giovedì 22 maggio 2008

Marilyn Monroe – un sé privo di valori


La generazione “trasparente” di oggi si specchia nella sua immagine?

Ogni generazione sarà più libera e più indipendente per creare il proprio spazio. Questa libertà non può essere interpretata come trascuranza dei genitori che a loro volta staranno cercando d'adattarsi alle nuove esigenze o culpa della scuola che non hanno più strumenti adeguati da applicare alla generazione youtube. Questa fase di adeguamento provoca, conseguentemente, un'inerzia generalizzata nei giovani che non creano, non inventano, non progettano, quindi, non realizzano niente. E’ meglio salire sul trono di Maria di Filippi o sul palco di Antonio Ricci. Lì sì, possono diventare “visibili”.
A volte ci sono gli errori degli eccessi più comunemente osservabile nell’educazione dei figli come: indulgenza eccessiva, abbandono a se stessi, perfezionismo, abuso sessuale, repressione per fattori religiosi… che possono causare effetti specifici nella vita adulta del bambino che ne era stato oggetto. E questi errori possono generare adulti problematici.
L’incapacità di Marilyn Monroe (che in realtà si chiamava Norma Jeane Baker) di considerare se stessa altro che non un oggetto sessuale fosse la conseguenza di un abuso sessuale subito nell’infanzia.
E non solo, più dell’abuso, per altro incontestabile, il tratto distintivo dell’infanzia di Marilyn andava tuttavia ricercato nell’abbandono. Affidata già in tenerissima età a un’altra famiglia, da una madre afflitta da gravi turbe psichiche, Marilyn era stata trascurata a tal punto che da ragazzina si era convinta di essere invisibile. Quando sua madre viene internata in una casa di cura per malattia mentale, lei dovette andare all’orfanotrofio. Si determina così quella scissione tra un sé interiore, assolutamente privo di valore proprio e un sé esteriore, di altissimo valore sessuale provocato dallo sviluppo precoce del suo corpo, unico punto appunto che le faceva sentirsi “visibile” dato l’attrazione che esso suscitava.
Quello valore esterno l’avrebbe perseguitata per il resto della sua breve vita.
L’autore Hugh Missildine, partendo dalla propria specifica esperienza di neuropsichiatra infantile, ha scritto su di lei: Molte persone così cresciute, e in particolare le donne, si sentono attratte dal mondo del teatro e del cinema perché… quando non sei nessuno, l’unico modo per essere qualcuno è fingere di essere un altro.
Il testo di Missildine descriveva in modo chiaro alcune conseguenze tipiche del genere di abbandono che Marilyn aveva sperimentato da piccola: la ricerca perenne di protezione, mossa dal desiderio di essere parte di qualcosa eppure vietata dalla sensazione di essere perpetuamente esclusa; la ricerca continua a trovare un padre nei mariti o negli amanti, usando il sesso per strappare la tenerezza e l’approvazione di cui il bambino ha bisogno e trascurando del tutto il proprio benessere, per il semplice fatto che in questo abbandonare se stessi c’è qualcosa di già vissuto, di “familiare”.
Quello che c’è di concreto è che generalizzare sempre, non fa che creare confusione nella mente già spossata di una generazione alla ricerca di una identità. Se mai dà l'impressione di un certo astio nichilista diretto contro obiettivi indefiniti, benché elevati arbitrariamente a categoria. Molti giovani non hanno valori, molti li hanno e ben saldi. Di questo, gli adulti – particolarmente i media – è meglio non scordarsi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny