martedì 1 maggio 2018

Riflettendo sul senso della nostra esistenza.





Riflettendo sul senso della nostra esistenza.

La realtà è una illusione molto persistente.” A. Einstein

Sull'orlo dell'abisso
Oggi più che mai ci accorgiamo che scienza e filosofia sono divenute indissolubili. Le scoperte scientifiche giungono inevitabilmente a rivoluzionare il nostro stato di cose e a migliorare la nostra condizione di vita.
Prima di chiederci il motivo per cui esistiamo dovremmo chiederci "dove siamo". Dove ci troviamo a esistere? Probabilmente troveremmo il filo conduttore che ci porterebbe ad una soluzione del nostro quesito.
In effetti ci siamo mai chiesti dove siamo? Cos'è il vuoto da cui è uscito l'universo e che oggi consente la sua continuità supportandolo attraverso sconosciute leggi che appartengono al mistero? Potremmo chiederci perché ci sia qualcosa invece di niente.

Nella Natura è tutto sempre ergonomico, per cui le sarebbe stato più facile non spendere alcuna energia destinata a creare l'universo e lasciare che non ci fosse altro che il "niente". Ma visto che c'è, cos'è questo "qualcosa" che c'è invece del niente? E che cosa siamo noi sul piano dell'Io consapevole che possiamo riflettere lo straordinario evento che è lo Shan? (Una esperienza che gli antichi druidi avevano identificato in una qualità non concettualmente descrivibile. Uno stato dell'esistenza che per noi, individui dipendenti dai sensi dell'universo ordinario, è assolutamente invisibile e immateriale e a cui gli antichi druidi dei Nativi europei davano il nome di "Shan")

Potremmo essere solamente l'illusione di un niente?
Senza trascurare, in ultima analisi, l'ipotesi che potrebbe anche non esserci assolutamente nulla di quanto ci sembra di percepire. Noi potremmo essere solamente l'illusione di un niente che, per la legge riconosciuta dalla quantistica, sogna nel suo "falso niente energetico" di essere qualcosa che esiste. Ma i termini del problema non cambiano perché comunque noi abbiamo la sensazione di esistere. A meno che anche questo fatto non dipenda da una nostra familiarizzazione soggettiva della specie.
Ma questo vale per una disquisizione mentale come si può fare nel mondo maggioritario. In realtà, quando si riesce a raggiungere quella intuizione folgorante dello Shan, in un istante colmo di una certezza significativa, la consapevolezza di esistere è più che mai evidente.

Valutiamo la singolarità del fenomeno dell'esistenza che viviamo nella dimensione materiale creata dai sensi e dalla mente che abbiamo definito con il termine di "universo". Uno stato attuale di cose che si manifesta come il palcoscenico di un teatro, il "mondo delle libere esperienze di Abred" degli antichi druidi, su cui conduciamo la nostra rappresentazione di vita sino alla nostra morte.
Forse questo "teatro" rappresenta l'uovo cosmico o un utero generatore di vita degli antichi alchimisti, in cui abbiamo possibilità di prendere padronanza delle nostre potenzialità. Come accade per un bimbo che nel gioco della sua culla sviluppa la sua maturità futura.

Siamo comparsi all'improvviso in uno stato di cose che percepiamo e con cui interagiamo, lo stiamo vivendo con la nostra percezione ma poi è previsto che immancabilmente ne usciremo con l'esperienza della morte come è già deciso dal timer scritto nel nostro DNA. E ne usciremo senza sapere che cosa accadrà a ciascuno di noi.
Teniamo comunque conto che dalla nascita in poi abbiamo conquistato poco alla volta la coscienza di essere del nostro Io consapevole, che rispecchia nelle sue potenzialità il vuoto.

Il concetto di vuoto quantistico
Il concetto di vuoto, sia esso inteso come Nulla o come Tutto, si ritrova, differentemente mascherato, al centro delle più importanti questioni scientifiche e filosofiche di tutti i tempi. Il concetto di vuoto quantistico, seppur diversamente inteso e interpretato, rappresenta oggi il fondamento della fisica e della cosmologia moderna e la sua effettiva comprensione la chiave ultima per l’interpretazione della realtà.” Caligiuri

Possiamo prendere atto che, sebbene il corpo invecchi, al contrario l'Io consapevole mantiene la sua lucidità e si evolve. Può sembrare impensabile che una simile capitalizzazione vada perduta con l'uscita dall'universo materiale e non si unisca in qualche modo al vuoto primordiale.
Comprendere l'esistenza della qualità di vuoto citato dalla fisica quantistica potrebbe portarci ad un'altra valutazione della nostra esistenza nell'universo, consentendoci una migliore qualità di vita nel vissuto ordinario e prepararci ad affrontare idoneamente l'esperienza della morte.

