Potrebbero
esserci molti universi differenti che interagiscono tra loro?
Un
nuovo studio
teorico
sull'argomento, pubblicato sulla prestigiosa rivista
Physical
Review X,
afferma che i mondi paralleli potrebbero non essere un prodotto
esclusivo della fantascienza, ma idealmente potrebbero esistere e
interagire tra loro, almeno a livello teorico. Lo studio è stato
condotto dai ricercatori della Griffith
University a Brisbane,
in Australia, insieme a un ricercatore dell'Università
della California a
Davis, negli Stati Uniti.
Gli
scienziati forniscono una formulazione matematica della possibilità
insondabile dell'esistenza di altri mondi, cioè, un intero universo
dotato della complessità strutturale che oggi conosciamo. Secondo
gli scienziati, l'esistenza di questi mondi si influenzerebbero
reciprocamente e potrebbe fornire una spiegazione scientifica
strutturata della teoria quantistica - la teoria fisica, nata nel
secolo scorso, che è in grado di descrivere il mondo invisibile
degli atomi e di tutto ciò che è ancora più piccolo e
imponderabile.
I
paradossi della Fisica Quantistica
Fino a oggi, la funzione d’onda
era considerata una mera funzione matematica, capace di dirci la
probabilità di trovare un elettrone in quel punto specifico. Un
escamotage statistico e niente di più. Ora, una ricerca che sta
scuotendo il mondo della fisica ha dimostrato che la funzione d’onda
è qualcosa di reale e tangibile: l’elettrone esiste davvero in
un’infinità di punti lungo la sua orbita, come tante infinite
realtà diverse, che vengono ridotte a un’unica realtà solo quando
l’osservatore porta l’elettrone a collassare in quel punto esatto
(scienze.fanpage).
Quando
fu introdotta per la prima volta negli Anni ’50, dal geniale
matematico americano Hugh Everett III, la teoria dei molti
mondi venne derisa. Everett riuscì a fatica a pubblicarla, e
alla fine abbandonò disgustato la carriera accademica. Negli anni,
però, le sue raffinate spiegazioni di alcuni strani fenomeni del
mondo subatomico, come la capacità delle particelle di coesistere in
luoghi diversi, hanno fatto sempre più breccia tra i fisici.
Nonostante
le sue tante bizzarrie, la fisica quantistica è una teoria accettata
e comprovata dalle sperimentazioni, tanto quanto quella della
relatività ed è applicata quotidianamente in tanti ambiti
scientifici e tecnologici producendo un gran numero di ritrovati
importanti per l’industria.
Eppure,
le sue fondamenta filosofiche restano fonte di profonda perplessità
e ha abituato gli scienziati a questi paradossi e queste stranezze,
tanto che hanno spinto il premio Nobel Richard Feynman ad
affermare che “chiunque crede di aver capito la meccanica
quantistica, non l’ha compresa abbastanza” e il
fisico, matematico e premio Nobel danese Niels
Bohr
ad
affermare:
Chi
non è rimasto scioccato dalla meccanica quantistica, vuol dire che
non l’ha capita.
“Secondo
la teoria di Everett, ogni universo si divide in una serie di
nuovi
universi,
quando viene effettuata una misurazione quantistica. Partendo dalle
sue intuizioni, abbiamo dimostrato che è proprio dall’interazione
tra questi mondi, soprattutto repulsiva, che nascerebbero i fenomeni
quantistici”.
“Nel
multiverso – aggiunge David Deutsch, fisico della Oxford
University – ogni volta che facciamo una scelta, si realizzano
anche le altre, perché i nostri doppi negli universi paralleli le
compiono tutte”. Un’idea sfuggente, difficile da accettare ma, a
pensarci bene, non del tutto negativa. Il pensiero che, di fronte
alle scelte più difficili di tutti i giorni, ogni possibile
alternativa abbia l’opportunità di realizzarsi, potrebbe essere in
fondo rassicurante.
L’idea
dell’esistenza di mondi paralleli al nostro, è sempre stata molto
popolare nella letteratura fantascientifica. Tuttavia, nel corso dei
secoli, sono stati numerosi gli intellettuali che hanno appoggiato la
veridicità di questa ipotesi. Tra questi il filosofo italiano
Giordano Bruno, il quale propose che l’universo fosse
infinito e perciò popolato da un’infinità di mondi abitati.
