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sabato 22 febbraio 2025

C’è una saggezza interiore nel nostro corpo che SA cosa è necessario per mantenere la salute, senza usare il cervello. Si chiama INNATO

 


Il corpo è molto più consapevole e intelligente di quanto spesso pensiamo, e molte delle nostre percezioni inconsce possono avere una spiegazione biologica.

L'idea dell'Innato trova alcune basi nella scienza, anche se viene spiegata con concetti diversi, come il sistema nervoso autonomo, il microbiota intestinale, la memoria cellulare e la neurocezione.

L'idea di un'intelligenza innata nel corpo è spesso associata a sistemi come la chiropratica, la medicina tradizionale cinese e il pensiero quantistico applicato alla salute.

L’Innato secondo alcune teorie alternative

L’innato è descritto come una saggezza interiore del corpo, una sorta di intelligenza biologica che sa esattamente cosa è necessario per mantenere l'equilibrio e la salute. Questa intelligenza sarebbe più profonda e immediata rispetto alla mente cosciente e avrebbe il compito di monitorare e regolare i processi fisiologici. Quando ci accade un incidente che ci spezza completamente la spina dorsale, i segnali che partono dal cervello non riescono più a raggiungere i muscoli perché il passaggio per questi segnali è interrotto e, quindi, ci resto solo la sedia a rotelle. Tuttavia, il cuore, la digestione, il processo riproduttivo, anche se i segnali inviati dal cervello, dal sistema nervoso centrale, sono interrotti, continuano a funzionare. Per funzionare, il cuore dipende da segnali che provengono dal cervello; ha bisogno d’impulsi elettrici che sono inviati da zone particolari del cervello che creano una sincronia ritmica che fa battere il cuore. Anche se il cervello è scollegato, il cuore mantiene il suo ritmo. Allora, cos’è che mantiene in funzione tutti questi organi dal collo in giù? È l’innato che assume il comando e mantiene il segnale. L’innato è ciò che crea l’emozione. Non sta nel cervello, ma piuttosto in ogni cellula del corpo e in ogni molecola del DNA.

Il cervello percepisce molte cose ed è un eccellente elaboratore. Ma non sa nulla di quel che succede dentro delle nostre cellule o nel nostro corpo emozionale. Non può avvisarci quando qualcosa non funziona bene nell’organismo. Ma l’innato sì. Quando ci capita di sentire un brivido quando dobbiamo prendere una decisione piuttosto che l’altra, quello è un brivido di “conferma” dall’innato! Il cervello può dirci di non toccare la piastra della cucina per quel che è accaduto in passato, ma non ci può inviare brividi di conferma su informazioni che non possiede.

L’Intelligenza Cellulare e la Biologia Quantistica

Studi in biologia cellulare (Bruce Lipton) suggeriscono che le cellule rispondono all'ambiente in modi altamente intelligenti, adattandosi senza bisogno del cervello centrale.
Alcune ricerche in biologia quantistica ipotizzano che il corpo possa elaborare informazioni a livello subatomico, il che potrebbe spiegare fenomeni come l'intuizione.

Caratteristiche dell’Innato:

Autoconsapevolezza biologica: conosce perfettamente lo stato di ogni cellula e organo.
Rilevazione di squilibri: avverte se qualcosa non va nel nostro corpo, a volte prima che la mente cosciente se ne accorga.

Risposte corporee immediate: viene studiato in tecniche come la kinesiologia, dove la forza muscolare può "rispondere" a determinati stimoli rivelando informazioni sullo stato di salute.
Conoscenza oltre il cervello razionale: si dice che abbia accesso a un campo d’informazioni molto più ampio che il cervello cosciente ignora.

Prove scientifiche e neuroscienza

Da una prospettiva scientifica, il concetto di Innato può essere collegato a diversi sistemi biologici e neurologici che regolano il corpo senza il controllo conscio. Anche se la scienza non usa il termine "Innato" nel modo in cui lo fa la spiritualità o la medicina alternativa, esistono strutture e meccanismi che svolgono una funzione simile.