Non sappiamo, e non abbiamo certezze in merito, se dopo la fine funzionale del corpo e della mente scompariremo in un niente oppure l'Io consapevole prenderà ad esistere nel Mistero. Ma tanto vale, per via dei prodromi percettivi che suggeriscono una possibile continuità della vita dopo la vita, non rimanere poi in definitiva lo sfrido inutile di un processo evolutivo andato fallito poiché negato a priori. Ma questo è un impegno dell'Io consapevole che dovrebbe cercare di disgiungersi come minimo dal mondo fittizio della mente e vivere il senso di una esperienza che non sia raccontata da altri, ma che sia vissuta e verificata in prima persona.

Sicuramente in questa maniera si potrebbe trovare l'agognata risposta sul senso della nostra esistenza. Ne guadagnerebbe anche la vita ordinaria, uscendo dalle ipoteche della mente e dalla sofferenza psicologica, conquistando, con le potenzialità raggiunte dell'Io consapevole, la nostra vera identità.

Non dimentichiamo che per quanto ci consideriamo dei liberi pensatori noi viviamo spesso soggetti al plagio e alle morali del visibile, ignorando la logica del Vuoto che è basata sull'armonia delle cose che può portare al benessere e alla conoscenza. Andare contro questa logica non si trova, inevitabilmente, altro che sconforto e sofferenza (di Giancarlo Barbadoro).

Modulare la realtà che Vogliamo
La vita è uno specchio. Oggi la scienza dimostra che la realtà non è altro che il riflesso olografico ritardato delle nostre forme-pensiero. Lo specchio riflette ciò su cui si fissa maggiormente la nostra attenzionee quindi concentrando l’attenzione sul nostro fine, sentendolo emotivamente come un’esperienza possibile e vicina a noi, quell’intenzione si fonderà con le “idee” simili del Vuoto e farà sì che la nostra ‘forma-pensieroprenda in qualche modo forma nel palcoscenico del nostro mondo (che tanto tutto sta solo nella nostra mente). Avere un’immagine, un’intenzione chiara e focalizzata verso il fine da raggiungere, e viverlo emotivamente come se facesse già parte della mia vita, è la cosa più importante per modulare la realtà che Vogliamo.
In fondo, la vita è fatta di interpretazioni, significati assegnati sulla base delle emozioni provate, e di tutto ciò di cui mi circondo.. e cavolo, questo posso controllarlo!

Gli scienziati affermano che il Vuoto, ma anche la nostra mente, cerca di imparare dal mondo esterno-olografico attraverso l’esperienza, creando dei modelli di funzionamento del mondo esterno e cercando di prevedere come questo mondo esterno si comporterà in futuro.
Il Vuoto non dialoga direttamente con la nostra mente ma proietta in essa le componenti “elementari” delle sue “idee” e, quindi, dei “possibili futuri”.
Queste componenti elementari stimolano allora le analoghe componenti elementari di idee “simili” che stanno nella nostra mente, e che sono state tratte dalla nostra personale esperienza nel mondo olografico (ossia la dimensione reale che viviamo: il ‘piano energetico e relativo dell’esperienza’).

In pratica, le idee del Vuotoci arrivano alla mente come nostre ideestimolate, appunto, da idee del Vuotoperché esse sono simili” - ma non uguali” - proprio a quelle del Vuoto, e ciò semplicemente perché noi e il Vuoto abbiamo esperienze diverse.

Mente e vuoto non operano, quindi, nel mondo reale ma in questa proiezione del mondo reale, perciò tutti noi viviamo nei “multiversidella Coscienza che sono spazi di “possibili futuri” allo stesso modo in cui il “Vuoto” governa i “possibili futuri” immaginandoli e mettendone in pratica solo uno.

Capire queste peculiarità del funzionamento della mente e del vuoto è la chiave per leggere e interpretare mentalmente il linguaggio del vuoto.
Fonte: ukizero


lunedì 23 aprile 2018

Refletindo sobre a Teoria das Janelas Quebradas!




A Teoria das Janelas Quebradas ou "broken windows theory", foi desenvolvida em 1982, na escola de Chicago pelo cientista político James Q. Wilson e o psicólogo criminologista George Kelling.
Explica que se uma janela de um edifício for quebrada e não for reparada, a tendência é que vândalos passem a arremessar pedras nas outras janelas e posteriormente ocupem o edifício e possam destruí-lo. O que significa que um comportamento anti-social pode dar origem a vários delitos. A desordem gera desordem.

No final da década de 60, psicólogos americanos resolveram dar início a uma curiosa experiência. Deixaram dois automóveis em dois barros distintos: Bronx, zona pobre e conflituosa de Nova Iorque, e Palo Alto, na Califórnia, que vivia uma situação oposta.
Os carros eram do mesmo modelo, cor e estavam em semelhante estado de conservação. O resultado não poderia ser diferente. O carro que estava na periferia foi rapidamente depredado, roubado e as peças que não serviam para venda foram destruídas. O carro que estava na área nobre da cidade permaneceu intacto. Mas isso já era previsto pois era fácil concluir que a pobreza e a marginalização eram os “culpados” pelo crime.

