domenica 9 novembre 2008

Tics e mitos da cultura moderna de massa


A beleza é relativa
Qual o sistema que dá legitimidade para valorizar uma obra de arte ou definir que Brad Pitt è bonito e Lula é feio?
Depende de que coisa se entende por beleza artística ou física que seja.
Segundo Jean Clair – crítico francês e histórico de arte – “no mundo contemporâneo, para se criar um valor, precisa somente de uma santa trindade: o crítico que oferece o seu ponto de vista, o colecionista pronto a comprar e o diretor de museo que coloca o timbre oficial. Se existem esses três personagens, é possível comprar qualquer pedaço de cartão sujo da tinta que D Maria estava pintando seus frascos, pensando sempre que se está comprando lebre e não gato ”. Palavras de bom entendedor.

Mas, pegamos, por exemplo, um quadro de Damien Hirst e presenteamos a uma inteligência extraterrestre. Será que daremos boa impressão? Pode até ser que os ETs apreciem o nosso gosto sobre a beleza e gostem muito do presente. O que mais poderiam dizer de nossa arte? Não podemos conjecturar que eles achariam bela e profunda a nossa expressão artistica. Além do mais, nós mesmos temos já algum problema em definir o valor estético de uma obra de arte, tou certa? (Imaginem medir a beleza de Lula da Silva!)
E nós, o que poderiamos dizer da arte dos alienigenos? Dado que os Ets devem possuir sentidos diferentes dos nossos, é muito dificil imaginar como seriam as artes e os tipos de divertimentos deles.

Hipotizamos que, para essas criaturas, o sentido mais importante seja o olfato e que a visão deles seja limitada ou totalmente nula. Que tipo de coisas se poderia encontrar na casa deles? No lugar do quadro de Barney Cattelan, poderia ser colocado pedaços de madeira aromática, ou, no lugar de um sofá Chateau d’Ax, se poderia encontrar puffs que exalam perfumes floreais, quando se sentam?
Os indivíduos equivalentes a Picasso e Rembrandt, por exemplo, não pintariam, mas preparariam deliciosas composições de perfumes.
A revista aliena, correspondente a Playboy seria visivelmente insignificante mas, repleta de aromas eróticos.
A arte culinária, poderia ser como a nossa arte visiva ou auditiva: saborear uma comida particularmente refinada, seria como ouvir a Quinta Sinfonia de Beethoven.
Uma pena que não podemos ainda provar se eles existem realmente!!

No caso em que existissem extraterrestres, tecnologicamente avançados, eles teriam se dado conta da nossa existência, somente no final do século XX , com a evolução do rádio e Tv.
Os vídeos-programas mais medíocres da nossa televisão, estão viajando em direção à Alpha Centaurie e, quem sabe, as Xuxas e Angélicas (atuam ainda???) estão indo divertir as crianças da constelação Orion. Programas como BBB, Tv Fama, Domingo Legal e Silvio Santos, talvez estão se difundindo no espaço sob forma de sinais eletromagnéticos, que podem ser individuados a grandíssima distância, através de dispositivos de recepção, tão grande quanto um radiotelescópio.

E eu lhes pergunto: que impressão poderia causar tais programas a uma inteligência aliena? O fato que, um dos primeiros sinais da inteligência terrestre, possa sair da boca de Bart Simpson, é uma coisa preocupante.
Por mais difícil que seja de se digerir, os nossos programas de entretenimento, são as primeiras mensagens que temos expedido para o espaço. E, se um dia tivermos que receber transmissões de um outro planeta, serão igualmente programas alienigenos de divertimento.

Vamos tentar imaginar: O mundo inteiro em suspense, esperando ver as primeiras imagens extraterrestres pela BBC. Aparece um Pedro Bial, super bronzeado, que apresenta o evento ao vivo. Então, eis que entra nas nossas casas, o equivalente à Pamela Anderson em um biquini Cavadão, ou o equivalente ao grupo Jones Brothers, composto de celenterados vociferantes. Ficção científica? De jeito nenhum. De fato, os estudos satelitares nos informam que as imagens do Super Bowl, difusas mais do que qualquer outro sinal no mundo, seriam as mensagens terrestre mais facilmente captáveis. Os estudiosos nos dizem que o primeiro sinal vindo de um mundo alienígeno, poderia ser o equivalente a uma partida de football americana. Daqui, podemos tirar duas interessantes lições:
1. É melhor não julgar uma inteira cultura baseando somente em programas de entretenimento.
2. Podemos aprender muito de uma cultura, olhando em que modo as pessoas se divertem.
Fonte: Riflessioni sull'orlo dell'apocalisse

martedì 28 ottobre 2008

Premio Nobel – Il Nome fa il Nobel



Ancora questa volta, l'Italia non becca nemmeno un igNobel 2012?

Possibile che in tanti anni di pubblicazioni scientifiche nessuno scienziato italiano si sia mai occupato dei salmoni zombie… o, che ne so… le proprietà fisiche, statistiche e motorie dei capelli raccolti a coda di cavallo? Nemmeno un progetto di ricerca al movimento che il caffè compie dentro una tazza quando si cammina o delle gravi conseguenze del… come dire… colon del paziente esploda, letteralmente? Una cosa inammissibile!!!!!!

Ha meritato IgNobel per la Medicina, i francesi Emmanuel Ben-Soussan e Michel Antonietti con il seguente abstract: "Le esplosioni di gas nel colon, per quanto rare, sono una delle complicazioni iatrogene più spaventose legate alla colonscopia con elettrocauterizzazione. Questa complicazione è il risultato di un accumulo di gas nel colon fino a concentrazioni esplosive”.

Tranquilli. E’ stato peggiore nel 2008

Sono passati più di 100 anni da quando Alfred Bernhard Nobel, inventore della dinamite, ha idealizzato il premio e, ancora oggi, non si capisce quali criteri sono usati per l’attribuzione del’ambito premio.
Il riconoscimento del Nobel per la medicina 2008 a un francese e per la fisica a due giapponesi e un americano ha sollevato dubbi e perplessità ai tanti cervelloni di mezzo mondo.
“Gli scienziati italiani sono in rivolta perché Il premio per la Fisica dovrebbe andare al prof. Nicola Cabibbo, il vero padre della scoperta, che, in modo autonomo e pionieristico, ha compreso il meccanismo del fenomeno del mescolamento dei quark, poi, facilmente generalizzato dai due fisici premiati”. Afferma Roberto Petronzio, Presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Eppure, il premio Nobel per la fisica 2008 è andato a: Yoichiro Nambu, a Makoto Kobayashi e a Toshihide Maskawa
Và bene, cioè, male, dimentichiamo tutti questi shihide-chiro-yashi-nambu-koto-kava e ragioniamo un po’… non sarebbe proprio il NOME, il criterio precipuo per meritarselo un Nobel? Secondo me sì. Dipende molto del nome del tizio.
Il NOME, con quello suono meritevole che accompagna la frase: Il Nobel per lavà a…, “è un forte indicatore per la consegna, impossibile non accorgersi dell’importanza del suo contributo” – ribadiva cocciuto Carlo Bernardino, fisico nucleare alla Sapienza di Roma, per la mancanza del Nobel per la Fisica a Nicola Cabibbo.

Per via dei dubbi, immaginiamo che effetto può fare udire la pronuncia di alcuni di quei nomi dei candidati italiani, dati come favoriti, dopo la fatidica frase che decreta il premio: Bruno Rossi – raggi cosmici, Bruno Pontecorvo – conversione di un neutrino in altri tipi di neutrini; Conversi Pantini Piccioni (no, non chiedo ai Piccioni di aprire una conversazione con i Pantini ma se tratta del gruppo che distinse il mesone di Yukawa dal mesone mu, proprio così. Oramai, capiamo tutte queste “parolacce da Nobel”.
Continuando, Beppo Occhialini (giudicati voi si questo è nome da Nobel) – confermò l’esistenza del positrone. Nessuno di questi nomi ha vinto il Nobel” come disse Enrico Fermo a Panorama – “ma… (c’è, dunque, un ma) tutti resero possibile la nascita della fisica delle particelle elementari”.
Già, di nuovo questa storia delle particelle, si può capire, dunque, l’altro motivo per cui i nostri cervelloni non hanno ottenuto il premio. Sapete la storia delle particelle che ha fatto arrabbiare Berlusconi, vero? Per chi ancora non conosce sarebbe meglio aggiornarsi qui.
Bene, fatto sta che il riconoscimento per la Fisica è stato assegnato a shihide-chiro-yashi- nambu-koto-kava per le loro ricerche sulla fisica delle particelle. Ok, siamo d’accordo, ma…a parte la polemica dei criteri, ancora non si capisce nemmeno sulla particella Berlusconi, chi lo ha ri-cercato? Sicuramente, un Nobel se lo meritava, secondo me.

Nambu, in particolare, per la scoperta del meccanismo di rottura spontanea della simmetria nella fisica subatomicaBerlusconi, invece, per la scoperta del meccanismo della rottura spontanea di… lasciamo perdere. Nambu è, inoltre, considerato uno dei padri della teoria delle stringhe, Berlusconi è, inoltre, considerato uno dei padri della teoria delle stringhe (al collo degli italiani). Cos’è, allora, questa ingiustizia con i NOMI delle menti potenti italiane!
Indubbio che ci siano persone di valore tra i nobel, ma spesso il premio riflette qualcosa che va oltre la rilevanza del lavoro svolto – afferma Bruno Coppi (un altro Bruno, tanto per cambiare) professore di fisica dei plasmi al Mit di Bostonsulla decisione influiscono molti altri fattori Conclude. Ci credo! Con tanti di uomini (perché le donne sono troppo belle per il Nobel) che fanno una catena di “BRUNO” come si può distinguere who is who? Possibile che tra i nostri geni non ci siano biondi, neri o rossi (purché non sia Bruno e Rossi allo stesso tempo)?

