mercoledì 3 ottobre 2018

“Le menti non hanno sesso”





Non c'è alcuna prova di differenze biologiche nelle prestazioni cognitive dei cervelli maschili o femminili - Raffaella Rumiati, neuroscienziata SISSA

Sapeva Marie Meurdrac, già nel 1700. Eppure, nonostante la rivoluzione delle donne negli anni 70, ancora oggi c’è chi sostiene che il cervello femminile sia inadatto alle discipline scientifiche.

Stando a certi numeri, quello tra donne e scienza sembrerebbe proprio un rapporto tormentato. In minoranza rispetto ai colleghi in certi corsi di studio all’università (in Europa tre ingegneri su quattro sono di sesso maschile secondo l’Eurostat), raramente premiate con riconoscimenti scientifici importanti, e quasi mai al comando di gruppi di ricerca (solo il 24% delle posizioni apicali in Italia è ricoperto da donne).

Enrico Cicchetti: ‘È tutta colpa di Heisenberg. Ci eravamo abituati così bene a considerare la mela che cade dall'albero come un oggetto in una posizione precisa, con una data velocità e un certo peso. Spaparanzati come pascià sui concetti di Newton; uno spazio cartesiano e un tempo uguale per tutti. Che comodità. Che
guscio confortevole. Già con Einstein qualche uovo aveva iniziato a frantumarsi. Poi la meccanica quantistica, travolgente, ha fatto la frittata. Un pasticciaccio brutto nel quale gli oggetti sono descritti da una funzione d’onda, una nuvola di probabilità. Una fisica che si regge su calcoli probabilistici, non su assiomi dimostrabili. E a noi laicisti – già senza una Provvidenza a giustificare il caso o Erinni a distribuir vendette – non rimane che sognare che esista almeno un Burlone Celeste, un Grande Perculatore che ci trolla ridanciano, facendoci saettare addosso una serie di coincidenze discretamente insulse’. 
   
Il professore Alessandro Strumia, fisico dell’Università di Pisa che collaborava regolarmente con Ginevra, ha partecipato a una conferenza su "Fisica delle alte energie e gender", nella quale veniva affrontata la questione della discriminazione ai danni delle donne nelle Scienze. 

Lo sventurato rispose «La fisica è stata inventata e costruita dagli uomini, l’ingresso non è su invito». In sostanza, secondo lui, le donne sono sotto-rappresentate solo perché sono meno brave. Nelle discipline scientifiche sarebbe in vigore una meritocrazia assoluta e trasparente: chi è capace entra, chi non lo è resta fuori. E secondo lui le donne restano fuori perché meno brillanti degli uomini.

L’eterno esempio di Madame Curie Madame Curie è il caso eccezionale evocato da decenni per eludere il problema delle pari opportunità tra uomo e donna, ma lei e le altre sono state accolte, dopo che hanno mostrato che cosa sapevano fare.

Agli Uomini, “le cose”… alle donne, “le persone”!
Strumia ha presentato 26 slide sostenendo che gli uomini si interessano di più alle «cose» e le donne alle «persone», e per questo, i primi sono più numerosi nelle professioni a sfondo scientifico e le seconde in quelle umanistiche, dove il confine vero/falso giusto/sbagliato è più sfumato.
Secondo Strumia, è possibile che esistano differenze tra il cervello degli uomini (più portati a «sistematizzare») e delle donne (più dotate nell’«empatia»), diversità a suo avviso influenzate dai livelli di testosterone prenatale. Il fisico italiano propone di misurare il «digit ratio» nelle scienziate: se il dito indice è più breve dell’anulare, questo indicherebbe un’elevata esposizione al testosterone (ormone androgeno) nell’utero materno. E spiegherebbe il successo delle poche scienziate che ce la fanno: assomigliano agli uomini. «All’opposto, sostenere che i cervelli siano identici è ideologia», sentenzia Strumia.
Una tesi che ha ricordato quella di Lawrence Summers, presidente di Harvard, che nel 2005 si dimise dopo avere affermato che le donne hanno minore successo nella carriere scientifiche per differenze innate e non per altro.

Insomma, dopo tre giorni di polemiche, il Cern ha deciso per la sanzione e il rettore di Pisa ha deferito Strumia alla Commissione etica dell’Ateneo. Si potrebbe ribattere che "rimuovere" il problema invece di "confutarlo" è esattamente il contrario del metodo scientifico e che non solo quel guastafeste di Heisenberg, ma pure il buon vecchio Newton avrebbero, forse, qualcosa da ridire. E pure che mettere il bavaglio alle ipotesi bislacche invece di smontarle con le leve della ragione, sa tanto di Santo Uffizio. Ma ecco intervenire il Coglionatore ex machina: la settimana precedente la dottoressa Ursula Bassler, innegabilmente donna, è stata eletta presidente del Cern. Non basta. Può infatti una bacchettata sulle dita a Ginevra provocare un uragano in Svezia? Attenendosi ai fatti, parrebbe di sì: oggi una donna, professoressa associata alla Waterloo University, ha vinto il Nobel per la Fisica. E' solo la terza nella storia del Premio ma non interessa qui capire se a causa di una scarso amore per i numeri nel cromosoma XX o a causa delle pressioni di una società patriarcale. Ciliegina sulla torta, la dottoressa non è mica una donna qualsiasi. Classe 1959, si chiama Donna Strickland. Insomma, una "donna al quadrato". Lassù, tra le pieghe dello spazio tempo, qualcuno ride forte”. E. Cicchetti

https://www.ilfoglio.it/Enrico Cicchetti
http://www.flcgil.it/ - Stefano Montefior
https://oggiscienza.it/

venerdì 28 settembre 2018

Cosa accadrebbe se il Sole si spegnesse?




La Via Lattea è formata da 300 miliardi di stelle. Di quelle che noi osserviamo in cielo, alcune sono già morte. 

