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domenica 29 dicembre 2024

La "chimica della gratitudine" - Riflettendo sull'anno che verrà

 



Mentre l’anno volge al termine, è naturale guardarsi indietro e riflettere su ciò che è stato. Spesso, però, ci troviamo prigionieri di un giudizio severo verso noi stessi, focalizzati su ciò che non siamo riusciti a realizzare, sui progetti lasciati a metà, o sui sogni che sembrano ancora distanti. Ma questo è il momento per fare un respiro profondo e abbandonare l’ansia. Non come un atto di resa, ma come un atto di amore verso noi stessi. Lascia andare l’ansia per ciò che non hai raggiunto e abbraccia la gratitudine per tutto ciò che hai vissuto. La vita non è una lista di cose da fare, ma un continuo movimento, un flusso di esperienze che ci modellano e ci rendono unici.

Ogni anno porta con sé le sue lezioni, e non tutte le lezioni si imparano attraverso il successo. C’è saggezza anche nei passi falsi, nella pazienza che ci viene richiesta quando le cose non vanno secondo i piani. C’è crescita nelle attese e persino negli ostacoli, perché ci aiutano a scoprire una parte più profonda di chi siamo.

Riflettendo sull'anno passato, prova a guardare non solo ciò che non hai fatto, ma tutto ciò che hai affrontato: i momenti difficili che hai superato, i piccoli passi che hai compiuto senza forse nemmeno rendertene conto, i legami che hai rafforzato, o anche semplicemente la tua capacità di essere ancora qui, con la voglia di continuare. Questo è già un risultato straordinario.

La gratitudine sposta il focus verso ciò che hai, non ciò che ti manca. In una società che spesso ci spinge a concentrarci su ciò che non abbiamo raggiunto o ottenuto, la gratitudine ci invita a fare una pausa e a osservare ciò che è già presente nella nostra vita. Questo cambio di prospettiva ci aiuta a liberarci dal desiderio incessante di “di più” e ci permette di riconoscere la bellezza delle cose semplici e delle esperienze quotidiane. Non significa ignorare le difficoltà, ma imparare a vedere anche il positivo nel mezzo delle sfide.

Spesso pensiamo alla felicità come a qualcosa che dipende dal raggiungimento di grandi obiettivi o traguardi. La gratitudine, invece, ci insegna che la felicità si trova nelle piccole cose: un sorriso, un tramonto, una parola gentile, un momento di quiete. Questo cambiamento ci aiuta a vivere nel presente e a godere di ciò che abbiamo, invece di inseguire costantemente qualcosa di esterno.
Lascia andare l'idea che ogni obiettivo debba essere raggiunto entro una scadenza prestabilita. La vita non è una gara, ma un viaggio, e ogni tappa ha il suo valore. Anche i momenti in cui ci fermiamo per riposare, riflettere o semplicemente per respirare sono fondamentali. Ricordare sempre che un seme non sboccia più velocemente se viene forzato. Ha bisogno del suo tempo, della sua luce, della sua acqua. Lo stesso vale per noi.

Invece di concentrarti su ciò che non è andato come previsto, guarda l’anno passato come una pagina piena di vita, con i suoi colori, le sue ombre e le sue luci. E mentre ti prepari ad accogliere l'anno nuovo, fallo con un cuore aperto, non con il peso delle aspettative passate, ma con la leggerezza di chi sa che ogni giorno porta con sé una nuova possibilità.

Augurati di essere gentile con te stesso, di accogliere i tuoi limiti come parte di un percorso più grande e di camminare verso il futuro con fiducia, anche quando la strada non è chiara. Perché, alla fine, ciò che conta davvero non è quanto velocemente arriviamo, ma quanto profondamente viviamo il viaggio.

La "chimica della gratitudine"

La gratitudine è una forza potente che può trasformare profondamente il modo in cui vediamo e percepiamo la nostra vita. Non si tratta solo di un'emozione momentanea, ma di un atteggiamento che, se coltivato, può influenzare il nostro benessere mentale, emotivo e persino fisico.

