domenica 10 agosto 2025

Quando il piatto diventa un’emozione: perché il cibo ci cambia l’umore e fa dimagrire

 


Ti è mai capitato di aprire il frigo non perché avessi fame, ma perché “avevi bisogno di qualcosa di buono”? Magari una giornata pesante in ufficio, una discussione con qualcuno, o semplicemente un pomeriggio piovoso… ed ecco che una fetta di torta diventa più di un dolce: diventa un abbraccio.

Un aspetto importante del cibo è che ha il potere di modificare il nostro stato, sia da un punto di vista elettrochimico, sia da un punto di vista emotivo. Il cibo ci accompagna in tantissime situazioni emotive della nostra vita e contiene dei significati importanti su cui noi costruiamo parte della nostra storia.
Il legame tra emozioni e cibo è profondo e molto più importante di quanto possiamo pensare. È un fatto reale e comprenderlo è uno dei segreti per dimagrire senza vivere a dieta per tutta la vita.

Cibo ed emozioni: una questione di chimica
Quando mangiamo, il nostro cervello rilascia sostanze chimiche che influenzano direttamente l’umore. Gli zuccheri, ad esempio, stimolano la produzione di serotonina, il “neurotrasmettitore della felicità”. E i grassi cremosi attivano il sistema di ricompensa, lo stesso che ci fa sentire bene quando riceviamo un complimento.
In altre parole: il cibo non nutre solo il corpo, ma anche il cervello.

Mangiare per riempire un vuoto
Il problema nasce quando il cibo diventa la risposta automatica a ogni emozione scomoda. Stress, noia, solitudine, rabbia… invece di ascoltare ciò che sentiamo, “tappiamo” le emozioni con qualcosa da masticare. È un meccanismo potente, perché funziona subito — ma solo per poco. Dopo, restano sensi di colpa e magari anche qualche chilo di troppo.
Desiderio, piacere, soddisfazione… ma anche cautela, timore, diffidenza, rifiuto, sono le componenti in gioco nell’alimentazione, che spesso si alternano nella stessa persona.

Il rapporto con il cibo, quindi, è l’espressione di un appetito che non si limita a soddisfare la fame, ma coinvolge gli impulsi più istintivi e vitali della vita affettiva.

La consapevolezza che fa la differenza
Capire che dietro a certe voglie non c’è la fame fisica, ma quella emotiva, è il primo passo per cambiare. Significa fermarsi un attimo e chiedersi: “Ho davvero fame o ho bisogno di conforto, distrazione, affetto?”
Non si tratta di demonizzare il piacere del cibo, ma di riportarlo al suo posto: un alleato, non un rifugio obbligato.

Il potere di scegliere
Quando impariamo a distinguere tra fame del corpo e fame del cuore, il dimagrimento diventa più naturale. Non è più una lotta contro se stessi, ma un dialogo. Quando si impara a modulare le emozioni attraverso l’assunzione di cibo, è perché in un certo momento della vita questa soluzione si è mostrata efficace, utile e decisiva per rispondere a un bisogno fondamentale, quello di non essere soli, di non soffrire, di stare meglio. Così, il cibo smette di essere il telecomando delle nostre emozioni e torna a essere quello che dovrebbe: energia, gusto, convivialità.

In fondo, la vera “dieta” non è mangiare meno, ma vivere meglio… e lasciare che sia il cuore, non la dispensa, a guidare il nostro equilibrio.

Il potere dell'abitudine . Capitolo 1
Il pensiero positivo migliora la qualità della vita . Capitolo XIII