Il
primo modello che si propose di strutturare l’organizzazione di
questi numerosi universi fu elaborato dal fisico irlandese Edmund
Fournier d’Albe, che suggeriva che tali mondi fossero
nidificati l’uno dentro l’altro, con scale di grandezza
decrescenti. Una matrioska di universi: un’immagine fantasiosa e
allo stesso tempo affascinante, che col tempo venne però scartata
dagli scienziati, per essere rimpiazzata da nuove teorie.
Una
teoria, a dir poco affascinante, è stata elaborata da Tom Shanks
professore dell’università di Durham, in Inghilterra,
secondo cui un punto freddo individuato nello spazio potrebbe
spiegare per la prima volta la teoria degli universi paralleli.
Lo
studio guidato da Tom Shanks ha coinvolto oltre 7mila
galassie, ma sino a oggi non era mai stato trovato nulla di simile.
In particolare, le radiazioni e il fatto che il punto sia molto
freddo fanno ipotizzare l’esistenza di una sorta di “vuoto”.
“Non possiamo escludere certo che sia una variazione del modello
standard – ha spiegato Shanks-, ma se così non fosse, si può
pensare che si tratti realmente di un mondo parallelo”.
Ma
come provare queste teorie e legarle a fenomeni fisici osservabili?
Secondo
Lisa Randall, prima donna a ottenere la cattedra di Fisica
teorica alla Harvard University, una possibile strada è il
legame con le ricerche sulla natura della forza di gravità. In base
ai suoi studi, tra i più citati degli ultimi anni, gli altri
universi, vicinissimi al nostro, anche se invisibili, sarebbero
immersi in uno spazio a più dimensioni, come un arcipelago di isole
sparse nell’oceano. Su uno di questi isolotti sarebbero concentrate
le particelle che trasportano, come fanno i fotoni con la luce, la
forza di gravità.
Si
chiamano gravitoni e sarebbero gli unici in grado di saltare da un
universo all’altro. Ma solo alcuni riuscirebbero a “visitare”
il nostro universo. Ecco perché la forza di gravità ci appare così
debole, poiché diluita su più universi, che la assorbono come una
spugna. “Uno degli scopi dei miei studi è spiegare perché la
forza di gravità è così debole in confronto alle altre forze
fondamentali della natura – spiega la studiosa nel suo libro
“Passaggi curvi” -. Un piccolo magnete, infatti, può attirare
una graffetta, nonostante la Terra nella sua interezza eserciti su di
essa la propria attrazione gravitazionale”.
“Il
multiverso mi ha reso una persona più felice. Mi ha dato, infatti,
il coraggio di correre più rischi”. Commenta su New Scientist,
Max Tegmark, fisico del Mit.
Esistono
nell’universo molte regioni ancora inesplorate
Il
battesimo sperimentale a queste ricerche teoriche potrebbe arrivare a
partire dal prossimo anno, al Cern di
Ginevra, con la riaccensione alla sua massima energia
di Lhc, l’acceleratore di
particelle
più potente del mondo. Questa macchina, una pista magnetica di 27
chilometri capace di sondare la struttura più intima della materia,
potrebbe essere in grado di vedere i gravitoni, fino ad ora mai
osservati direttamente. “Con Lhc potremmo trovare particelle che
non esistono più dai tempi del Big Bang, circa 14 miliardi di anni
fa – sottolinea Randall -. Tra loro potrebbero essercene alcune che
vivono solo su altre dimensioni, o persino su altri universi. La loro
osservazione, quindi, sarebbe una prova importante dell’esistenza
di altri mondi”. Queste particelle, infatti, lascerebbero una sorta
d’impronta gravitazionale sul nostro universo. Come un’ombra che
si allunga su un muro in un giorno assolato.
Come
spesso accade nella scienza, gli studiosi vivono e si muovono ai
bordi della conoscenza. “Non sappiamo come questi studi cambieranno
la nostra percezione del mondo – afferma Randall -. Lo stesso
Einstein non poteva prevedere che la sua teoria della Relatività
avrebbe un giorno trovato applicazioni nel Gps. Esistono
nell’universo molte regioni ancora inesplorate – aggiunge la
studiosa -. Sapere cosa cercare è spesso difficile, ma questo non
deve scoraggiare. Ciò che ancora non si conosce deve servire da
stimolo per porsi nuovi interrogativi. È questo – conclude la
scienziata di Harvard – che rende la scienza accattivante”.
Fonte:
Lo studio su Physical Review X
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/03/universi-paralleli-esistono-potrebbero-interarigire/1243794/
http://www.repubblica.it/scienze/2014/11/30/news/i_mondi_paralleli_potrebbero_esistere_davvero_la_fisica_spiega_il_perch-100639051/#gallery-slider=100688509