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giovedì 26 marzo 2020

Il Mondo in Lockdown ci fa riflettere e fa respirare il Pianeta




Da quando è iniziata l'emergenza coronavirus i livelli di smog si sono ridotti e le immagini satellitari mostrano un calo significativo dell'inquinamento atmosferico nelle grandi città del pianeta.
La crudeltà della malattia che colpisce la nostra specie sembra avere un sano effetto collaterale per il pianeta. L’ironia della natura ha creato un virus che ci toglie il respiro ma fa respirare il Pianeta. Sembra quasi un ammonimento per forzare l’umanità a riflettere sulle sue azioni distruttive verso la casa che la ospita.
Le diverse catastrofi ambientali e il repentino e perenne cambiamento climatico ci avvertivano della necessità di rallentare, di modificare le nostre vite. Sempre state freneticamente orientate al progresso e al guadagno, inneggiando alla decrescita felice.
Nemmeno la slowbalisation, - gli squilibri economici globali e la decrescita della globalizzazione, definita dall’Economist nel 2019, è stata sufficiente a rallentare i nostri tempi vitali e produttivi.

Il Respiro del Pianeta
Più il nuovo coronavirus si espande più diminuiscono i livelli di inquinamento atmosferico e di CO2 in decine di città e regioni del pianeta, in primis Cina e Italia del Nord.
Le immagini satellitari della Nasa e dell'Esa, l'Agenzia spaziale europea, mostrano una drastica riduzione delle emissioni di biossido di azoto. Rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio, emesso per lo più dalle macchine, è diminuito del 50% come conseguenza della riduzione del traffico, in media del 35% su scala globale, quindi, l’impatto di questo tipo di calo è enorme.

Un'analisi pubblicata sul sito Carbon Brief evidenzia un calo del 25% nell'utilizzo delle fonti di energia e delle emissioni in Cina nelle ultime settimane, l'equivalente del circa l'1% delle sue emissioni annuali.
Si stima che equivalga a 200 milioni di tonnellate di anidride carbonica, più della metà dell’intera produzione annua di emissioni del Regno Unito.
Per gli attivisti ambientalisti è un’opportunità che darebbe alla Cina - e non solo - una finestra di tempo per consentire di realizzare riforme che proteggano l’ambiente e trasformino la sua economia.

Il Mondo in Loockdown ci fa riflettere
Le misure urgenti prese dal governo al fine di contenere e gestire quest’emergenza epidemiologica da COVID-19 hanno toccato le vite di tutti noi, chi più chi meno.
L’ansia del “non aver tempo per niente” improvvisamente argina la nostra paura nei confronti di un tempo vuoto, obbligato alla stasi.

L’umanità si ferma dando spazio agli altri esseri viventi. Molti animali, infatti, si sono riaffacciati alle città deserte, avvicinandosi, esplorando, e reagendo al cambio radicale dell'essere umano. Sono infatti diverse le segnalazioni particolari legate all'interruzione dell'attività umana.

L’Atmosfera in un’altro Pianeta
L'atmosfera di un pianeta senza vita, infatti, è vicina all’equilibrio chimico: se se ne prende un campione e lo si riscalda, si ottiene una miscela di composti non diversa da quella di partenza. Cosa dire invece di un pianeta che ospita la vita?

"La parte vivente e quella inorganica del nostro pianeta interagiscono così che Gaia, la "madre Terra", mantenga un equilibrio e preservi la vita. L’atmosfera terrestre oggi è lontana dall’equilibrio chimico, è composta da gas che dovrebbero reagire prontamente, facilmente e velocemente tra loro per dare origine a composti stabili.
Sembra però che questi gas rimangano separati, in apparente inosservanza delle leggi che regolano l’equilibrio chimico standard.” J. Lovelock
James Lovelock - chimico britannico, scienziato indipendente, scrittore e ricercatore ambientalista - trovò la chimica dell’atmosfera terrestre così persistentemente bizzarra da poterla attribuire soltanto alle proprietà collettive degli organismi.

Il Pianeta Terra – Un super-organismo vivo
La Natura, quindi, è una rete interconnessa di modelli in relazione, lo stesso Pianeta Terra è un sistema vivente, intelligente ed autoregolante.
L'omeostasi è la capacità di un organismo di mantenere costanti le condizioni chimico-fisiche interne anche al variare delle condizioni ambientali esterne attraverso meccanismi autoregolanti a cui partecipano tutti gli apparati del corpo.
Dato che l’omeostasi è una delle caratteristiche peculiari degli organismi viventi, allora in un certo senso, la Teoria di Gaia implica che anche la terra possa essere vista come un organismo, anzi, un superorganismo vivo, i cui sottosistemi (quelli che negli organismi chiameremmo organi), concorrono tutti alla stabilità e al benessere del sistema di cui fanno parte.