O vidro quebrado do carro abandonado transmitia uma ideia de deterioração, de desinteresse e indiferença, que criou um sentimento de impunidade, uma ausência de leis, normas e regras. O vidro quebrado criava uma sensação de que “tudo pode”. Nesta situação, cada ataque que o carro sofria, reafirmava e multiplicava essa ideia, até que o vandalismo se tornava incontrolável.

Mas a experiência não tinha sido concluida ainda. O que eles queriam mesmo comprovar era um outro fenômeno. Sendo assim, prosseguiram quebrando as janelas do carro que estava abandonado no bairro rico e o resultado foi o mesmo que aconteceu na periferia: tendo bastado uma simples janela quebrada para dar início ao vandalismo completo.
A conclusão do experimento é que um ambiente mal cuidado, sujo e depredado é um motivador para o vandalismo e para a violência e que o problema da criminalidade não estava na pobreza e sim no desenvolvimento das relações sociais e na natureza humana.

A teoria sublinha o fato de que somos influenciados pelo ambiente ao nosso redor ao optarmos por realizar ou não atos de vandalismo, depredação, desordem e violência. Aponta a desordem como um fator de elevação dos índices da criminalidade, e indica que os danos ambientais geram uma sensação de que a lei não existe. Por isso, em uma situação onde não há regras, é mais provável que ocorram vandalismos.

Isso pode acontecer com as organizações que são muito flexíveis; essa flexibilidade pode ser confundida com desinteresse. Se em uma comunidade ninguém repara o vidro quebrado de uma janela de um edifício, os outros vidros também serão quebrados. Se membros de uma comunidade mostram sinais de deterioração e ninguém se preocupa com eles, possivelmente o resultado poderá ser a delinquência.
Da mesma forma, concluem os defensores da teoria, quando são cometidas "pequenas faltas" . estacionar em lugar proibido, exceder o limite de velocidade, passar com o sinal vermelho - e as mesmas não são sancionadas, logo começam a surgir faltas maiores e os delitos cada vez mais graves.

Desordem gera desordem
A teoria parece interessante e bastante convincente. Pois, de fato, a desordem gera desordem.
O estudo dessa teoria pode ajudar a se pensar em melhorias e a entender que mudanças simples podem transformar o contexto não só da sua vida mas do seu ambiente, da sua cidade e até do nosso país. Basta pensar em uma pia limpa sem pratos sujos. Se você acabou de beber seu café, vendo a pia limpa, a tendência é lavar sua xícara. Mas se a pia estiver cheia de pratos sujos, você é naturalmente levado a colocar mais uma xicrinha suja.
Qual a sua responsabilidade na desordem da qual você se queixa?”. Em qualquer situação, sempre existe uma parte pela qual você pode se responsabilizar ou se comprometer. E mesmo que essa parte seja pequena, ela pode influenciar positivamente na resolução.

O experimento norte-americano incentivou as autoridades a tomar medidas mais severas em relação a pequenos delitos, como depredações e pichações nas ruas, uma medida conhecida como “Tolerância Zero”. Concomitantemente, o executivo começou a investir mais na restauração visual dos lugares mais afetados pela violência, e a medida se provou efetiva, causando diminuição nos índices de criminalidade nos Estados Unidos.

A Teoria das Janelas Quebradas estabeleceu a primeira relação de causalidade entre desordem e criminalidade, ou seja, que pequenos delitos ou contravenções conduzem, inevitavelmente, a condutas criminosas mais graves. Ela foi aplicada em vários contextos americanos. O metrô de Nova York, nos anos 80, era o lugar mais perigoso da cidade. Tomando como referência a teoria das janelas quebradas, começaram a reparar os danos das estações do metrô: a sujeira foi removida, as pichações foram apagadas, todos pagavam as passagens e pequenos furtos foram monitorados. O resultado foi que o metrô se transformou em um lugar seguro.

Em 1994, Rudolph Giuliani, prefeito de Nova York, baseado na Teoria das Janelas Quebradas e na experiência do metrô, deu impulso a uma política mais abrangente de "tolerância zero". A estratégia consistiu em criar comunidades limpas e ordenadas, não permitindo transgressões à lei e às normas de civilidade e convivência urbana. O resultado na prática foi uma enorme redução de todos os índices criminais da cidade de Nova York.

Filosofia dos 5S
Já foi provado que a qualidade do ambiente em que vivemos tem grande influência sobre nossos comportamentos e atitudes. A maior evidência disso talvez seja a filosofia japonesa dos 5S, que defende a prática de cinco sensos – Utilização (Seiri), Disciplina (Shitsuke), Higiene (Seiketsu), Organização (Seiton) e Limpeza (Seiso) – para a construção de um ambiente saudável, que favorece um clima organizacional marcado pela produtividade, segurança, motivação e competitividade.