Come tutte le stelle, anche il Sole è destinato a spegnersi quando terminerà il suo ciclo evolutivo, tra circa 5 miliardi di anni - è questa l’aspettativa di vita del Sole, stimata dagli astrofisici in base alle conoscenze sul ciclo di vita delle stelle della stessa classe.

Il carburante delle stelle è l’idrogeno e bruciano grazie alla reazione di fusione nucleare che partendo dall’idrogeno produce elio. Il tempo necessario per stelle di massa pari a quella del Sole, circa 333 mila volte la massa della Terra, per uscire dalla sequenza principale è circa 10 miliardi di anni. Poiché il Sole si è formato circa 5 miliardi di anni fa, continuerà a esistere ancora per un tempo almeno altrettanto lungo.

Quando una stella esce dalla sequenza principale, nel suo nucleo, ormai privo di idrogeno, cominciano ad avvenire nuove reazioni di fusione che usano l’elio come combustibile. Questa fase ha inizio con il cosiddetto brillamento dell’elio durante il quale si ha una perdita di circa il 30 per cento della massa. La stella comincia poi ad aumentare notevolmente di dimensioni trasformandosi progressivamente in una “gigante rossa”: poco densa ma più grande di tutto il sistema solare. Quando anche l’elio sarà esaurito, il Sole terminerà la sua esistenza contraendosi e raffreddandosi fino a diventare una “nana bianca”: cioè una stella molto densa e poco luminosa, dalle dimensioni inferiori a quelle della Terra.

Ma è la minuscola concentrazione di elementi più pesanti, che gli astronomi chiamano metalli, a controllare il suo destino. “Anche una piccolissima frazione di metalli è sufficiente a modificare il comportamento di una stella”, ha spiegato Sunny Vagnozzi, fisico dell’Università di Stoccolma, in Svezia, che studia la “metallicità” del Sole.
Quanto più è metallica una stella, tanto più è opaca (poiché i metalli assorbono le radiazioni). E a sua volta l’opacità è collegata a dimensioni, temperatura, luminosità, durata del ciclo vitale di una stella e ad altre proprietà cruciali. “La metallicità, in sostanza, dice anche come morirà”, afferma Vagnozzi.

Cosa accadrebbe se il Sole si spegnesse

L’oscurità sulla Terra non arriverebbe all’improvviso. La luce solare richiede 8 minuti e 20 secondi per trasferirsi dal Sole al nostro pianeta. Dopo questo lasso di tempo, l’intero pianeta affonderebbe in una notte senza Luna. Inoltre, perderemmo di vista il nostro satellite perché la sua luce proviene anche dal Sole.

Si scatenerebbe una mega-tempesta globale: un vento di 2 mila km orari spazzerebbe l’Equatore, per ridursi a mille km orari alle nostre latitudini e via via a zero solo ai Poli. Cesserebbero le maree e la Luna smetterebbe di allontanarsi dalla Terra, come fa da miliardi di anni, e invece comincerebbe ad avvicinarsi a noi. 

La gravità si muove anche ad una velocità equivalente a quella della luce. Senza l’attrazione solare, la Terra lascerebbe la sua orbita e comincerebbe a muoversi in linea retta ad una velocità di circa 110.000 km/h. Ci vorrebbero migliaia di anni per raggiungere la stella più vicina, ma potrebbe collidere con un altro oggetto, essere attratto dalla gravità di un’altra stella o anche da un buco nero lungo il tragitto.

La luce riflessa dai pianeti come Giove scomparirebbe entro mezz’ora e un’ora. Il blackout sarebbe progressivo.

In una settimana la temperatura media del pianeta oscillerebbe intorno ai 15-16 gradi. Il raffreddamento per la perdita del Sole non sarebbe immediato, ma molto intenso. In una settimana raggiungerebbe una temperatura di circa zero gradi.

Senza fotosintesi, le piante morirebbero in pochi giorni o in poche settimane. La produzione di ossigeno si interromperebbe, ma non ci interesserebbe immediatamente perché la riserva di ossigeno nell’atmosfera è troppo massiccia. Le uniche zone abitabili sarebbero quelle con un’intensa attività geotermica (come Yellowstone) o attività vulcanica.

Tre anni sarebbe il termine massimo in cui l’intera superficie dell’oceano congelerebbe. Fortunatamente, il ghiaccio è un ottimo isolante, quindi l’acqua sotto questo mantello di ghiaccio potrebbe essere mantenuta liquida e a temperature più accessibili per circa 4 miliardi di anni.

Da 10 a 20 anni il freddo in superficie sarebbe così estremo (circa -240 gradi Celsius) che i gas atmosferici inizierebbero a condensarsi e cadere sulla superficie, prima come una rugiada e poi come neve.
L’atmosfera crollerebbe completamente e coprirebbe il pianeta con ossigeno, idrogeno e altri gas solidificati. La vita sulla terra continuerebbe perché gli organismi estremofili dell’oceano profondo non hanno bisogno di luce per sopravvivere e costituirebbero del cibo per piccoli pesci e molluschi.
Ma per fortuna, non c’è nessuna possibilità che ciò accada, almeno finché avremo memoria.




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sabato 22 settembre 2018

O universo é um holograma de consciência.



Com os avanços significativos do conhecimento e informação alcançados pela raça humana na atualidade, muitos conceitos estão sendo radicalmente reformulados sobre a forma como a realidade é percebida.


A realidade em que existimos não é algo tangível e físico e não é como ele é percebido.
Onde o Universo era visto como um espaço vazio com matéria espalhadas, agora está sendo visto como uma ilusão, uma projeção holográfica decorrente de alguma realidade primária invisível aos nossos instrumentos biológicos e tecnológicos atuais.