Se avete ancora dei dubbi, attenti al suono di questi nomi, e mi crederesti: Il Nobel 2008 per la Medicina a Montagnier insieme con (infine una donna) Françoise Barré-Sinoussi (non dimenticare di fare il beccuccio nel pronunciare, mi raccomando!) per la scoperta del virus HIV, al posto del favorito Robert Gallo che glielo aveva contestato. (Chi sa come è arrabbiata la signora Gallina!).
Purtroppo, il Nome fa il Nobel! Sì signori!

mercoledì 22 ottobre 2008

Pra fazer carreira, você tem que ser Bonito mesmo!


2025 – De homo-sapiens a homo-technologicus
O Homo-technologicus é um hibrido de homem e maquina, que não é um homem + tecnologia, nem se trata de um homem com um computador implantado na cabeça, mas sim, uma unidade evolutiva, completamente nova, composta de matéria orgânica, corpórea, com ente mental, psicológico, social e cultural, sem precedentes, pelo menos nesse planeta. Entre a tecnologia e seres humanos, começa a instaurar-se uma simbiose pela qual uma influencia o outro: a tecnologia que modifica o indivíduo (e consequentemente o seu estado físico e mental) e o indivíduo que, por sua vez, modifica a tecnologia. As modificações do estado físico e mental, induzidas pela técnica informática (hoje) e pela bio-engenharia (amanhã), provocam uma modificação da espécie que se adequa ao ambiente modificado e, essa nova espécie, por sua vez, induz ulteriores modificações ao ambiente. Geralmente, se trata de um processo longo mas agora não é mais assim. As novidades tecnológicas se alternam a um rítmo vertiginoso. A reação entre os seres humanos, a cultura e a sociedade é, às vezes, muito lenta e se torna sempre mais difícil controlar e acompanhar as mudanças. Esses temas, não são muito simples para um pobre sapiens mortal, como: o desenvolvimento tecnológico, a distância, sempre mais profunda, entre ciência e técnica, o proliferar incontrolado da informação etc. Mas, por outro lado, são argumentos importantes sobre os quais precisa-se refletir, se quisermos entender como será o futuro. 

O futurólogo Vito Di Bari, no seu livro O futuro que existe já (mas ainda não sabemos) nos introduz, de forma fascinante, nesse ainda misterioso universo futurístico, procurando inserir a tecnologia na mais ampla prospectiva da cultura humana e da epistemologia – a filosofia da ciência. No ano 2025, a cirurgia estética será um fenômeno de massa e serão menos de 50%, as pessoas nascidas nesse século, que conseguirão conservar o próprio corpo totalmente isento de interventos de cirurgia estética, do nascimento até a morte. Essa é uma das 70 previsões de Vito Di Bari sobre o futuro, que transformarão o nosso modo de fazer as coisas, de nos relacionar com os outros e de trabalhar. Nos dias de hoje, medimos o nosso aspecto, confrontando-nos com um estereótipo baseado sobre ideais irrealísticos. A imagem que temos de nós mesmos, quase sempre não é fruto de uma visão pessoal, mas sim, de uma “colagem” de imagem que se conforma com padrões exteriores de beleza e, para muitos de nós, foram preciso anos e muita terapia, para conseguirmos nos afastar do nosso falso “eu”. 

A mídia projeta nos spots publicitàrios e revistas, o mito de uma magreza extrema, impondo um físico efebo, desafinando totalmente com a boca a “pneu” e peitos balões. Esse mito, por sinal ridículo, se enraiza na mente dos mais jovens (e não só) fazendo com que a dieta seja uma obsessão, e a malhação, ou simplesmente a prática de um esporte, um comportamente patológico. E, como se não bastasse, a influência de capas de revista e o ressalto que a mídia dá às dietas gritantes made in USA, fazem do body design ( uma nuova cultura do corpo modificado), um verdadeiro fator socializante. Eis então, o passe-partout para o sucesso na vida: ser bonito a qualquer preço. Mais você se pareça com uma Angelina Jolie ou um Brad Pitt, mais sucesso na carreira você terá. Mas, não se preocupem. Segundo Di Bari, “daqui ao ano 2020, a cirurgia estética será percebida como um bom investimento para se haver maior sucesso nas relações humanas e na carreira profissional”. Afirma no seu livro. Hoje, quem é mais bonito ganha 5% a mais, com relação à media. Aì, você que é feinho(a) pode me perguntar, roxo de raiva: “Então, você quer dizer que quem é feio ganha 5% a menos do que quem é bonito?” Nequinhas pitibiribas, querido(a). Se você é um pato feio, pode apostar que você está ganhando, hoje, não 5, mas 9% a menos que os príncipes azuis. Isso mesmo. É cientifico e tudo. A confirmação vem de uma pesquisa feita pelos economistas americanos Kristie Engemann e Michael Owyan da Federal Reserve. Recente pesquisa da Academy of Facial Plastic and Reconstructivr Surgery, indica que 80% dos americanos, considera o aspecto físico um fator determinante para fazer carreira e pensa que, para remediar essa “temível” falha no próprio curriculum, basta somente um bisturí. 

A Ela (Employment Law Alliance) declara, de fato, que, de cada 6 trabalhadores americanos 1 já fez denúncia, por haver sofrido descriminação por causa do aspecto físico não conforme com os padrões exigidos, tais como: quilo a mais, acne, baixa estatura. Graças a Deus que, no ano 2025, todos poderão dormir sono tranquilo. Chegarão as novas disciplinas científicas para plasmar cada corpo humano do planeta: a biomechatronic – ciência que utiliza diferentes disciplinas como: biologia, robótica, microeletrônica e informática, para bio-hibridizar a espécie humana. Graças à engenharia genética, se poderá comandar o crescimento muscular, por exemplo, através do gen “Igf1” e construir corpos esculturais, sen nenhum esforço. E, o que é melhor, sem bisturís. Logo, calma pessoal, aguentem firme até lá, pois todos que alí chegarmos, podereremos tranquilamente nos transformar em um JoliePitt. É só querer e BASTA! E, além de bonitos, technologicus. É mole ou quer mais? Acabaram-se aqueles pateticos concursos de beleza como Miss Brazil, nada de boazudas, morena, loura ou mulata que sejam, se acotovelando pra serem a melhorzinha do Miss Planeta Terra! Até que enfim...! Chegaremos mesmo a uma verdadeira e própria PARIDADE! Fonte: Homo Technologicus di Giuseppe Longo Il Futuro che c’é gia – Vito Di Bari

giovedì 16 ottobre 2008

A Vingança da batata


Ano Internacional da Batata!

A batata chegou na Europa no século XVI, provocando medo e desconfiança entre os comilões. O que ninguém poderia imaginar é que, aquela bolota redonda com forma irregular, seria transformada, no século XXI, no símbolo tão amado quanto odiado da globalização. Quando aqui chegou, a batata foi acusada de ser venenosa, fruto de terra demoníaca, portadora de lepra, boa somente para os animais. Hoje, a batata conseguiu se redimir completamente. Obteve da FAO, a agência da ONU para a agricultura, a declaração de 2008 Ano Internacional da batata. Isso mesmo! A idéia veio do Perú - não que o coitado do perú tenha resolvido se alimentar das pobres batatas, isso não. Digo o Perú país, ok? - que de batata entende mesmo, pois produz dezenas de variedades. A idéia do Perú, tem como objetivo fazer com que se conheça todas as virtudes da senhora batata e o papel dela ( é, sim, porque a batata tem até um papel para representar) em aliviar os dissabores da pobreza, enriquecendo a alimentação e promovendo o desenvolvimento econômico. (Passou de desgraçada a Star, cheia de... papel e tudo). Sendo assim, hoje, 50% das batatas cultivadas no mundo, terminam nos palcos de Hollywood? Que nada! Termiinam nas panelas da população: frita, pelada, cozida ou em forma de purê. Pobre diaba! Mas não estaria melhor quando estava pior? Bem feito! 

Quem quer aparecer demais, termina em uma panela em ebulição, posso garantir. Bem, o certo è que, com os 77g de água e 87 kcal, a batata pensou que era Kim Basinger e começou a se despir. Decidiu expôr-se completamente, mostrando-nos suas partes mais íntimas, nos fazendo conhecer todo o seu sex appeal: 13 mg de vitamina C; 1,78 de proteína; 0,02 mg de riboflavina (Vit.B); 20,13 g de carboidrato; 1,8 g de fibras; 5 mg de cálcio; 0,01 g de gordura; 0,106 mg de tiamina; 1,44 mg de niacina; 0,31 mg de ferro; 44 mg de fósforo; 379 mg de potássio. Como se não bastasse, sendo rica de amido, cascas e cia podem produzir etanol pra ser usado como carburante. (Se Lula sabe disso… pobre das batatas!) São as indústrias quem mais precisam do seu amido. Na indústria farmacêutica, tessil, de madeira e de papel, o amido é usado como adesivo e na petrolífera, para lavar os poços… Já existem até alguns grupos de pesquisadores – imaginem - que querem fazer da batata, um veículo contra a hepatite B… e por aí vai! A esse ponto, a batata começa a se achar. 