Tolerância zero igual a repressão?
“A expressão "tolerância zero", a priori, pode soar como uma espécie de solução autoritária e repressiva. Se for aplicada de modo unilateral, pode facilmente ser usada como instrumento opressor pela autoridade fascista de plantão, tal como um ditador ou uma força policial dura. Mas seus defensores afirmam que o seu conceito principal é muito mais a prevenção e a promoção de condições sociais de segurança. Não se trata de linchar o delinquente, mas sim de impedir a eclosão de processos criminais incontroláveis. O método preconiza claramente que aos abusos de autoridade da polícia e dos governantes também deve-se aplicar a tolerância zero. Ela não pode, em absoluto, restringir-se à massa popular. Não se trata, é preciso frisar, de tolerância zero em relação à pessoa que comete o delito, mas tolerância zero em relação ao próprio delito. Trata-se de criar comunidades limpas, ordenadas, respeitosas da lei e dos códigos básicos da convivência social humana.
A tolerância zero e sua base filosófica, a Teoria das Janelas Quebradas, colocou Nova York na lista das metrópoles mundiais mais seguras. Talvez elas possam, também, não apenas explicar o que acontece aqui no Brasil em matéria de corrupção, impunidade, amoralidade, criminalidade, vandalismo, etc., mas tornarem-se instrumento para a criação de uma sociedade melhor e mais segura para todos. (Luis Pellegrini)

venerdì 13 aprile 2018

Mente e cérebro são a nova fronteira da ciência.




Pouco mais de quinze anos atrás, se concluia, com sucesso, o Projeto Genoma Humano, o empreendimento ambicioso exercido por milhares de cientistas em todo o mundo, para mapear o nosso genoma, o DNA e, assim, procurar lançar luz sobre o chamado "código fonte" dos seres humanos. Um feito incrível que poderá no futuro ser superado por projetos internacionais ainda mais ambiciosos: o Human Brain Project (HBP), e o projeto BRAIN (Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies), cujo objetivo é ser capaz de simular o cérebro humano para desvendar os segredos da coisa mais complexa que conhecemos no universo: a nossa mente.

A iniciativa começou em 2013 pelo governo Obama, graças ao eugenista John Holdren, diretor do White House Office of Science and Technology Policy.
Os projetos BRIAN e HBP pretendem compreender toda a dinâmica do funcionamento do cérebro através de várias técnicas, incluindo o uso de experimentação animal em primatas. A opinião pública é favorável, com esperança de tratamentos futuros para transtornos mentais, como a esquizofrenia, depressão, doença de Alzheimer, tetraplegia, Parkinson e outros.

O projeto BRAIN
O projeto BRIAN poderá produzir um grande salto adiante, na compreensão do funcionamento do cérebro humano, permitindo ver de perto, a partir do interior, como o indivíduo percebe o mundo exterior e aquele outro mundo, o lugar onde se dá a confluência dos bilhões e bilhões de informações que vêm dos bilhões e bilhões de células do corpo humano. Essa última parte é cerca de 98% de toda a atividade cerebral. O BRAIN tem como objetivo saber de onde e como nascem os pensamentos, sensações, sentimentos e memórias. Até onde se espande a consciência, onde faz fronteira com o inconsciente. Em suma, o que é a consciência e onde se encontra.

Já existem dezenas de laboratórios, nos Estados Unidos e em outros lugares, que estão se empenhando para estudar a conexão entre inteligência humana e inteligência artificial. Ou seja, a transferência de capacidades humanas - tais como a visão, a compreensão de linguagens, as mesmas tomadas de decisões que caracterizam o cérebro humano - em "máquinas de computação" e vice-versa, o que significa, literalmente, transferir no cérebro humano algumas capacidades não-humanas para processamento de quantidades infinitas de dados e, também, transferir pelo menos em parte, velocidades sobre-humanas de realização de tais elaborações. E a idéia de estabelecer uma conexão entre duas inteliências que são qualitativamente diferentes, incomparáveis, mas que têm elementos básicos comuns de funcionamento.

John Holdren é também um dos co-autores do texto Ecoscience: Population, Resources, Environment, onde é discutido o possível papel de uma ampla gama de meios para lidar com a superpopulação. Entre estes, se incluem a esterilização forçada, aborto obrigatório, a contracepção no fornecimento de alimentos e água, licenças reprodutivas... Holdren prevê uma sociedade onde todas as meninas, assim que alcançam a puberdade, o governo deve implantar uma cápsula para a esterilização de longo prazo. Esta cápsula poderia ser temporariamente removida após obter permissão oficial para engravidar. Alternativamente, Holdren pretende uma sociedade que esterilize todas as mulheres que já tiveram dois filhos. Essa abordagem não é diferente da que está sendo discutida pela comunidade científica e nos círculos governamentais no Reino Unido.

Human Brain Project - Projeto Cérebro Humano (HBP)
A União Europeia também tem seu próprio projeto chamado NERRI. Mas, além de projeto NERRI, em 2013 se iniciou o projeto HBP (Human Brain Project), através da Comissão Europeia com investimento de mil milhões de euros em dez anos, para esse único projeto faraônico, com os mesmos objetivos do projeto BRAIN - governo da mente - envolvendo 113 parceiros entre universidades e empresas.
O site oficial, no entanto, adverte textualmente contra o uso dos resultados desses estudos, predispostos para "implementar novos sistemas de vigilância em massa e novos armamentos".