Dal punto di vista della neuroscienza e della biologia, non esiste una parte del corpo che sia più "intelligente" del cervello, ma ci sono sistemi che lavorano indipendentemente dalla coscienza.

Il neuroscienziato Stephen Porges ha sviluppato la Teoria Polivagale, secondo cui il nostro corpo ha un sistema automatico di rilevazione delle minacce (neurocezione) che opera prima che ne siamo consapevoli. Questo spiegherebbe perché a volte “sentiamo” che qualcosa non va prima ancora di capire razionalmente il motivo.

Sistema nervoso autonomo: regola funzioni vitali come battito cardiaco, respirazione e digestione senza bisogno di intervento consapevole.

Microbiota intestinale: L'Intestino come "Secondo Cervello" - Il sistema nervoso enterico ha oltre 500 milioni di neuroni e comunica con il cervello attraverso il nervo vago. Influenza il nostro umore, le emozioni e persino le intuizioni. Molte persone sperimentano "sensazioni viscerali" che anticipano decisioni o eventi.

Intelligenza cellulare: le cellule comunicano tra loro tramite segnali biochimici e ormonali, e possono "sapere" quando è il momento di dividersi, ripararsi o morire.

L'Innato come Saggezza Divina del Corpo

Anche se scientificamente non possiamo dire che esista un'“intelligenza innata” separata dal cervello, è vero che il corpo possiede meccanismi straordinari di autoregolazione e percezione. Tecniche come la kinesiologia e la meditazione aiutano molte persone a connettersi con queste risorse interiori, anche se le spiegazioni scientifiche restano dibattute.

Se guardiamo questo concetto da una prospettiva più spirituale, l'Innato può essere visto come una sorta di coscienza corporea superiore, una saggezza interiore che connette il nostro essere fisico con il nostro Sé più profondo e la nostra energia universale.

Molte tradizioni spirituali e filosofie energetiche parlano di una forma di intelligenza che guida il corpo senza che la mente razionale debba interferire. Questa intelligenza è spesso collegata al flusso energetico universale, alla nostra anima, o alla connessione tra mente, corpo e spirito.

Caratteristiche dell'Innato secondo una visione spirituale:

Connessione con il Sé Superiore – L'Innato è la manifestazione della coscienza divina nel nostro corpo fisico. Alcuni credono che sia una parte della nostra anima che rimane sempre consapevole della nostra missione sulla Terra.

Sapienza interiore e autoguarigione – L'Innato sa sempre cosa è meglio per il nostro equilibrio energetico e fisico. Se impariamo ad ascoltarlo, può guidarci verso la guarigione spontanea.
Linguaggio simbolico del corpo – Quando qualcosa non va, il corpo non comunica solo attraverso il dolore o la malattia, ma anche tramite segnali sottili, brividi, sogni, intuizioni e sensazioni viscerali.
Apertura alle energie universali – In molte tradizioni (come la Medicina Tradizionale Cinese, l'Ayurveda e la guarigione quantica), il corpo è visto come un tempio energetico che riceve informazioni dall’Universo e dall'energia vitale (Prana, Qi, Luce Divina).

Come connettersi con l'Innato?

Se vogliamo attingere alla saggezza dell’Innato, possiamo usare diversi strumenti spirituali:
Meditazione e silenzio interiore per ascoltare le intuizioni del corpo.
Reiki e guarigione energetica per sbloccare eventuali blocchi nel flusso vitale.
Kinesiologia spirituale per "parlare" con l'Innato attraverso test muscolari.
Scrittura intuitiva o channeling per lasciare che il corpo esprima i suoi messaggi.
Rituali di connessione con la natura per riequilibrare l'energia.

Principi fondamentali dell'Olismologia

L’Olismologia è un novo concetto di Medicina Integrata chiamata Disciplina della Sintesi, ovvero lo studio simultaneo dell’insieme. È un approccio olistico alla salute e al benessere che considera l'essere umano nella sua totalità, integrando corpo, mente, emozioni ed energia. Il termine deriva da "olistico", che significa "il tutto", e si basa sul principio che ogni parte del nostro essere è interconnessa e influenzata dalle altre.