Cansada de, no passado, quase nunca ter sido levada em consideração, desembarcou no novo século pra mostrar o que é que a batata tem... Ela jà entendeu muito bem que a “batata excita” como em uma publicidade feita pra ela. Porque a batata agora è uma Star, sim senhor, e como tal, as grandes casas publicitárias fazem batalha para havê-la como protagonista de seus spots. É o caso do spot Amiga Chips idealizado pela agência Leo Burnett, com a direção criativa-executiva de Enrico Dorizza

O testimonial Rocco Siffredi, joga de forma humorística com sua “particular notoriedade”, movendo-se em volta à piscina de uma luxuosa mansão, circundado de lindas garotas em bikini e elogia aquela que declara de ser a sua batatinha preferida (deixe de maldade!), ou seja, a Amiga Chips. O spot se conclue com o provocatório claim: Quem aqui gosta de batatinha?… E pensar que até pouco tempo atrás, as batatinhas eram um produto direcionado principalmente às crianças… mas, hoje em dia, se pensa somente em sensacionalizar, usar frases de efeito, com duplo sentido, a fim de que falem dela… da batata, naturalmente! Qual o ser vivo que não se enche de vaidade, com isso? Pra se manter em forma (já que se tornou uma star), a batata possue vários personal trainers à disposição: Os biotecnologistas. Pra eles, a batata é um objeto de estudo cotidiano.

 Pode confirmar Luigi Frusciante, professor de genética agrária, na Universidade Federico II de Napolis, e expert no melhoramento genético da batata: Conhecemos muitos processos bioquímicos, fundamentais para a expressão de caracteres ligados ao metabolismo, à reprodução, à fisiologia e à adaptação da batata (… ) Isso nos dá a possibilidade de modificar os gens, potencializre sua resistência à seca, ao frio e ao calor e melhorar os parâmetros qualitativos do tubérculo – forma e calibre, sensibilidade à temperatura e assim por diante. Afirma Frusciante. No mais, a batata pelada, cortada, cozida, secada, pré-frita, congelada e ensacada, mesmo com um passado desprezante, não obstante sua extraordinariamente riqueza, pode dormir sono tranquilo porque, com um ano internacional para a batata, não dá outra senão um futuro extra-brilhante!

mercoledì 8 ottobre 2008

La bellezza è soggettiva



Gli alieni guardano la nostra Tv

Quale sistema di legittimazione si usa per valutare un’opera d’arte o definire che Brad Pitt è bello e Berlusconi, mica tanto?
Beh, dipende di cosa si intenderebbe per bellezza artistica o fisica che sia.

Secondo Jean Clair – critico francese e storico dell’arte - nel mondo dell’arte contemporanea, per creare un valore, c’è bisogno soltanto di una santa trinità: il critico che offre il suo punto de vista, il collezionista pronto a comprare e il direttore di museo che mette il timbro ufficiale. Se ci sono questi tre, è possibile far ingoiare qualunque cosa. Parole di un intenditore.

Ma, prendiamo un attimo un quadro di Damien Hirst e regaliamo a un’intelligenza extraterrestre. Sarà che facciamo cosa gradita? Magari a loro potrebbe anche gradire il nostro gusto per la bellezza e apprezzare il regalo. Cos’altro potrebbe dire di noi, della nostra arte? Non è detto che troverebbe bello, o profonde le nostre espressioni artistiche. Dopotutto, abbiamo, pure noi, qualche problema a definire il valore estetico di un’opera d’arte. (Figuriamoci misurare la bellezza di Berlusconi!)

E a noi, cosa direbbe, invece, l’arte degli alieni? Dato che gli alieni avrebbero sensi diversi dai nostri, è molto difficile immaginare come sarebbero la loro arte e la loro forma d’intrattenimento. Diciamo che, a queste creature, il senso più importante sia l’olfatto e che la loro vista sia limitata o del tutto nulla. Cosa potrebbe essere trovata nella loro casa? Al posto del quadro di Barney Cattelan, potrebbero essere collocati legni aromatici, invece di un divano Chateau d’Ax troveremmo dei puff che esalano differenti odori floreali nel sedersi.
Gli equivalenti di Picasso e Rembrandt non dipingerebbero ma preparerebbero squisite composizioni di profumi.
Il corrispettivo alieno di “Playboy” sarebbe visivamente insignificanti ma pieno zeppo di aromi erotici e ai correlativi alieni calciatori, per conquistare le veline (o essere conquistato), non servirebbero i muscoli ben scolpiti, basterebbe un buon naso.

L’arte culinaria potrebbe essere come le nostre arti visive o auditive: mangiare un piatto particolarmente raffinato sarebbe come ascoltare la Quinta Sinfonia di Beethoven.
Peccato che non possiamo ancora provare se loro esistono davvero! Nel caso esistessero extraterrestri tecnologicamente avanzati, solo da poco si sarebbero accorti di noi, in seguito allo sviluppo della radio e Tv, già alla fine del XX secolo.

Da Uomini e Donne al Grande Fratello, i più mediocri video programmi delle nostre televisioni, stanno viaggiando verso Alpha Centauri. Si diffondono nello spazio sotto forma di segnali elettromagnetici, che possono essere individuati a grandissima distanza da dispositivi di ricezione grande quanto un radiotelescopio. E così, le veline, magari stanno andando a rallegrare la costellazione Orione.

Che impressione potrebbero fare simili programmi a un’intelligenza aliena? Il fatto che uno dei primi segnali dell’intelligenza terrestre possa uscire dalla bocca di Bart Simpson è una cosa da far riflettere.
Per quanto sia difficile da digerire, i nostri programmi d’intrattenimento sono i primi messaggi che abbiamo spedito nello spazio. E se un giorno dovessimo ricevere trasmissioni da un altro pianeta, saranno ugualmente programmi alieni d’intrattenimento.

Proviamo immaginare:
Il mondo intero lì col fiato sospeso in attesa di vedere le prime immagini extraterrestre sulla BBC. Compare un Carlo Conti superlampadato che presenta l’evento in diretta. Poi, ecco entrare nelle nostre case l’equivalente di Pamela Anderson in un bikini striminzito o di un gruppo tipo Jones Brothers composto di calamari urlanti. Fantascienza? Non direi proprio. Infatti, gli studi satellitari ci informano che le immagini del Super Bowl, diffuse più di ogni altro segnale al mondo, sarebbero il messaggio terrestre più facilmente captabile. Gli studiosi ci dicono che il primo segnale da un mondo alieno, potrebbe essere l’equivalente di una partita di calcio. Da qui possiamo tirare un’interessante lezione:
1. Meglio non valutare un’intera cultura solo in base ai programmi d’intrattenimento.
2. Possiamo imparare molto di una cultura vedendo in che modo la gente si diverte.

Fonte: Riflessioni sull'orlo dell'apocalisse

giovedì 2 ottobre 2008

Na Russia, o assédio moral no trabalho è quase obrigatório.


Na Russia, um juiz absolveu um manager que tentou assédio moral no trabalho, sustentando a tese de que “seduzir” no ambiente de trabalho é útil para “garantir a sobrevivência da raça humana: se não existissem esses “avances sexuais” não existiriam crianças”. Só podia ser na Russia, o país de Vladimir Putin que, diante da acusação ao presidente israeliano Moshe Katzav por ter violentado dez mulheres do seu staff, responde, sem perceber que tinha um microfone ligado em uma das salas do Kremlim, durante um encontro com o premier israeliano Ehud Olmert: “Aquele, sim, que é um verdadeiro homem! Violentar dez mulheres... Na Russia todos lhe invejam!” Em um paìs onde as estatísticas comprovam que 100% das funcionarias são assediadas no trabalho, 7% violentada, è natural que 80% das mulheres estejam resignadas, aceitando a idéia de que sem levantar a saia para o chefe, não tem carreira certa. Somente 2 mulheres, nos últimos 15 anos, conseguiram ganhar uma causa por assedio moral no trabalho. Uma funcionaria de 22 anos, em São Pietroburgo, apresentou causa contra o seu chefe, acusando-o de ter a fechado fora do seu escritorio porque se negava de haver relações sexuais com ele, ficou estupefata com a decisão do juiz: “Não conseguia acreditar no que ouvia” – afirmou a moça – "Fiquei de boca aberta em notar que o juiz procurava passar por “uma coisa útil”, aquilo que pra uma mulher é humilhante e difícil de aceitar. Quando no início, meu chefe exigiu que as funcionárias exprimissem com os olhos o desejo de ser jogada sobre a escrivania, ao menor aceno dele, pensei que não passasse de uma metáfora”- concluiu a moça. "Se não existissem esses assédios sexuais, não existiriam tão pouco crianças” – citava o juiz, aludindo, ao problema da queda da natalidade, que se continuar nesse ritmo, na metade do próximo século, a população russa se reduzirà de 30%. Por esse fato, jà foi declarado o dia da geração, ou seja, todo mundo à casa para fazer sexo, pra levantar a taxa de natalidade! É mole!

É... vida difícil mesmo para as pobres mulheres trabalhadoras!
Se por um lado os chefes do sexo masculino querem fazer o Casanova com elas, haver um chefe do mesmo sexo pode se revelar um verdadeiro pesadelo. Às vezes, os anos de frustrações que algumas mulheres tiveram que passar, antes de assumir um cargo de chefia, pode ter gerado verdadeiras “viperas” , mais venenosas que os chefões do sexo oposto. Se você ainda tiver a má sorte de ter uma chefe que não se acha bonita e não é bem resolvida, aí é que a coisa pega. Passada a fase do ciúme, inveja e rivalidade, o veneno vai-se inserindo no campo minado do dificil equilibrio entre a funcionária e sua “boss” e vai-se detonando uma bomba atrás da outra. Talvez por terem entrado mais tarde no mercado de trabalho, por serem mais perversas no julgamento de seus pares, chefes mulheres têm uma competitividade predatória. Quem não tem todos os parafusos no lugar e bem apertados, pode parar no divã de um analista. 