Em Berkeley, Jack Galland já conseguiu conectar computadores e cérebros para reconstruir um vídeo de baixa resolução sobre o que a "mente" está observando.
E como o córtex visual é ativado mesmo quando simplesmente imaginamos algo, no futuro próximo pode ser possível ver o que alguém está pensando.

Com a EEG, eletroencefalografia, a telepatia já está na agenda. No livro "O Futuro da Mente", o físico teórico Micho Kaku afirma que os cientistas já desenvolveram um verdadeiro dicionário dos pensamentos mentais. A IBM, no relatório Next 5 in 5 forecast, promete que em breve poderemos nos comunicar com nossos computadores, exclusivamente através do pensamento: chega de usar mouses, teclados ou comandos de voz.
Escrever com o pensamento já é possível: existem exemplos de tetraplégicos que navegam na web. E essas novas possibilidades poderiam, talvez em breve, dar lugar a novas técnicas de interrogatório, tanto para policiais como para magistrados.

La NeuroSky, localizada na Silicon Valley, já é líder na elaboração de ondas cerebrais e sua software house já conta com mais de dois mil programadores. Em parceria com a ARM, líder em semicondutores, criou uma solução de monitoramento cardiovascular e neurológico para pacientes com problemas crônicos, que permite aos médicos o acesso à informações vitais, através de smartphones.

O Brainet
Miguel Nicolesis, protagonista na arena internacional do campo dos estudos neurológicos, está convencido do fato de que em breve usaremos réplicas controladas pela mente, verdadeiros avatares como no filme homônimo, para enfrentar desafios como a colonização do espaço. É seu um estudo recente em que três macacos, ligados "mentalmente", teriam que comandar um cursor, movendo-o com o pensamento em direção a um objetivo. A cada primata foi atribuído um eixo específico nas três dimensões.

Esse tipo de conexão múltipla, entre vários "dispositivos cerebrais", de acordo Nicolesis, representa o primeiro passo para BraiNet, um sistema pelo qual as pessoas viajarão na internet com a mente e irão compartilhar seus pensamentos.

Na Copa de 2014 no Brasil, Nicolesis fez um garoto paraplégico dar o chute inícial. O menino obteve de seu exoesqueleto uma "sensação real" de contato com o solo. Em um outro experimento, um macaco conseguiu mover um braço robótico a quilômetros de distância. Seus primatas também conseguiram distinguir superfícies lisas de superfícies ásperas - através do que é chamado de interface háptica.

Enquanto isso, Easton LaChappelle que há 20 anos de idade, já revoluciona a robótica, com a invenção das primeiras próteses neurobionicas, com licença Creative Commons, por US $ 500. Inspirando-se à pesquisa e resultados deste tipo, os irmãos Wachowski, criadores de Matrix, em sua nova série de TV Sense8, descreveram um mundo onde os protagonistas colaboram através de uma espécie de destino que os une em seus pensamentos, mas também através de todos os tipos de sensações, desde o visual ao tátil e, naturalmente, o emotivo.

Il potenziamente neurocognitivo
Os savant são pessoas que nascem com habilidades mentais especiais, intensificadas em detrimento de outras. O exemplo mais famoso do mundo é, sem dúvida, Kim Peek, que Dustin Hoffman levou para as telas, no filme Rain Man. Peek tinha a capacidade de ler duas páginas dos livros simultaneamente, usando um olho para a página esquerda e o outro olho para a direita e, em seguida, recitar todo o texto, de memória. Dizem que timha mais de 10 mil livros em sua biblioteca mental. Por outro lado, ele não sabia amarrar seus sapatos.

Graças à TMS, a estimulação magnética transcraniana, os cientistas são capazes de reproduzir parte desse processo único, inibindo áreas selecionadas do cérebro. Se hipotiza que no futuro, torna-se-á possível ter memórias fotográficas ou habilidades matemáticas surpreendentes, em harmonia com o desenvolvimento de novas ciências, como a genética e a bioinformática. Além disso, também para o aprimoramento neurocognitivo. Quem viver, verá!




venerdì 6 aprile 2018

A Origem do Pensamento – De onde ele Vem?


A mente não é nós: todos os nossos pensamentos vêm de uma mente muito maior que a nossa, a mente universal. Sri Aurobindo

A teoria de uma consciência única se harmoniza grandemente com a descoberta científica de que a matéria básica do universo é única, e que os diferentes corpos nada são senão conjuntos diferentes de partículas absolutamente idênticas entre si - física quântica.