O físico David Bohm acreditava que a realidade objetiva não existe e que, apesar da aparente solidez, o Universo se encontra no centro de um holograma fantástico, gigantesco e extremamente detalhado.

Um holograma é uma uma fotografia tridimensional, produzida com a ajuda de um laser. Para entender melhor, se o holograma de uma rosa é cortado na metade, quando iluminada por um laser, descobrimos que cada metade contém ainda, a imagem completa da rosa. Mesmo continuando a dividir as duas metades, vemos que cada fragmento conterà sempre uma versão menor, mas sempre completa, como a imagem de origem. Cada fragmento contém todas as informações do próprio holograma. 


A dedução sobre as experiências holográficas conclui que, autonomia e separação são uma ilusão e que tudo é UM.
UNIDADE é um conceito encontrado aparentemente em todos os principais sistemas de crenças já manifestadas dentro do reino da consciência humana, só isso já encoraja as recentes descobertas relativas à nossa realidade manifesta. Se este fato é verdade (e bastante evidências demonstram que é), então se confirma que o próprio Universo é uma projeção, um holograma.


Um Universo holográfico poderia explicar :

          -As experiências paranormais e místicas;
    -Experiências de quase morte onde a morte é somente uma mudança de consciência de um nível de realidade do holograma para outro;
    -Coisas como experiências arquetípicas, encontros com os fenômenos incomuns do inconsciente coletivo e outras percepções experimentadas durante os estados alterados de consciência;
    -Os sonhos lúcidos, onde tais sonhos são visitas a realidades paralelas;
    -As sincronicidades também podem ser explicadas pelo modelo holográfico. Os nossos processos de pensamentos estão muito mais intimamente ligados ao mundo físico do que foi pensado anteriormente. As sincronicidades tendem a atingir um pico pouco antes de uma nova percepção ou intuição;
    -Telepatia, precognição, sentimentos místicos de UNIDADE com o universo e até mesmo a psicocinese podem ser explicados através do modelo holográfico;
    -A holografia pode explicar como o nosso cérebro consegue armazenar tanta informação em tão pouco espaço (o nosso cérebro tem capacidade de armazenar 280,000,000,000,000,000,000 bits de informação).
    -A holografia também pode explicar como somos capazes de lembrar e esquecer, como somos capazes de ter memória associativa, como temos a capacidade de reconhecer coisas familiares, de adquirirmos novas competências, de construir um mundo “lá fora”, ter sensações de “membro fantasma” e como somos capazes de ter memória fotográfica.

A consciência não é um produto da realidade física.


O cérebro em si é, portanto, uma projeção holográfica criada a partir de uma realidade primária fora do espaço e do tempo. Todas as realidades relativas são criadas pela consciência existente em relação a si mesma.


Nós somos essa consciência. Nós somos a consciência existente em relação a nós mesmos e interagimos com nós mesmos”.
Não há mais nada. Nenhuma das coisas que percebemos como separadas tem uma existência independente, todas são, na realidade, extensões relacionadas à unidade subjacente da consciência.
A realidade física é um produto da consciência, Não o contrário. A realidade física não interage consigo mesma de alguma forma desconhecida para fazer a consciência passar à existir. A consciência no processo de auto relação repetida e progressiva torna-se a experiência da consciência e assim, cria a realidade física.
O universo seria uma imensa tela de cinema assistida pela consciência.
Há uma mente transmissora de ondas oscilatórias. A mente coletiva do espaço é o pensamento grupal do universo.
A consciência é o andarilho dentro da mente que observa as oscilações. Onde todas as formas residem em vibrações de partículas. E a consciência que é o espectador que acessa as ondulações da mente. Na verdade o universo seria uma imensa tela de cinema assistida pela consciência, onde a consciência não faz parte da mente, mas está inserida dentro dela somente como plateia.
A mente do espaço funciona como sugestão, apresentando a ideia para a consciência. O espaço é ponto central de memória, que sugere à consciência, lembranças passadas, onde a mente do espaço não esta presente, mas ausente no passado. Sugerindo fatos passados que não podem ser experimentados como realidade no momento da observação.
Esta ideia vai contra a própria lógica da mente. Se a mente é uma memória de eventos passados, então a mente é um sonho imaginário. Mas a mente sempre foi apresentada como a lógica matemática que estabelece a realidade. Sendo que tudo que não se aplica à lógica da mente, é ilusão, mas acompanhando a ordem de oscilação do universo. Portanto, o problemas de ilusão está na mente. Isto coloca uma pedra no sapato da lógica, revelando que a integração, não está tão inteira. E esta integração é responsável pela ilusão holográfica.
Então, a lógica esta iludindo a consciência, fazendo a mesma errar por meio de uma uniformidade que não existe. Onde a experiência do pensamento, aprisiona a consciência na incerteza oscilatória.
Então a mente do espaço está sonhando. E se a mente esta sonhando, se entende que a mesma esta adormecida. Isto coloca a mente como sendo o espaço inconsciente do universo. Onde a mente não tem consciência de si mesma. Tudo na mente é uma ilusão da própria mente. Oscilações que vibram sem conhecimento. Falando de uma forma bem simples, nada na mente do espaço pode ser experimentado e a relação de experiência dentro da mente nunca acontece de fato.

Então se a unidade não esta na mente do espaço e nas formas, onde esta a unidade?
A unidade esta na consciência!
A consciência é o mero expectador de todo enredo da mente do espaço. A consciência é o local de unidade da mente. Ela observa todas as formas, mas não interage conscientemente com nenhuma delas. Na verdade, a consciência é a unidade observando o conflito, sem a participação no drama.
Vejamos como exemplo, o preto e branco sendo observado pela consciência. Existem mil pessoas observando as cores. Como tantas pessoas observam o mesmo padrão de cores, se cada pessoa é diferente? Porque existe uma unidade de consciência observando as pessoas e as cores. Então existe uma única consciência observando o todo.
A ondulação da consciência parte do ponto de influencia. Onde a mente insiste constantemente impor a sua ideia ciclicamente como realidade. A ondulação acontece quando a consciência adormece e aceita como realidade a sugestão mental do espaço.

