E' mai capitato di
svegliarsi di notte e sentire il bisogno di controllare la propria email? Di
spegnere il computer e sentire un vuoto terribile che il mondo reale non può
più colmare? Di immedesimarsi nel personaggio assegnato al proprio
nickname? Secondo lo psichiatra americano Ivan
Goldberg, sei
affetta da una vera e propria psicopatologia chiamata
di I.A.D - Internet Addiction Disorder (disturbo
da dipendenza da Internet).
Viviamo sempre di più in una cultura dei
nanosecondi.
Siamo arrivati, signore e signori, nell'era di una nuova tecnologia che ha ampliato
le possibilità di comunicazione e di accesso alle fonti di informazione fino ad
ora sconosciute. Una rivoluzione dell’informazione e delle telecomunicazioni
che velocizza così tanto l’attività umana al punto di domandarci: possibile che
queste stesse meraviglie tecnologiche che ci hanno promesso l’accesso
istantaneo al mondo del cyberspazio, che avrebbe alleviato i nostri impegni,
aggiungendo moooolto più tempo a nostra disposizione, stia, in realtà,
intrappolandoci in una rete di collegamenti in continua accelerazione e, invece
di liberi stiamo diventando schiavi?
Il processo che stiamo
vivendo, apre scenari che fino a poco tempo fa erano impensabili e sicuramente,
i vantaggi che si trarranno da questo nuovo mezzo tecnologico permetteranno
all'uomo di sviluppare capacità e potenzialità fino ad ora non immaginate. Ma... oltre il fascino di queste irrinunciabili
tecnologie, sembra che, contemporaneamente,
questo processo stia producendo veri e propri fenomeni psicopatologici.
Fermate il Tempo… O perderemmo il lume
(della ragione)!
Ma c’è di più. Qualcosa sta cambiando pure
il nostro rapporto con la luce - considerata la più veloce forma di energia
dell’universo. Per la prima volta, la luce s’è lasciata fermare e,
temporaneamente, è rimasta in stand-by. (Poverina!)
Due diversi gruppi di scienziati associati
all’università di Harvard sono riusciti a rallentare
la luce, che viaggia nel vuoto a una velocità di 300.000 km/secondo, fino
all’arresto totale, tenendola in sospeso in questa condizione, per poi
lasciarla libera di proseguire il suo normale percorso. (Maledettamente!)
L’obiettivo era quello di ridurre drasticamente la velocità della luce. I primi segni di rallentamento degli impulsi luminosi si sono manifestati nel marzo 1998. Finalmente, qualche anno fa, sono riusciti a portare il loro lavoro alla stupefacente conclusione: hanno fermato completamente un impulso luminoso all’interno di una minuscola nube di gas raffreddato, vicino allo zero assoluto.
Questi
esperimenti segnano l’apice di una nuova era nella storia umana.
La luce lenta, o congelata, spalanca anche
nuove possibilità per le comunicazioni e le memorie ottiche, nonché per
l’elaborazione dell’informazione quantistica, ovvero per computer che sfruttino
i fenomeni quantistici per polverizzare le prestazioni dei computer
tradizionali.
Come si non bastasse, ora se comincia,
quindi, a organizzare la vita alla velocità della luce.
Bene, cioè, male. Non solo la teoria
incrollabile della velocità della luce è cambiata ma pure i parametri di
una nuova frontiera temporale. L’espressione più cool del
momento è 24/7, ovvero sia, attività ininterrotta, 24 ore su 24 su 7 giorni:
e-mail, Pc, posta vocale, fax, Palm pilot, cellulari, mercati operativi 24 ore
al giorno, bancomat e servizi bancari on line funzionano ininterrottamente,
servizi di ricerca e commercio elettronico attivi tutta la notte, news e
programmi tv, pure servizi di catering non-stop.
Tutte queste facilità e dispositivi
dovrebbero permetterci di più tempo per noi stessi, eppure, sembra che più di
qualunque altro essere umano nella storia dell’umanità, siamo noi, quelli che
stanno sempre correndo dietro al tempo.
Come
mai?
La grande proliferazione di servizi che
permettono di risparmiare tempo e lavoro, ha fatto sì che il ritmo e il flusso
dell’attività commerciale e sociale che ci circondano, conseguentemente se
velocizzassero. Certo che l’email e il cellulare sono delle belle invenzioni e
di grande comodità, però, ora ci troviamo a passare gran parte delle nostre
giornate a rispondere, inoltrare e cestinare le infinità di messaggi che ci
cascano addosso. Pensate che nemmeno sul Water di una toilette pubblica
possiamo essere irreperibili. Vi rendete conto? Nostalgia dei vecchi
tempi... quando ci si poteva aggiornare leggendo le ultime notizie sui
giornali, proprio in quei momenti lì! Mannaggia!!
Care Bollette? Macché! Arriveranno vicino
allo zero assoluto!
Oggi ci troviamo immersi in un mondo
temporale interdipendente molto più complesso, fatto di reti di attività e
rapporti umani in perenne trasformazione: un mondo in cui ogni minuto
disponibile diventa un’opportunità per fare un altro collegamento per non
arretrarci con le nuove informazioni globali.
Altro che crisi di petrolio, crisi dell’acqua e crisi dela borsa.
Adesso, in una cultura dove non si fa altro che cliccare, sta già arrivando la
“crisi della rabbia”. Con questa cultura ad altissima velocità, stanno
già emergendo nuovi schemi comportamentali antisociali, derivanti dallo stress
e dal sovraccarico d'informazioni, con gravi implicazioni. Termini come “rabbia
da scrivania”, “rabbia da strada” e “rabbia d’alta quota”
sono entrati a far parte del nostro lessico comune e sono sempre più persone
che si sentono incapaci di affrontare il ritmo e il flusso dell’attività umana
resa possibile dalle nuove tecnologie, a una velocità luciferina, e
sono in tanti a manifestare il proprio stress con violente reazioni in ufficio,
in automobile e persino in aereo.
Quello che vorrei sapere, gentili e saggi scienziati, con questo esperimento di rallentamento della luce o, addirittura, fermandola completamente “all’interno di una nube di gas raffreddato, vicino allo zero assoluto” non è che disporresti anche dei mezzi per fermare tutte le famigerate bollette in continuo aumento (non solo della luce ma del gas, del telefono, dell’acqua…), metterle tutte in una nube di gas raffreddato e lasciarle lì, per sempre, vicine allo zero assoluto? Vi saremmo eternamente grati!
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