A confirmação chega de um recente estudo canadese: “o sexo do chefe influencia a nossa vida, não só no trabalho". Segundo uma pesquisa da Universidade de Toronto, publicada no Journal of Health and Social Behavior, o sexo das pessoas que gerenciam o trabalho repercute na saúde física e mental dos empregados. No âmbito da pesquisa, foram examinados, em cada empregado, o stress psicológico, os sintomas físicos, o tipo de ocupação e a geral condição no trabalho, como o nível de satisfação por trás da escrivania, como se relaciona com a autoridade, as pressões recebidas e a qualidade das realizações interpessoais. Os trabalhadores foram, depois, divididos em grupos gerenciados por dois supervisores do sexo oposto e um outro variante, podendo ser do mesmo sexo ou não . A descoberta foi, talvez, muito indigesta pra muitas mulheres: as trabalhadoras sentem desconforto com um chefe do mesmo sexo, não somente no ambiente de trabalho porque a longo prazo, poderà pagar as consequências também no plano da saúde psicofísica. Se, ao contrário, a dar-lhes ordem é um homem, ou um casal de manager, as coisas fluem com muito mais serenidade.

lunedì 29 settembre 2008

Os machistas ganham mais


Atenção homens do meu Brasil e não só: Se você tem a mente aberta à modernidade, uma ampla visão e aprova a igualdade entre os sexos, e acha que isso faz de você uma pessoa melhor e mais justa, você tá coberto de razão . Mas... se entre a riqueza interior e aquela do contra-cheque, você preferir essa última, acho bom você fingir que è um irreparável machista. Isso mesmo! Um estudo conduzido pelos pesquisadores do Warrington College of Business Administration da Universidade da Florida - Timothy Judge e Beth Livingston - por um período de 30 anos, em 13 mil pessoas, revela que os homens tradicionalistas e conservadores, que aprovam a idéia de que o lugar da mulher é atrás do fogão , são pagados muito mais do que os que são favoráveis à igual oportunidade entre os sexos. O resultado da pesquisa, publicada no Journal of Applied Psychology, demonstra que os homens que acham que a mulher ideal deve ser imortalada com a moldura do fogão, vassoura, pia de lavar pratos etc, além de não serem desconsiderados publicamente, eles ainda são recompensados com ganhos extras, com uma aumento salarial de 8.500 dolares a mais, por ano, em relação aos homens com idéias modernas. Interrogados pelos pesquisadores, se realmente eles achavam que o lugar ideal para uma mulher fosse a casa e se acreditavam que o trabalho feminino aumentasse o risco da alta taxa de delinquência juvenil, a maior parte dos “homens-cobaias” respondeu “sim”. Mas a surpresa maior foi quando se verificou que eram exatamente aqueles, com idéias mais antiquadas, a haverem o salário mais alto. Segundo os entendidos, mérito de ambientes de trabalho onde as idéias retrógradas são compartilhadas e, por isso, incentivadas e premiadas para manter o status quo

Por sorte, no patamar feminino, as coisas se invertem e as mulheres com idéias modernas e de igualdade, recebem alguma coisinha a mais das colegas “tradicionalistas”, mesmo se somente de 1.500 dólares por ano. Segundo a psicologa Magdalena Zawisza, da Winchester University, esse fenomeno pode ser, de qualquer forma, justificado de várias formas: "Em muitos casos, se trata de homens que possuem sede de poder e que perseguem a carreira com maior garra. A postura e índole machista, passa uma maior credibilidade aos olhos do chefe. Se trata de dinâmicas que se desencadeiam no subconsciente ".
E agora, depois dessa, aguentem firme mulheres! Os homens que estao perseguindo uma carreira vao atolar o subconsciente com essas dinâmicasi. Ver pra crer.

giovedì 25 settembre 2008

Intelligenza Artificiale - Saremmo tutti uomini-macchina?



Arrivano le generazioni cyborg - Dopo il 2030, dobbiamo confrontarci con entità completamente non biologiche dotate della stessa complessità degli esseri umani.

Secondo Ray Kurzweil – scienziato informatico – entro il 2029 i computer raggiungeranno il livello dell’intelligenza umana. Una volta che le macchine avranno conseguito quel traguardo, non c’è dubbio che lo supereranno, perché riusciranno combinare l’ingegnosità e la flessibilità dell’intelligenza umana con le caratteristiche per cui i computer sono intrinsecamente superiori: la condivisione di informazioni, la velocità delle operazioni, il fato di lavorare sempre al massimo delle prestazioni e di gestire con precisione miliardi e miliardi di dati. Potranno impadronirsi sostanzialmente di tutta la conoscenza della civiltà uomo-macchina. Non ci sarà più una distinzione netta tra uomo e macchina. Afferma Kurzweil.
Ma… tranquilli, dicono che non ci sarà nessuna competizione tra gli strani marchingegni e noi, perché ci mescoleremo e ci uniremo.
Secondo Kuszweil, avrà un’interazione tra una computerizzazione diffusa e i nostri cervelli biologici, quindi, quando parleremo con una persona del 2035, possiamo star di fronte a un vero e proprio ibrido d’intelligenza biologica e non biologica.
Gli impianti neurali aumenteranno la capacità della mente umana, trasformando le persone in veri cyborg.
Accresceranno la nostra intelligenza e saremmo in grado di pensare più velocemente e più profondamente, di sviluppare capacità superiori in ogni campo della conoscenza, dalla musica alla scienza.
Grazie alla nanotecnologia, l’intelligenza non biologica crescerà in maniera esponenziale – una volta impiantata nei nostri cervelli – al contrario di quello che succede con l’intelligenza biologica che procede con un ritmo talmente lento da essere effettivamente pari a zero, anche se l’evoluzione è sempre in atto. Abbiamo, ora, un totale di 10 elevato a 26 operazioni al secondo, nei cervelli biologici dei 6 miliardi di esseri umani del pianeta. Tra 50 anni, questa cifra sarà sempre la stessa. L’intelligenza non biologica oggi è lontana milioni di volte da questo valore.

La nanotecnologia servirà anche per salvare le vite umane.
Infatti, esistono già alcune persone in cui i neuroni biologici del loro cervello sono connessi ai computer e in tale sistema, l’elettronica funziona a fianco del circuito elettrico biologico. Questi innesti servono per migliorare certe condizioni patologiche e alleviare alcune disabilità come nel caso dei non udenti e i malati di Parkinson.
I dispositivi di ultima generazione danno, pure, la possibilità di scaricare software per aggiornare il sistema.
In poco tempo si potrà fare uso dei nanorobot – grandi quanto le cellule ematiche – in grado di entrare nei capillari e nel cervello, in modo non invasivo, per un’ampia gamma di scopi diagnostici e terapeutici.
Nei casi di epatite e diabete, per esempio, un dispositivo – in forma di capsula, con pori del diametro di 7 nanometri - rilascia l’insulina e blocca gli anticorpi. E’ già stata sperimentata nei ratti per la cura di diabete del tipo 1 con ottimi risultati e, dato che il meccanismo del diabete tipo 1 è uguale sia nei ratti sia negli esseri umani, è evidente pensare che l’apparecchio funzionerà anche negli umani.

Così, si aprono molti altri scenari con sapore di surreale.
Si sa già che in tempo breve, potremo avere, per esempio, una realtà virtuale su scala totale, nella quale i nanorobot saranno in grado di interrompere i segnali provenienti dai nostri sensi e sostituire con altri. (Così, andare in bagno, per molti non sarà più un problema: basta chiedere al nostro nanorobot di sostituire l’odore sgradevole per quello di lavanda o fiori del bosco – così per dire!)
Quindi, il cervello verrebbe davvero a trovarsi in un ambiente virtuale con le condizioni tanto convincenti quanto quelle dell’ambiente reale.
Così, dopo il 2030 scatenerà un grande dibattito filosofico attorno alla questione se si tratti di simulazioni molto convincenti di entità coscienti, o se siano coscienti davvero o ancora, se ci siano differenze tra le due cose. Ci saremmo per vedere? Chi vivrà vedrà!

sabato 20 settembre 2008

Mulheres no Poder... Missão Falida?