Fonte: Manoel Neto - Universo Holográfico o arquiteto das ilusões





venerdì 14 settembre 2018

Siamo Tutti Interconnessi!



Tramite i nostri cinque sensi entriamo, ogni giorno, in contatto con diverse sensazioni. E tramite questi sensi ci relazioniamo con il mondo che ci circonda, viviamo e percepiamo la nostra realtà. Per ognuno di questi aspetti generiamo un giudizio e poi lo classifichiamo.

Ognuno di noi fa riferimento a un “senso d’individualità”, al percepire se stesso come qualcuno o qualcosa di “circoscritto”, separato dagli altri e da tutto ciò che lo circonda. Vediamo il mondo stesso - le montagne, il cielo, gli animali, le persone e le diverse situazioni - come se fosse esistente in modo indipendente da noi, ma non è così.

Il mito della rete di Indra
E’ un mito che appartiene alla filosofia buddhista ed esprime una realtà fondamentale: l‘interdipendenza di tutte le persone e di tutte le cose.
Il mito parla di una rete che era sospesa sopra la reggia del dio Indra, simbolo delle forze naturali che nutrono e proteggono la vita. Tale rete si estende all’infinito in ogni direzione fino a includere ogni aspetto dell’esistenza, non solo umana ma di tutte le cose.

In ogni intersezione, in ogni nodo di questa rete c’è una gemma lucente e riflettente. Ogni gemma riflette tutte le altre in modo da amplificare il bagliore di ciascuna di esse. Sebbene il loro numero sia infinito, nessuna di tali gemme esiste senza le altre o ne è indipendente. Ciascuna di esse è interdipendente da tutte le altre. Quando ne appare una, appaiono tutte le altre, se non ne appare una, non ne appare nessuna.
Significa che, per quanto ci sforziamo di pensare a noi stessi come entità autonome o autosufficienti, siamo in realtà, comunque, legati gli uni agli altri da relazioni indissolubili. Nessun uomo è un’isola!

Ogni cosa che viviamo e percepiamo è un riflesso di noi stessi, eppure siamo incapaci di percepire qualunque cosa sia indipendente da noi, ovvero non possiamo percepire l’oggetto indipendentemente dall’osservatore.

Ogni situazione che viviamo, ogni oggetto che percepiamo passa tramite il filtro di noi stessi e delle nostre esperienze, attraverso il nostro carattere, le nostre idee e le nostre conoscenze. E proprio per questo che nessun oggetto - inteso come sensazione o esperienza della mente - può essere percepito allo stesso modo da due persone diverse. Non esistono due persone uguali e tutto ciò che si percepisce è un riflesso di ognuno. Non esiste una realtà unica che possa essere percepita da tutti tramite i nostri sensi, ma tante piccole realtà che insieme creano una grande realtà relativa collettiva.

Spesso viviamo il mondo come se tutto non dipendesse da noi, viviamo la nostra realtà personale come se fosse la realtà unica e ovviamente in questo modo la realtà dell’altro diventa diversa o fuori del contesto.

Qualunque cosa percepiamo, un dipinto per esempio, può essere bello o brutto, grande o piccolo, eppure, nessuno può affermare concretamente qual è la realtà, bella o brutta, chi è nel giusto o chi non lo è… e di questo potremmo discuterne razionalmente per delle ore, ma alla fine il dipinto non è né bello né brutto di per sé: è un riflesso di colui che lo percepisce. Quindi, un riflesso della nostra mente.
Questa è la causa che fa generare le discussioni, le guerre, i litigi e il razzismo nel Mondo. L’illusione del sé separato rappresenta la causa fondamentale della sofferenza psicologica dell’essere umano, la base su cui è costruito lo stato d’ignoranza in cui si trova intrappolato e che gli impedisce di riconoscere la Realtà della sua natura.

Come risultato di questa visione distorta, che le cose hanno un’esistenza inerente e quindi indipendente dal suo percettore, saremo portati a proiettare che la causa della nostra felicità o sofferenza esista fuori di noi e quindi ci sforzeremo inutilmente di cambiare il mondo che ci circonda, mentre quello che dovremmo fare è cambiare il modo in cui noi ci relazioniamo con il mondo che ci circonda. Dovremmo almeno fermarci, riflettere almeno una volta, e, osservare quali sono le vere motivazioni che ci spingono ad agire nella vita quotidiana.


Scienza e musica elettronica insieme… con Carl E. Sagan, Richard Feynman, Neil deGrasse Tyson e Bill Ney

We Are All Connected” (Siamo tutti interconessi)
 Un tributo alle grandi menti della scienza, l’intenzione è quella di sostendere la conoscenza scientifica e la filosofia attraverso la musica.
Goditi il video!


Fonte:
Benessere Mentale
dariomassi.com

domenica 9 settembre 2018

O Salto Quântico da Consciência para o Bem-Estar




Tudo o que é manifestado, é apenas passado em movimento, memórias do que foi, que se transforma no que será. Neste processo, não há presente.
Qual passado você está evoluindo para qual futuro?

A teoria quântica é a base de toda ciência natural, da química à cosmologia. Serve para que possamos entender por que o sol brilha, em que modo a televisão produz imagens, porque a grama é verde e como o universo se expandiu a partir do Big Bang. A tecnologia moderna é baseada em ferramentas projetadas com a teoria quântica.

A teoria quântica fala do aqui e agora. Chega até mesmo a encontrar a essência da humanidade... a nossa consciência.
Para acessar a consciência quântica é necessário integrar as quatro realidades em que estamos imersos: objetiva, subjetiva, simbólica e holística.
Pelo menos para uma parte da ciência, não há dúvida de que somos um campo de energia emocional que se manifesta através de um corpo.