E se fosse o pensamento a agir sobre o cérebro e não o contrário?
Nos acostumamos a pensar em nossas memórias como arquivos armazenados em algum lugar do nosso cérebro. Mas quando lembramos de alguma coisa, estamos pensando em algo que é explicitamente do passado. As sinapses, as ligações que nossos neurônios fazem e que, de acordo com a neurociência, formariam nossos pensamentos, são estruturas físicas e só possuem seu estado presente. Elas não podem ter um senso de passado, como nós temos, ou seja, o passado não existe em uma forma física em nosso cérebro, apenas em nossa consciência, que não seria física.
É impossível explicar aparências usando uma abordagem objetiva. Enquanto o cérebro for visto apenas como um órgão com massa determinada e estímulos e a consciência for buscada na forma de sinapses e ligações, se acredita que buscar a consciência no cérebro é uma missão impossível. (New Scientist)
O "pensamento" poderia ser algo que não se origina no indivíduo, mas sim algo que existe independentemente dele. Diferentes correntes filosóficas e místicas na história, sustentam que existe apenas uma consciência universal e que a individualização dessa consciência não poderia ser outra coisa senão uma espécie de "ilusão" percebida por nós. No entanto, a ciência atual, baseada na crença de que a consciência seja um produto cerebral, não contempla essa hipótese.

Uma consciência universal pode fragmentar-se e individualizar-se, adaptando-se em todos os aspectos ao ambiente (individuo) que deverá lhe acolher.
A teoria da consciência única, também pode ser explicada pela analogia da corrente de uma usina que se propaga através dos edifícios de um centro populado. Chegando em edifícios individuais, a corrente se manifestará de forma diferente, dependendo do equipamento que será alimentado. Assim como um líquido toma a forma de seu recipiente, a consciência única, propagando-se em cada indivíduo, seria estruturada e manifestada de maneira diferente e adequada aos meios e à natureza do indivíduo que "ocuparia".
A eletricidade, quando indiferenciada, flui em fios de alta voltagem e é uma energia capaz de fazer um trabalho. Mas, para transformar essa potencialidade em um trabalho em andamento, essa corrente terá que alimentar um dispositivo específico.
Assim, podemos perceber que, talvez, a consciência universal deva ser entendida como uma energia indiferenciada que contenha a potencialidade de cada pensamento e cada sentimento, sem ser nenhum pensamento ou sentimento em ação, se não quando a consciência encontra um indivíduo que seja capaz de realizar essa transformação.

O processamento do pensamento não acontece no cérebro.
Nunca estamos no "aqui e agora", mas sempre no passado ou na ideia do futuro, mas de qualquer forma elaborada segundo nosso esquema de hábitos e preconceitos. Nós vivemos na "lembrança".
Usar realmente o pensamento, significa ser capaz de uma consciência e de um poder que desaprendemos a aplicar. O cérebro é apenas um coordenador da mente: o processamento do pensamento é um ato que afeta todo o nosso corpo e, em particular, alguns órgãos, como o intestino e o coração.

Existe apenas o Agora!
Mas esse "pensamento", que canalizamos e elaboramos, que nos permite elaborar a realidade e participar de um ecosistema de inteligências, é, não apenas para progredir e nos desenvolver como espécies sencientes, mas para evoluir como Consciência.

A verdadeira consciência, ou verdadeira tomada de consciência, está livre das restrições da mente. Está livre de processos mentais, emancipada do pensamento que força a nossa percepção para os limites dos sentidos, das três dimensões e do tempo.
Quando estamos conscientes, estamos simplesmente aqui, no Agora e, portanto, em todo lugar, no eterno. Não há outro lugar e, acima de tudo, não existe outro tempo, nem os vínculos do passado, ou as limitações das lembranças e da memória que nos constrigem a padrões e processos velhos, habitudinários e pré-programados, seja por nós mesmos ou pelos outros. E não há tensão do futuro que nunca nos permite ser o que somos.
O fluxo de pensamento, finalmente cessa. A partir desse momento, naquele momento, somos nós a SER, a produzir o Pensamento.
Somente se pudermos nos emancipar da memória, poderemos estar no presente. Mas não é suficiente: somente se conseguirmos sair do fluxo do pensamento poderemos evitar programas que nos distanciam da realidade de nós mesmos e das coisas. Não é apenas uma questão de parar de viver na lembrança e, portanto, de usar finalmente o pensamento em tempo real, mas de sair do fluxo do pensamento elaborado, de começar a CRIAR o pensamento, ser o pensamento, ou melhor, superar a própria ideia de pensamento.
Isso só é possível se estivermos fora: então, a mente que gera a ilusão dos sentidos e do tempo, pára e dá à luz a percepção do Verdadeiro, a percepção do Real.

Os fluxos de pensamento, que permitem o desenvolvimento de espécies vivas, são o trampolim, mas também a gaiola da evolução superior, a fronteira que as formas-ponte precisam transcender. Os limites do pré-conceito viajam sobre os fluxos de pensamento e são eles próprios, o suporte dos programas de controle da mente projetados por nós mesmos, bem como pelas forças exploradoras e predatórias.

A Meditação é não-mente, não-tempo.
Parar a mente significa parar o tempo. Sabemos que os fluxos de pensamento não conduzem apenas a substância-pensamento para ser processada mas, pela sua natureza, transportam ideias pré-elaboradas, ou programas mentais, e são diretamente conectados com a estrutura temporal de nossa realidade, onde marionetes e marionetistas compartilham uma ilusão e se perdem, embora de modos diferentes, no mesmo drama humano: a distração da consciência individual (= realidade).
Já há alguns anos, que as linhas de energia planetária estão sendo gradualmente "redefinidas", como um efeito do alinhamento galáctico (que também altera o campo magnético da Terra, outro suporte aos processos de controle).