L'Olismologia non si concentra solo sul sintomo o sulla malattia, ma cerca di comprendere le cause profonde di uno squilibrio attraverso diverse chiavi di lettura:

Interconnessione tra corpo, mente ed energia – Ogni disturbo fisico potrebbe avere una radice emotiva, energetica o spirituale.

Autoguarigione e intelligenza del corpo – Il corpo ha una propria saggezza innata e, se messo nelle giuste condizioni, può riequilibrarsi e guarire.

Approccio multidisciplinare – L'Olismologia può integrare medicina tradizionale, naturopatia, discipline energetiche, psicologia, alimentazione consapevole e tecniche di rilassamento.
Personalizzazione della cura – Ogni persona è unica e ha un proprio equilibrio specifico da raggiungere, quindi non esistono protocolli standard, ma percorsi individuali.
Ascolto dei segnali del corpo – Il corpo invia messaggi attraverso sintomi, sensazioni ed emozioni. Imparare a interpretarli aiuta a prevenire e risolvere squilibri.

L’Olismologia e l'Innato - L’Olismologia si allinea bene con l'idea dell'Innato, quella saggezza interiore del corpo di cui parlavamo prima. Secondo questa visione, il nostro organismo sa già cosa gli serve per stare bene e comunica attraverso segnali sottili, che possono essere interpretati con le giuste tecniche.

Il Corpo è un Tempio di Conoscenza

L'Innato può essere visto come un ponte tra il mondo materiale e quello spirituale. Ascoltarlo significa riconoscere che il nostro corpo non è solo un meccanismo biologico, ma un'antenna che riceve e trasmette informazioni divine. Se impariamo ad ascoltarlo con consapevolezza, possiamo accedere a una saggezza profonda che ci guida nel nostro percorso di vita.

La cellula invecchia perché non riceve informazione della nostra coscienza! - Capitolo VI

Il valore dell'intuizione – Capitolo 17



mercoledì 27 maggio 2009

Quem foi que inventou a velhice?