La "chimica della gratitudine" si riferisce agli effetti che l'atto di provare ed esprimere gratitudine ha sul nostro organismo, in particolare sul nostro cervello e sul sistema nervoso. Quando ci sentiamo grati, vengono attivati specifici processi chimici e neurologici che influenzano il nostro umore, la nostra salute mentale e il benessere generale.

Come funziona la gratitudine a livello chimico nel corpo

Aumento della dopamina

La dopamina è conosciuta come il "neurotrasmettitore della ricompensa" ed è fondamentale per farci sentire motivati e felici. Quando proviamo gratitudine, il cervello rilascia dopamina, generando una sensazione di piacere e soddisfazione. Questo crea un ciclo positivo: più siamo grati, più il nostro cervello si abitua a cercare motivi per esserlo, alimentando così un senso di benessere.

Rilascio di serotonina

La serotonina è un altro neurotrasmettitore cruciale per la regolazione del nostro umore. Gli atti di gratitudine e il riflettere su ciò che apprezziamo nella nostra vita stimolano l'attività dei circuiti cerebrali legati alla produzione di serotonina. Questo aiuta a migliorare il nostro stato d'animo, riducendo l'ansia e la depressione.
Riduzione del cortisolo (ormone dello stress)

Quando pratichiamo la gratitudine, il nostro cervello si allontana dai pensieri negativi o dalle preoccupazioni per il futuro. Concentrarci sugli aspetti positivi della nostra vita aiuta a calmare la mente e a ridurre la tensione. Numerosi studi hanno dimostrato che esprimere gratitudine può abbassare i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress, migliorando il nostro equilibrio emotivo. Il cortisolo associato allo stress cronico e, a livelli elevati, può danneggiare il nostro organismo. La pratica regolare della gratitudine è stata collegata a una riduzione significativa dei livelli di cortisolo nel corpo. Questo effetto riduce lo stress e l'ansia, favorendo uno stato di calma e rilassamento.

Aumento dell'ossitocina

L'ossitocina, spesso chiamata "ormone dell'amore" o "ormone del legame", viene rilasciata quando proviamo emozioni positive e interagiamo con gli altri in modo affettuoso o grato. Provare gratitudine, specialmente quando la esprimiamo verso qualcuno, stimola la produzione di ossitocina, rafforzando le relazioni e promuovendo un senso di connessione sociale e fiducia.

Attivazione del sistema di ricompensa del cervello

La gratitudine attiva il sistema limbico del cervello, in particolare le aree associate al sistema di ricompensa, come la corteccia prefrontale e il nucleus accumbens. Questo porta a una sensazione di piacere e benessere, contribuendo a creare una risposta positiva che incentiva ulteriormente il comportamento grato.

Effetti sulla neuroplasticità

La pratica regolare della gratitudine può influenzare positivamente la neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni neurali. Quando coltiviamo la gratitudine, insegniamo al nostro cervello a cercare e riconoscere gli aspetti positivi della vita. Questo può contribuire a un cambiamento duraturo nelle nostre abitudini mentali e nella percezione del mondo.

Benefici per il sistema nervoso autonomo

La gratitudine aiuta a bilanciare il sistema nervoso autonomo, riducendo l'attività del sistema nervoso simpatico (associato alla risposta di "lotta o fuga") e aumentando l'attività del sistema nervoso parasimpatico (responsabile del rilassamento e del riposo). Questo effetto contribuisce a migliorare la salute cardiovascolare, la qualità del sonno e la gestione dello stress.

Effetti sul sistema immunitario

Gli stati emotivi positivi, come quelli indotti dalla gratitudine, sono stati associati a una maggiore produzione di cellule immunitarie, come le cellule killer naturali (NK), e a una riduzione dei marcatori di infiammazione. La gratitudine, quindi, non solo migliora il nostro stato mentale, ma rafforza anche il nostro sistema immunitario.