Quanto à Consciência, que seja "simplesmente" o produto da evolução humana ou uma propriedade do Universo e, como tal, pré-existente à consciência humana, o matemático Roger Penrose tem poucas dúvidas: baseia-se em vibrações quânticas em microtúbulos no interno dos neurônios cerebrais; tais vibrações afetariam os processos cerebrais.

Fator Unificador
O estudo de seu substrato material está basicamente apenas começando, mas já é evidente que a consciência seja um importante fator unificador: o elemento que organiza e harmoniza os códigos biológicos, bioquímicos, biofísicos e os "da alma"; quando começamos a integrar esses planos - diz Erica Francesca Poli - psiquiatra, psicoterapeuta e conselheira - entendemos que também é possível curar e criar mudanças.
Acontece quando nos alinhamos com um campo de consciência inteligente, universal e atemporal ". Não é uma novidade, é claro: esses conhecimentos sempre foram disponibilizados através dos ensinamentos da Cabalá, da sabedoria dos Vedas e de muitas outras filosofias antigas.

Se nossa consciência é "quântica" em sua expressão material e potencial, cabe a nós fazer com que ela faça um verdadeiro "salto quântico": ativar uma nova visão e consciência. O primeiro passo nessa direção é perceber que existem quatro realidades: objetiva, subjetiva, simbólica e holística.

A realidade objetiva é aquela que ainda distingue a maior parte da ciência oficial moderna, ligada às leis da física clássica: aquela que nos faz considerar que as coisas são como as vemos e que nos fazem acreditar que, como as vemos, realmente corresponda a um única verdade. Essa crença se mostrou útil para o progresso hiper-tecnológico e para a medicina hiper-especialistica e é perfeita, especialmente em situações de emergência.

A realidade subjetiva refere-se ao sujeito que a interpreta: tudo é, de algum modo, relativo e interconectado. Uma abordagem funciona comigo e não com você, ou vice-versa, dependendo de quanto acreditamos ou da afinidade que temos com tal modelo. É a sincronicidade de um quebra-cabeça que conecta, aparentemente de uma maneira mágica, todos os aspectos da nossa vida e, em alguns casos, o faz de maneira evidente e impressionante, mesmo usando a realidade simbólica.

Aqui entramos em um mundo adicional de significados: nada é exatamente como parece, mas se refere a sentidos, significados que são mais amplos e, no entanto, podem falar uma linguagem ainda mais personalizada, específica para a pessoa. Tudo o que nos rodeia e que nos deparamos (pessoas, relacionamentos, eventos, contratempos etc.) faz parte de nós, fala de nós, fala conosco.

Assim, chegamos à realidade holística: e então poderíamos dizer que "nada existe no universo que não esteja no corpo humano, nada existe no corpo humano que não esteja no universo". Mas também que não há nada, tanto na Terra como no homem, que não tenha sido também criado antes e que continue a ser sustentado e nutrido por seres espirituais. Tudo o que somos e vivemos não tem apenas uma formação energética, mas tem, bem antes mesmo, uma origem espiritual, como todas as tradições de sabedoria sempre sublinharam.

Dar um "salto quântico" à nossa consciência significa, então, permitir-nos, passo a passo, de entrar nessa nova visão mais ampla da realidade, que pode, então, ser aplicada concretamente às coisas cotidianas: melhorar os relacionamentos, crescer na vida profissional e pessoal.

"Isso acontece porque no Uno o sentimento de separação desaparece. Se na realidade subjetiva tudo está separado de tudo, no Uno não há distinção entre mim e qualquer outra coisa, porque tudo está em mim, tudo sou eu, fora do tempo. Tudo já está criado na minha semente. No mundo quântico, esta é a consciência do campo do ponto zero; a consciência é quem cria, e as coisas que criará, já estão nela ".

Então, o vazio (deixar espaço para que as coisas aconteçam, eliminar falsas crenças e resistências) e o permitir (que as coisas possam acontecer) tornar-se os ingredientes fundamentais que permitem que todos façam o salto quântico.

Uma consciência ultra-quântica, exigirá então, um outro passo: reconhecer que tudo é apenas experiência e que de cada evento, agradável ou desagradável, fácil ou dificil..., querendo, se pode desenhar um traçado mirado .
Esta é, portanto, a razão verdadeira para a qual estamos fazendo esta viagem de passagem na Terra. (Anna Maria Cebrelli)

Fonte: scienzaeconoscenza.it

martedì 21 agosto 2018

La Coscienza Quantica per il Benessere!




Tutto ciò che è manifesto è passato in movimento,
memorie di ciò che è stato che si trasforma in ciò che sarà.
In questo processo non vi è presente.
Quale passato stai evolvendo verso quale futuro? 

La teoria quantistica è alla base di ogni scienza naturale, dalla chimica alla cosmologia. Ci serve per capire perché il sole splende, in che modo la televisione produce immagini, perché l’erba è verde e come l’universo si è espanso a partire dal Big Bang. La tecnologia moderna si basa su strumenti progettati con la teoria quantistica.

La teoria dei quanti parla del qui e ora. Arriva addirittura a incontrare l’essenza dell’umanità, la nostra coscienza.
Per accedere alla coscienza quantica è necessario integrare le quattro realtà in cui siamo immersi: oggettiva, soggettiva, simbolica e olistica.
Almeno per una parte della scienza, non c'è alcun dubbio che noi siamo un campo energetico emotivo che si manifesta per mezzo di un corpo

Quanto alla Coscienza, che sia “semplicemente” il prodotto dell'evoluzione umana oppure una proprietà dell'Universo e che come tale pre-esista alla coscienza umana, il matematico Roger Penrose non ha molti dubbi: è basata su vibrazioni quantistiche nei microtubuli all'interno dei neuroni cerebrali; tali vibrazioni influenzerebbero i processi cerebrali.

