La "Lettera su Dio", è uno dei manoscritti più preziosi ed eccezionale, considerato uno dei più importanti manoscritti del XX secolo, nel quale il celebre fisico, teorizzatore della relatività, parla della sua concezione di Dio, della religione e del senso dell’esistenza umana, il 3 gennaio 1954. Lo scienziato la inviò un anno prima di morire al filosofo tedesco Eric Gutkind, autore di un libro "Scegli la Vita: la chiamata biblica alla rivolta", che apparentemente a Einstein non era piaciuto.
Il premio Nobel per la fisica aveva già scritto decine di lettere in cui affrontava il tema di Dio e la religione. La Lettera su Dio, tuttavia, contiene riflessioni molto dure su Dio, la Bibbia e il Giudaismo. Nessuna pietà nemmeno per la religione ebraica, in cui era nato e cresciuto, nonostante avesse più volte dichiarato di sentirsi affine con il popolo ebraico, con cui condivideva la cultura. Einstein rimproverava agli ebrei di considerarsi scelti da Dio e al di sopra degli altri popoli: una convinzione, a detta del fisico, del tutto errata.
La Lettera di Einstein - una pagina e mezza autografa e in tedesco - ha acquistato questo nome nonostante la parola “Dio” sia stata usata solo una volta durante tutto il messaggio.
Viene allora da domandarsi perché mai questa lettera abbia suscitato tanto interesse, fino ad acquisire un prezzo così alto - è stata battuta a 2.892.500 dollari da Christie’s, New York, una delle case d'asta più famose del pianeta, ben oltre la stima massima della vigilia.
Le lettere di Einstein proposte all’asta, battute per cifre da capogiro
"Le mie scuse a Dio", ha detto John Haze che ha condotto la vendita nei saloni di Christie's a Rockefeller Center.
Non è la prima volta che il messaggio, riemerso nel 2008 dopo esser rimasto fino ad allora nelle mani della famiglia Gutkind, viene proposto all'asta: nel maggio di quell'anno a Londra, un compratore rimasto anonimo batté il celebre ateo britannico Richard Dawkins, pagando l'equivalente di 404 mila dollari per il documento.
La lettera era stata poi offerta alcuni anni fa su eBay per tre milioni di dollari ma l'operazione apparentemente non andò in porto.
Altre lettere di Einstein sono state battute per cifre da capogiro: nel 2002 un suo messaggio al presidente Franklin Delano Roosevelt - il cui padre della fisica moderna metteva in guardia dai pericoli insiti nella "costruzione di bombe estremamente potenti" come gli ordigni atomici - totalizzò da Christie's 2,1 milioni di dollari.
Einstein non era ateo
Secondo Walter Isaacson, autore di una biografia del 2008, "nessuno dovrebbe basarsi solo su una lettera per risolvere i dubbi sull'idea di Einstein sull'esistenza di un essere supremo. Einstein non era un ateo: Ma non credeva in un Dio che va in giro scegliendo le sue squadre sportive o le sue persone preferite". In linea di massima, non c’è alcun motivo per ritenere che gli scienziati, o altri personaggi noti, abbiano ragioni originali per credere o per non credere, diverse da quelle dei loro simili, o che possano addirittura illuminarli in qualche modo.
In certi casi Einstein parla di Dio, fede e religione in senso scopertamente metaforico. La più nota citazione di questo tipo, presente in tutti i libri a lui dedicati, è “Dio non gioca a dadi con l’Universo”. A voler essere ancora più precisi, a Born scrisse: “Le nostre aspettative scientifiche sono ormai agli antipodi. Tu credi in un Dio che gioca a dadi, e io in leggi perfette che regolano il mondo delle cose esistenti come oggetti reali, e che cerco affannosamente di afferrare con metodo speculativo”. La credenza in Dio è, dunque, attribuita al suo antagonista e non certo rivendicata per sé. Polemizzando invece con Bohr sulla stessa questione, una volta lo accusò di atteggiarsi a “profeta” e, in altra occasione, di essere un “mistico”.
In genere, chi crede lo fa perché è stato educato in tal senso da bambino e, pur cresciuto, non intende rinunciare ai rassicuranti vincoli emotivi della fede. Analogamente, chi non crede lo fa perché fin da bambino è vissuto in un contesto libero dal fideismo e di conseguenza non ne ha mai avvertito l’esigenza, oppure ha smesso di credere perché a un certo punto gli è sembrato un passo indispensabile per la propria crescita. Einstein non fece eccezione. Proveniva da una famiglia ebraica non particolarmente credente, ma ricevette elementi di educazione religiosa, sia di quella cattolica obbligatoria nelle scuole bavaresi, sia di quella ebraica impartitagli in casa da un parente. Attorno agli undici anni visse persino un periodo di fervore religioso, piuttosto breve invero: “Attraverso la lettura di libri di divulgazione scientifica — raccontò in tarda età — mi ero convinto ben presto che molte delle storie che raccontava la Bibbia non potevano essere vere. La conseguenza fu che divenni un accesissimo sostenitore del libero pensiero”. La considerò sempre un’esperienza determinante. Eppure, tutti abbiamo letto numerose affermazioni di Einstein che suonano tutt’altro che religiosamente scettiche.
Ed effettivamente questo emerge anche da ciò che lo stesso Einstein aveva affermato: “La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio. Chiunque sia veramente impegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestano l’esistenza di uno Spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, e di fronte al quale noi, con le nostre modeste facoltà, dobbiamo essere umili.
La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli”.
"Calling Card of God" - Biglietto da visita di Dio – Capitolo 9
Perché alcuni ricevono i favori di Dio e altri invece no? - Capitolo III
Fonte: WEB, meteoweb.eu