...E a política ainda é masculina!
Pesquisas demonstram que as mulheres possuem melhor capacidade de organização, propensão ao trabalho de grupo, curiosidade, sabedoria… mas, por que será que não conseguem destronar o outsider do pedestal da política que vale? Além do mais, parece que são, também, bonitas demais pra receber um premio Nobel.
As últimas desclassificadas – Hillary e Ségolène – confirmam que o cetro do poder, ainda pertencem aos homens. A única mulher que parecia capaz de arrancar, das mãos do macho, a presidencia dos Estados Unidos, faliu na missão. Por um pouco, Hillary Clinton, titular da potente maquina eleitoral democrática, personalidade expert e de comando, parecia que ia conseguir colocar no centro dos valores, a dignidade e a sapiência da mulher. Galvanizou a esperança que cada mulher do planeta acariciava no seu íntimo: ver uma mulher no comando da maior potência do mundo. Nas últimas eleições, muitas mulheres tentaram. As duas proeminentes protagonistas – uma americana e outra francesa – parecia até que tinham feito um acordo, explorando diferentes estratégias pra afrontar o imperialismo masculino: a americana Hillary, encarnava o modelo feminino de poder tipicamente masculino, foi a personificação da frieza irremediável da mulher de poder, da qual o país precisa pra ser guiado com mão de ferro. A francesa Ségolène, ao contrário, representava a figura doce, materna e afetuosa, um ventre quente, pronto pra acolher os problemas e parir as soluções. Nos seus apelos à participação, não faltou nem mesmo aquele sentimental – e quase patético – “j’ai besoin de vous”. Nenhum ponto em comum, então? – Certamente. “Somente um elemento acomuna as duas derrotadas, de modelos tão divergentes: duas leaderships femininas que se despedaçam contra uma muralha de pedras, para costurar dois rompimentos políticos, duas idéias acreditáveis de mudança radical, geralmente encarnados pelos machos empenhados, cada qual, em recitar o seu profetismo político”. Giuliano Ferrara – político e jornalista italiano. Onde erraram, então, essas duas mulheres? G. Ferrara alude: “As eleições podem ser ganhadas, governando e passando por cima dos medos sociais, fechando um olho às dúvidas e deixando pra trás as falsidades e mentiras anônimas. Mas as eleições se ganham, também, semeiando esperança e pregando com inspiração espiritual, toda e qualquer dúvida e medo. Parece estranho, mas, pesadelo e sonhos, no patamar eleitoral, se equivalem”. Suponhamos que Ferrara esteja certo, que as mulheres não tenham ainda alcançado o índice de Empowerment necessário pra competir com o nível masculino, por não saberem ainda como gerenciar e fazer com que vivam, harmoniosamente, pesadelos e sonhos, mas... sonhar o prêmio Nobel, acredito que não comporta medos e não é por nada um pesadelo. Que diabos de classificação se poderia dar, então, às mulheres que deixaram-se roubar o prêmio pelos colegas machos, pouco galantes mas muito sagazes? Como se explica que, dos 500 prêmios Nóbeis científicos, entregues até hoje, somente 11 – eu disse somente 11 – foram atribuídos a mulheres, sendo dois à mesma pessoa: Marie Curie? Isso basta pra se entender quanto impérvio tenha sido o percurso feminino, no mundo da ciência ou da política, em vantagem dos machos.“Mais que uma falta de sorte, seria uma automutilação que, ainda hoje, o mundo das pesquisas científicas sofre.” Afirma Nicolas Witkowski, físico francês, no seu livro Bonita demais para o Nobel. “As mentes não possuem sexo” – Dizia Marie Meurdrac, já em 1700. É sim. No entanto, apesar da revolução das mulheres nos anos 70, ainda hoje, tem quem sustente que o cérebro feminino seja inadequado à matemática, como fez o reitor da Universidade de Harvard, e como consequência, forçado a se demitir. “Mesmo sendo motivadas, as mulheres ainda vivem de forma conflitual, o papel entre a carreira e a familia” – declara a bióloga italiana, Silvia Garagna. – “A sociedade sobrecarrega-as de estereótipos, terminando assim por interiorizá-los, auto excluindo-se, por serem psicologicamente menos adestradas para sobreviverem no mundo do imperialismo masculino, emotiva demais, pouco agressiva e pouco competitiva. Em suma, inadequada a uma posição de Leader”. Conclude Garagna. Depois dessa chicotada, MULHERES... a vós a palavra.

giovedì 11 settembre 2008

L’acceleratore Large Hadron Collider fa Bang Bang... Ops! Big Bang anche nella Politica Italiana



Il black holes tra Berlusconi e Collaboratori

Il 10/9/08 – una specie de count down: 10-9-8 -, è stato un giorno destinato a rimanere nella storia. Sarà conosciuto come l’inizio del black holes, ovvero sia, il fatidico buco nero.
Il lancio verso l'esplorazione delle frontiere dell'infinitamente piccolo.

Con l'avvio dell'acceleratore più grande del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, alcuni atomi verranno fatti passare nei 26 Km del LHC per 11245 volte al secondo, fino a che la loro velocità e la loro temperatura sia tale da ricreare, secondo i calcoli degli scienziati, le condizioni che esistevano nell’universo una frazione di secondo dopo il Big Bang, l’esplosione da cui è nato l’universo.
Ebbene. C’è chi ha ipotizzato un sacco di cose per dare rilievo all’evento: c’è chi ha avuto paura del vuoto di aristotelica memoria, che pervade orrida le nostre menti alla perenne ricerca di certezze – l’horror vacui che il Cern potrebbe provocare, c’è chi ha pensato che l’acceleratore creerà quel buco nero, destinato ad allargarsi fino a inghiottire la Terra nell'arco di quattro anni (nel 2012?) e c’è chi ha pensato che, comunque vada, meglio sarebbe non perdere di vista la traccia del mega-buco. Può essere molto utile, un’opportunità d’oro… o di protoni.

Ma… c’è anche chi ha pensato a un complotto, a una vera caccia ai Nani.
Berlusconi
: Convocate tutti i ministri. Dobbiamo fare una riunione del Consiglio, straordinaria.
Voi sapete del complotto che alcuni “Grandi” della Terra stano facendo nei miei confronti. Parlano di un tale buco nero che potrà risucchiare un sacco di cose, non? Dicono che persino la Terra è a rischio. Ma la vera intenzione è quella di succhiare tutti quelli sotto del 3° centile, le “particelle”, come chiamano loro. Se mi succhiano, chi sa dove vado a finire. Ho il mio mandato per portare a fine e non lo molo, nemmeno sbarcando nell’inferno. Voglio sapere chi muove i fili di questa immane e nefanda cospirazione. Voglio i nomi dei vigliacchi. Tutti!

Frattini: Credo che il motivo sia ben altro, Presidente. E’ probabile che in testa ci sia Antonio Bassolino che vuol approfittarsene per gettare tutti i rifiuti dentro del mega-buco, così è a posto per un anno, può scommettere!

Bossi: Guarda, io penso che sia opera di Bin Laden che ha deciso di anticipare di un giorno – il 10, anziché l’11 settembre - per una catastrofe universale. Colpa di Bush che (allora) ha promesso catturarlo prima della fine del suo mandato... (A poposito, penso que qualcuno l'ha già preso!)

Frattini: Ma, di cosa ha paura Presidente? Lei è affetto dalla sindrome dell’horror vacui?
B : Ma non dire sciocchezze, non sai che loro mi perseguitano? Tutto questo è una scusa per catturare me, mica Bin Laden.
Frattini: Loro chi, Presidente?

B: Che ne so io! Forse, Prodi, Fini, Franceschini, Bocchino... si sono messi d’accordo con quelli della Cern (Centro Europeo per la Ricerca dei Nani). Vogliono fare una pulizia etnica della statura, per loro vale soltanto chi è Large (Hadron Collider), mica Small.

Frattini: Ma il Cern di Ginevra non si chiamava Centro Europeo per la Ricerca Nucleare, Presidente?
B: Per niente! Loro vogliono la mia testa per non ricandidarmi per la quinta volta alle prossime elezioni perciò hanno inventato questa storia di esperimento bang-bang

F: Noooon, Presidente. Big Bang!

B: Non capisce? L’obiettivo finale degli scienziati e' quello di ricreare le condizioni post Bang Bang che hanno generato l'Universo dei nani e sperare nella materializzazione della ''particella di Dio'', o bosone di Higgs, che esemplifica la massa ipotizzata da uno scienziato pazzo chiamato Peter Higgs, che osa varcare le Colonne d'Ercole del conosciuto per inserirsi scelleratamente nel terreno dell'inconoscibile, quello riservato a dio. Il vero autore della creazione. Se lo trovo, lo ammazzo!


F: Scusi, Presidente, ma la fisica delle particelle si propone di spiegare come funzioni l'universo intero nella sua immensità, studiando a fondo come funziona il mondo dell'infinitamente piccolo, ovvero quello delle particelle elementari.
B: Più rispetto Signor Ministro! Lei sta parlando con il Presidente del Consiglio Italiano, non con una particella infinitamente piccola!

F: Calma Presidente. Non sto mancando di rispetto alla persona che rappresenta il modello standard del nostro Paese, che è Lei. Quello che vorrei spiegarle è che, al momento attuale, la migliore teoria esistente nell'ambito della fisica delle particelle si chiama proprio “modello standard” e, utilizzando questo modello, e' possibile fare delle previsioni molto accurate circa l’interazione fra le varie famiglie di particelle. Il modello standard e' stato messo alla prova in tantissimi esperimenti e c'e' solo un punto che ancora non e' chiaro ai fisici che, descritto con parole molto semplici, suona più o meno così: perché l'elettrone pesa esattamente quella quantità e non un po' di più o un po' di meno?

B: Lei mi sta chiamando di grasso, Signor ministro! Inoltre, allude che la mia famiglia ha bisogno di un’interazione con altre famiglie di… hamm… PARTICELLE come ha detto Lei? La esonero dall’incarico, Signor Frattini, intesi? Comunque, lo scopo di questa riunione è trovare un “tampax”… cioè, dico, un tappo per il buco nero, insomma. Qualche suggerimento?
Carfagna: L’unico che non potrebbe mai essere risucchiato dall’eventuale buco nero, Signor Presidente, a detta degli stessi scienziati che lavorano all’esperimento, è Giuliano Ferrara.
B: E’ vero! Detto bene. Ferrara, pensaci tu? Fatto! Mi aggrapperò al mio corpulento opinion maker così, eviterò di sprofondare nella voragine gravitazionale del Bang Bang.

Scherzi a parte, parliamo di cose serie.

