidade emocional com equilíbrio, usando as emoções como aliadas, e não como inimigas. Ao desenvolver sua IE, você se torna mais resiliente, autêntico e capaz de construir conexões significativas.

Enfim, a inteligência emocional é uma jornada de crescimento contínuo. Não é apenas uma ferramenta para o sucesso profissional ou para evitar conflitos, mas um guia para viver de forma plena e conectada com os outros e consigo mesmo.

O Valor da Intuição – Cap. 17

A Luta pela Sobrevivência é necessaria, ou é uma falsa crença? Cap.XIII






lunedì 18 novembre 2024

La Felicità È Qui e Ora, e Sta Nelle Tue Mani

 


La felicità. Una parola così semplice, ma al tempo stesso così complessa. Tutti ne parliamo, tutti la cerchiamo, eppure spesso sembra sfuggirci. La buona notizia? Non è necessario fare salti mortali per trovarla. La felicità quotidiana è fatta di piccoli gesti, momenti e scelte consapevoli che possiamo integrare nelle nostre vite

C’è un momento nella vita in cui ci fermiamo e ci chiediamo: “Sono davvero felice?” Spesso, in quella pausa, ci accorgiamo di avere vissuto aspettando. Aspettando un traguardo, un riconoscimento, una giornata migliore. Aspettando che accada qualcosa. Ma cosa accade se, invece di cercare la felicità come un miraggio all’orizzonte, scegliamo di guardarla negli occhi qui e ora?

La verità, profonda e semplice allo stesso tempo, è che la felicità non è mai altrove. Non è nascosta in un futuro perfetto o in una versione migliore di noi stessi. È già qui, nel battito silenzioso delle nostre giornate. E, soprattutto, è nelle nostre mani.

Il peso delle aspettative
Siamo abituati a pensare alla felicità come a un risultato: un lavoro soddisfacente, una relazione stabile, un successo personale. La società ci spinge a credere che solo raggiungendo determinati standard possiamo sentirci felici. Ma quanto spesso, una volta raggiunta una meta, ci troviamo a puntare subito a un’altra, senza neanche concederci il tempo di godere del momento?
Spesso ci concentriamo su ciò che non abbiamo, trascurando le tante cose positive che già riempiono le nostre giornate. L’idea che la felicità sia condizionata da qualcosa di esterno è un’illusione. È come cercare di afferrare l’acqua con le mani: più stringiamo, più ci sfugge. E allora, perché non cambiare prospettiva?

Ritrovare il presente

Rallenta e vivi il momento. Viviamo in un mondo che corre. Ma quante volte ci fermiamo davvero a godere del momento? Prova a fare una pausa: ascolta il suono della pioggia, osserva un tramonto, immergiti in una conversazione senza pensare a cosa dirai dopo. Essere presenti è uno dei più grandi doni che possiamo farci.

La felicità vive nel presente. Non nel ricordo di ieri, né nelle speranze per domani. È qui, in quel raggio di sole che ti scalda il viso, nel profumo del caffè che ti sveglia al mattino, nel sorriso di un amico. Spesso questi momenti sono così semplici da sembrare invisibili. Eppure, sono loro a riempire le nostre vite di significato.
Prova a fermarti per un istante. Respira profondamente. Guarda attorno a te. Cosa senti? Cos’è che, in questo momento, ti fa sentire vivo? La risposta potrebbe sorprenderti.

Prendi la felicità nelle tue mani
Essere felici non significa eliminare il dolore o evitare le difficoltà. La vita, con tutte le sue sfumature, è un intreccio di gioie e sfide. Ma possiamo scegliere la migliore versione di noi stessi per affrontarla. Possiamo scegliere di vedere la bellezza anche nei giorni bui, di trovare un insegnamento nei momenti difficili, di creare la nostra serenità con piccoli gesti quotidiani.

La felicità è una responsabilità. Non qualcosa che ci viene dato, ma qualcosa che coltiviamo. È nel modo in cui parliamo a noi stessi, nelle decisioni che prendiamo per il nostro benessere, nella capacità di essere gentili con gli altri e con noi stessi. È nell’atto di perdonare, di lasciar andare, di accettare chi siamo.

Qui e ora
Non rimandare la tua felicità a domani. Non aspettare che tutto sia perfetto. Non condizionarla a un “quando” o a un “se”. Sii felice oggi, con ciò che hai e con chi sei.
La felicità è un viaggio, non una destinazione. È un modo di guardare il mondo, di accettare le sue imperfezioni e abbracciare i suoi miracoli quotidiani. E quel modo di guardare il mondo, quel viaggio, comincia con te.

Oggi è il giorno perfetto per ricordarti che sei già abbastanza, che hai già tutto ciò che serve per essere felice. Non lasciare che la felicità ti sfugga. È qui, adesso, nelle tue mani. Sta solo aspettando che tu la riconosca.

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