Quando proviamo gratitudine, il nostro corpo e il nostro cervello lavorano insieme per creare un equilibrio positivo tra ormoni e neurotrasmettitori. Il risultato è una sensazione di benessere, connessione e resilienza. Coltivare la gratitudine non è solo una pratica emotiva, ma un vero e proprio intervento biologico che migliora la qualità della vita a livello fisico, mentale e relazionale.

La gratitudine è, quindi, un "esercizio chimico naturale" per il cervello, che ci permette di sperimentare il meglio del nostro potenziale emotivo e biologico.

Quando coltiviamo la gratitudine, impariamo a vedere anche le difficoltà come opportunità di crescita. Non significa negare il dolore o la sofferenza, ma sviluppare la capacità di trovare un senso anche nei momenti più difficili. Questa prospettiva ci rende più resilienti, permettendoci di affrontare le sfide con maggiore forza e speranza.

La gratitudine non è un modo per ignorare ciò che manca o le difficoltà, ma un mezzo per bilanciare la nostra percezione della vita, rendendola più ricca, significativa e soddisfacente. È un promemoria costante che, nonostante tutto, c'è sempre qualcosa di cui essere grati. E, coltivando questa consapevolezza, possiamo cambiare profondamente il nostro modo di vedere il mondo e noi stessi.

La felicità non è solo emozione – Capitolo 18

Il Potere dell’invisibile – Capitolo II

lunedì 18 novembre 2024

La Felicità È Qui e Ora, e Sta Nelle Tue Mani

 


La felicità. Una parola così semplice, ma al tempo stesso così complessa. Tutti ne parliamo, tutti la cerchiamo, eppure spesso sembra sfuggirci. La buona notizia? Non è necessario fare salti mortali per trovarla. La felicità quotidiana è fatta di piccoli gesti, momenti e scelte consapevoli che possiamo integrare nelle nostre vite

C’è un momento nella vita in cui ci fermiamo e ci chiediamo: “Sono davvero felice?” Spesso, in quella pausa, ci accorgiamo di avere vissuto aspettando. Aspettando un traguardo, un riconoscimento, una giornata migliore. Aspettando che accada qualcosa. Ma cosa accade se, invece di cercare la felicità come un miraggio all’orizzonte, scegliamo di guardarla negli occhi qui e ora?

La verità, profonda e semplice allo stesso tempo, è che la felicità non è mai altrove. Non è nascosta in un futuro perfetto o in una versione migliore di noi stessi. È già qui, nel battito silenzioso delle nostre giornate. E, soprattutto, è nelle nostre mani.

Il peso delle aspettative
Siamo abituati a pensare alla felicità come a un risultato: un lavoro soddisfacente, una relazione stabile, un successo personale. La società ci spinge a credere che solo raggiungendo determinati standard possiamo sentirci felici. Ma quanto spesso, una volta raggiunta una meta, ci troviamo a puntare subito a un’altra, senza neanche concederci il tempo di godere del momento?
Spesso ci concentriamo su ciò che non abbiamo, trascurando le tante cose positive che già riempiono le nostre giornate. L’idea che la felicità sia condizionata da qualcosa di esterno è un’illusione. È come cercare di afferrare l’acqua con le mani: più stringiamo, più ci sfugge. E allora, perché non cambiare prospettiva?

Ritrovare il presente

Rallenta e vivi il momento. Viviamo in un mondo che corre. Ma quante volte ci fermiamo davvero a godere del momento? Prova a fare una pausa: ascolta il suono della pioggia, osserva un tramonto, immergiti in una conversazione senza pensare a cosa dirai dopo. Essere presenti è uno dei più grandi doni che possiamo farci.

La felicità vive nel presente. Non nel ricordo di ieri, né nelle speranze per domani. È qui, in quel raggio di sole che ti scalda il viso, nel profumo del caffè che ti sveglia al mattino, nel sorriso di un amico. Spesso questi momenti sono così semplici da sembrare invisibili. Eppure, sono loro a riempire le nostre vite di significato.
Prova a fermarti per un istante. Respira profondamente. Guarda attorno a te. Cosa senti? Cos’è che, in questo momento, ti fa sentire vivo? La risposta potrebbe sorprenderti.

