Einstein
è tra i padri fondatori della meccanica quantistica, la teoria
che descrive il comportamento della materia al livello del
mondo infinitamente piccolo fatto di atomi e
particelle.
Un esperimento corale – Big Bell Test - che ha coinvolto oltre
centomila volontari da tutto il mondo è l'ultimo, in ordine di
tempo, a confermare la validità dell'entanglement, l'idea cioè che
particelle distanti quanto si vuole possano passarsi istantaneamente
informazioni sul loro stato quantistico, in una forma molto
particolare di teletrasporto.
Il 30 novembre 2016 il gruppo di citizen scientists arruolato per il
test ha prodotto bit imprevedibili e totalmente casuali di
informazione, usando il proprio smartphone o computer: sequenze
impredicibili di valori 0 e 1 che sono state usate per calibrare le
misurazioni in una serie di test quantistici condotti in 12 diversi
laboratori nel mondo. I risultati dell'esperimento sono stati ora
pubblicati su Nature.
Danno torto ad Einstein i risultati del Big Bell Test,
l'esperimento mondiale di fisica quantistica che aveva coinvolto
oltre 100.000 persone in tutto il mondo 'armate' di
un videogioco e 11 laboratori di fisica, compresa
l'università Sapienza di Roma. I risultati chiariscono meglio
come atomi distanti interagiscono fra loro
e contraddicono la visione del mondo di Einstein, che
prevede un universo indipendente dalle osservazioni umane.
"Tuttavia non accettava tutti gli aspetti di questa teoria e
riteneva che andasse sviluppata ulteriormente" ha detto all'ANSA
il fisico Fabio Sciarrino, responsabile del Quantum Lab della
Sapienza, che ha preso parte al test.
“Secondo Einstein”, ha proseguito il fisico, “l'universo è
indipendente dalle osservazioni umane e per questo diceva 'la Luna
esiste lo stesso anche se non la guardo”, ma nel mondo
dell'infinitamente piccolo non funziona così: "l'uomo con
le sue misure di un esperimento può definire la
realtà e modificarla".
Proprio come ha dimostrato l'esperimento coordinato da Morgan
Mitchell dell'Istituto di Scienze Fotoniche di Barcellona, i
partecipanti, grazie al videogioco, hanno creato stringhe
casuali di numeri, fatte di zero o uno, e le hanno inviate ai
laboratori. Le stringhe, ha spiegato Sciarrino, avevano la funzione
di domande e in questo modo i giocatori hanno scelto le
domande che "noi abbiamo fatto agli esperimenti".
Questi ultimi erano costituiti da coppie di particelle di
luce (fotoni) correlate fra loro in una sorta di abbraccio
virtuale, chiamato entanglement, per il quale gli elementi di
una coppia, anche se separati, sono soggetti a una fortissima
correlazione.
Le stringhe-domande sono state così "caricate negli esperimenti
in modo da decidere quali proprietà (per esempio la direzione in cui
oscilla il campo elettrico del fotone) avremmo misurato sulle
coppie". E' stato visto che "i risultati delle misure su
due particelle fisicamente separate risultano concordi,
indipendentemente da quali proprietà abbiamo scelto di misurare.
Ciò - ha detto Sciarrino - implica qualcosa di molto
sorprendente: o la misura di una particella influenza istantaneamente
l'altra particella (nonostante sia molto lontana), o le proprietà
osservate non sono mai esistite realmente, ma piuttosto sono state
create dalla misura stessa".
Numero infinito di possibilità sovrapposte
Niels Bohr e Werner Heisenberg, ambedue Premi Nobel per la Fisica
rispettivamente nel 1922 e 1932, definirono una loro interpretazione
alle nuove scoperte nota come l’Interpretazione di Copenaghen.
In sintesi essa afferma che l’universo esiste in quanto numero
infinito di possibilità sovrapposte. Secondo la loro teoria, esse
non si collocano in ciò che definiamo né uno spazio né uno stato
di esistenza, ma sono presenti tutte contemporaneamente in uno stato
potenziale.
L’atto di una persona che osserva quei possibili potenziali,
determina l’attivazione di quello sul quale è focalizzato: in
altri termini, quello che pensa o si aspetta di vedere. Questa
risulta essere, ancora ai nostri giorni, la teoria più accreditata.
John Wheeler, noto fisico statunitense, insignito nel 1997 del Premio
Wolf, lascia pochi dubbi in merito: “non potremmo neanche
immaginare un universo che … non contenesse degli osservatori,
perché i mattoni stessi dell’universo sono questi atti di
osservazione partecipata”.
La realtà è di natura olografica. Quindi non esiste – Capitolo XI
Fonte:
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2018/05/21/il-piu-vasto-test-di-fisica-quantistica-boccia-einstein-_7e1844c3-dd38-42d8-b517-a742258b89b0.html
https://www.focus.it/