Lo studio del suo substrato materiale è in fondo appena cominciato ma è già evidente come la coscienza sia un importante fattore unificante: l'elemento che organizza e armonizza biologica, biochimica, biofisica e “codici dell'anima; quando iniziamo ad integrare questi piani – afferma Erica Francesca Poli, medico psichiatra, psicoterapeuta e counselor – comprendiamo che è possibile anche guarire, cambiare. Succede quando ci allineiamo con un campo di coscienza intelligente, universale e atemporale”. Non è una novità, beninteso: queste conoscenze ci sono sempre state messe a disposizione attraverso gli insegnamenti della Cabala, la sapienza dei Veda e di tante altre filosofie antiche. 

Se la nostra coscienza è “quantica” nella sua espressione materiale e potenziale, tocca a noi farle fare un reale “salto quantico”: attivare, cioè, una nuova visione e consapevolezza. Il primo passo in questa direzione è realizzare che esistono quattro realtà: oggettiva, soggettiva, simbolica e olistica.

La realtà oggettiva è quella che contraddistingue ancora la maggior parte della scienza ufficiale moderna, legata alle leggi della fisica classica: quella che ci fa considerare che le cose sono come le vediamo e che ci fa ritenere che, come le vediamo, davvero corrisponda ad una unica e sola verità. Questa credenza si è rivelata utile per il progresso ipertecnologico e per la medicina iperspecialistica ed è perfetta soprattutto nelle situazioni di emergenza.

La realtà soggettiva si rifà al soggetto che la interpreta: tutto è, in qualche modo, relativo e interconnesso. Un approccio funziona con me e non con te, o viceversa, a seconda di quanto ci crediamo o dell'affinità che abbiamo con quel modello. È la sincronicità di un puzzle che collega, all'apparenza in modo un po' magico, tutti gli aspetti della nostra vita e in alcuni casi lo fa in modo evidente e sbalorditivo anche utilizzando la realtà simbolica. Qui entriamo in un ulteriore mondo di significati: nulla è solo come appare ma rimanda a sensi, significati che sono più ampi eppure possono parlare un linguaggio ancora più personalizzato, specifico per la persona. Tutto quello che ci circonda e che incontriamo (persone, relazioni, eventi, contrattempi eccetera) fa parte di noi, parla di noi, parla a noi.

Si arriva così alla realtà olistica: e allora potremmo dire che “nulla esiste nell’universo che non sia nel corpo umano, nulla esiste nel corpo umano che non sia nell'universo”. Ma anche che non esiste nulla, sulla Terra e nell'uomo, che non sia anche – prima – stato creato e continui ad essere sostenuto e nutrito da esseri spirituali. Tutto quello che noi siamo e viviamo non ha solo una formazione energetica ma, ancor prima, ha un'origine spirituale, come sottolineano da sempre tutte le tradizioni sapienziali.

Far fare un “salto quantico” alla nostra coscienza significa quindi concedersi, passo dopo passo, di entrare in questa nuova visione più ampia della realtà che poi si può applicare, concretamente, alle cose di ogni giorno: per migliorare le proprie relazioni, per crescere nella vita professionale e personale.

“Questo accade perché nell'Uno il senso di separazione scompare. Se nella realtà soggettiva tutto è separato da tutto, nell'Uno non c'è distinzione tra me e qualsiasi altra cosa, perché tutto è in me, tutto sono io, fuori dal tempo. Tutto è già creato nel mio seme. Nel mondo dei quanti questa è la coscienza del campo del punto zero; la coscienza è colei che crea e le cose che creerà che sono già in lei”.

Così il vuoto (lasciare spazio perché le cose possano succedere, eliminare false credenze e resistenze) e il permettere (che le cose possano succedere) diventano gli ingredienti fondamentali che consentono, a tutti, di compiere il salto quantico.

Una coscienza ultraquantica richiederà poi un altro passo ancora: riconoscere che tutto è solo esperienza e che da ogni avvenimento, piacevole o spiacevole, facile o impegnativo, volendo si può trarre un insegnamento mirato. Che è poi la ragione, vera, per cui stiamo facendo questo viaggio di passaggio sulla Terra. (Anna Maria Cebrelli).

L'universo è organizzato secondo principi olografici. Cap XII

Fonte: scienzaeconoscenza.it






martedì 17 luglio 2018

L’Universo ha iniziato senza Big Bang!


L’Universo non è cominciato con un sussurro, ma con un botto! O almeno, questo è ciò che ci viene raccontato di solito: l’Universo, e tutto ciò che contiene, hanno cominciato a esistere al momento del Big Bang. Lo spazio, il tempo e tutta la materia e l’energia all’interno iniziarono da un singolo punto, per poi espandersi e raffreddarsi, dando origine nel corso di miliardi di anni ad atomi, stelle, galassie e ammassi di galassie, sparsi lungo i miliardi di anni luce che compongono l’Universo osservabile. È un’immagine bella e convincente, che spiega molto di ciò che vediamo, dalla presente struttura su vasta scala dei duemila miliardi di galassie dell’Universo alla radiazione residua che permea tutto l’esistente. Purtroppo è anche sbagliata e gli scienziati lo sanno da quasi 40 anni.

