Fim de Verao(Leia em Portugues)
Ieri sorridevo felice. Il sole, anche se timido, era ancora abbastanza accogliente.
Il vento tiepido accarezzava soavemente la mia pelle ancora abbronzata, come se fosse un giorno estivo qualunque. Ma… è autunno. Eppure, sento quella stessa emozione che se prova negli ultimi giorni primaverili.
E io sorrido... quello sorriso malandrino di complicità che solo io, il sole, il calore e il vento tiepido sappiamo comprendere.
L’aria tiepida che caratterizza l’estate, è carica di serotonina. L’ormone della felicità – e io l’assorbo completamente, per osmosi. E’ necessario. E’ essenziale per poter scaricarla pianino, un po’ alla volta, distribuendo in dosi omeopatiche, diluito il quanto serve, per resistere i lunghi sei mesi di ibernazione emotiva che mi aspetta.
Ieri, se godeva ancora una giornata quasi primaverile, e io sorridevo, carica di serotonina, il bastante per detenere quel sorriso saldo, finché non mi sono svegliata stamattina.
Apro la finestra, ancora con il sorriso nelle labbra. Un’aria fresca avvolge il mio corpo, penetra nelle mie viscere… respiro profondamente. Guardo l’orizzonte. Una raffica, ancora più forte, fa svolazzare le tende, confermando, ahimè, ciò che soltanto un minuto prima non ho voluto assentire.
Il vento soffia con veemenza... più di ieri… forse, meno di domani!
L’aria gradevole di questa mattina, oramai è soltanto un reperto nella mia memoria, un capriccio del mio inconscio, ostinato in volere trasformare il vento gelido in una brezza del deserto; ma... oggi è autunno, mi accorgo solo adesso. La brezza fresca, troppo fresca... anzi, quasi gelata, congela pure il mio sorriso…
Sento voglia di cantare la canzone di ieri… Sento voglia di sorridere oggi, la tiepidezza di quel sorriso di ieri…
Ma oggi è autunno, il sorriso è freddo, la canzone inaudibile…
Devo proseguire… andar avanti senza sorriso e senza canzone.
Comincio a temperare la serotonina… smorzare la razione giornaliera per non esaurirla completamente.
Riprendo il count down… sembra quasi una chimera!
Ma aspetto - con premura – una nuova Primavera!
Fu questa sensazione che avvertii in questa fine di estate.
Ho voluto documentarla con l’intenzione di imparare a accettare questa drastica realtà e cercare di abituarmi con l’alta definizione delle stagioni europee, cosa che ancora è troppo estenuante per una brasiliana doc come me.
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giovedì 25 ottobre 2007
giovedì 10 maggio 2007
Piccolo Racconto
La vita è un Sogno!
Un pomeriggio piovoso girando tra gli scaffali del supermercato, Fernanda, insegnante al liceo scientifico e alle prese con le cure per la fecondazione assistita, sorprende una bambina seduta vicina al banco delle merendine. Nonostante l’evidenza, Fernanda si accorge presto di essere l’unica a vedere quella presenza, e persino a poterle parlare. La bambina le disse di chiamarsi Carlotta, di aver sette anni e di essere lì per compiere una missione: restituire il bambino che è dentro a ciascun adulto. Fernanda sorrise e quasi accarezzò quei capelli lisci e castagni. Continuò girando e prendendo i prodotti che le interessavano.Con il carrello pieno si recò alla cassa e prima di andarsene via si voltò per salutare la bambina. Quello che vide la fece rabbrividire: la bambina, in una frazione di secondo, andò trasformandosi da un bebè che gattonava, passando per tutte le fasi di crescita fino a una donna adulta, e quella donna era lei, come se stesse guardandosi allo specchio, vestito e pettinatura compresi. Quella presenza la fissò e, alzando la mano destra, le disse: “Arrivederci”. Fernanda, credendo di aver fatto un sogno ad occhi aperti, s’allontanò.A casa iniziò a sistemare la spesa e con non poco stupore si accorse di aver preso, inconsapevolmente, soltanto prodotti per bambini, con tanto di Pamper’s, omogeneizzati, calzini, body e una montagna di merendine.
Dopo nove mesi Fernanda ebbe una bambina, coi capelli lisci e castani, e la chiamò Carlotta.
Eliude Santana
Un pomeriggio piovoso girando tra gli scaffali del supermercato, Fernanda, insegnante al liceo scientifico e alle prese con le cure per la fecondazione assistita, sorprende una bambina seduta vicina al banco delle merendine. Nonostante l’evidenza, Fernanda si accorge presto di essere l’unica a vedere quella presenza, e persino a poterle parlare. La bambina le disse di chiamarsi Carlotta, di aver sette anni e di essere lì per compiere una missione: restituire il bambino che è dentro a ciascun adulto. Fernanda sorrise e quasi accarezzò quei capelli lisci e castagni. Continuò girando e prendendo i prodotti che le interessavano.Con il carrello pieno si recò alla cassa e prima di andarsene via si voltò per salutare la bambina. Quello che vide la fece rabbrividire: la bambina, in una frazione di secondo, andò trasformandosi da un bebè che gattonava, passando per tutte le fasi di crescita fino a una donna adulta, e quella donna era lei, come se stesse guardandosi allo specchio, vestito e pettinatura compresi. Quella presenza la fissò e, alzando la mano destra, le disse: “Arrivederci”. Fernanda, credendo di aver fatto un sogno ad occhi aperti, s’allontanò.A casa iniziò a sistemare la spesa e con non poco stupore si accorse di aver preso, inconsapevolmente, soltanto prodotti per bambini, con tanto di Pamper’s, omogeneizzati, calzini, body e una montagna di merendine.
Dopo nove mesi Fernanda ebbe una bambina, coi capelli lisci e castani, e la chiamò Carlotta.
Eliude Santana
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