Da quando è
iniziata l'emergenza coronavirus i livelli di smog si sono ridotti e
le immagini satellitari mostrano un calo significativo
dell'inquinamento atmosferico nelle grandi città del pianeta.
La crudeltà della
malattia che colpisce la nostra specie sembra avere un sano effetto
collaterale per il pianeta. L’ironia della natura ha creato un
virus che ci toglie il respiro ma fa respirare il Pianeta. Sembra
quasi un ammonimento per forzare l’umanità a riflettere sulle sue
azioni distruttive verso la casa che la ospita.
Le diverse
catastrofi ambientali e il repentino e perenne cambiamento climatico
ci avvertivano della necessità di rallentare, di modificare le
nostre vite. Sempre state freneticamente orientate al progresso e al
guadagno, inneggiando alla decrescita felice.
Nemmeno la
slowbalisation, - gli
squilibri economici globali e la decrescita della globalizzazione,
definita dall’Economist nel 2019, è stata sufficiente a rallentare
i nostri tempi vitali e produttivi.
Il
Respiro del Pianeta
Più il nuovo
coronavirus si espande più diminuiscono i livelli di inquinamento
atmosferico e di CO2 in decine di città e regioni del pianeta, in
primis Cina e Italia del Nord.
Le immagini
satellitari della Nasa e dell'Esa, l'Agenzia spaziale europea,
mostrano una drastica riduzione delle emissioni di biossido di azoto.
Rispetto allo stesso periodo del 2019, il monossido di carbonio,
emesso per lo più dalle macchine, è diminuito del 50% come
conseguenza della riduzione del traffico, in media del 35% su scala
globale, quindi, l’impatto di questo tipo di calo è enorme.
Un'analisi
pubblicata sul sito Carbon Brief evidenzia un calo del 25%
nell'utilizzo delle fonti di energia e delle emissioni in Cina nelle
ultime settimane, l'equivalente del circa l'1% delle sue emissioni
annuali.
Si stima che
equivalga a 200 milioni di tonnellate di anidride carbonica, più
della metà dell’intera produzione annua di emissioni del Regno
Unito.
Per gli attivisti
ambientalisti è un’opportunità che darebbe alla Cina - e non solo
- una finestra di tempo per consentire di realizzare riforme che
proteggano l’ambiente e trasformino la sua economia.
Il
Mondo in Loockdown ci fa riflettere
Le misure urgenti
prese dal governo al fine di contenere e gestire quest’emergenza
epidemiologica da COVID-19 hanno toccato le vite di tutti noi, chi
più chi meno.
L’ansia del “non
aver tempo per niente” improvvisamente argina la nostra paura nei
confronti di un tempo vuoto, obbligato alla stasi.
L’umanità si
ferma dando spazio agli altri esseri viventi. Molti animali, infatti,
si sono riaffacciati alle città deserte, avvicinandosi, esplorando,
e reagendo al cambio radicale dell'essere umano. Sono infatti diverse
le segnalazioni particolari legate all'interruzione dell'attività
umana.
L’Atmosfera
in un’altro Pianeta
L'atmosfera di un
pianeta senza vita, infatti, è vicina all’equilibrio chimico: se
se ne prende un campione e lo si riscalda, si ottiene una miscela di
composti non diversa da quella di partenza. Cosa dire invece di un
pianeta che ospita la vita?
"La parte
vivente e quella inorganica del nostro pianeta interagiscono così
che Gaia, la "madre Terra", mantenga un equilibrio e
preservi la vita. L’atmosfera terrestre oggi è lontana
dall’equilibrio chimico, è composta da gas che dovrebbero reagire
prontamente, facilmente e velocemente tra loro per dare origine a
composti stabili.
Sembra però che
questi gas rimangano separati, in apparente inosservanza delle leggi
che regolano l’equilibrio chimico standard.” J. Lovelock
James Lovelock
- chimico britannico,
scienziato indipendente, scrittore e ricercatore ambientalista -
trovò la chimica dell’atmosfera terrestre così
persistentemente bizzarra da poterla attribuire soltanto alle
proprietà collettive degli organismi.
Il
Pianeta Terra – Un super-organismo vivo
La Natura, quindi, è
una rete interconnessa di modelli in relazione, lo stesso Pianeta
Terra è un sistema vivente, intelligente ed autoregolante.
L'omeostasi è la
capacità di un organismo di mantenere costanti le condizioni
chimico-fisiche interne anche al variare delle condizioni ambientali
esterne attraverso meccanismi autoregolanti a cui partecipano tutti
gli apparati del corpo.
Dato che l’omeostasi
è una delle caratteristiche peculiari degli organismi viventi,
allora in un certo senso, la Teoria di Gaia implica che anche la
terra possa essere vista come un organismo, anzi, un superorganismo
vivo, i cui sottosistemi (quelli che negli organismi chiameremmo
organi), concorrono tutti alla stabilità e al benessere del sistema
di cui fanno parte.