Il professor Otto Rossler, biochimico e tuttologo, ci ammonisce sulla possibilità che l'esperimento (quello vero) crei tanti piccoli buchi neri che, sommati fra loro, inghiottiranno la Terra in quattro anni.
Ovviamente, la possibilità che questo succeda è assimilabile a zero, i livelli di temperatura che realizzeremo al Cern - ha detto Antonino Zichichisono un milione di miliardi di volte inferiori a quelli del Big Bang. Produrremo ghiaccioli e non il fuoco.
Ma questo non basta a tranquillizzare le nostre fobie ataviche, i nostri sacri terrori. Ma i media hanno bisogno di dare dignità a una notizia, che altrimenti sarebbe stata indegna di attenzione. Quindi, cosa ha di meglio per tirare l’attenzione della gente, se non suscitare la paura?
L'ignoranza e la paura vanno di pari passo, si alimentano tra di loro; così come la conoscenza e la libertà. Quest'acceleratore di particelle che simulerà la condizione del Big Bang, non sarebbe importante se alla notizia, non venisse accoppiata la terrificante idea della possibilità che da quest'esperimento venga generato un buco nero: un buco nero tutto mentale, un buco nero del nostro cervello, il buco nero delle nostre paure.
Eppure, qualcuno ha detto: se veramente il buco nero succhiasse la Terra, un po' ci spiacerebbe, non scoprire se i grandi capitalisti della cordata Alitalia saranno davvero dei salvatori della patria, o se Berlusconi si ricandiderà per la quinta volta alle prossime elezioni.


Fonte: raccolta siti Internet

lunedì 8 settembre 2008

Ter sorte não é destino


A sorte não é uma questão casual.
É, na realidade, uma questão de sincronismo. A sincronia pode ser definida como uma serie de eventos que parecem saltar fora do nada, mas, na realidade, acontecem por um motivo determinado. Como esse motivo não pode ser explicado de nenhum modo linearmente racional, tendemos a atribuir tais eventos ao acaso, como pensar em alguém que não vê há muito tempo, e em seguida, a encontrar ou receber um telefonema improvisamente. Mera coincidência? O psicólogo C. Jung, definiu o sincronismo como uma coincidência significativa.
É o processo do alinhamento com a nossa consciência mais ampla. Às vezes, sentimos um ímpeto de conhecer um lugar ou um outro país e quando alí chegamos, aquela experiência se revela um grande sucesso ou para a carreira profissional ou para a vida sentimental etc. (Mas, às vezes, pensamos também que é besteira, deixa pra lá, e perde uma boa oportunidade). Se poderia dizer: Che sortudo! Mas, ter sorte, na realidade, é saber sintonizar-se com o próprio “EU” profundo, com o próprio sincronismo. É saber fazer com que a imaginação caminhe com igual passo com os desejos. A maior parte de nós, geralmente não crê que a vida funcione assim, com eventos externos dispostos em maneira que possa espelhar com precisão, confirmar ou transformar a nossa vida interior; no entanto, coisas desse tipo acontecem a cada dia, com cada um de nós. Tudo aquilo que você pensar será atraído a você. Mas tudo, tudo? Exatamente. Tudinho, tudinho. É você o único responsável por tudo que acontece ao seu redor. Através da lei da atraçao, é como se o universo fosse o teu espelho. Logo, se você NÂO se acha rico, o que você está fazendo é, simplesmente, atraindo ulteriores NÂO riquezas. Mas, mesmo se pense de ser rico, porém sua mente é cheia de conceitos limitantes com respeito aos ricos, ( rico é ávido, usurário, sem piedade, picareta...) você vai suar muito pra sair da miséria. Ah... então vou ter que me fingir de rico pra ficar rico...? Exato! Mas não basta não, meu chapa... Você deve sentir e provar as emoções que se vive quando se é rico e deve trabalhar em cima de você mesmo, para transformar as crenças limitantes em crenças de aço pra que possam sustentar teus objetivos. Colocando preto no branco: Você quer ser rico? Claro! (Certamente, isso quer dizer que você não o é). Controla, de agora em diante, tua vida e os teus pensamentos. Quantas vezes, por exemplo, pense no dia, sobre aquilo que NÃO quer e quantas vezes pense naquilo que quer? Posso apostar que é próprio pelo fato de tanto se lamentar por aquilo que não se quer que termina se obtendo. Essa observação é somente para abrir a mente para o fato de que: Devemos pensar somente no que queremos obter e párar de pensar naquilo que não possuimos. É importante saber que os pensamentos com maior energia devem ser, prevalentemente, aqueles positivos porque, qualquer que seja o pensamento que tenhamos, eles terminarão, mais cedo ou mais tarde, por se apresentarem no plano físico. A velocidade com que se apresentarão, dependerá dos conceitos e das crenças limitantes que poderão bloqueiar ou retardar a manifestação. O nosso sub-consciente não é um bom conselheiro. Não confie nele NUNCA! Ele não raciocina, não julga se as informações são corretas, sensatas ou absurdas, verdadeiras ou falsas. Ele se limita em armazenar tudo, como um fiel servidor, com o objetivo de produzir um comportamento coerente com a mensagem recebida, quando surgir a necessidade. Quando vc evoca uma ação, o subconsciente automaticamente a elabora pra te satisfazer. Evite citar frases do tipo: "Isso é a unica coisa boa q aconteceu comigo nesse período". A forma certa seria: "Essa é a primeira coisa boa que me está acontecendo nesse período". Não é falta de realismo mas simplesmente deixar aberta a porta pra outras possibilidades. A nossa mente receberá assim, uma mensagem positiva portadora de novas oportunidades, em vez de uma limitante. Porque aquela "única coisa boa", na realidade, pode esconder outras situações, outras emoções como a de não merecer outras coisas boas. Lembre-se: Devemos focalizar a atenção na direção daquilo que queremos em vez do que não queremos. Nunca dizer: "Confiarei nas minhas escolhas sem medo de errar" mas sim: "Tenho confiança nas minhas escolhas pois o que faço é o certo pra mim”. No primeiro tipo de afirmação, o inconsciente recebe a mensagem de FUTURO (confiarei) e terá todo o tempo pra realizar... talvez amanhã ou daqui a um ano, além disso, a atenção se focalizará no "sem medo" e não no "confiarei" pois o subconsciente não computa negação. Em vez de dizer "Não quero ser pobre" vc deve repetir "Quero ser rica" pois, como a mente não registra o "NÃO", absorverà, fatalmente, somente a palavra "pobre" e é isso que irá te “fornecer”. O pensamento negativo, repetidos com frequencia, influenciam negativamente o subconsciente, levando a resultados também negativos, justamente nos momentos em que desejos e idéias são traduzidos em realidade. A mente plasma a materia, logo, è melhor colocarmos a mente ao serviço da nossa realidade.

lunedì 1 settembre 2008

A Auto-Sabotagem dos Desejos



Todo prazer é limitado, mas o desejo (ao prazer) é eterno!

A alma humana deseja sempre, e mira essencialmente, viver o prazer, ou seja, a felicidade, que é por si só o prazer. O simples prazer específico, é limitado na sua duração - pois nenhum prazer é eterno - e limitado na sua extensão - pois nenhum prazer é imensurável. Já o desejo do Prazer é ilimitado, tanto na duração - porque vai em igual passo com a existência, terminando com a morte - como na extensão, porque é substancial em nós, não como desejo de um ou mais prazeres, mas como desejo do Prazer.
A natureza existencial das coisas, exige que tudo tenha limite, confins e seja circunscrito. Porém, o desejo do Prazer, traz consigo o ilimitado; cada prazer isolado é circunscrito, mas não o Desejo, cuja extensão é indeterminada e a alma abraça, substancialmente, toda extensão imaginável desse sentimento. Sendo assim, o desejo do prazer, vai de encontro às leis da natureza, e sempre que se infringe uma lei, consequentemente se sofre penalidades. A consequência a essa infração, é a sensação de insatisfação, depois da obtenção. Seria o caso de desejarmos algo, ardentemente, e, enquanto nutrimos esse desejo, a coisa é para nós preciosa. No momento em que você deseja uma Ferrari, por exemplo, esse sentimento se manifesta como o desejo de obter a Ferrari e, concomitantemente, o desejo a um prazer. Mas a realidade (não percebida) é que você deseja que esse prazer seja aquele ilimitado. No momento em que você obtém a Ferrari, você está diante de um prazer circunscrito e, passada a euforia, sente de novo um vazio na alma, porque aquele desejo (ao Prazer ilimitado) não foi efetivamente concretizado. A expectativa é sempre melhor que a obtenção.

