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mercoledì 8 ottobre 2008

La bellezza è soggettiva



Gli alieni guardano la nostra Tv

Quale sistema di legittimazione si usa per valutare un’opera d’arte o definire che Brad Pitt è bello e Berlusconi, mica tanto?
Beh, dipende di cosa si intenderebbe per bellezza artistica o fisica che sia.

Secondo Jean Clair – critico francese e storico dell’arte - nel mondo dell’arte contemporanea, per creare un valore, c’è bisogno soltanto di una santa trinità: il critico che offre il suo punto de vista, il collezionista pronto a comprare e il direttore di museo che mette il timbro ufficiale. Se ci sono questi tre, è possibile far ingoiare qualunque cosa. Parole di un intenditore.

Ma, prendiamo un attimo un quadro di Damien Hirst e regaliamo a un’intelligenza extraterrestre. Sarà che facciamo cosa gradita? Magari a loro potrebbe anche gradire il nostro gusto per la bellezza e apprezzare il regalo. Cos’altro potrebbe dire di noi, della nostra arte? Non è detto che troverebbe bello, o profonde le nostre espressioni artistiche. Dopotutto, abbiamo, pure noi, qualche problema a definire il valore estetico di un’opera d’arte. (Figuriamoci misurare la bellezza di Berlusconi!)

E a noi, cosa direbbe, invece, l’arte degli alieni? Dato che gli alieni avrebbero sensi diversi dai nostri, è molto difficile immaginare come sarebbero la loro arte e la loro forma d’intrattenimento. Diciamo che, a queste creature, il senso più importante sia l’olfatto e che la loro vista sia limitata o del tutto nulla. Cosa potrebbe essere trovata nella loro casa? Al posto del quadro di Barney Cattelan, potrebbero essere collocati legni aromatici, invece di un divano Chateau d’Ax troveremmo dei puff che esalano differenti odori floreali nel sedersi.
Gli equivalenti di Picasso e Rembrandt non dipingerebbero ma preparerebbero squisite composizioni di profumi.
Il corrispettivo alieno di “Playboy” sarebbe visivamente insignificanti ma pieno zeppo di aromi erotici e ai correlativi alieni calciatori, per conquistare le veline (o essere conquistato), non servirebbero i muscoli ben scolpiti, basterebbe un buon naso.

L’arte culinaria potrebbe essere come le nostre arti visive o auditive: mangiare un piatto particolarmente raffinato sarebbe come ascoltare la Quinta Sinfonia di Beethoven.
Peccato che non possiamo ancora provare se loro esistono davvero! Nel caso esistessero extraterrestri tecnologicamente avanzati, solo da poco si sarebbero accorti di noi, in seguito allo sviluppo della radio e Tv, già alla fine del XX secolo.

Da Uomini e Donne al Grande Fratello, i più mediocri video programmi delle nostre televisioni, stanno viaggiando verso Alpha Centauri. Si diffondono nello spazio sotto forma di segnali elettromagnetici, che possono essere individuati a grandissima distanza da dispositivi di ricezione grande quanto un radiotelescopio. E così, le veline, magari stanno andando a rallegrare la costellazione Orione.

Che impressione potrebbero fare simili programmi a un’intelligenza aliena? Il fatto che uno dei primi segnali dell’intelligenza terrestre possa uscire dalla bocca di Bart Simpson è una cosa da far riflettere.
Per quanto sia difficile da digerire, i nostri programmi d’intrattenimento sono i primi messaggi che abbiamo spedito nello spazio. E se un giorno dovessimo ricevere trasmissioni da un altro pianeta, saranno ugualmente programmi alieni d’intrattenimento.

Proviamo immaginare:
Il mondo intero lì col fiato sospeso in attesa di vedere le prime immagini extraterrestre sulla BBC. Compare un Carlo Conti superlampadato che presenta l’evento in diretta. Poi, ecco entrare nelle nostre case l’equivalente di Pamela Anderson in un bikini striminzito o di un gruppo tipo Jones Brothers composto di calamari urlanti. Fantascienza? Non direi proprio. Infatti, gli studi satellitari ci informano che le immagini del Super Bowl, diffuse più di ogni altro segnale al mondo, sarebbero il messaggio terrestre più facilmente captabile. Gli studiosi ci dicono che il primo segnale da un mondo alieno, potrebbe essere l’equivalente di una partita di calcio. Da qui possiamo tirare un’interessante lezione:
1. Meglio non valutare un’intera cultura solo in base ai programmi d’intrattenimento.
2. Possiamo imparare molto di una cultura vedendo in che modo la gente si diverte.

Fonte: Riflessioni sull'orlo dell'apocalisse