Tudo isso produzirá novas e extraordinárias condições de renovação espiritual, mas a densidade temporal e, portanto, o fluxo de pensamento que atravessa o nosso mundo, já está se reduzindo consideravelmente, dando-nos a oportunidade de explorar um momento excepcional para nos libertarmos do "casulo", expressar plenamente nossa possibilidade de consciência, nos emanciparmos da ilusão da mente e dos programas de controle, sermos, finalmente, produtores de pensamento e, logo, desempenhar plenamente o nosso papel de forma-ponte, pulverizando o existente com o nosso pensamento produzido, e alternando assim as forças vicárias da natureza que até agora têm presidido os processos evolutivos dessa potente realidade.

Estar ligado ao pensamento ou estar preocupado com os fenômenos que possam nos afetar em nosso futuro próximo, significa não entender o que realmente está acontecendo Agora, o que significaria correr o risco de acionar atividades com finalidade de encontrar "soluções" para evitar possibilidades que poderiam ser extraordinárias mas que às vezes são percebidas (ou nos fazem perceber) como problemas. O vazio do pensamento é a liberdade da alma.

Fonte: "Nient'altro che se stessi.” C. Dorofatti
http://veritas2012.blogspot.it


mercoledì 28 marzo 2018

Mente e cervello sono la nuova frontiera della scienza.



Poco più di quindici anni fa si concludeva con successo il Progetto Genoma Umano, l’ambiziosa impresa portata avanti da migliaia di scienziati in tutto il mondo per mappare il nostro genoma, il DNA, e cercare così di far luce sul cosiddetto “codice sorgente” degli esseri umani. Un impresa straordinaria che potrebbe in futuro essere surclassata da progetti internazionali ancora più ambiziosi: lo Human Brain Project (HBP), e il progetto BRAIN (Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies), il cui scopo è riuscire a simulare il cervello umano per svelare i segreti della cosa più complessa che conosciamo nell’universo: la nostra mente.

L’iniziativa è partita nel 2013 dall’amministrazione Obama, grazie all’eugenista John Holdren, direttore del White House Office of Science and Technology Policy.
I progetti BRIAN e HBP pretendono comprendere tutte le dinamiche del funzionamento del cervello attraverso varie tecniche, tra cui l’uso della sperimentazione animale sui primati. L’opinione pubblica è favorevole, per la speranza di future cure per i disordini mentali come la schizofrenia, la depressione, l’Alzheimer, la tetraplegia, il Parkinson e altre ancora.

Il progetto BRAIN
Il progetto BRIAN dovrà produrre un gigantesco balzo in avanti della conoscenza del funzionamento del cervello umano, consentendo di vedere da vicino, dall’interno, come l’individuo percepisce il mondo esterno e quell’altro mondo che gli è proprio, il luogo dove confluiscono i miliardi e miliardi di informazioni che vengono dai miliardi e miliardi di cellule del corpo umano. Che è – quest’ultima parte – all’incirca il 98% di tutta l’attività cerebrale. Il Brain si propone di sapere da dove e come nascono pensieri, sensazioni, sentimenti, ricordi. Fin dove si spinge la coscienza, dove sconfina nell’inconscio. Insomma, cos’è la coscienza. E dove si trova.

Già decine di laboratori, negli Stati Uniti e altrove, sono impegnati a studiare il collegamento tra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale. Cioè a trasferire capacità umane - come la visione, la comprensione dei linguaggi, gli stessi processi decisionali che caratterizzano il cervello umano – nelle “macchine di calcolo” e viceversa, il che significa letteralmente trasferire nel cervello umano alcune delle capacità non umane di elaborazione di quantità sterminate di dati, e anche di trasferire almeno in parte, le velocità superumane di realizzazione di tali elaborazioni. E l’idea di stabilire una connessione tra due intelligenze qualitativamente diverse, inconfrontabili, ma che hanno elementi basilari di funzionamento comuni.

John Holdren è anche uno dei co-autori del testo Ecoscience: Population, Resources, Environment, dove viene discusso il possibile ruolo di una vasta gamma di mezzi per affrontare la sovrappopolazione. Tra queste, la sterilizzazione forzata, l’aborto obbligatorio, contraccettivi nella fornitura di cibo e acqua, licenze riproduttive… Holdren prevede una società in cui a tutte le ragazze, non appena raggiunta la pubertà, il governo impianti una capsula per la sterilizzazione a lungo termine. Tale capsula potrebbe poi essere temporaneamente rimossa, dopo avere ottenuto il permesso ufficiale per avere una gravidanza. In alternativa, Holdren vuole una società che sterilizzi tutte le donne che hanno già avuto due figli. Questo approccio non è dissimile da quello che viene discusso dalla comunità scientifica e negli ambienti governativi nel Regno Unito.