Quando a alma deseja algo prazeroso, deseja a satisfação de um desejo infinito, deseja o Prazer e não esse ou aquele prazer. Não obtendo, gera a sensação do incompleto.
Felizmente, existe no homem a faculdade imaginativa, a qual dá a possibilidade de se conceber o real que não existe, como também dar uma existência ao irreal. Essa faculdade imaginativa atua, também, no campo do prazer. Logo, o prazer infinito que não se pode encontrar na realidade, permanece na imaginação, da qual se deriva a esperança.
O desejo não é uma procura por parte do ser humano, não é exatamente a resposta a uma iniciativa do indivíduo, assim como, ter necessidade de comer e beber, não é uma escolha nossa, mas é doado pela natureza. As necessidades do homem, se manifestam através do desejo, abrangendo, desde a própria conservação e segurança, auto estima, desejo do saber, necessidade de amar e ser amado, até ao conhecimento do transcendental; mas, nem sempre, um desejo corresponde essencialmente a uma necessidade
Grande magistério da natureza! Sabendo que o homem é capaz de banalizar qualquer coisa, preferiu não doar a abrangência, a plenitude do prazer, visto que serve pra a própria conservação, necessária à subsistência. Forneceu, porém, como sublimação, ilusões e uma imensa variedade de prazeres, assim, quando se cansar de buscar um, pode-se correr atrás de outros, indefinidamente, dando-lhe a sensação da obtenção do prazer infinito.
O desejo é vivido, partindo do estado da necessidade essencial em direção à satisfação, que nem sempre é percebida com clareza.
Quando o desejo se abre à ‘procura de algo’, o objetivo da alma é encontrar esse ‘algo’. A meta final é vista como um valor, um bem em si mesmo, porque responde à nossa necessidade de prazer. Aqui, então, pode entrar o risco de confundir desejos com necessidades. A pessoa com a auto- estima baixa, é perita nessa confusão. Inconscientemente, acha que não é merecedora de tal (ou tais) prazer e, automaticamente, transforma o prazer em necessidade objetiva, colocando a necessidade em oposição ao desejo. A baixa auto-estima faz crer que o ‘desejar’ é egoismo, algo não necessário. Dessa forma, quando os desejos afloram, são reprimidos pra eliminar o sentimento de culpa ou são automaticamente convertidos em ‘necessidades’ pra serem legítimos.
Procurar melhorar a auto-estima é importante, não só pra amplificar a extensão do prazer mas para aprender a se valorizar de forma equilibrada.
Aumentando o nivel da auto-estima, se consegue diminuir - ou eliminar totalmente - o nivel da auto-sabotagem dos nossos merecidos desejos.

sabato 23 agosto 2008

E la signora... "Patata" ci fa vedere le sue parti più intime


Votatemi! Io Merito!


La rivincita della patata
Arrivata in Europa nel sedicesimo secolo, la patata ha destato paura e diffidenza tra i ghiottoni. Quello che nessuno potrebbe immaginare è che, quella palla con le forme irregolari, sarebbe diventata, nel ventunesimo secolo, il simbolo tanto amato quanto odiato della globalizzazione.
Quando è arrivata, la patata è stata accusata di essere velenosa, frutto della terra demoniaca, portatrice della lebbra, buona soltanto per gli animali.
Adesso, la patata è riuscita a redimersi completamente. Ha avuto dalla FAO, l’agenzia dell’Onu per l’agricoltura, la dichiarazione del 2008 Anno internazionale della patata. Sì, sì. Proprio così. E’ stata un’idea del Perù, dove se ne producono decine di varietà. Un’idea con l’obiettivo di far conoscere tutte le virtù della signora patata e il suo ruolo – è sì, perché lei ha pure un ruolo - nell’alleviare i disagi della povertà, arricchire l’alimentazione nonché promuovere lo sviluppo economico. (Da disgraziata a star piena di… ruolo).
Così, oggi, 50% delle patate coltivate nel mondo, va finire a Hollywood? Macché! Va direttamente in pentola della popolazione: fritta, bollita o sotto forma di purè. Povera diavola! Ma non era meglio quando stava peggio? Ben fatto! Chi l’ha detto di intraprendere la “carriera” di Fabrizio Corona! Chi vuole apparire troppo finisce nella pentola bollente, lo dico io.

Fato sta che, con 77 g di acqua e 87 kcalorie, la patata pensa di essere Kim Basinger e si lascia pelare. Decide di spogliarsi completamente, mostrandoci le sue parti più intime, facendoci conoscere tutto il suo sex appeal: 13 mg di vitamina C, 1,78 g di proteina, 0,02 mg di riboflavina (Vit.B), 20,13 g di carboidrato, 1,8 g di fibre, 5 mg di calcio, 0,01 g grassi, 0,106 mg di tiamina, 1,44 mg di niacina, 0,31 mg di ferro, 44 mg di fosforo, 379 mg di potassio. E per di più, essendo ricca di amido, bucce e scarti possono produrre etanolo da usare come carburante.

Ad aver bisogno del suo amido è anche l’industria. Nella farmaceutica, tessile, del legno e della carta, viene usato come adesivo e in quella petrolifera per il lavaggio dei pozzi… c’è addirittura, alcuni gruppi di ricerca che vogliono fare della patata un veicolo di vaccino contro l’epatite B… più ne ha, più ne metta!
A questo punto, la patata comincia a darsi dell’aria. Stanca di non essere, quasi mai, presa in considerazione in passato, è approdata nel nuovo secolo per dire a cosa è venuta a fare. Lei ha già capito benissimo che la patata attira! Perché la patata è diventata una star, sì signore, e come tale, le grandi case pubblicitarie si tengono battaglia per averla come protagonista dei suoi spot. E’ il caso della Amica Chips ideato dall'agenzia Leo Burnett, sotto la direzione creativa esecutiva di Enrico Dorizza. Il testimonial Rocco Siffredi gioca in modo ironico sulla sua “particolare notorietà” aggirandosi ai bordi di una piscina di una lussuosa villa, circondato da bellissime ragazze in bikini e loda quella che dichiara essere la sua patatina preferita, Amica Chips. Lo spot si conclude con il provocatorio claim: "A chi piace la patatina"….

E pensare che fino a qualche tempo fa le patatine erano un prodotto rivolto soprattutto ai bambini…ma ormai si pensa solo a fare scalpore a fare presa con frasi ad effetto pur di far parlare di lei…
Per mantenere “la forma”, la patata possiede vari personal trainer a disposizione: i biotecnologi. Per loro, la patata è un oggetto di studio quotidiano.

Sa dire bene Luigi Frusciante, ordinario di genetica agraria all’Università Federico II di Napoli, ed esperto di miglioramento genetico della patata: Conosciamo molti processi biochimici fondamentali per l’espressione di caratteri legati al metabolismo, alla riproduzione, alla fisiologia e all’adattamento della patata… consentendoci di modificare i geni, potenziare la resistenza a siccità, freddo e caldo e migliorare i parametri qualitativi del tubero - forma e calibro, sensibilità all’addolcimento da basse temperature e così via. Conclude Frusciante.
Del resto, le patate pelate, tagliate, sbollentate, essiccate, prefritte, congelate e impacchettate, pure con un passato abietto, ancorché straordinariamente ricco, possono dormire sonno tranquillo poiché, con un anno internazionale della patata – solo per loro - non possono che avere un brillante futuro!

domenica 17 agosto 2008

Eliminando o clichê ridículo da menopausa



Porque a Menopausa traz só vantagem
Existem vários motivos para que a mulher aceite esse período como uma "aquisição" em vez de uma "perda".
Algum tempo atrás, era terrível pra uma mulher chegar aos cinquenta anos, visto que eram consideradas pouco mais que uma máquina de procriar. Hoje, isso quer dizer atingir uma total liberdade em todos os sentidos. A essa idade, ela já fez suas escolhas importantes da vida, geralmente já teve os filhos que queria, ou então renuunciou de havê-los serenamente; tem já a capacidade de compreender o autêntico valor da auto-afirmação, porque ela é muito menos emotiva e mais fria e tem nas mãos os instrumentos necessários pra se destacar nas decisões. Conhece os próprios desejos e pode fazer sexo livremente, sem as barreiras do medo de uma gravidez indesejada ou o desconforto dos anticoncepcionais…
A 50 anos, ela sabe dar o valor justo ao sucesso, e quando o sucesso chega a essa idade, melhor ainda, porque você sabe medí-lo equamente, com base no acúmulo de suas experiências. Na idade madura, o sucesso não comporta mais um valor absoluto e isso te permite, quando o obtem, de continuar a olhar além, procurando novos objetivos. O sucesso, quando chega muito cedo, se corre o risco de freiar bruscamente o processo do desenvolvimento psicológico e profissional. Se tiver de escolher uma outra carreira, poderá fazê-lo de uma forma mais equilibrada e sem correr o risco de arrependimentos, porque você conhece os seus inimigos, já quebrou a cara ao longo do percurso, superando os obstáculos.