Prendi la felicità nelle tue mani
Essere felici non significa eliminare il dolore o evitare le difficoltà. La vita, con tutte le sue sfumature, è un intreccio di gioie e sfide. Ma possiamo scegliere la migliore versione di noi stessi per affrontarla. Possiamo scegliere di vedere la bellezza anche nei giorni bui, di trovare un insegnamento nei momenti difficili, di creare la nostra serenità con piccoli gesti quotidiani.

La felicità è una responsabilità. Non qualcosa che ci viene dato, ma qualcosa che coltiviamo. È nel modo in cui parliamo a noi stessi, nelle decisioni che prendiamo per il nostro benessere, nella capacità di essere gentili con gli altri e con noi stessi. È nell’atto di perdonare, di lasciar andare, di accettare chi siamo.

Qui e ora
Non rimandare la tua felicità a domani. Non aspettare che tutto sia perfetto. Non condizionarla a un “quando” o a un “se”. Sii felice oggi, con ciò che hai e con chi sei.
La felicità è un viaggio, non una destinazione. È un modo di guardare il mondo, di accettare le sue imperfezioni e abbracciare i suoi miracoli quotidiani. E quel modo di guardare il mondo, quel viaggio, comincia con te.

Oggi è il giorno perfetto per ricordarti che sei già abbastanza, che hai già tutto ciò che serve per essere felice. Non lasciare che la felicità ti sfugga. È qui, adesso, nelle tue mani. Sta solo aspettando che tu la riconosca.

Non c'è né passato né futuro. Il tempo è circolare! - Capitolo VII

Perché abbiamo difficoltà a catturare il “presente”? Capitolo 18


venerdì 2 giugno 2023

Sapevi che la tua felicità aumenta del 42% se si vivi a un chilometro di distanza da un amico felice?

 


La scienza dice che anche un sentimento complesso e molto personale come la felicità possa essere contagiosa. Gli esperti Nicholas Christakis, sociologo all’Università di Harvard, e James Fowler, psicologo dell’Università della California di San Diego affermano che il contagio dipenderebbe dal meccanismo dell’empatia e dei neuroni specchio: quando si osserva una persona manifestare un sentimento, nel cervello si attivano le stesse aree che sono accese in quel momento nel cervello dell’interlocutore.

I due hanno condotto uno studio su oltre 5 mila persone e hanno scoperto, analizzando il grado di soddisfazione della vita dei pazienti sottoposti a vari test, che star bene può essere una questione di gruppo. Mostravano livelli di felicità più alti le persone che condividevano le loro giornate con amici, vicini di casa, partner e parenti di buonumore.

Sentirsi felice o infelice dipende soprattutto dalla nostra percepzione

Secondo le ricerche fatte con gemelli omozigotici, il livello quotidiano di benessere personale di ogni individuo ha origine genetica (fino a certo punto), cioè, l’esistenza di un valore programmato biologicamente è scritto nel cervello, dalla nascita. Gli psicologi, invece, ritengono che noi possiamo intervenire grandemente con la mente per migliorare e elevare quello livello di appagamento personale, a prescindere del livello di soddisfazione che la natura ci ha donato.

In realtà, la felicità quotidiana è, in grande parte, determinata dal modo in cui vediamo e ci confrontiamo con le altre persone e cose. Dobbiamo comprendere che il sentirsi felice o infelice, soddisfatto o insoddisfatto, nelle varie fasi della vita, non dipende solo dalle condizioni assolute che ci circondano ma, soprattutto, dalla forma in cui le percepiamo.

Un grande successo ottenuto, può produrre una temporanea sensazione di euforia, così come una tragedia ci può fare affondare in una forte depressione, ma dopo un breve periodo di tempo, subentra il riadattamento e il livello complessivo dell’umore ritorna al valore di base, cioè, quello determinato dalla natura o quello che abbiamo già migliorato usando la capacità mentale.