Lo Human Brain Project - Progetto Cervello Umano (HBP)
Anche l’Unione Europea ha il suo progetto e (si chiama Nerri. Ma oltre il progetto NERRI di governo della mente, nel 2013 ha stanziato, attraverso la Commissione Europea, un miliardo di euro in dieci anni per un unico faraonico progetto, lo HBP (Human Brain Project), con le stesse finalità del progetto BRAIN, coinvolgendo 113 partner tra università e imprese.
Il sito ufficiale tuttavia mette testualmente in guardia dall’utilizzo dei risultati di questi studi per “implementare nuovi sistemi di sorveglianza di massa e nuovi armamenti”.

A Berkeley, Jack Galland è già riuscito a interfacciare computer e cervello per ricostruire in un video a bassa risoluzione ciò che “la mente” sta osservando.

E siccome la corteccia visiva si attiva anche quando semplicemente immaginiamo qualcosa, in futuro prossimo potrebbe essere possibile vedere quello che qualcuno sta pensando.
Con la EEG, l’elettroencefalografia, la telepatia è già all’ordine del giorno. Nel libro “Il futuro della mente”, il fisico teorico Micho Kaku sostiene che gli scienziati abbiano già sviluppato un vero e proprio dizionario dei pensieri mentali. L’IBM nel rapporto “Next 5 in 5 forecast” promette che presto saremo in grado di comunicare con i nostri computer esclusivamente attraverso il pensiero: basta con i mouse, con le tastiere o con i comandi vocali.
Scrivere con il pensiero è già possibile: ci sono esempi di tetraplegici che navigano sul web.
E queste nuove possibilità potrebbero forse presto dare luogo a nuove tecniche di interrogatorio sia per la polizia che per i magistrati.

La NeuroSky, situata nella Silicon Valley, è già leader del settore dell’elaborazione di onde cerebrali e la sua software house conta già oltre duemila programmatori. In collaborazione con ARM, leader nel campo dei semiconduttori, ha creato una soluzione di monitoraggio cardiovascolare e neurologico per pazienti con problemi cronici che consente ai medici l’accesso tramite smartphone alle informazioni vitali.

Il Brainet
Miguel Nicolesis, protagonista nella scena internazionale nel campo degli studi neurologici, è convinto del fatto che fra poco utilizzeremo replicanti controllati dalla mente, dei veri e propri avatar come nell’omonimo film, per affrontare le sfide come la colonizzazione dello spazio. È suo uno studio recente nel quale tre scimmie, collegate “mentalmente”, dovevano comandare un cursore da spostare con il pensiero verso un obiettivo. A ogni primate era assegnato un asse specifico nelle tre dimensioni.



Questo tipo di connessione multipla, tra più “dispositivi cerebrali”, secondo Nicolesis rappresenta il primo passo verso BRAINET, un sistema grazie al quale le persone viaggeranno su internet con la mente e condivideranno i pensieri.

Nel 2014, in Brasile, Nicolesis fece battere il calcio d’inizio a un ragazzo paraplegico. Il ragazzo ottenne dal suo esoscheletro una “reale sensazione” del contatto col terreno. In un altro suo esperimento, una scimmia è riuscita a muovere un braccio robotico a distanza chilometri. I suoi primati riuscirono anche a distinguere le superfici lisce da quelle ruvide - attraverso quella che si chiama interfaccia aptica.

Intanto, il ventenne Easton LaChappelle ha già rivoluzionato la robotica, inventando le prime protesi neurobioniche con licenza Creative Common a 500 dollari.
Ispirandosi alle ricerche e ai risultati di questo tenore, i fratelli Wachowski, ideatori di Matrix, nel loro nuovo serial Tv Sense8 descrivono un mondo dove i protagonisti collaborano attraverso una sorta di destino che li lega nei pensieri, ma anche attraverso ogni sorta di sensazione, da quella visiva a quella tattile e, naturalmente, emotiva.

Il potenziamente neurocognitivo
I savant sono persone nate con particolari abilità mentali, intensificate a discapito di altre. L’esempio più famoso al mondo è sicuramente Kim Peek, che Dustin Hoffman portò sul grande schermo nel film Rain Man. Peek era in grado di leggere ogni libro due pagine alla volta, usando un occhio per la pagina sinistra e l’altro occhio per la destra, per poi recitarne a memoria il testo. Si dice che contasse più di 10.000 libri nella sua biblioteca mentale. Per contro, non riusciva ad allacciarsi le scarpe.

Grazie alla TMS, la stimolazione magnetica transcranica, gli scienziati sono in grado di riprodurre parte di questo singolare processo, inibendo aree selezionate del cervello. Diviene così ipotizzabile, in futuro, avere memorie fotografiche o abilità matematiche sorprendenti, in sintonia con lo sviluppo di nuove scienze come la genetica e la bioinformatica. Inoltre, anche per il potenziamento neurocognitivo.



Fonte:
https://www.ilfattoquotidiano.it/
https://scienze.fanpage.it/h
http://www.byoblu.com/