Ti è mai capitato di aprire il frigo non perché avessi fame, ma perché “avevi bisogno di qualcosa di buono”? Magari una giornata pesante in ufficio, una discussione con qualcuno, o semplicemente un pomeriggio piovoso… ed ecco che una fetta di torta diventa più di un dolce: diventa un abbraccio.
Un aspetto importante del cibo è che ha
il potere di modificare il nostro stato, sia da un punto di vista
elettrochimico, sia da un punto di vista emotivo. Il cibo ci
accompagna in tantissime situazioni emotive della nostra vita e
contiene dei significati importanti su cui noi costruiamo parte della
nostra storia.
Il legame tra emozioni e cibo è profondo e molto
più importante di quanto possiamo pensare. È un fatto reale e
comprenderlo è uno dei segreti per dimagrire senza vivere a dieta
per tutta la vita.
Cibo ed
emozioni: una questione di chimica
Quando
mangiamo, il nostro cervello rilascia sostanze chimiche che
influenzano direttamente l’umore. Gli zuccheri, ad esempio,
stimolano la produzione di serotonina, il “neurotrasmettitore della
felicità”. E i grassi cremosi attivano il sistema di ricompensa,
lo stesso che ci fa sentire bene quando riceviamo un complimento.
In
altre parole: il cibo non nutre solo il corpo, ma anche il
cervello.
Mangiare per
riempire un vuoto
Il problema nasce quando il
cibo diventa la risposta automatica a ogni emozione scomoda. Stress,
noia, solitudine, rabbia… invece di ascoltare ciò che sentiamo,
“tappiamo” le emozioni con qualcosa da masticare. È un
meccanismo potente, perché funziona subito — ma solo per poco.
Dopo, restano sensi di colpa e magari anche qualche chilo di
troppo.
Desiderio, piacere, soddisfazione… ma anche cautela,
timore, diffidenza, rifiuto, sono le componenti in gioco
nell’alimentazione, che spesso si alternano nella stessa persona.
Il rapporto con il cibo, quindi, è l’espressione di un appetito che non si limita a soddisfare la fame, ma coinvolge gli impulsi più istintivi e vitali della vita affettiva.
La
consapevolezza che fa la differenza
Capire che
dietro a certe voglie non c’è la fame fisica, ma quella emotiva, è
il primo passo per cambiare. Significa fermarsi un attimo e
chiedersi: “Ho davvero fame o ho bisogno di conforto, distrazione,
affetto?”
Non si tratta di demonizzare il piacere del cibo, ma
di riportarlo al suo posto: un alleato, non un rifugio obbligato.
Il
potere di scegliere
Quando impariamo a
distinguere tra fame del corpo e fame del cuore, il dimagrimento
diventa più naturale. Non è più una lotta contro se stessi, ma un
dialogo. Quando si impara a modulare le emozioni attraverso
l’assunzione di cibo, è perché in un certo momento della vita
questa soluzione si è mostrata efficace, utile e decisiva per
rispondere a un bisogno fondamentale, quello di non essere soli, di
non soffrire, di stare meglio. Così, il cibo smette di essere il
telecomando delle nostre emozioni e torna a essere quello che
dovrebbe: energia, gusto, convivialità.
In fondo, la vera
“dieta” non è mangiare meno, ma vivere meglio… e lasciare che
sia il cuore, non la dispensa, a guidare il nostro equilibrio.
Il
potere dell'abitudine . Capitolo 1
Il pensiero positivo migliora
la qualità della vita . Capitolo XIII