Tu puoi persino vincere la lotteria, passerai un bel po’ di tempo in fase di estasi, ma se hai un livello di soddisfazione mentale basso, cadrai di nuovo in uno stato insoddisfacente, anche con tutta quella montagna de soldi in torno a te. E tu ripeterai la stessa frase: “Ho tutto, ho vinto la lotteria, ho comprato un yacht, i miei figli hanno tutto che vogliono, ma… NON SO COME MAI, SONO ANCORA INSODDISFATTO"!

Della stessa forma, una persona che ha una salute precaria ma possiede una prospettiva positiva di affrontare la vita, basterà vedere il sole brillare un’altra mattina nella sua vita, e questo è già un forte motivo di felicità.

Quindi, cosa condiziona la nostra sensazione di soddisfazione e il livello della felicità? Questa sensazione è fortemente influenzata pela nostra tendenza al confronto.

Ipotizziamo che sei in alto mare, con il tuo yacht comprato con i soldi vinti nella lotteria, tutta chic vestita, ed ecco che arriva un semplice motoscafo sei metri, con dentro una biondissima, bellissima, giovane, corpo mozzafiato, irresistibile, insomma. La tua mente, poco stimolata, subito sarà, inesorabilmente, direzionata verso il tuo corpo flaccido, capelli orrendi, le rughe persistenti, doppio mento e via dicendo… anche se tutto ciò sia solo frutto della tua insicurezza.

E’ in questo momento che la mente stimolata, lancia l’antidoto: “Non essere cretina, non vedi che barchetta ha quella lì? Guarda il lusso del tuo yacht!” Quindi, essere soddisfatto con la vita, dipende in gran parte, dalle persone con cui ci confrontiamo. Più abbiamo, più (confrontandoci) desideriamo, e meno felici siamo.

Il confronto tende a generare l’invidia, frustrazione, infelicità. Però, possiamo usare lo stesso metodo a nostro favore. Quando ci confrontiamo con il “motivo” della nostra infelicità, è necessario guardare sempre chi possiede meno di noi. Questo fa con che se alzi il livello del nostro appagamento nel confronto con la vita, inducendoci a godere con più pienezza, tutto quello che abbiamo già.

E’ tautologico dire che la ricchezza da sola non può dare felicità. Una delle più rappresentative raffigurazione della non-felicità è rappresentata dall’avaro. Ma perché l'avaro non è felice? Perché, anche senza accorgersene, trasforma il mezzo (soldi) in fine, e fa dell'accumulazione del denaro lo scopo principale della sua vita; una vita che poi non germoglia, e si conclude con se stessa.

“I soldi sono come il letame: se li spargiamo in giro fanno bene, ma se ne facciamo un mucchio in un posto solo, puzzano”. (Francis Bacon)

"La maledizione dell'umanità è sentirsi costretti a guardare sempre l'erba del vicino. Siamo consumati dal relativismo". Andrew Oswald.

La felicità è contagiosa

Ma c’è un altro modo per “contrarre” la felicità: attaccarsi a qualcuno che è già mentalmente felice. Si, si, la felicità è contagiosa. Vi è mai capitato di sentirvi contenti e quasi felice solo stando accanto a una persona felice e allegra? Ebbene, sappiate che non è' solo un'impressione, ma una reazione psicologica e fisiologica basata in solide basi scientifiche.

Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista “British Medical Journal” ha dimostrato con una relazione matematica, che la felicità è contagiosa e, proprio come un virus, è tanto più probabile essere felici quanto più si sta vicini a persone gioiose e serene.

Meno metri ci separano da un nostro amico felice tanto più sarà probabile che ci sentiremo felici anche noi. Gli autori di questa teoria sono due scienziati anglosassoni, Nicholas Christakis della Medical School di Harvard e James Fowler, sociologo dell’Università della California (San Diego). Dagli studi risulta che la probabilità d'essere felici aumenta del 42% se si vive a meno di un chilometro di distanza da un amico felice e del 22% se si vive a meno di tre chilometri di lontananza.

Come noi creiamo la nostra realtà - Capitolo X

Perché è difficile soddisfare desideri più complessi? Capitolo 13