L’idea del Big Bang fu elaborata inizialmente negli anni ‘20 e ‘30. Guardando alle galassie distanti abbiamo scoperto qualcosa di insolito: più lontano si trovano da noi, più velocemente sembrano allontanarsi. Secondo le previsioni della Relatività Generale di Einstein, un Universo statico sarebbe instabile dal punto di vista gravitazionale: se il tessuto dello spazio-tempo obbedisse a queste leggi, tutto dovrebbe allontanarsi reciprocamente oppure collassare. L’osservazione di questa apparente recessione ci ha insegnato che l’Universo è tuttora in espansione e che, se le cose si allontanano con il passar del tempo, significa che nel passato remoto erano più vicine.
Un Universo in espansione non significa solo che le cose si allontanano con il passar del tempo, ma anche che la luce esistente nell’Universo aumenta di lunghezza d’onda se ci spostiamo in avanti nel tempo. Dato che la lunghezza d’onda determina l’energia (un’onda più corta implica più energia), ciò significa che l’Universo si raffredda nel tempo e che pertanto le cose erano più calde in passato. 

Retrocedendo a sufficienza si giunge a un momento in cui tutto era così caldo che non potevano formarsi neanche gli atomi neutri. Se questa ricostruzione è corretta, dovremmo vedere un barlume residuo di radiazione, in tutte le direzioni, che si è raffreddato a solo qualche grado sopra lo zero assoluto. La scoperta della Radiazione Cosmica di Fondo nel 1964 da parte di Arno Penzias e Bob Wilson è stata la straordinaria conferma del Big Bang.

Forte la tentazione, quindi, di continuare a retrocedere nel tempo, a quando l’Universo era ancora più caldo, più denso e più compatto. Continuando ad andare indietro, si troverà un momento in cui le temperature erano troppo elevate perché si formassero i nuclei atomici: la radiazione era così calda da spezzare qualsiasi legame protone-neutrone; un momento in cui potevano formarsi spontaneamente coppie di materia e antimateria: l’Universo era così energetico da far creare spontaneamente coppie di particelle e antiparticelle; un momento in cui i singoli protoni e neutroni si frammentavano in un plasma di quark e gluoni: temperature e densità erano così elevate che l’Universo era più denso dell’interno di un nucleo atomico.

E infine, un momento in cui densità e temperatura salivano a valori infiniti, dato che tutta la materia e l’energia dell’Universo erano contenuti in un singolo punto: una singolarità.
Questo punto finale assoluto – la singolarità che rappresenta il collasso delle leggi della fisica – viene considerato inoltre l’origine dello spazio e del tempo. Era questa l’idea centrale del Big Bang.

Ovviamente, tutto è stato confermato come vero tranne l’ultimo punto! In laboratorio abbiamo creato dei plasma di quark e gluoni; abbiamo creato coppie di materia-antimateria; abbiamo calcolato quali e quanti elementi leggeri dovrebbero formarsi nelle prime fasi dell’Universo, abbiamo effettuato le misurazioni e riscontrato che coincidono con le previsioni del Big Bang. Muovendoci in avanti, abbiamo misurato le fluttuazioni nella Radiazione Cosmica di Fondo, vedendo in che modo si formano e crescono le strutture dei legami gravitazionali, come stelle e galassie. Ovunque guardiamo troviamo un’eccezionale coincidenza tra teoria e osservazioni. La teoria del Big Bang sembrava vincente.

Tranne, però, che in alcuni aspetti. Tre cose specifiche che ci si aspetterebbe dal Big Bang non sono successe. Vediamole nel dettaglio.
L’Universo non presenta diverse temperature in differenti direzioni, anche se un’area vasta miliardi di anni luce verso un’unica direzione non avrebbe mai avuto tempo (a partire dal Big Bang) di interagire o scambiare informazioni con un’area estesa per miliardi di anni luce nella direzione opposta.

L’Universo non possiede una curvatura spaziale misurabile che sia diversa da zero, anche se un Universo perfettamente piatto spazialmente richiede un equilibrio perfetto tra l’iniziale espansione e la densità di materia e radiazione.

L’Universo non presenta alcun residuo dell’esistenza di energia ultra-elevata risalente ai primi tempi della sua esistenza, anche se le temperature create da tali residui avrebbero dovuto manifestarsi in un Universo arbitrariamente caldo.

Considerando questi problemi, i teorici hanno cominciato a pensare alle alternative a una singolarità per il Big Bang e a cosa potrebbe ricreare quello stato caldo, denso, in espansione e raffreddamento, evitando tali problemi. Nel dicembre del 1979, Alan Guth trovò una soluzione.

Invece di uno stato arbitrariamente caldo e denso, l’Universo potrebbe avere avuto inizio da uno stato in cui non erano presenti affatto materia, radiazione, antimateria, neutrini e particelle. Tutta l’energia presente nell’Universo sarebbe invece racchiusa nel tessuto dello spazio stesso: una forma di energia del vuoto, che fa espandere l’Universo a una velocità esponenziale. In questo stato cosmico le fluttuazioni quantiche esistono comunque quindi, con l’espandersi dello spazio si sarebbero espanse in tutto l’Universo, creando regioni con densità energetiche leggermente superiori o leggermente inferiori alla media. E infine, quando questa fase dell’Universo – il periodo dell’inflazione – giunse al termine, tale energia sarebbe stata convertita in materia e radiazione, creando quello stato caldo e denso sinonimo del Big Bang.

Quest’idea fu ritenuta attraente ma fantasiosa. C’era comunque un modo per metterla alla prova. Si trattava di misurare le fluttuazioni nel bagliore residuo del Big Bang e di vedere se esibivano un andamento coerente con le previsioni dell’inflazione. Inoltre tali fluttuazioni avrebbero dovuto essere abbastanza piccole perché l’Universo non potesse mai raggiungere le temperature necessarie per creare residui ad alta energia e molto più piccole delle temperature e densità in cui lo spazio e il tempo emergerebbero da una singolarità. Dagli anni ‘90 a oggi abbiamo misurato tali fluttuazioni riscontrando proprio quanto previsto.