Non si deve pensare
ad una visione animista, non c’è intenzionalità ne consapevolezza
nei sistemi di regolazione delle caratteristiche chimico-fisiche
della terra, la regolazione è una proprietà emergente di sistemi
con determinati tipi di retroazione, esattamente come il mantenimento
della temperatura dell’acqua di uno scaldabagno elettrico è il
risultato non intenzionale della retroazione compiuta dal termostato
interno.
Esistono molte
definizioni possibili del concetto di vita e tutte dipendono dal tipo
di formazione scientifica o filosofica di chi si accinge a darla.
Una definizione di
vita secondo la quale si potrebbe definire viva la terra può essere
la seguente:
“La vita è la
proprietà di un sistema circoscritto, aperto a un flusso di energia
e materia, in grado di mantenere costanti le proprie condizioni
interne malgrado il mutare delle condizioni esterne”.
Un esempio concreto
di omeostasi della terra è dato dal fatto che la temperatura media
del pianeta è rimasta pressoché costante nonostante il sole abbia,
nel corso del tempo, aumentato del 25% il suo calore.
Tutti noi possiamo
cavarcela con un solo rene, ma sarebbe imprudente toglierne uno e
venderlo se si deve attraversare il deserto a piedi, affrontando lo
stress della disidratazione.
La foresta tropicale
mantiene fresca e umida la propria regione; facendo evaporare immense
quantità di acqua mantiene una copertura bianca di nubi che
riflettono la luce solare e portano la pioggia, contribuendo così al
raffreddamento dell’intero pianeta.
In realtà, nessuna
delle agonie ambientali a cui stiamo assistendo avrebbe assunto
dimensioni percepibili se al mondo ci fossero solo 50 milioni di
esseri umani e anche se ce ne fossero un miliardo, questi problemi
sarebbero contenibili. La popolazione mondiale, però, si
stabilizzerà su un numero vicino ai 10 miliardi e non c’è più
molto tempo per rendersi conto che l’umanità sta andando incontro
a rischi molto grossi se non capirà che la natura non è solamente
una fonte di risorse e materia di esclusivo valore economico.
L'umanità
è parte integrante della natura
L’essere umano,
come l’Universo, è un Olos, un unico sistema vivo e cognitivo con
un’inscindibile
connessione fra mente e corpo. Questa concezione della vita (ben
presente nelle filosofie orientali) implica un modo di pensare
diverso, in termini di relazione e interconnessioni.
Significa non
limitarsi all’evento che osserviamo, vedere che dall’interazione
delle parti emerge uno schema di comportamento che persiste nel
tempo; attraverso il comportamento possiamo intravedere la struttura
sottostante che lo manifesta; e intuire che la struttura rappresenta
i «modelli mentali» impiegati.
Pensare in questo
modo equivale a pensare per sistemi, una visione che comprenda e
integri le dimensioni della vita cognitiva, sociale ed ecologica,
verso una concezione unificata che sappia che l’intero è superiore
alla somma delle parti.
In questo secolo il
mondo ci è crollato addosso: l'uomo non è il figlio di un dio, non
è il fine ultimo dell'evoluzione e non è il padrone né il
"timoniere" del mondo. L'uomo è solo una delle moltissime
specie che popolano il pianeta. Non è la più importante, non sarà
l'ultima. L'umanità non è "circondata" dalla natura, ma è
parte integrante di essa. Adesso il nostro riferimento deve essere
l'intero sistema. Non possiamo più chiederci cos'è utile per gli
uomini, la domanda deve essere: cosa è utile per il sistema. Se il
sistema funziona, i vantaggi saranno anche nostri.
Il
Coronavirus mette a nudo la fagilità del nostro modello di sviluppo
“Non cambierai mai le cose combattendo la
realtà esistente. Per cambiare qualcosa costruisci un
modello nuovo che renda la realtà
obsoleta”. (Richard Buckminster)
Il coronavirus sta
mettendo a nudo tantissime criticità del nostro modello di sviluppo,
dall’importanza della sanità pubblica, al bisogno di un
coordinamento internazionale della gestione delle epidemie, e
soprattutto la necessità di superare l’antinomia tra ecologia ed
economia.
Solo rinunciando al
ruolo che la borghesia ci ha illuso di avere nel mondo possiamo
comprendere meglio la realtà, Questo ora è possibile, disponiamo di
una nuova cultura, una cultura che per la prima volta possiamo
definire collaborativa. Lo sviluppo di una cultura sistemica è
infatti la condizione per modificare il nostro stile di vita (con
conseguente diminuzione dei consumi inutili), per la diffusione di
una mentalità di pace e per il rispetto delle altre forme di vita,
che attualmente consideriamo solamente risorse di esclusivo valore
economico... così come la classe dominante considera tutti noi.
"La natura
ha semplicemente premuto il tasto reset" Sharon Stone
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