Non si deve pensare ad una visione animista, non c’è intenzionalità ne consapevolezza nei sistemi di regolazione delle caratteristiche chimico-fisiche della terra, la regolazione è una proprietà emergente di sistemi con determinati tipi di retroazione, esattamente come il mantenimento della temperatura dell’acqua di uno scaldabagno elettrico è il risultato non intenzionale della retroazione compiuta dal termostato interno.

Esistono molte definizioni possibili del concetto di vita e tutte dipendono dal tipo di formazione scientifica o filosofica di chi si accinge a darla.
Una definizione di vita secondo la quale si potrebbe definire viva la terra può essere la seguente:

“La vita è la proprietà di un sistema circoscritto, aperto a un flusso di energia e materia, in grado di mantenere costanti le proprie condizioni interne malgrado il mutare delle condizioni esterne”.
Un esempio concreto di omeostasi della terra è dato dal fatto che la temperatura media del pianeta è rimasta pressoché costante nonostante il sole abbia, nel corso del tempo, aumentato del 25% il suo calore.
Tutti noi possiamo cavarcela con un solo rene, ma sarebbe imprudente toglierne uno e venderlo se si deve attraversare il deserto a piedi, affrontando lo stress della disidratazione.
La foresta tropicale mantiene fresca e umida la propria regione; facendo evaporare immense quantità di acqua mantiene una copertura bianca di nubi che riflettono la luce solare e portano la pioggia, contribuendo così al raffreddamento dell’intero pianeta.

In realtà, nessuna delle agonie ambientali a cui stiamo assistendo avrebbe assunto dimensioni percepibili se al mondo ci fossero solo 50 milioni di esseri umani e anche se ce ne fossero un miliardo, questi problemi sarebbero contenibili. La popolazione mondiale, però, si stabilizzerà su un numero vicino ai 10 miliardi e non c’è più molto tempo per rendersi conto che l’umanità sta andando incontro a rischi molto grossi se non capirà che la natura non è solamente una fonte di risorse e materia di esclusivo valore economico.

L'umanità è parte integrante della natura
L’essere umano, come l’Universo, è un Olos, un unico sistema vivo e cognitivo con
un’inscindibile connessione fra mente e corpo. Questa concezione della vita (ben presente nelle filosofie orientali) implica un modo di pensare diverso, in termini di relazione e interconnessioni.
Significa non limitarsi all’evento che osserviamo, vedere che dall’interazione delle parti emerge uno schema di comportamento che persiste nel tempo; attraverso il comportamento possiamo intravedere la struttura sottostante che lo manifesta; e intuire che la struttura rappresenta i «modelli mentali» impiegati.
Pensare in questo modo equivale a pensare per sistemi, una visione che comprenda e integri le dimensioni della vita cognitiva, sociale ed ecologica, verso una concezione unificata che sappia che l’intero è superiore alla somma delle parti.

In questo secolo il mondo ci è crollato addosso: l'uomo non è il figlio di un dio, non è il fine ultimo dell'evoluzione e non è il padrone né il "timoniere" del mondo. L'uomo è solo una delle moltissime specie che popolano il pianeta. Non è la più importante, non sarà l'ultima. L'umanità non è "circondata" dalla natura, ma è parte integrante di essa. Adesso il nostro riferimento deve essere l'intero sistema. Non possiamo più chiederci cos'è utile per gli uomini, la domanda deve essere: cosa è utile per il sistema. Se il sistema funziona, i vantaggi saranno anche nostri.

Il Coronavirus mette a nudo la fagilità del nostro modello di sviluppo
Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa costruisci un
modello nuovo che renda la realtà obsoleta”. (Richard Buckminster)

Il coronavirus sta mettendo a nudo tantissime criticità del nostro modello di sviluppo, dall’importanza della sanità pubblica, al bisogno di un coordinamento internazionale della gestione delle epidemie, e soprattutto la necessità di superare l’antinomia tra ecologia ed economia.

Solo rinunciando al ruolo che la borghesia ci ha illuso di avere nel mondo possiamo comprendere meglio la realtà, Questo ora è possibile, disponiamo di una nuova cultura, una cultura che per la prima volta possiamo definire collaborativa. Lo sviluppo di una cultura sistemica è infatti la condizione per modificare il nostro stile di vita (con conseguente diminuzione dei consumi inutili), per la diffusione di una mentalità di pace e per il rispetto delle altre forme di vita, che attualmente consideriamo solamente risorse di esclusivo valore economico... così come la classe dominante considera tutti noi.
"La natura ha semplicemente premuto il tasto reset" Sharon Stone


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