La conclusione è ineludibile: il Big Bang è accaduto di sicuro, ma non lo si può far risalire fino a uno stato arbitrariamente caldo e denso. Invece, il primissimo Universo attraversò un periodo in cui tutta l’energia che sarebbe finita nella materia e nella radiazione presenti oggi era racchiusa nel tessuto dello spazio stesso. Tale periodo, detto Inflazione Cosmica, giunse a una fine e diede luogo al Big Bang, ma non creò mai uno stato arbitrariamente caldo e denso, né creò una singolarità. Quello che successe prima dell’Inflazione – o se l’Inflazione fosse eterna nel passato – è ancora un punto di domanda, ma una cosa è certa: il Big Bang non è stato l’inizio dell’Universo!




mercoledì 27 giugno 2018

O Big Bang é “um dos maiores equívocos da História



Uma fascinante viagem através do tempo, em busca dos vestígios de universos precedentes ao Big Bang, foi proposta por modelos físico-matemáticos que interpretam o espaço na vizinhança de um buraco negro. Com esse truque – conforme relatou a Ansa - o físico brasileiro Juliano César Silva Neves, da Universidade de Campinas no Brasil, consegue descrever a teoria que rejeita um começo definido do cosmos, como o Big Bang, e propõe uma sucessão eterna de universos, a ponto de hipotetizar a conservação em nosso universo de vestígios de um universo anterior. A pesquisa foi publicada na revista Relativity and Gravitation.
Juliano utilizou uma equação matemática de mais de cinquenta anos, que descreve os buracos negros, para mostrar que o nosso universo não precisou de um começo compacto, como foi o Big Bang, para existir.
Juliano propõe uma ideia chamada de “Universo com ricochete”, uma ideia que, na realidade, já circula entre os físicos há quase um século, e diz que o Big Bang não foi responsável pela criação do universo, e que o universo surgiu e foi se expandindo por meio de contrações.

O Universo e tudo o que nele existe, nasceu no momento do Big Bang?
Para o astrofísico e escritor científico Ethan Siegel, pensar que o Universo e tudo o que nele existe nasceu no instante do Big Bang é “um dos maiores erros”.
Os “cientistas já sabem sobre o erro há quase 40 anos”, sustenta um artigo de Ethan Siegel para a Forbes, que qualifica o Big Bang como “um dos maiores equívocos da História”.

A ideia original sugere que o Universo surgiu de um estado quente e denso e, neste momento, encontra-se em expansão e esfriando, como recorda Siegel.
Se “continuarmos a extrapolar” até o passado, o universo se tornaria “mais quente, denso e compacto”, até chegar a um momento em que “a densidade e a temperatura se elevam a valores infinitos, onde toda a matéria e energia no Universo estão concentradas em um único ponto: a singularidade”.

O autor do artigo sustenta que essa singularidade – onde as leis da física se rompem – também é“o ponto final”, que representa a origem do espaço e do tempo.
No entanto, há enigmas que a teoria do Big Bang não consegue explicar, como por exemplo, o fato de o Universo ter a mesma temperatura em todos os extremos, mesmo que não tenham tido tempo de se comunicar entre si desde o início.

Em 1979, o cientista americano Alan Guth propôs uma alternativa à “singularidade” do Big Bang: a teoria da inflação cósmica, que consistia na existência de uma fase média de expansão exponencial anterior ao Big Bang, e que poderia resolver todos estes problemas.
Neste estado cósmico, as flutuações quânticas continuariam a existir, e ao expandir-se no espaço, se estenderiam pelo Universo, criando regiões com densidades de energia ligeiramente superiores ou ligeiramente inferiores da média, explica Siegel.

Quando esta fase do Universo chegasse ao fim, essa energia se converteria em matéria e radiação, criando o estado quente e denso, ou seja, o Big Bang.

No entanto, de acordo com o físico da Unicamp, Juliano César Neves, o evento do Big Bang poderia ser aceito por ele se esse termo tivesse uma definição diferente da que se refere à singularidade. Isso porque – afirma - “quando essa fase de transição entre uma contração e uma expansão não é singular, o que se tem é uma "física bem comportada em todo o trajeto", ela funciona integralmente. Ao invés de um estado singular, apenas um ricochete. E se existiu um ricochete, uma transição, houve uma fase anterior à atual expansão cósmica. Se o universo está expandindo atualmente, a fase anterior à atual fase de expansão foi uma fase de contração. Aí, sim, a gente pode, a partir disso, tentar também construir uma visão cíclica, onde o universo passa por sucessivas fases de contração e expansão."

"O problema de você assumir uma singularidade é assumir a sua ignorância. A singularidade, acima de tudo, é a total ignorância da física. Porque a física não funciona na singularidade." Conclui Juliano.

A conclusão di Siegel também é indeclinável: o Big Bang ‘definitivamente ocorreu’, mas só depois da fase da inflação cósmica. O que ocorreu antes – ou se a inflação era eterna no passado – continua uma questão aberta, mas uma coisa é certa: o Big Bang não é o começo do Universo“.

Nós dissemos que não faz sentido que o universo exploda de um ponto central criativo, sem distribuir-se equamente. E nós dissemos a vocês para olharem para o efeito clumping (conglomeração) como evidência de que não houve um ponto de explosão original. Mas há algo mais e vamos dizer-lhes do que se trata. Porque virá um tempo em que vocês estarão aptos a colocarem seus olhares e seus telescópios em lugares muito distantes e diferentes. Um desses poderia estar em outro planeta e, à medida que olham para o universo de uma maneira estereoscópica, como seus dois olhos observando o mundo, finalmente verão a imagem tridimensional à sua frente. E o que seus olhos irão ver, são as estradas aparentemente negras, entre grupos de massas estelares, como linhas retas de escuridão que dão direção ao Universo – dando simetria – criando mistério sobre a possibilidade de tal coisa existir – como estradas aparentemente feitas do nada, entre os vários agrupamentos. Preste atenção, isso certamente acontecerá. Kryon 2003.



Fonte: https://ciberia.com.br/