Não temos necessidade de envelhecer.
Apesar de todos serem vítimas do envelhecimento, ninguém provou até hoje que ele é necessário. A grande vantagem do corpo mecânico quântico é que ele não envelhece, uma qualidade que pertence a todo nível quântico da natureza. Os prótons e nêutrons não envelhecem, nem a eletricidade ou a gravidade. A vida, que consiste dessas partículas e forças fundamentais, é extremamente duradoura. Seu ADN tem permanecido quase o mesmo há pelo menos 600 milhões de anos.
Um caranguejo se arrastando pela lama exposta na maré baixa não tem nenhuma semelhança com um dinossauro e nem esse se parece com um gorila, mas do ponto de vista do ADN, mais vantajoso, não passam de pequenas variações de um tema interminável.
No que se refere a seus elos químicos, o ADN não é colado com mais firmeza que uma forma ou uma partícula de pólen. Você poderia pensar que esse punhado de átomos meio soltos se desfaria com o tempo, como uma tapeçaria antiga. Sem dúvida, as forças que se opõem à sobrevivência do ADN são imensas: o cansaço e o desgaste físico, mutações casuais destrutivas, a invasão de micróbios concorrentes e, acima de tudo, a entropia, tendência natural do universo físico a diminuir a atividade até parar, como um relógio sem corda.
Todavia o ADN tem sobrevivido a todas elas. Altas montanhas se transformaram em pequenos morros durante a existência do ADN e ainda assim ele não se desgastou nem um milésimo de milímetro. A cola que agrega o corpo mecânico quântico é excessivamente forte. Se a inteligência intrínseca do ADN é tão poderosa, desafiando o tempo e os elementos há tantas eras, o envelhecimento não parece, de forma alguma, ser uma coisa natural. O Maharishi Ayurveda aceita esse princípio. Considerando que todos envelhecem, passamos à questão que realmente importa:
"Precisamos envelhecer?" Os sábios antigos, famosos por sua longevidade, consideravam o envelhecimento um "erro do intelecto" (em sânscrito, pragya aparadh).
Esse erro consiste em alguém se identificar apenas com o corpo físico. Para prolongar a vida e corrigir o erro do intelecto é necessário, em vez disso, identificar-se com o corpo mecânico quântico.
Se você aprofundar sua mente até o nível em que ela funciona além da idade, seu corpo entrará em contato com essa mesma qualidade. Ele envelhecerá mais vagarosamente, pois a mente o orientará do nível mais profundo. Vendo-se como alguém livre do envelhecimento, você vai ficar livre de fato. Esse é um princípio espantosamente simples, mas ainda não é reconhecido pela principal corrente da medicina ocidental. No entanto, é válido, como vamos descobrir.
O envelhecimento parece tão complicado que é até difícil defini-lo exatamente. Uma célula típica do fígado executa quinhentas funções diferentes, tendo quinhentas oportunidades, portanto, de se enganar. Todas essas possibilidades constituem as formas de envelhecer. Por outro lado, a noção de que o envelhecimento é complexo pode ser errônea. Apesar de milhares de ondas, a maré oceânica é um fenômeno único, provocado por uma única força. Esse mesmo princípio também é verdadeiro ao tratarmos do envelhecimento humano, apesar de podermos observá-lo como centenas de ondas: dores diversas, novas rugas ao redor dos olhos e marcas de riso mais profundas nos cantos da boca, um aumento ligeiro, mas inexorável, da pressão arterial, uma pequena perda da visão e da audição, assim como outras inconveniências de menor importância.
O Ayurveda nos ensina a não ficarmos impressionados com esse espetáculo triste e complexo.
O envelhecimento é apenas uma coisa: a perda da inteligência. Como vimos, a cura é a capacidade da mente de se reparar. O envelhecimento é o oposto, o esquecimento gradual do modo certo de fazer as coisas depois que estão erradas.
Uma célula tem experiências e recorda o que lhe acontece. Pode perder sua capacidade se os elos com o conhecimento inato forem danificados ou destruídos. Do mesmo modo, uma célula poderia se manter sempre jovem sem sofrer qualquer decadência se seu estoque completo de inteligência fosse preservado.
Para uma célula, a diferença entre a vida e a morte está em sua memória, ou smriti. Se você mantiver a distância necessária, verá que a memória perfeita tornaria a célula imortal, porque não pode haver morte enquanto a renovação prossegue sem falhas ou enganos.
A ciência nunca provou que o ADN é limitado em sua capacidade de manter uma célula em bom funcionamento. Cada artéria de seu corpo contém o mesmo ADN que formou os seres humanos da Idade da Pedra, 50 mil anos atrás. Se o ADN consegue fazer artérias perfeitas há quinhentos séculos, cada uma com milhões de células perfeitas operando, não existe uma razão intrínseca para que seu ADN trabalhe mal depois de sessenta anos.

