Il nostro corpo porta i segni di un’evoluzione della specie che dura da decine di migliaia di anni, e che continua sulla via dell’adattamento alle mutevoli condizioni di vita dell’homo sapiens sul pianeta.
La capacità di digerire latte di mucca, per esempio, è una mutazione genetica che interessa meno del 25% della popolazione mondiale: se alcuni umani adulti possono digerire il latte di altri animali, ciò si deve ad una variazione genetica apparsa in Ungheria circa 7.500 anni fa.
Anche i denti del giudizio sono indice dell’evoluzione della specie umana: sempre più spesso vengono tagliati dal nostro corredo di nascita, perché non più necessari e per lasciare più spazio allo sviluppo delle strutture cerebrali.
Si crede che il primo uomo con gli occhi azzurri non sia nato prima di 10.000 anni fa: anche gli occhi azzurri sarebbero frutto di una mutazione genetica in chiave micro-evolutiva, conseguenza di una singola mutazione avvenuta tra 6.000 e 10.000 anni fa.
Si potrebbe facilmente credere che tali modifiche genetiche occorrano nell’arco di lunghissimi periodi di tempo, ma i ricercatori dell’Università di Adelaide hanno scoperto che l’evoluzione del corpo umano viaggia probabilmente molto più velocemente di quanto ci aspettassimo.
L’evoluzione dell’essere umano è ancora in atto
Al centro di uno studio, pubblicato sulla rivista Journal of Anatomy, c’è la scoperta di un’arteria mediana. Un vaso sanguigno dell’avambraccio che si forma nelle primissime fasi dello sviluppo fetale, destinato poi a scomparire.
La terza arteria brachiale è nota come una formazione embrionale, che generalmente scompare durante la gestazione per essere sostituita dalle arterie radiale e ulnare.
Secondo i ricercatori della Flinders University e dell'Università di Adelaide in Australia, un'arteria che scorre temporaneamente lungo il centro dei nostri avambracci mentre siamo ancora nell'utero non scompare più spesso come una volta.
Secondo lo studio, la presenza di questo tratto può essere indice di un processo micro-evolutivo, ma soprattutto ci dà la misura della velocità a cui il corpo umano si sta evolvendo.
"Fin dal XVIII secolo gli anatomisti hanno studiato la prevalenza di questa arteria negli adulti e il nostro studio mostra che è chiaramente in aumento", ha affermato l'anatomista Teghan Lucas. Secondo il dottor Lucas lo studio dimostra che "gli esseri umani moderni si stanno evolvendo ad un ritmo più veloce rispetto a qualsiasi momento degli ultimi 250 anni".
Se tra le persone nate nel 1880 l’arteria mediana era presente nel 10% della popolazione, in quelle nate alla fine del ventesimo secolo si trova un 30% di casi in cui la terza arteria è stata mantenuta.
Il fatto che l'arteria sembri essere tre volte più comune negli adulti oggi, rispetto a più di un secolo fa, è una scoperta sorprendente che suggerisce che la selezione naturale sta favorendo coloro che mantengono questa scorta di sangue in più. Coloro che mantengono questo vaso, e dunque un afflusso maggiore di sangue, sarebbero in qualche modo favorite, per esempio rendendo le braccia più forti.
Secondo lo studio "le persone che nasceranno tra ottant’anni avranno un’arteria mediana, se il trend continua": la terza arteria dell’avambraccio andrebbe, dunque, a costituire la normalità dell’uomo del futuro.
Come anche la fabella, un osso primordiale nella regione flessoria posteriore esterna del ginocchio, ed altri ossicini detti "sesamoidi" che stanno aumentando la propria incidenza di tre volte rispetto ad un passato non così remoto.
Lo ha provato lo scorso anno un team dell’Imperial College di Londra: se nel 1918 la fabella veniva ritrovata solo nell’11% della popolazione mondiale, nel 2018 la percentuale è aumentata fino a raggiungere il 39%. Lacausa, secondo alcuni, sarebbe l’alimentazione che ci rende più alti e pesanti, con tibie più lunghe e polpacci più muscolosi, per cui quel piccolo osso potrebbe essere rifioccato più stabilità al ginocchio.
"Se questa tendenza continua, la maggioranza delle persone avrà l'arteria mediana dell'avambraccio entro il 2100", ha detto Lucas.
Per quanto piccole siano queste differenze, questi minuscoli cambiamenti microevolutivi, la loro somma in centinaia di anni definirebbe la nostra specie in un modo del tutto nuovo rispetto ad ora.
La storia dell'umanità è una farsa. Ecco tutta la verità! - Capitolo XIV
Fonte: Journal of Anatomy