A cinquenta anos se é ainda muito jovem, considerando o aumento da expectativa de vida elevada a 85-90 anos, pra as mulheres.
Creio, portanto, que a menopausa foi uma invençao da natureza pra restituir às mulheres tudo o que lhes foi tirado na juventude. Deveria se chamar pausa-a-mais ao invés de meno-pausa, digo bem?
A metáfora que se utiliza, de um modo geral, pra descrever a menopausa como sendo o Outono, é só uma visão parcial. Na realidade, o outono é ainda uma estação quente e, pensando bem, mais fecundo, mais ativo e propositivo - logo, mais útil - em comparação à primavera ou verão.
Depende muito, também, da prospectiva em que cada uma de nós se coloca. Pra quem nunca procriou, por exemplo, talvez aceite essa fase com muito mais serenidade. A condição de "Mãe" faz alongar o período pós-adolecencial e isso faz retardar a capacidade da mãe-mulher em pensar a si mesma. A mulher -mãe continua a se sobrepor aos filhos e a se confundir com os problemas deles, desleixando, subtraindo, esquecendo as próprias exigências, passando da própria adolescência àquela dos filhos, sem nunca encontrar o modo de exprimir a própria maturidade, a própria autonomia como ser humano, independentemente do ser mãe. Dizem que a menopausa representa, pra cada mulher, o reflexo da adolescência: quanto mais traumática foi a fase da adolescência, mais dolorosa se torna a menopausa.
No entanto, nunca como nessa fase, a mulher pode incrementar um novo nascimento. É o momento em que, finalmente, inicia um período novo, no qual se saberá encontrar tempo e espaço mais adequado pra si mesma, pra encontrar motivo pra se satisfazer e se gratificar. É o momento melhor pra se cuidar e se amar, para encontrar a vontade de o fazer e, sem dúvida, ter uma liberdade bem maior. É uma fase onde você, nunca como antes, faz um balanço das experiências vividas e dos esforços adquiridos através delas, o que dá uma conscientização do próprio "ser" que se é agora. A estética, pode demonstrar os anos transcorridos mas isso vale bem menos que a expressão emotiva da aquisição do poder de livres decisoes, autônomas para o próprio "ser", adquiridas no decorrer dos anos
A menopausa pode representar um despertar pra um momento no qual pode-se decidir de se divertir, de se presentear com coisas nunca antes pensadas, de se gratificar pela liberação de algo tão incômodo como a menstrução. O problema é que, muitas mulheres se afeiçoam tanto à famigerada que, quando deve dar "adeus" ao tormento, por muitos anos amaldiçoado, em vez de se regozijar, ficam com sentimento de perda, é mole?
É sempre possível preencher essa lacuna, encontrando espaços novos, sem que seja necessário romper o equilíbrio já consolidado, mas enriquecendo com o repropor-se uma nova pessoa cheia de vida, como uma pessoa ativa, capaz de escolhas mais apropriadas.
Sei que quando se pensa àquilo que se perdeu, ou seja, ao poder de reprodução, pode ser que algumas entrem em pânico e pensem de estar caindo em um abismo ou que chegou no fim de linha sem possibilidade de retorno. É nessa fase que pode começar a se delinear o medo da morte e o temor pela morte dos familiares, mas tudo isso é consequência de um sentimento daquilo que se pensa que "perdeu", justificado por uma cultura inadequada, que parou no tempo em que a maioria das mulheres nem sequer conseguia atingir a menopausa, por isso, considerada um sinal de velhice, improdutividade, inércia ineficácia. As mulheres menopausadas, deveriam combater esse clichê ridículo e machista. Devemos cantar e gritar porque é a idade da nossa liberação, da nossa independência em todos os sentidos. Certo que uma parte de nós mulheres, chora por ter cessado o período da "magia" da reprodução, mesmo se ligaram as trompas há anos, (que bela incoerência!) mas a outra parte, a mais adulta, inconscientemente, já desenvolveu o prazer de não ter que estar mais à luta com fraldas e merdas infantis e caprichos de crianças. Essa parte sua, agora pode ser livre, e pode se projetar em direção à novas metas.
Por que, então, a gente entra nessa paranóia na menopausa? Acho que é tudo fruto de uma cultura retrograda e manipulada. Se a menopausa chegasse aos 30 anos, a paranóia, seria a mesma, a de que chegamos ao ponto do declínio. Isso é aculturação. A velhice pode chegar aos 40 como aos 70 e até mesmo aos 30. Depende da percepção que temos do contexto da vida.
Com a independência dos filhos, as mães também se liberam de uma boa parte das responsabilidades na educação deles, e isso, também, dá a sensação de "chegada". Agora é so declínio.
Mas, se a mulher conseguir se liberar dessa programaçao mental, entenderá que o momento é agora. É só o início, o avant premier de uma nova vida de independência em tantas coisas.
A menopausa, de qualquer forma, é uma barreira importante e existencial que se transpõe e, sendo assim, é evidente que muitas mulheres podem chorar por aquilo que perdeu, mas se esquecem daquilo que poderá perder - e muito - de ainda dispor.
O amadurecimento dos próprios anos e das próprias experiências, podem nos fazer repensar sobre muitos aspectos, até mesmo com respeito aos nossos pais, sabendo colher os erros e limites que eles nos impuseram, sem o rancor adolescencial mas, também, com decididas valorizações críticas. São reelaborações necessárias para afirmar a supremacia das nossa própria individualidade e para podermos nos adaptar melhor às nossas exigências, sabendo viver a propria vida no próprio tempo e no próprio espaço existencial.
Ás vezes, o medo pode paralizar e impedir iniciativas importantes e apropriadas. Muitas se sentem até como "a sobrevivente" Ufa!! Cheguei aqui e aqui fico, quase como umas derrotadas com respeito às ilusões juvenis, quando se pensava de dispor de um poder ilimitado. E ao se ver "derrotada", às vezes pode consumar as tantas energias ainda disponíveis, pensando somente no tempo passado, subtraindo aquele presente que continua fossilizado e inutilmente "cristalizado".
Alguém citou: ...não é possível viver a noite da vida, seguindo o mesmo programa da manhã, porque aquilo que de manhã tinha tanta importância, chegando a noite, se percebe que, na relidade, não era de grande importância, pois a verdade da manhã constitue o erro da noite...
É tomar nota do próprio momento e saber gerenciá-lo com a certeza cotidiana de viver um período bem mais rico e mais ativo, talvez o menos mascarado, menos condicionado do parecer dos outros e talvez o mais gratificante por ter alcançado nova tranquilidade. Não mais induzidas pelas renúncias, mas favorecidas por graduais e conscientes saciedades de vida. É na menopausa que finalmente voce dispõe de escolhas possíveis, estratégias desenhadas com várias mãos, experiências codificadas e estudadas. Depois da procura exaustiva do elixir da longa juventude, se passa àquela do bem estar até o fundo. E é nisso que se deve pensar.
Com essa lindo poema, convido as mulheres menopausadas a entrarem com mais segurança no mundo da liberdade feminina!!!

mercoledì 6 agosto 2008

Auto-Estima – você se sente uma "jolie-laid"!



Muitos estudos já demonstraram quanto é negativo e longe da realidade, as imagens que temos do nosso proprio corpo, e que não existe quase nenhuma ligação entre uma efetiva beleza física de uma pessoa (aquela valorizada pelos outros) e o seu sentimento de estima: (ex. dizem que vc é bonita, logo sua auto estima começa a aumentar, nada a ver). Há porém, uma forte ligação entre a imagem que temos do nosso corpo e a nossa auto estima. "Dificilmente conseguiremos amar a nós mesmos se não soubermos apreciar o nosso corpo ou, pelo menos, parte dele". Se vc se ama é bem mais facil se sentir satisfeita com o próprio aspecto físico e daí poder convencer, também, aos outros.

Como dizem os franceses, " ser uma jolie-laid quer dizer ser uma mulher, não necessariamente bela no sentido convencional, mas saber se transformar em tal, pelo modo e elegância em que se apresenta, impondo assim essa condição. Muitas vezes, a idade ou mesmo uma doença, um esgotamento etc, qualquer fator que possa sacudir alguma pilastra da nossa identidade, do nosso ego, pode haver uma repercussão sobre a imagem do nosso corpo. Até um acontecimento mínimo, como alguém que faz uma observação sobre o nosso aspecto abatido, pode modificar a nossa imagem física por algum tempo, se não tivermos uma auto estima solidificada. Se possuimos um sentimento fundamentalmente positivo do nosso físico e de nós mesmos, não reagiremos de modo dramático, não damos um sentido devastador do nosso inteiro ser, só por causa da idade que avança ou de uma observaçao feita em um momento errado. Qdo temos uma imagem muito pobre do nosso inteiro ser, qualquer impacto externo faz sobressair a nossa fraqueza interior e ampliar as imperfeições, não só do físico, mas de nós mesmos. Qualquer elogio que nos façam, automaticamente interpretamos como excesso de gentileza ou como hipocrisia.

Uma cirurgia plástica, pra melhorar o aspecto, nem sempre resolverá o problema, se antes não for feita uma “plastica” no nosso modo de aceitação. Não é errado fazê-la mas, a verdade é que a plástica em si mesma, não alcançará a sua imagem interiorizada, aquela criada pela sua mente, indexada e distorcida por força de uma auto depreciação. Se é assim, poderá, talvez, ajudar a obter a aprovação dos outros mas raramente contribuirá pra nos fazer ser apreciada e aceita pelo que realmente somos. Se tivermos desenvolvido uma imagem negativa de nós mesmos, nenhuma plástica resolverá o problema.
Acho que não devemos ter medo de sermos julgadas pelo nosso aspecto exterior mas sim pelas nossas idéias e sentimentos, pelo grande valor interior que possuimos capaz de modificar vidas, capaz de revigorar forças, de levantar do pó um alguém moribundo, e qual beleza é capaz de fazer isso? São esses os verdadeiros valores do ser humano. A velhice chega pra todos, ninguém poderá escapar. E que chegue e encontre obras realizadas, e concretizações reais que não serão assim, se pararmos pra perder tempo precioso tentando regridir o curso normal da vida.

Nao devemos ser Prisioneiros das Convenções
Ninguém poderá parar o tempo, nem mesmo o bisturi. É ilusão passageira. É claro que, podendo melhorar o aspecto através de meios artificiais, é ótimo. Melhorar-se não é um ato censurável. O importante é não ser prisioneira das convenções impostas. O importante é se fazer uma introspecção e se perguntar qual o real motivo: por medo ou esperança? Por um desejo de auto afirmação ou pela necessidade de aprovação dos outros; pelo simples prazer de fazer ou por pressão externa?
Quem foi esse tipo que estabeleceu os pârametros que decidem o que é belo e o que não é, quais os ingredientes pra fazer de uma mulher (ou um homem) uma pessoa atraente? Não creio que seja somente um pedaço de pele flacida ou elástica, uma ruga a mais ou a menos que determina o padrão que nos faz fascinantes. Essa deriva em marcha ré, essa contínua tentativa de levar as pessoas aos padrões estéticos e aos lineamentos de um bebê... daqui a pouco vamos nos deparar com uma população de adultos engatinhando; o que não é exatamente o máximo. É uma questão de aceitação total do seu ser completo. Basta fazer um raciocinio lógico, aceitar cada fase de nossas vidas como ela se apresenta usufruindo dos resultados benefícos que cada uma nos trouxe.
Serà que nòs, mulheres modernas, conseguiremos essa façanha? Vamos tentar? Começo eu!!!!!!!!