A Meditação alonga a vida

Em 1978, uma equipe de pesquisadores chegou à notável descoberta de que a Meditação Transcendental retarda o processo do envelhecimento. O estudo foi dirigido pelo dr. R. Keith Wallace, fisiologista e diretor do Departamento de Graduados em Neurociências da Maharishi International University. Wallace estudou oitenta e quatro praticantes de meditação que estavam com 53 anos de idade, dividindo-os em dois grupos, de acordo com sua regularidade. Um grupo meditava por mais de cinco anos e o outro menos.
No processo de envelhecimento, a idade cronológica é apenas uma das medidas e não muito acurada, porque as pessoas sofrem mudanças variadas com o passar do tempo. Os médicos, portanto, costumam recorrer a uma segunda medida, a chamada idade biológica, que mede o verdadeiro índice de envelhecimento das células de alguém. Dois moços saudáveis de vinte anos parecem quase idênticos se compararmos apenas o coração, o fígado, a pele, a visão de cada um. Porém, depois da maturidade, duas pessoas não envelhecem do mesmo modo. Aos 60 anos, apresentam diferenças drásticas, uma sofrendo de artrite e a outra do coração, uma sendo míope e a outra não, e assim por diante.
Isso significa que o envelhecimento biológico, mesmo que em teoria seja uma medida acurada, é muito difícil de ser definido sem o exame de cada órgão do corpo. Felizmente, existem atalhos aceitos e empregados pelos fisiologistas. Wallace usou três medidas de envelhecimento que mudam de maneira muito uniforme na população em geral: visão mais próxima, acuidade auditiva e pressão sanguínea sistólica (dos vasos sanguíneos quando o coração pulsa). Esses três processos são conhecidos pela deterioração uniforme com o tempo, sendo confiáveis para dar a idade biológica aproximada em uma determinada idade cronológica.
Seguiram-se outros estudos na Inglaterra que confirmaram a pesquisa. Em um grupo, os adeptos da meditação eram sete anos mais moços na da idade biológica. Quando as mesmas pessoas foram novamente examinadas um ano e meio depois, tinham rejuvenescido um ano e meio, o que demonstrou que cada ano de meditação diminui um na idade biológica. Se essas descobertas forem mais largamente confirmadas, a MT será o único sistema mente-corpo a causar esse feito.
Em 1986, o dr. Jay Glaser, médico pesquisador com longa prática em meditação, decidiu estudar uma das ocorrências químicas naturais em nosso organismo que podem ter alguma ligação com a longevidade. Ele começou a medir o nível de um hormônio esteróide chamado DHEA (deidroepian drosterona) nos adeptos de MT. Apesar das moléculas de DHEA serem comuns na corrente sanguínea, sendo centenas de vezes mais frequentes que os hormônios masculino e feminino, sua função ainda é misteriosa. Uma pesquisa recente verificou, no entanto, que o DHEA atinge o nível mais elevado aproximadamente aos 25 anos de idade da pessoa e declina constantemente até os 70, quando existem apenas 5 por cento.
O entusiasmo sobre esse hormônio cresceu apenas nos anos 80, quando foi injetado em altas doses em ratos de laboratório. Ao contrário dos hormônios testados anteriormente, o DHEA mostrou notáveis propriedades contra o envelhecimento. Os ratos velhos ficaram com aparência rejuvenescida, vigor renovado e até o pelo voltou a ficar cheio e lustroso; o câncer em fase inicial desapareceu, tanto em tumores que tinham surgindo naturalmente quanto nos provocados; os animais obesos voltaram ao peso normal; os que sofriam de diabetes melhoraram drasticamente. Se o DHEA causar apenas parte desse efeito em pessoas, pode ser o hormônio que os cientistas estão procurando para combater a velhice.
Ele examinou 328 praticantes de meditação e comparou seus níveis de DHEA com 1462 pessoas que não meditavam. (Para ser preciso, ele procurou o DHEAS, sulfato de deidroepiandrosterona, intimamente relacionado). Todos os que se submeteram ao teste foram catalogados de acordo com a idade e o sexo. Nos grupos femininos, os níveis de DHEA eram bem mais elevados entre as mulheres que praticavam a meditação; o mesmo aconteceu com cada oito entre onze homens. Como os níveis mais elevados de DHEA aparecem entre as pessoas mais moças, Glaser usou esse fato como prova de que a idade biológica, entre as examinadas, diminuía com a prática da MT.
Vale a pena salientar que as maiores diferenças surgiram nas pessoas mais idosas. Os homens com mais de 45 anos que meditam tinham 23 por cento mais DHEA e as mulheres 47 por cento. Isso ganha uma importância especial, pois o índice elevado de DHEA foi relacionado com a proteção contra câncer na mama. Glaser descobriu que os praticantes de meditação mais velhos tinham a mesma quantidade de DHEA que outras pessoas cinco a dez anos mais jovens. Esse dado impressionante mostrou-se independente de alimentação, exercícios, consumo de álcool e do peso dos participantes.
Fonte: Saúde Perfeita, Deepak Chopra, Editora Best Seller, pp.
212-220.